cela
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venerdì 19 ottobre 2007
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un incubo claustrofobico;rozzo, volgare e violento
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Questo dev'essere il quart'ultimo film del Maestro Mario Bava. Si presenta dall'inizio alla fine rozzo, volgare e violento. Vorrei soffermarmi sulla violenza, che non è come ci si immagina fisica, ma psicologicamente insostenibile; i cinque protagonisti sono tre banditi, una ragazza rapita e padre propietario dell'auto su cui viaggiano. L'auto è infatti la principale protagonista del film, di cui il 90% è dentro di essa; quindi un vero e proprio incubo claustrofobico. I 3 banditi sono Bisturi e Trentadue, che sono completamente schizzati, il terzo è il Dottore, il capo, che cerca di tenerli a bada. La rozzezza e la volgarità si animano solo nel vedere il sudore che gronda dai criminali (in particolare di Trentadue), ma non solo.
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Questo dev'essere il quart'ultimo film del Maestro Mario Bava. Si presenta dall'inizio alla fine rozzo, volgare e violento. Vorrei soffermarmi sulla violenza, che non è come ci si immagina fisica, ma psicologicamente insostenibile; i cinque protagonisti sono tre banditi, una ragazza rapita e padre propietario dell'auto su cui viaggiano. L'auto è infatti la principale protagonista del film, di cui il 90% è dentro di essa; quindi un vero e proprio incubo claustrofobico. I 3 banditi sono Bisturi e Trentadue, che sono completamente schizzati, il terzo è il Dottore, il capo, che cerca di tenerli a bada. La rozzezza e la volgarità si animano solo nel vedere il sudore che gronda dai criminali (in particolare di Trentadue), ma non solo. Il viaggio continua e Bisturi con Trentadue rincorrendo la donna, attraverso un campo di grano, uscita dall'auto con la scusa di fare pipì, la riprendono in una fattoria isolata e la costringono ad urinare in piedi davanti al loro sguardo divertito ed eccitato. Il viaggio continua, Trentadue é sempre più eccitato e ora anche ubriaco ( si era fermato per prendere dell'acqua per il figlio piccolo del propietario dell'auto, e per se ha comprato una bottiglia con qualcosa d'alcolico). Il viaggio continua........ Il Maestro Bava dirige con una precisione estetica e tecnica invidiabile, gli attori bravissimi a partire da George Eastman (Trentradue), passando per Don Backy (Bisturi), Lea Lander...etc.
Questo incubo esprime (voglio dirlo ancora) tutta la rozzezza dei criminali di provincia, cattivi e pazzi con toni di ferocissima ironia. Il film si conclude, sulla splendida colonna sonora di Stelvio Cipriani, con un finale amaro e rocambolesco che fino in fondo tiene tutto sospeso e incerto. Finisco: il film è bellissimo e durissimo da sopportare, oggi sarebbe apprezzatissimo; Cani arrabbiati è roba intossicante, un oggetto di culto per chi ama il poliziesco e ha più pretese del solito.
N.B. La notizia che Tarantino ha preso spunto da questo film per fare "Le iene" è falsa perchè ho visto un intervista su sky di qualche anno fa (all'interno di un documentaro sul poliziesco italiano anni 70') dove disse che lo vide solamente dopo aver diretto "Le iene". Straordinario!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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mrbuzzino
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lunedì 11 luglio 2011
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road-movie teso e violento, da vedere
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Una vetta del B-movie, claustrofobico, iperrealista, sporco e cattivo, al quale avrebbero giovato una maggiore fantasia nei dialoghi, che alla lunga risultano ripetitivi e monocordi, e un migliore sviluppo delle situazioni di suspense. Grande prova tecnica nel girare quasi tutto il film nell'abitacolo di una macchina e bravi tutti gli attori con una menzione particolare per Don Backy (si, quello delle canzonette romantiche!) nella parte dello schizzato di turno che verso la fine rivela un lato naif che lo rende quasi simpatico. Colpo di scena finale obbligatorio, ma avrebbe dovuto essere mascherato meglio. Un peccato che Bava non abbia potuto terminare la post-produzione; da preferire comunque una versione che comprenda la scena del prologo, che fa acquistare spessore al finale del film.
