Emilio Vedova - Dalla Parte del naufragio

Un film di Tomaso Pessina. Con Toni Servillo Titolo originale Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio. Documentario, durata 68 min. - Italia 2019. - Wanted
   
   
   

un pittore libero Valutazione 4 stelle su cinque

di Ghisi Grütter


Feedback: 2850 | altri commenti e recensioni di Ghisi Grütter
sabato 13 giugno 2020

Nel centenario della nascita di Emilio Vedova, viene prodotto dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova questo documentario realizzato da Twin Studio e diretto da Tomaso Pessina, già autore di un lungometraggio nel 2001. Questo interessante filmato è stato costruito montando vari materiali suddivisi in parti tematiche. Alcune Pagine tratte dai diari dello stesso pittore, letti da Toni Servillo, interprete d’eccellenza, sono inframezzati da film di repertorio e da interviste a critici, artisti e personalità che ricoprono ruoli istituzionali. Nel documentario si è voluto dare più rilievo alla prima parte della vita dell’artista, ponendo attenzione all’individuo e alle sue difficoltà di costruzione dell’identità artistica, più che alla celebrazione dell’ultima e più nota parte della sua vita quando era ormai diventato un pittore acclamato.

Emilio Vedova nasce povero, da una famiglia proletaria. Il padre era un decoratore. A undici anni Emilio lavora a smalto in una fabbrica, la sera era iscritto a una scuola di decorazione dove insegnavano acquerello e disegno geometrico, tecniche entrambe che non riusciva proprio ad amare. Si allenava a casa disegnando i vari componenti della famiglia; al fratello e alla sorella comprava del cioccolato per farli stare fermi, ma alla fine preferiva disegnare la nonna che spesso, poiché era malata di cuore, sonnecchiava mentre lui la ritraeva.
In quel periodo viveva per le fughe domenicali quando andava a disegnare le stalle, affascinato dalle penombre.
Gli viene dato uno studio a Palazzo Carminati: una soffitta dove c’è un abbaino in alto da cui si vede tutta Venezia e un lucernaio da cui piove. Infatti, Felicita Bevilacqua vedova La Masa nel 1899 aveva lasciato in eredità il proprio palazzo al Comune di Venezia affinché fosse destinato ad ospitare «...un'esposizione permanente di arti e industrie veneziane a profitto specie dei giovani artisti ai quali è spesso interdetto l'ingresso alle grandi mostre». Nel testamento era previsto anche che il secondo ed il terzo piano fossero destinati ad atelier gratuiti, o a basso prezzo, per i giovani artisti che non disponevano di risorse economiche.
Molti quadri di Emilio Vedova elaborati in quel periodo mostrano il suo sguardo su Venezia e su i suoi edifici. Ne rappresentano le atmosfere e l’umidità che lì è molto fitta e densa. Alcune architetture ritratte sono quelle meno auliche tra quelle veneziane famose. La rapidità nervosa del tratto è riconoscibile fin dai suoi primi lavori degli anni ‘30 e ’40 del Novecento.
I suoi riferimenti pittorici veneziani sono vari, ma è soprattutto Tintoretto che ammira. Ne sottolinea l’ereticità, ne ammira le quinte e le diagonali, ne imita la forza del tratto. Vedova considera Tintoretto il suo “compagno di strada”, autenticamente trasgressivo.
Così racconta Fabrizio Gazzari, suo collaboratore artistico negli ultimi tempi: “I suoi nervi sono tesi, ma è tutto sotto controllo. Il suo segno è gestuale ma mai casuale”. Lo stesso Vedova lo definisce “un segno allucinato”. Di come nasce l’opera ne parla anche Alfredo Bianchini, Presidente della Fondazione Vedova, che lo descrive come un individuo estremo e libero.
Nei diari è raccontato anche il suo vagabondare nelle calli, dove incontra un pittore zoppo e poverissimo che, avendo venduto anche il capotto, dipingeva vicino alla friggitoria di pesce in modo da riscaldarsi un po' Per un periodo lo aiuta diventando il suo garzone.
Un elemento importante della vita di Emilio Vedova è il suo rapporto con la politica, il suo scontro con il fascismo e l’esperienza di partigiano nella resistenza (sarà anche ferito nelle colline piemontesi).
Parla di Emilio Vedova anche il critico d'arte Luca Massimo Barbero che racconta del suo bisogno di “denunciare” e di gridare, anche in pittura. Siamo arrivati dunque a metà degli anni 40, nella fase della frequentazione del Ristorante “All’Angelo” dove si incontrano molti artisti dell’avanguardia, tra cui, oltre a Vedova, Giuseppe Santomaso e Armando Pizzinato. Era uno spazio, e un tempo, in cui gli artisti pranzavano e cenavano in osteria permutando la consumazione con un disegno, tracciato, a volte in pochi minuti, sulla carta che funge da tovaglia. Siamo negli anni che seguono la seconda guerra mondiale e, poco distante da piazza San Marco a Venezia sembra di sentire nell’aria, quel desiderio di cambiamento e un senso di fratellanza tra la gente che si ritrovava per discutere e credere di potere modificare il mondo, anche attraverso il mestiere dell’artista, perché si credeva fosse possibile. Qui ci sarà il primo e fortunato incontro tra Vedova e Peggy Guggenheim, sempre con il codazzo dei suoi inseparabili cagnolini.
