nicorex
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domenica 12 ottobre 2008
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l'amore e la senilita'
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Conosco gli sceneggiatori-registi francesi ed il loro raffinato modo di raccontare storie non banali qual é appunto quella di "Incontri d'amore" o meglio "Peindre ou faire l'amour" che é il titolo originale del film. Ma confesso che non conoscevo assolutamente questo film che banale e pruriginoso non é. Certo lo scambismo offende il comune pudore qualificato come un vero e proprio vizio e non come l'espressione di una libera e non patologica sessualità.Ma quella storia (che si dice essere stata mutuata dal vero) é raccontata con toni elegantissimi, pone interrogativi inquietanti ai quali non si può dare una risposta né i registi pretendono di darla.Ma allora nello splendido rapporto senile tra Madeleine (la splendida Sabine Azema) e William (un compassato e nondimeno espressivo Daniel Auteil)il risveglio di una sesualità forse perduta,la totale complicità tra i coniugi che trova un rifugio oggettivo nel casolare di campagna prima non piaciuto poi acquistato, i momenti di intensa intimità solo sentimentale e non corporale tra i due maturi coniugi, cosa rappresentano per chi, varcata la soglia degli anni 55/60,comincia a percorrere lentamente la discesa del suo cammino di vita? Lontana é la loro figlia, il casolare si stende su un panorama di intrinseca, riposta bellezza, vibra la natura autunnale, come é autunnale il momento della loro vita che la coppia ritrova proprio negli attimi di quieta e non ragionata solitudine.
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Conosco gli sceneggiatori-registi francesi ed il loro raffinato modo di raccontare storie non banali qual é appunto quella di "Incontri d'amore" o meglio "Peindre ou faire l'amour" che é il titolo originale del film. Ma confesso che non conoscevo assolutamente questo film che banale e pruriginoso non é. Certo lo scambismo offende il comune pudore qualificato come un vero e proprio vizio e non come l'espressione di una libera e non patologica sessualità.Ma quella storia (che si dice essere stata mutuata dal vero) é raccontata con toni elegantissimi, pone interrogativi inquietanti ai quali non si può dare una risposta né i registi pretendono di darla.Ma allora nello splendido rapporto senile tra Madeleine (la splendida Sabine Azema) e William (un compassato e nondimeno espressivo Daniel Auteil)il risveglio di una sesualità forse perduta,la totale complicità tra i coniugi che trova un rifugio oggettivo nel casolare di campagna prima non piaciuto poi acquistato, i momenti di intensa intimità solo sentimentale e non corporale tra i due maturi coniugi, cosa rappresentano per chi, varcata la soglia degli anni 55/60,comincia a percorrere lentamente la discesa del suo cammino di vita? Lontana é la loro figlia, il casolare si stende su un panorama di intrinseca, riposta bellezza, vibra la natura autunnale, come é autunnale il momento della loro vita che la coppia ritrova proprio negli attimi di quieta e non ragionata solitudine.Su questo crinale un po' accidentato di sentimenti, compare la coppia c.d. detta scambista, un uomo cieco che vede tutto scrutando più degli altri nell'intimo dei sentimenti e dei sensi dell'altro ed una donna giovane, legata al proprio uomo da sentimenti di corposa tenerezza, ma che non é stata mai guardata dal marito. Ebbene: sono due solitudini che si incontrano, nell'intersercarsi dei loro sentimenti oppure é una banale storia di amore a quattro o di amore scambiato? Il senso del film, con i suoi silenzi, i suoi odori, le sue pause, i suoi paesaggi é l'incontro tra l'amore della senilità (molto più intenso di quello giovanile)e quello della giovinezza, dove il sesso -che pure ha la sua grande importanza- viene in secondo piano,in quantol'incontro é tutto a livello dei sentimenti, della vita che scorre e se ne va, dell'attimo fuggente che non deve più ritornare ad essere lo stesso, in una vivificazione dei più intimi recessi dell'umano sentire. Sotto tale profilo anche la scena finale, con la seconda coppia che viene accolta dai due coniugi, può trovare una sua giustificazione.Anche se -a mio parere- il film avrebbe dovuto finire con la partenza della prima coppia che ha vissuto per oltre 15 giorni con Madeleine e William dopo l'incendio della loro casa.Il tutto mi ha lasciato sconvolto in questa pellicola di appena 100 minuti dove comunque c'é la tristezza di una domanda: abbiamo bisogno dell'aiuto esterno degli altri per vivificare l'amore maturo di due coniugi nello scorcio finale della nostra vita, quando caduta ogni passione quello che resta é solo l'inverno dei nostri sentimenti?
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vanessa zarastro
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mercoledì 17 giugno 2015
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il fascino discreto della borghesia...
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La bellissima campagna francese è la protagonista della storia. Una vecchia casa di campagna sarà lo scenario per una vicenda che sembra complicata ma non lo è.