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Una vetta del B-movie, claustrofobico, iperrealista, sporco e cattivo, al quale avrebbero giovato una maggiore fantasia nei dialoghi, che alla lunga risultano ripetitivi e monocordi, e un migliore sviluppo delle situazioni di suspense. Grande prova tecnica nel girare quasi tutto il film nell'abitacolo di una macchina e bravi tutti gli attori con una menzione particolare per Don Backy (si, quello delle canzonette romantiche!) nella parte dello schizzato di turno che verso la fine rivela un lato naif che lo rende quasi simpatico. Colpo di scena finale obbligatorio, ma avrebbe dovuto essere mascherato meglio. Un peccato che Bava non abbia potuto terminare la post-produzione; da preferire comunque una versione che comprenda la scena del prologo, che fa acquistare spessore al finale del film. Bello il tema portante della colonna sonora; doppiaggio (almeno nella versione che ho potuto vedere) così così.
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spike88
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domenica 16 dicembre 2012
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un gioiello dimenticato
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Forse il punto più alto della carriera di Mario Bava da regista e della sua forza innovativa e anticipatoria. Per dire, se questo film fosse stato girato negli Usa oggi sarebbe ricordato come un vero cult e un capostipite. Se credete che Tarantino avesse tratto il coniglio da cilindro, date un'occhiata a questo film: semplicemente perfetto fino al colpo di scena finale che è a dire poco magistrale. Dialoghi folli, personaggi folli, azione e spietatezza. Insomma,
un classico da riscoprire e da difendere davvero con i denti. Totale assenza di tempi morti, soglia dell'interesse sempre alta, parole gesti e azioni mai fuori luogo o di troppo. Cani arrabbiati potrebbe fare scuola.
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Forse il punto più alto della carriera di Mario Bava da regista e della sua forza innovativa e anticipatoria. Per dire, se questo film fosse stato girato negli Usa oggi sarebbe ricordato come un vero cult e un capostipite. Se credete che Tarantino avesse tratto il coniglio da cilindro, date un'occhiata a questo film: semplicemente perfetto fino al colpo di scena finale che è a dire poco magistrale. Dialoghi folli, personaggi folli, azione e spietatezza. Insomma,
un classico da riscoprire e da difendere davvero con i denti. Totale assenza di tempi morti, soglia dell'interesse sempre alta, parole gesti e azioni mai fuori luogo o di troppo. Cani arrabbiati potrebbe fare scuola.
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tarantinofan96
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giovedì 28 maggio 2015
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kidnapped
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Capolavoro pulp, fonte di ispirazione per registi del calibro di Quentin Tarantino, registicamente eccezionale nel saper gestire praticamente l'intero film nello spazio limitato di un'automobile con dentro 5 persone. Un film sporco, violento e cattivo per l'epoca in cui è stato girato, ma anche visto oggi riesce a mantenere tutto il suo fascino crudele. [+]
Capolavoro pulp, fonte di ispirazione per registi del calibro di Quentin Tarantino, registicamente eccezionale nel saper gestire praticamente l'intero film nello spazio limitato di un'automobile con dentro 5 persone. Un film sporco, violento e cattivo per l'epoca in cui è stato girato, ma anche visto oggi riesce a mantenere tutto il suo fascino crudele.
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isin89
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venerdì 17 luglio 2015
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bava arrabbiato
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Mario Bava firma il suo ennesimo capolavoro regalandoci un noir poliziesco dalle tinte pulp, un'opera geniale e alternativa avanti di almeno venti anni rispetto all'epoca in cui fu concepita. È scioccante pensare come un film così innovativo e all'avanguardia abbia subito il nefasto destino di una produzione stroncata ancor prima che la pellicola fosse ultimata, e di come sia rimasta nel dimenticatoio fino all'inizio degli anni 2000. Non parliamo di un semplice film di intrattenimento o di uno qualsiasi dei numerosi poliziotteschi che negli anni '70 l'Italia era solita sfornare. Si tratta di uno dei più importanti capisaldi della filmografia del regista e di uno dei massimi esempi di cinema di genere italiano che purtroppo non ha potuto godere del riconoscimento e del prestigio che gli spetterebbe di diritto.
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Mario Bava firma il suo ennesimo capolavoro regalandoci un noir poliziesco dalle tinte pulp, un'opera geniale e alternativa avanti di almeno venti anni rispetto all'epoca in cui fu concepita. È scioccante pensare come un film così innovativo e all'avanguardia abbia subito il nefasto destino di una produzione stroncata ancor prima che la pellicola fosse ultimata, e di come sia rimasta nel dimenticatoio fino all'inizio degli anni 2000. Non parliamo di un semplice film di intrattenimento o di uno qualsiasi dei numerosi poliziotteschi che negli anni '70 l'Italia era solita sfornare. Si tratta di uno dei più importanti capisaldi della filmografia del regista e di uno dei massimi esempi di cinema di genere italiano che purtroppo non ha potuto godere del riconoscimento e del prestigio che gli spetterebbe di diritto. Un film forse incompreso o non capito, un film non voluto e maledettamente sottovalutato tanto che ancora oggi stenta a trovare estimatori e gli risulta difficile farsi largo tra la folla di amanti del genere. Dobbiamo ringraziare Lea Kruger, la protagonista femminile del film, e il figlio Lamberto che circa venti anni fa si impegnarono in un lungo e faticoso lavoro per portare finalmente il film alla luce e dotarlo dello spirito e della freschezza che Mario Bava intendeva conferirgli al principio.
