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Immaginate che un rapper nero(RZA)coadiuvato dall'autore di Hostel e Cabin Fever (Eli Roth, anche produttore e comparsa) si improvvisi sceneggiatore e scriva un film che deciderà, poi, di dirigere.
Immaginate, poi, come interpreti principali, non degli attori ma lo stesso rapper RZA, un wrestler professionista (Bautista), un maestro di arti marziali (Cung Le), una fitta schiera di fanciulle con occhi a mandorla provenienti da MTV (Chung e Zhu tra le altre) e gli immancabili action actors orientali (sebbene molti dei quali nati in USA) più noti al piccolo che al grande schermo.
Aggiungete arti marziali; costumi, spade ed armi da fuoco, il tutto rubato a piene mani dai video game del momento e condite con echi western, generoso splatter ed una computer grafica sorpassata.
Questo è The Man With The Iron Fists: un film confusionario, sopra le righe, scontato e mal realizzato.
Russel Crowe, probabilmente nella peggior condizione di sempre, vorrebbe ricordare il Clit Eastwood della trilogia leoniana ma somiglia più ad un gaudente Babbo Natale alcolizzato o ex galeotto, fate voi.
Lucy Liu non si discosta tanto dalla O-Ren Ishii di Kill Bill e RZA è ben lontano dal personaggio che vorrebbe interpretare: l'eroe nero proletario (un fabbro nel film) maltrattato e malpagato che medita rivalsa.
Non basta il nome di Tarantino, amico di RZA, che si limita a presentare ma non produce né dirige, a salvare un prodotto così scadente.
Piccola curiosità: l'attrice e cantante bilingue cinese Zhu Zhu interpreta il ruolo di Chi Chi.
Sebbene questo genere di film nasca con la precisa intenzione di fare cassa, sarà bene che tornino i veri registi a dirigere e gli attori ad interpretare, altrimenti si rischia di scontentare anche il pubblico meno sofisticato.
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