ATTENZIONE: La recensione contiene spoiler sulla trama del film.
Ci sono film che stimolano immediatamente il coinvolgimento e l'empatia dello spettatore, che fanno, per dirlo in qualche modo, "clic". E' come accendere un interruttore che illumina la mente e mette in connnessione le tue onde cerebrali con le suggestioni proposte. Mi è successo, circa un anno fa, con il magnifico "Povere creature", mi è capitato questa sera con "Emilia Perez", ultima proposta di Jacques Audiard, di cui avevo visto alcuni anni fa un buion film, di impianto più tradizionale, "un sapore di ruggine e ossa".
"Emilia Perez" è un film trascinante, almeno nella sua prima parte, è come un corso di acque veloci che ti porta rapidamente a valle e, nel farlo, ti propone una girandola di suggestioni che aumentano il piacere della visione: un Messico dilaniato dalla violenza dei cartelli e dalla corruzione quotidiana, un boss spietato che vuole cambiare vita, un avvocato che deve gestire la transizione abbandonando un lavoro mediocre che la confina in una gabbia professionale, una famiglia ignara delle decisioni che rischieranno di travolgerla.
Ma è il modo in cui la vicenda è narrata che conferisce al film il suo sapore particolare: un ritmo rapido, incalzante, sincopato da intermezzi musicali che iniziano come dialoghi, come contrappunti e poi diventano melodie, come se fossero parole che all'improvviso trovano la loro armonia e si mettono a volare, veicoli delle sensazioni profonde dei personaggi. Un film che non si risparmia, che corre rischi di cadere nel melodramma, una messa in scena esuberante e generosa, tra Città del Messico, Londra e una Svizzera fantasmale, solo accennata.
Un film, tuttavia, con qualche squilibrio nella sua seconda parte: ultimata la transizione, Manitas del Monte diventa Emilia Perez (una magnifica Sofìa Gascòn che interpreta entrambi i ruoli), ma vuole, in qualche modo, recuperare la famiglia che lo crede morto da tempo e, insieme, emendarsi dai crimini che ha commesso durante la sua vita precedente. Pur mantenendo un ritmo intenso e momenti apprezzabili (come nel numero musicale al ricevimento con le autorità che diventa un'invettiva trascinante contro gli abusi corruttivi e le omissioni del potere), spesso il film sfiora e, a volte, cade nel melodramma e in un buonismo un po' consolatorio che stride con l'impostazione asciutta e rigorosa della narrazione. E ciò non per una questione di verosimiglianza (come giustamente sostiene Gandolfi non è questa la chiave di lettura del film), ma perchè appare fuori registro, come se il regista avesse voluto presentarci un'ipotesi di redenzione al femminile un po' ideologica e scolastica. Non sono le donne a sovvertire i codici del potere e del governo, ma questi a modellare l'immaginario maschile e femminile, come anche le recenti evoluzioni politiche in Italia e altrove attestano.
In ogni caso, "Emilia Perez" è un grande film, pieno di un'energia debordante e con un cast eccellente; Zoe Saldana e Selena Gomez, oltre alla menzionata Sofìa Gascòn, forniscono una splendida performance per un'opera originale, innovatrice e potente.
W.
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|