Cani Arrabbiati non è solo uno dei picchi più alti del cinema baviano ma rappresenta anche e soprattutto una preziosa fonte di ispirazione dalla quale numerosi registi hanno preso spunto, talvolta anche involontariamente. Inutile citare il grande Quentin Tarantino che nel suo primo lungometraggio omaggia e riprende molte delle atmosfere presenti in questo film. Non è un caso che la prima opera tarantiniana si chiami per l'appunto 'Reservoir Dogs' e che inizi laddove si concluda la rapina alla gioielleria, esattamente come Cani Arrabbiati comincia con la fuga a seguito del colpo della banda. Inutile del resto parlare anche della tecnica registica del grande Bava che riesce ancora una volta a creare atmosfere e situazioni di pura tensione girando un film ambientato quasi interamente all'interno di un automobile. Diversamente da moltissimi film polizieschi dell'epoca, nei quali i momenti di pathos estremo erano raggiunti in scene come le sparatorie o gli inseguimenti, Cani arrabbiati concentra tutta la suspense e la tensione nei dialoghi e nelle frasi a effetto pronunciate all'interno dell'auto, così taglienti ed efficaci da risultare palpabili e percebili sulla nostra pelle. Un film dinamico e movimentato, spinto e frenetico nonostante i cinque (sei) protagonisti siano costretti a sopportare il caldo d'agosto rinchiusi in una scottante automobile. Non esiste momento in cui ceda o dia l'impressione di annoiare o essere di troppo. Ogni inquadratura sembra studiata a puntino così come ogni dialogo è perfettamente calibrato e sapientemente inserito nel contesto giusto. Un film violento e spietato, crudo e bastardo che riesce a non far avvertire minimamente il peso degli anni ma al contrario risulta fresco e innovativo. Fosse uscito ora non ci saremmo minimamente accorti dei quarant'anni che ci separano dalla sua realizzazione. Un film dall'apparente trama semplice che rivela nel suo finale inaspettato tutta la grandezza e la genialità di un regista come Mario Bava. Uno dei colpi di scena più belli ed efficaci della storia del cinema che stupisce e inchioda lo spettatore allo schermo distruggendo tutte le convinzioni e le certezze che in precedenza aveva maturato. Discorso a parte merita la monumentale colonna sonora infarcita di sonorità fusion e jazz e contornata da un clavinet tagliente e maledettamente bello. Solo per le musiche questo film meriterebbe un posto d'onore tra le migliori opere cinematografiche che l'Italia ha sfornato nel corso della storia. Peccato solo che un capolavoro del genere sia stato snobbato e ignorato per tutti questi anni e non sia riuscito a trovare spazio all'interno del'universo del cinema. Unico.
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noia1
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venerdì 3 giugno 2016
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tutto il talento di un maestro
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Quattro delinquenti, dopo una rapina, si ritrovano la polizia ai calcagni. Con due ostaggi ed una macchina sequestrata poi faranno di tutto per far perdere le proprie tracce.
Come poter mescolare thriller da camera, on the road ed analisi sociale in un film da quattro soldi, dove a far da padrone sono le distanze dei vari personaggi, caratteri tanto diversi da creare attriti dalle conseguenze inaspettate.
La cosa assurda sta nel fatto che, pur essendoci tante sequenze anche in esterni, la tensione maggiore si sente quando i protagonisti stanno chiusi in macchina, proprio quando in teoria succedono meno cose, invece è proprio nella claustrofobia delle quattro porte di ferro che tutto si sente di più.
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Quattro delinquenti, dopo una rapina, si ritrovano la polizia ai calcagni. Con due ostaggi ed una macchina sequestrata poi faranno di tutto per far perdere le proprie tracce.
Come poter mescolare thriller da camera, on the road ed analisi sociale in un film da quattro soldi, dove a far da padrone sono le distanze dei vari personaggi, caratteri tanto diversi da creare attriti dalle conseguenze inaspettate.
