High Life

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Un film di Claire Denis. Con Robert Pattinson, Mia Goth, Juliette Binoche, Lars Eidinger.
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Titolo originale High Life. Fantascienza, durata 110 min. - Gran Bretagna, Francia, Germania 2018. - Movies Inspired uscita giovedì 6 agosto 2020. MYMONETRO High Life * * * - - valutazione media: 3,30 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un vero buco nero di film...

di Duccio


Feedback: 103 | altri commenti e recensioni di Duccio
lunedì 12 aprile 2021

Da dove cominciare…? Cominciamo dai critici. I critici che mettono subito le mani avanti prendendosela con i gli esperti di fantascienza che si potrebbero inalberare per le incongruità tecnico scientifiche del film. Intendiamoci subito, la “sospensione della credulità” non è un sofismo da nerd. Se non funziona infatti fa crollare tutto il castello. Meglio avrebbe fatto la regista ad ambientarlo in un manicomio criminale in una specie di dopobomba piuttosto che nello spazio. Le incongruenze sono tali che rendono inesistente anche tutto il castello filosofico e psicologico che sarebbe stato nelle sue intenzioni. Dimentichiamoci pure del martello che cade a picco, dei cadaveri lasciati fuori il portello che piombano in verticale (per poi ritrovarli un secondo dopo fluttuare nel vuoto), di questa gravità interna all’astronave (assai piccola peraltro) molto tirata via, del fatto che non si capisce cosa mangino, dell’assurdità di un transistor rilevatore di segni vitali da inviare alla terra quando dalla terra tanto non possono rifarsi vivi ( e perché loro possono scrivere alla terra?), di questa velocità a 99 % della luce che crea distorsioni solo quando fa comodo, dimentichiamoci pure dell’ambientazione che sembra più un corridoio di una palestra, di portelli e strumentazioni degne di Plan 9 from Outer Space, tratteniamo il riso sulla strumentazione medica (?) in dotazione, fra cui si nota anche un macinapepe (ebbene si), sui tristi apparecchi appesi ai muri per dare l’aria di astronave, che ricordano invece più lo scantinato di un condominio. Evitiamo di mostrare pietà per le “navette” che sembrano fatte di cartone e per i caschi delle tute che dietro hanno solo un coprinuca di stoffa…Si, siamo buoni, facciamo finta di niente. Ma non possiamo ignorare le spaventose voragini della sceneggiatura. I wtf straripano per tutto il film. Andiamo con ordine. Non si capisce come mai si siano mandati per una missione tanto importante degli ergastolani e dei tossici all’ultimo stadio e non degli astronauti volontari, ben sapendo che molto presto, non essendo allenati, si ammazzerebbero dopo una settimana tra di loro. Inoltre chi comanda la spedizione? La dottoressa? E con quali strumenti di coercizione? Una pillola da far prendere per cortesia? Visto poi quanto è odiata sarebbe durata meno di un gatto in autostrada…E come è possibile che questi disadattati sappiano pilotare delle navette? (o anche coltivare un orto?). Non vi è poi alcuna chiarezza sugli esperimenti genetici della dottoressa e non si capisce se i feti vengano prelevati prima della nascita naturale (e con che mezzi? Con il macina pepe in dotazione?). Anche l’analisi sociale del gruppo è assolutamente ridicola e tirata via. Secondo la mentalità molto ristretta della signora Denis quindi l’unico rapporto sessuale che avviene è solo un tentativo di stupro? Nessuna delle donne presenti ha necessità fisiche o si innamora dei maschi? In un ambiente ristretto e dopo anni di convivenza tutto ciò non è credibile (sempre che, come detto sopra, non si siano già massacrati al secondo mese di viaggio…). Il nostro silenzioso “eroe”, la cui espressività ricorda quella di una saponetta (cara la mia regista, non è che cinque minuti di inquadratura fissa su uno che sta zitto e guarda il muro fanno Bergman) ha un comportamento poco credibile per tutta la storia, per non parlare del finale, ma ci arriviamo tra poco.
Di tutti gli altri personaggi non si capiscono i sentimenti, le vicende e di alcuni che fine facciano: l’uomo di colore si addormenta nell’orto? L’ultima ragazza, quella che poi prende la pala usata da Boyse per uccidere la supertossica pilota e prendere il suo posto (per far cosa?), scompare mentre sale una scaletta.
Mi vengono in mente altre incongruenze di sceneggiatura per non dire di montaggio. Come mai ad un certo punto li vediamo allacciarsi le cinture per il passaggio nel buco nero (ma non tutti però…) per poi ritrovarli un secondo dopo tutti normalmente in giro per i corridoi senza che si sia capito se sono passati o no? (Evidentemente no). Ce ne sono tante altre di assurdità, anche senza entrare nel merito della ridicola stanza del piacere da cui percolano fuori liquidi irreali. Ma basta, ce n’è a sufficienza per mandare tutto a quel paese. Ma la perla, anzi le perle stanno nel finale. Dunque, fatemi capire, una volta morti tutti, l’ex vampirello Pattison si trova con risorse, prodotti alimentari e sanitari scarsissimi a crescere una ragazzina di 14 anni, come se fosse nulla. E questa sembra assolutamente normale, cresciuta terrestre in tutto e per tutto, dopo aver vissuto relegata in un buco sporco nel vuoto avendo conosciuto solo il padre e poche immagini sempre più deteriorate che arrivano dalla terra (ha già, le immagini arrivano e i messaggi no…) senza libri o altra formazione specifica per non parlare della struttura fisica. A questo punto incontrano una seconda nave (che arriva precisa dove sono già loro) che ad una frettolosa indagine Monte scopre essere piena solo di cani...nonostante poco prima abbia estratto anch’essa un corridoio di passaggio. I wtf anche qui basterebbero per scrivere un saggio (non indaga oltre? Non cerca tracce umane? Non ha bisogno di altri strumenti, attrezzi, medicine, cibo dopo 20 anni di isolamento? Ecc.) ma lasciamo perdere. Dopo questo inutile incontro i due decidono ovviamente di buttarsi nel buco nero, dopo che l’altra navetta si era sfracellata, dicendosi però che andrà tutto bene. Un film così irritante non poteva che avere una finale altrettanto irritante, infatti , da grande intellettuale, la regista non prende impegni e con un paio di luci alla" 2001 Odissea nello spazio" se la cava lasciandoci tutti con un palmo di naso. Se Nolan ci aveva incasinato il cervello chiedendoci qualche sforzo di meningi, richiedendo anche una seconda visione del suo Interstellar, almeno ci aveva provato a dare un senso, rischiando. Questa fa la superiore e ci saluta con una pagina bianca. Ma via via…

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