La storia è di un improbabile amore a quattro tra una coppia più agée e urbanizzata che scopre la campagna e una un po’ più di un più giovane cieco, sindaco di provincia, e di sua moglie.
Daniel Auteil e Sabine Azéma sono i bravissimi interpreti di una coppia borghese ormai comprovata il cui risveglio dei sensi porta da “conviventi” a diventare “conniventi” in una banale storia di scambio mogli che sembra essere diventato uno sport molto praticato nella campagna francese.
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luigi chierico
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lunedì 6 luglio 2015
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là dove l'amore nonn è di casa
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La partenza del film lascia molto a ben sperare, ci sono tutti i presupposti ed ingredienti per una storia ad ampio respiro,da molteplici risvolti ed emozioni. Un professore appena andato in pensione che dopo aver dato i numeri per una vita non sa come impegnare il tempo, una deliziosa moglie ancora giovane che dice di dilettarsi di pittura e non solo (non si vede cosa combina con pennelli e colori neanche dianzi ad un nudo femminile),una figlia a Firenze,un sindaco cieco che si orienta con l’olfatto ed il vento,una sua compagna pronta a farsi fare un ritratto nuda; da mostrare a suo marito cieco senza che possa vederla? No l’intenzione è ben altra, dietro al nudo si mettono a nudo le vere intenzioni della coppia Adam ed Eva, rispettivamente interpretate da Sergi López e Amira Casar, diventata sempre più intima di Madeleine (Sabine Azema) e William Lasserre (Daniel Auteuil).
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La partenza del film lascia molto a ben sperare, ci sono tutti i presupposti ed ingredienti per una storia ad ampio respiro,da molteplici risvolti ed emozioni. Un professore appena andato in pensione che dopo aver dato i numeri per una vita non sa come impegnare il tempo, una deliziosa moglie ancora giovane che dice di dilettarsi di pittura e non solo (non si vede cosa combina con pennelli e colori neanche dianzi ad un nudo femminile),una figlia a Firenze,un sindaco cieco che si orienta con l’olfatto ed il vento,una sua compagna pronta a farsi fare un ritratto nuda; da mostrare a suo marito cieco senza che possa vederla? No l’intenzione è ben altra, dietro al nudo si mettono a nudo le vere intenzioni della coppia Adam ed Eva, rispettivamente interpretate da Sergi López e Amira Casar, diventata sempre più intima di Madeleine (Sabine Azema) e William Lasserre (Daniel Auteuil). A completare il quadro c’è l’acquisto di una nuova abitazione da parte dei coniugi Lasserre su consiglio del sindaco. Pare che Adam ed Eva abbiano fatto trasferire Madeleine e William in una specie di paradiso terrestre tra pianti fiori, rose ed animali,un vero ambiente bucolico dove anche i sensi sopiti si ridestano al canto delle oche e galli (!!), degli uccelli, dei grilli,ecc. Non si vedono la civetta, il gufo, il corvo,il cinghiale e il cervo, peccato il film avrebbe preso un punto in più. Insieme ai versi degli animali che accompagnano i momenti più salienti della vita serena di campagna a contatto con la natura,c’è della bellissima musica, la canzone francese è melodia che scende giù leggera e si gusta sempre, come lo shampagne. In questa invidiabile dimora ci sono sì gli incontri ma no sono proprio incontri d’Amore, se mai di piacere.
La coppia dei registi Arnaud Larrieu, Jean-Marie Larrieu ha voluto assegnare ai quattro validi attori francesi il compito di dimostrare come sia facile lo scambio di coppia, come non solo non è traumatico ma benefico, tanto da farne una simpatica abitudine. “Il bagno è su vuole che l’accompagni?” non c’e niente di più ovvio e semplice che rispondere:”Se vuole può rimanere!”.
Così la campagna, che oggi è abbandonata per il cemento, cementa i rapporti umani, di una coppia non più giovane in cui si ridestano le voglie e i desideri; la propria compagna fa compagnia a qualcun altro. Lo scambio diventa una piacevole routine, “perché vendere la villa di campagna?”. La più contenta è Madeleine che usa il pennello per svago. La coppia alla regia ha detto la sua,lo spettatore non ha partecipato alle emozioni, tutto si svolge al buio,dai quattro attori non si poteva pretendere di più senza finire in un club di scambisti.
Le due coppie attraversano il bosco al buio,è il buio del salto nel vuoto, verso la novità di di stare insieme mentre le mani si cercano per stringersi,il primo approccio prima di venire alla luce, allo scoperto. In questo il merito dei due registi di aver trattato con tatto e delicatezza ,direi con la poesia del canto,un tema che poteva scivolare nel volgare.