La cosa assurda sta nel fatto che, pur essendoci tante sequenze anche in esterni, la tensione maggiore si sente quando i protagonisti stanno chiusi in macchina, proprio quando in teoria succedono meno cose, invece è proprio nella claustrofobia delle quattro porte di ferro che tutto si sente di più. Tra i personaggi non ci sono solo dialoghi ma veri e propri confronti, sprazzi di follia, ogni secondo sembra tutti si debbano sgozzare.
Ecco a voi uno degli esempi massimi del maestro del cinema Mario Bava, un regista tanto bravo a tenere i tempi da rendere credibile una vicenda che si svolge quasi totalmente in una macchina riempiendola di idee, un regista capace di fruttare tutto della sequenza iniziale dove una rapina dura dieci minuti buoni ed è tesissima.
La cosa più bella è che non c’è nessun intento di film d’autore, al di là della rozzezza generale, il movimento mai fluido della macchina come a voler rendere a tutti i costi quel nodo alla gola tipico – più che dei thriller – degli horror rende, più che la bellezza, l’intento di arrivarti addosso come un treno, di farti divertire a tutti i costi come qualsiasi altro regista commerciale pur con una dose di qualità infinitamente maggiore.
Un film che si lascia andare a cadute di stile che ci stanno perfettamente, a partire dalle personalità stesse dei malviventi, passando poi alla sequenza centrale dove la ragazza prova a scappare sfoderando tutto il sadismo dei pazzoidi nel modo più inquietante e sudicio possibile, finendo poi alle sevizie psicologiche e fisiche che gli ostaggi subiscono a priori e che rende il tutto una specie di prova di forza tra lo spettatore ed il film stesso.
Una vicenda tesa, idee tanto assurde da cascare nell’ironico, sadismo e tutto quasi completamente in una macchina, un film unico.
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ralphscott
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venerdì 9 aprile 2021
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come...criceti in gabbia
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Come topi in gabbia o, meglio, come criceti (per chi non li conoscesse, animali che si scannano con inaspettato vigore). Una folle giornata magistralmente descritta dal re dell'horror Bava, qui cimentatosi in un genere per lui inconsueto, ma di consueto esito: un film che non si dimentica. Il cast é ben amalgamato e di alto livello: dal serafico Cucciolla al divo, gigantesco Eastman. Sorprende la bravura di Don Backy che ci regala una straordinaria interpretazione: sembra nato per recitare e si cala nella parte con verosimiglianza quasi imbarazzante. Finale inaspettato.
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jd
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giovedì 12 febbraio 2009
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datato e irrimediabilmente rovinato.
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Il regista non potè portarlo a termine per il fallimento del produttore.Negli anni '90 venne rimontato e ridoppiato(da schifo),ma da noi è stato possibile vederlo solo su Sky nel 2004.Ora ne esistono ben sei versioni diverse,delle quali la peggiore si dice sia quella chiamata"Kidnapped".Io ne ho vista un'altra importata dalla Germania che sembrava essere decente.Tenuto conto di quello che ho già detto,se togliamo il colpo di scena finale,per gli standard odierni fa solo ridere.La noia è molta,la violenza assolutamente blanda,soprattutto se paragonata a quella di "Reazione a catena",e troppe volte non succede niente quando dovrebbe(vedi tutte le persone che i malviventi incontrano sul loro cammino).
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Il regista non potè portarlo a termine per il fallimento del produttore.Negli anni '90 venne rimontato e ridoppiato(da schifo),ma da noi è stato possibile vederlo solo su Sky nel 2004.Ora ne esistono ben sei versioni diverse,delle quali la peggiore si dice sia quella chiamata"Kidnapped".Io ne ho vista un'altra importata dalla Germania che sembrava essere decente.Tenuto conto di quello che ho già detto,se togliamo il colpo di scena finale,per gli standard odierni fa solo ridere.La noia è molta,la violenza assolutamente blanda,soprattutto se paragonata a quella di "Reazione a catena",e troppe volte non succede niente quando dovrebbe(vedi tutte le persone che i malviventi incontrano sul loro cammino).Resta l'idea di aver mescolato l'"on the road"con il pessimismo nei confronti dell'umanità,tipico del regista.Forse ho scelto la versione sbagliata,o forse se fosse stato portato a termine nel '74 allora sarebbe stata una faccenda diversa.Ma credo in fondo che nessuna delle versioni sia così diversa dall'altra,e che ci troviamo di fronte a uno degli innumerevoli casi di film che poteva essere un capolavoro ma è stato menomato per sempre.
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