Lo spazio bianco |
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Un film di Francesca Comencini.
Con Margherita Buy, Gaetano Bruno, Giovanni Ludeno, Antonia Truppo, Guido Caprino.
continua»
Drammatico,
durata 98 min.
- Italia 2009.
- 01 Distribution
uscita venerdì 16 ottobre 2009.
MYMONETRO
Lo spazio bianco
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lo spazio di tutta una vitadi LisariMuricevFeedback: 0 | altri commenti e recensioni di LisariMuricev |
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sabato 24 ottobre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In concorso all’ultima Biennale del Cinema di Venezia, Lo spazio bianco è l’ultimo film di Francesca Comencini. Un cognome importante, il suo: sorella di Cristina (regista de La bestia nel cuore), ma soprattutto figlia di quel Luigi Comencini di diritto nella storia del Cinema italiano in quanto autore di molti film della commedia all’italiana degli anni ’50 e ’60 (si veda la serie di Pane, amore e…). Una vita, insomma, passata a stretto contatto con la settima arte e di cui questo Lo spazio bianco sembra essere un buon traguardo: lontano da molti schemi, soprattutto da quelli di certo cinema italiano che non sa raccontare delle storie personale senza evitare pietismi e -il che è ben peggio- senza mai riuscire a coniugare queste storie (spesso sofferte) con un cinema moderno. Maria, insegnante quarantenne d’italiano presso una scuola serale a Napoli, rimane incinta: dapprima è indecisa se tenere o meno il bambino (il suo compagno è contrario), ma poi, presa la decisione, il bambino nasce: prematuro di sei mesi. Di fronte all’indifferenza dei medici che assistono lei e le altre madri in attesa nel reparto prematuri, dovrà attendere cinquanta giorni per sapere se sua figlia sopravviverà o meno. La storia de Lo spazio bianco procede evitando attentamente ogni sviluppo di troppo, preferendo una costruzione per ellissi e flashback, nella quale il personaggio della bravissima Margherita Buy sembra affondare passo dopo passo: il suo è invece un processo di avvicinamento, lento e faticoso, che le insegnerà (forse) cosa sia la maternità, così come le insegnerà a crescere ed a diventare una persona diversa. Un percorso, il suo, raccontato con un montaggio più attento a sottolineare metafore e processi psicologici (della protagonista), che a tracciare una linea netta su cui lo spettatore possa posare lo sguardo per vedere cosa sia più importante ai fini della storia. Un buon esempio, insomma, di come il montaggio sappia essere enigma e soluzione di un film. (di Michele Segala - www.periodicoitaliano.info)
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