Paranormal Activity

Guardi il trailer e ti chiedi se sia il caso di vedere un film per passare una notte insonne. Poi ti accingi a vederlo, già consapevole che nulla potrà essere più terrificante de “L' esorcista” (o chi per lui). Se queste premesse corrispondono, non potrai che rimanere un po' deluso. Semplicemente perchè non è un Horror convenzionale. Scontato il paragone col precursore “The Blair Witch Project”, anche se là si era in un bosco sperduto, qua in una confortevole villetta a schiera, che imbarazza quasi volendo pensare alla mancanza di calore esterno o familiare. Poche le scene da brivido, concentrate soprattutto nel finale, che ha il merito comunque di “osare” non poco, rispettando il cliché del vedo-non vedo che pervade tutta la proiezione. Il ritmo è lento ma contribuisce a disegnare un'atmosfera angosciante e ci permette di entrare in sintonia con i due protagonisti. Veniamo così subito catapultati nella loro realtà, scopriamo passo a passo il cuore del problema, seguiamo il passare delle notti con il grandangolo della telecamera di Micah. Da subito si è pervasi da uno strano senso di frustrazione: è la volontà di capire o meglio di vedere, tale da farci sentire rassicurati dalle parole del sensitivo, tale da lasciarci una speranza con il numero di telefono del demonologo. Flebile speranza vana. Col passare del tempo ci si accorge che nessuno è in grado di aiutarli, che i due ragazzi dovranno lottare da soli. E l'uomo lasciato a se stesso non può che compiere gesti grotteschi, cercare goffamente un rimedio, tentare una interazione con qualcosa che viceversa non dovrebbe essere avvicinato. E' in questo, a mio avviso, che il film riesce meglio: vivere nel terrore o combatterlo ? E' senso di piccolezza e di impotenza, è disperazione interiore causata da un qualcosa che non si è chiesto. E il finale suggella in tal senso un messaggio fortemente negativo, che ha il sapore di tragedia annunciata.