Il buon Bertrand Tavernier confeziona un film delizioso e divertente con i personaggi al posto giusto, mai esagerati neppure quando gioca con i loro difetti e una grande eleganza d'insieme. E pensare che inizialmente il regista doveva essere il maestro Riccardo Freda, classe 1909, co-autore del soggetto che nel 1950 aveva già scritto e portato sugli schermi Il figlio di D'Artagnan. Freda però si gioca la possibilità di stare sul set dopo l'ennesimo litigio con Sophie Marceau concluso con il classico quando punta i piedi «o lei o me...». I produttori scelgono lei e alla regia viene chiamato Tavernier, grande estimatore di Freda cui aveva dedicato il suo film Quarto comandamento.
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Il buon Bertrand Tavernier confeziona un film delizioso e divertente con i personaggi al posto giusto, mai esagerati neppure quando gioca con i loro difetti e una grande eleganza d'insieme. E pensare che inizialmente il regista doveva essere il maestro Riccardo Freda, classe 1909, co-autore del soggetto che nel 1950 aveva già scritto e portato sugli schermi Il figlio di D'Artagnan. Freda però si gioca la possibilità di stare sul set dopo l'ennesimo litigio con Sophie Marceau concluso con il classico quando punta i piedi «o lei o me...». I produttori scelgono lei e alla regia viene chiamato Tavernier, grande estimatore di Freda cui aveva dedicato il suo film Quarto comandamento. Il regista francese gioca con la storia che ripropone i moschettieri invecchiati del romanzo "Il Visconte di Bragelonne". Come sempre riesce a cavare il meglio dagli attori tra i quali spicca Sophie Marceu che salta, duella, cavalca, seduce e combatte senza perdere in malizia. A volergli trovare un difetto a tutti i costi va detto che forse il film è un po' lungo e nella parte centrale si ripete un po', ma sono decisamente difetti minori. Ottiene anche due nomination ai César: per Claude Rich e per le musiche di Philippe Sarde.
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