Botero - Una ricerca senza fine |
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Un film di Don Millar.
Titolo originale Botero.
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 82 min.
- Canada 2019.
- Wanted
uscita lunedì 20 gennaio 2020.
MYMONETRO
Botero - Una ricerca senza fine
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Un pittore allegro
di Ghisi GrütterFeedback: 2850 | altri commenti e recensioni di Ghisi Grütter |
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venerdì 6 dicembre 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Don Millar è un regista di documentari che ha lavorato sui cambiamenti climatici e su un paio di biografie. È autore anche di serie televisive e di filmati pubblicitari. Questo documentario su Fernando Botero è stato realizzato con Feltrinelli Real Cinema e Wanted Cinema. Il regista è riuscito a coinvolgere l’artista grazie all’intercessione dei figli di Botero, Fernando jr. e Juan Carlos e in particolare di Lina Botero Zea, nati dal primo matrimonio con Gloria Zea. La loro collaborazione aiuterà Millar a mettere insieme le interviste a curatori, storici, galleristi, e accademici che hanno apprezzato la creatività dell’artista. L’opera pittorica di Ferdinando Botero si colloca tra i fenomeni più indicativi di una contrapposizione tra il gusto della critica e quello del pubblico. È un pittore di grande successo, molto amato dal grande pubblico, in ogni parte del mondo. Avversato da alcuni critici, legati prevalentemente all’avanguardia e ai movimenti pittorici, che gli rimproverano probabilmente l’assenza di drammaticità dalle sue opere, Botero dipinge infatti con un palese gusto della comicità. Attento alla decorazione, presenta le sue figure in modo statico, pertanto qualcuno gli rimprovera di essere quasi più un illustratore, o un pittore fumettista. Alle critiche che gli vengono mosse di dipingere sempre donne grasse, Botero così ha risposto: «Sono interessato al volume, alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea del volume, e non ho affatto un’ossessione per le donne grasse». Ma vediamo in dettaglio chi è, e qual è la sua storia, come ci mostra il documentario di Millar. Fernando Botero è un pittore e scultore nato ottantasette anni fa a Medellin, in Colombia. A sedici anni Botero era già illustratore del periodico o “El Colombiano”, e nel 1952, con il secondo premio ottenuto al IX Salone degli artisti colombiani, si finanzia un lungo viaggio in Europa. Avrà così modo di conoscere l’opera di tanti grandi Maestri. Al Prado di Madrid osserva con attenzione le opere di Goya e quelle di Tiziano. In Italia, in particolare, scoprirà il Rinascimento. Rimarrà affascinato dagli affreschi di Piero della Francesca che, a suo avviso, introducono finalmente il volume nella pittura tridimensionale, elemento che rimarrà fondamentale per secoli fino all’avvento degli Impressionisti francesi. Per capire meglio il lavoro di alcuni pittori italiani dipingerà anche copie di autori come quelle di Giotto e di Andrea Mantegna. Si sposa nel 1955 con Gloria Zea - dalla quale avrà i tre figli - e si trasferisce prima in Messico e poi a New York. In quegli anni organizza un paio di mostre personali a Washington. Dal 1958 insegna all’Accademia delle Belle Arti di Bogotà. Negli anni ’60, invece, vede il successo internazionale con alcune mostre che si tengono in Europa (a Parigi e in Germania). Nel 1964 si sposa per la seconda volta con Cecilia Zambrano, ma il matrimonio si concluderà dopo una terribile disgrazia: il loro figlio Pedrito di quattro anni muore in un incidente di auto. Botero, nel tentativo di salvarlo perde una parte della mano destra che, solo dopo anni di esercizi, riesce a riutilizzare. Si risposerà nel 1978 con l’artista greca Sophia Vari, nota per le sue sculture monumentali e per i suoi dipinti policromi. In quegli anni Botero si dedica molto alla scultura fino ad aprire uno studio a Pietrasanta, in Italia, per essere vicino alle cave di marmo, nel 1983. Le sue sculture vengono esposte a Parigi e, più tardi, in una grande mostra in Cina. Artista generoso, Fernando Botero contribuisce con le sue opere allo sviluppo del Museo de Antioquia a Medellin (l’ultimo piano è tutto dedicato alle opere del Maestro) e dona molte sue opere al Museo di Bogotà. La città di Medellin gli ha dedicato la piazza su cui si affaccia il Museo. Con questi gesti Botero si prefigge di riqualificare la città dove è nato - troppo spesso associata al traffico della droga - in modo che possa essere ricordata come un luogo di cultura e di arte. Il documentario ha il pregio di mostrare l’opera di Botero in almeno una decina di città diverse dove si sono tenute le sue mostre, è ben documentato, ha una bella fotografia (curata da Johan Legraie e Joe Tucker) sorretta da una musica suggestiva composta da David Bertock e costituisce una vivace panoramica sul lavoro dell’artista colombiano.
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