Il giorno del funerale, il corpo di Guelwaar scompare dall’obitorio. Comincia da quel momento “una doppia ricerca: quella del corpo del dissidente e allo stesso tempo del suo pensiero, un discorso radicale minacciato dalle forze nebulose del regime neocoloniale, mandanti nascosti dell’omicidio”.
Guelwaar si inquadra nel contesto della tradizione narrativa africana, quella del racconto orale. Il griot Sembène sviluppa un discorso tradizionale, situato nel passato, per agire sul presente. Gilles Deleuze dà un nome a questo tipo di discorso: fabulazione. Il film infatti è basato su parabole, dunque su significati nascosti, metaforici, che trascendono la letterarietà del testo filmico. Una favola sociale, un’opera-maschera, che allo stesso tempo mostra e nasconde qualche cosa.
L’obbiettivo è puntato sul nuovo potere coloniale visto nell’ottica del suo fallimento nell’offrire un coerente programma di sviluppo economico per il popolo.
Il deputato sindaco che cerca di placare la disputa tra le due fazioni religiose, asserisce che la religione musulmana è indigena, mentre sostiene che il ritratto dei cristiani è straniero. La spiegazione di questa discriminazione sta nella politica neo-coloniale basata sullo scambio: un borghese africano accoglie gli aiuti dall’estero e viene rieletto per quattro anni. Favorisce i musulmani perché sono la maggior parte della popolazione.
Guelwaar - quando pronuncia il discorso al meeting per festeggiare l’arrivo degli aiuti esteri - cerca di risvegliare nell’auditorio la coscienza dell’essere africano, invita il pubblico a ritrovare l’universo mentale del suo popolo prima della catastrofe della modernità, caratterizzata dal colonialismo e dalla conseguente dipendenza economica.
“Non si tratta di rifiutare il contributo della civilizzazione europea: io mi sento l’ereditario e il beneficiario di tutto ciò che è stato fatto per l’uomo. L’Africa deve incorporare dei valori nuovi. Ma conservando la propria personalità: è solo così che si può andare verso l’altro con entusiasmo”.
Guelwaar è basato su una storia vera. Sembène è partito con la descrizione di una tensione religiosa, per arrivare a un’analisi sui tratti comuni di persone della stessa confessione.
IL FRANCESE MARGINALIZZATO:
La questione linguistica è trattata nella sequenza in cui l’immigrato senegalese, il gendarme e il deputato dissertano sulla religione in francese e vengono rimproverati aspramente dal paesano Gormak che impone loro di parlare nella “lingua natale”.
In Guelwaar, coloro che parlano solo in francese sono marginalizzati, abbandonati ai loro pensieri o comunque obbligati a spiegare questa scelta. Sembène mette in scena un ouolof comprendente diverse funzioni comunicative, che si struttura in maniera diversa secondo le situazioni. E’in oulof che Aloïse sceglie di annunciare la morte del padre a sua madre, che Sophie giustifica il suo mestiere di prostituta a un prete, che quest’ultimo la convince a rispettare il pudore dei parenti e degli amici in lutto. Infine, è sempre in ouolof che Guelwaar spiega al villaggio gli effetti nefasti che i programmi di aiuto internazionale esercitano sulla loro dignità umana.
Sembène si serve dell’oralità della settima arte per ricostruire lo statuto delle lingue africane.
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