Nel 1946 si forma il gruppo “Fronte nuovo delle arti” con Armando Pizzinato, Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso, Renato Guttuso, Renato Birolli, Giulio Turcato, Antonio Corpora, Alberto Viani, Leoncillo Leonardi, Pietro Franchini, Ennio Morlotti e Pericle Fazzini, cioè il meglio della nuova generazione nell’Italia della Liberazione e dell’impegno etico, politico, sociale e, naturalmente artistico. Si riscoprono le avanguardie storiche europee, come ne parlano nel documentario il compianto Germano Celant, critico d’arte e Kaole Vail,
direttrice della Guggenheim Collection e nipote di Peggy.
La XXIV Biennale di Venezia del 1948 sancirà la nascita di una nuova avanguardia italiana. Vedova passerà da quadri con colori forti e puri di matrice mediterraneo-espressionista, all’informale. Non amerà mai definirlo astrattismo perché per lui l’astratto non è una fuga dalla realtà, ma un linguaggio contemporaneo.
Parallelamente l’impegno politico lo porta a uscire dal Partito comunista che trova piuttosto costrittivo. Togliatti infatti aveva fatto pubblicare su “Rinascita” un suo quadro sotto-sopra, come esempio di arte da non accettare.
Tra il 1948 e il 1950 il “Fronte nuovo delle arti” si divide perché divengono sempre più evidenti le distinzioni che si erano aperte sull’eredità postcubista. Guttuso su schiera apertamente dalla parte di una pittura con rappresentazioni figurative, in contrasto netto e aperto con il formalismo astrattista. Pizzinato e Guttuso rinnegano l'astrattismo e abbandonano il “Fronte”, che si scioglie a marzo del 1950, sempre a Venezia dove era nato.
Alla successiva Biennale, quella del 1950, gli artisti provenienti dal Fronte partecipano distinti in due gruppi, quello dei realisti, aderenti all'ortodossia estetica del Partito Comunista Italiano, e quello degli astrattisti. Questi ultimi rivendicano il primato della libertà delle scelte degli artisti su ogni condizionamento ideologico e di partito. Da questo secondo gruppo nascerà nel 1952 il “Gruppo degli Otto di Lionello Venturi.
Nel 1968 Emilio Vedova parteciperà alle manifestazioni contro la Biennale.
Secondo Vedova l’approccio alla tela è come se “ti immergessi in una pagina del tuo quotidiano”, considerata un “territorio di inchiesta”, ed è parte della trasgressione. Crede fermamente che la scienza ha ormai scoperto nuove sensibilità e che queste hanno fatto nascere nuovi modi espressivi.
«Ora non mi preoccuperò più di tagliare profili netti, angolature esatte di luce ed ombra, ma scaturirà dal mio intimo direttamente luce e ombra, preoccupato unicamente di trasmettere l'immagine senza nessun revisionismo aprioristico, cosa che per lunghi anni avevo sentito.».
Nella vita di Emilio Vedova un grande rilievo l’ha avuto il suo matrimonio con Annabianca che si dedica completamente e con amore alla sua cura, con l’obiettivo di aiutarlo a crescere culturalmente. Andranno a vivere in un attico alle Zattere che era stata la casa dello scultore Arturo Martini. Viaggeranno insieme - lei è un’instancabile guidatrice -, studieranno assieme tante cose che lui non aveva avuto l’opportunità di approfondire.
Dopo un periodo di sperimentazione tridimensionale (e di materiali) e la collaborazione con Luigi Nono al suo “Prometeo” su testi di Massimo Cacciari nel 1984, Vedova ritornerà alla pittura dove ogni colore ha un suo significato morale. L’artista si scatena sulla tela con un gesto impulsivo, aggressivo, coinvolgente. È impressionante vedere lo stretto rapporto fisico che c’è tra lui e il suo quadro. Ci inserisce terra, sassi e quant’altro sia materico. A differenza di Jackson Pollock, che talvolta dipinge anche sdraiato e spesso fa colare il colore, Emilio Vedova dipinge prevalentemente in piedi (o accovacciato) e le sue linee-forza coincidono con i movimenti “anarchici” del corpo.

[+] lascia un commento a ghisi grütter »
Sei d'accordo con la recensione di Ghisi Grütter?

Sì, sono d'accordo No, non sono d'accordo
100%
No
0%
Scrivi la tua recensione
Leggi i commenti del pubblico

Ultimi commenti e recensioni di Ghisi Grütter:

Vedi tutti i commenti di Ghisi Grütter »
Emilio Vedova - Dalla Parte del naufragio | Indice

Recensioni & Opinionisti Articoli & News Multimedia Shop & Showtime
Immagini
1 | 2 |
Scheda | Cast | News | Trailer | Poster | Foto | Frasi | Rassegna Stampa | Pubblico | Forum | Shop |
prossimamente al cinema Film al cinema Novità in dvd Film in tv
Altri prossimamente » Altri film al cinema » Altri film in dvd » Altri film in tv »
home | cinema | database | film | uscite | dvd | tv | box office | prossimamente | colonne sonore | Accedi | trailer | TROVASTREAMING |
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies® // Mo-Net All rights reserved. P.IVA: 05056400483 - Licenza Siae n. 2792/I/2742 - credits | contatti | redazione@mymovies.it
Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso
pubblicità