I figli della pioggia

L'idea nasce in Francia e si realizza in Corea grazie alla ferrea volontà di René Laloux, che sin dal principio crede alle potenzialità del prodotto (PRODUZIONE EUROPEA, DI MOLTO DIFFERENTE DA QUELLE AMERICANE E NIPPONICHE) andando alla ricerca dei finanziamenti necessari per lo sviluppo del lungometraggio il cui soggetto si avvale delle capacità creative del disegnatore francese Philippe Leclerc (regista qui alla sua prima esperienza nell'ambito dell'animazione cinematografica, allievo di Loloux stesso) e degli sceneggiatori Philippe Caza (anche animatore) e Laurent Turnere.

Ispirato al best-seller fantasy "À l'image du dragon" di Serge Brussolo, è UNA SORTA DI FAVOLA DAI TONI EPICI raccontata in modo garbato e pulito, sceneggiata in maniera essenziale, ambientata in un tempo antico "simil preistorico". Ottimi i colori e le loro alternanze (usati per caratterizzare la storia, gli ambienti e i personaggi, che forse potevano essere più definiti caratterialmente), interessanti gli aspetti leggendari (fulcro della narrazione).

NEL SUO COMPLESSO NIENTE AFFATTO MALE, anzi, per i temi trattati risulta persino EDUCATIVO E PIACEVOLE DA VEDERE, SPUNTO PER RIFLESSIONI DI VARIA NATURA (umana, politica, sociale, culturale, religiosa, ecc.) CON MORALI SEMPRE ATTUALI. La forza dell'amore, il rispetto per ogni popolo e razza, la civile convivenza e la tolleranza per le diversità (non solo etniche), il desiderio di libertà e di pace, l'importanza della giustizia e della democrazia, i legami affettivi, il valore dell'amicizia, la positività delle cooperazioni, la condanna dell'avidità, l'ipocrisia del potere ...questo e molto altro si trova nel film, CHE SOLO QUALCHE SCENA UN PO' FORTE RENDE NON DEL TUTTO ADATTO AI BAMBINI PICCOLI, perché va seguito e i messaggi che vuole mandare necessitano di una attenzione più per il senso della storia che non per l'animazione in sé.