Merito invece di aver affrontato un tema così attuale e delicato con nonchalance, senza scendere nel torbido e nel volgare, con una partecipazione distaccata quasi a voler dire: “Tutto ciò non ci tange”. Mediocre.chibar22@libero.it
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vanessa zarastro
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lunedì 20 luglio 2015
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amore di mamma
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In generale non sono un’appassionata di film dell’horror ma ho voluto vedere BABADOOK perché mi sono incuriosita per l’ottima recensione che Roberto Nepoti ha scritto su “La Repubblica” evocando perfino Shining, (il film di Kubrick che, comunque, ho amato di meno).
Amelia vive sola con Samue,l il figlio di sei anni. Il marito è morto in un incidente d’auto proprio per accompagnare Amelia a partorire: una triste storia di solitudine che il bambino vive come diversità.
Il film è girato prevalentemente nell’interno - come molti di questi film tra l’horror e lo psicologico - di una casetta minimalista della suburbia, dove presumibilmente vive la midlle-class australiana. L’inizio è molto promettente, gli interni arredati con cura, la fotografia ben studiata: tutto è giocato su allusioni e sono mostrate solo le stranezze del bambino affascinato più dai giochi di prestigio e dalle bizzarre armi che crea lui stesso, piuttosto che da giochi con altri bambini (ricordate le stranezze che faceva Harold per attrarre l’attenzione della madre in quel delizioso film di Hal Ashby Harold e Maude del 1971?). Il thriller psicologico è impostato così bene che la mia compagna di cinema, molto più preparata ed esperta di me, ha addirittura evocato Repulsion di Polanski del 1965, con una giovanissima e affascinate Catherine Denevue.
La regista Jennifer Kent in BABADOOK man mano accelera fino a farci perdere il senso del dramma delle difficoltà e delle proiezioni psicologiche di una vita a due sempre più emarginata (lui lascia la scuola, lei si dà malata al lavoro…) per esagerare con la spettacolarizzazione di figure grottesche (Nosferratu con gli artigli) nelle scene horror, dove sembra che l’urlo sia sempre più forte un po’ come i fuochi d’artificio che aumentano in crescendo. E qui giù con tutto il tutto il repertorio: il coltellone da macellaio, le lotte, le fughe, i ripostigli, l’innocente cagnolino…
Le parti quindi si ribaltano: è il bambino adesso a “prendersi cura” della madre malata che fa e dice cose strane. Alla fine invece dell’esorcismo sarà l’amore di mamma a vincere sul mostro! Mi chiedo perché la malattia psichiatrica – se questo era l’intento della Kent - debba per forza assomigliare all’“essere posseduti” dal demonio.
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max
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martedì 1 agosto 2006
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le affinità elettive in salsa francese
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Tempo orsono il triangolo in amore costituiva il filo conduttore di molte sceneggiature che si interrogavano sui confini, leciti o illeciti, dell'amore. Ora é lo scambio di coppia a dominare la scena, come in questo modesto film francese che, come nelle Affinità elettive di Goethe, offre uno spunto di riflessione sul sentimento dell'amore (in questo caso un amore "senile") quando questo induce due borghesi benestanti alla ricerca di complicità fuori dalla relazione matrimoniale. Ma a parte l'idea iniziale, l'apparizione del cieco alla pittrice, tutto poi si perde in una sequela di luoghi comuni del tipo "oddio siamo in pensione, ora che facciamo?" Lei e lui vanno a vivere in campagna, dipingono (lei) curano le rose e giocano a golf (lui)e scoprono che l'unica maniera per rivitalizzare la passione appassita e farsi travolgere dal sesso a quattro che fanno l'errore di scambiare, in un primo momento per un sentimento d'amicizia.
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Tempo orsono il triangolo in amore costituiva il filo conduttore di molte sceneggiature che si interrogavano sui confini, leciti o illeciti, dell'amore. Ora é lo scambio di coppia a dominare la scena, come in questo modesto film francese che, come nelle Affinità elettive di Goethe, offre uno spunto di riflessione sul sentimento dell'amore (in questo caso un amore "senile") quando questo induce due borghesi benestanti alla ricerca di complicità fuori dalla relazione matrimoniale. Ma a parte l'idea iniziale, l'apparizione del cieco alla pittrice, tutto poi si perde in una sequela di luoghi comuni del tipo "oddio siamo in pensione, ora che facciamo?" Lei e lui vanno a vivere in campagna, dipingono (lei) curano le rose e giocano a golf (lui)e scoprono che l'unica maniera per rivitalizzare la passione appassita e farsi travolgere dal sesso a quattro che fanno l'errore di scambiare, in un primo momento per un sentimento d'amicizia. Poi però ci prendono gusto seducendo ,con l'astuzia, un'altra coppia in visita alla loro casa, nel frattempo messa in vendita: neanche ci trovassimo in Rocky Horror Picture Show. Auteuil gigioneggia.
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