fedeleto
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lunedì 2 agosto 2010
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negli oscuri abissi della mente umana...
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E' oscura quella notte in europa,fischer non ricorda cosa e' successo,si trova sotto ipsnosi,si chiede cosa puo' aver scatenato la furia omicida di un assassino che a colpi di bottiglia uccide giovani donne che vendono biglietti per il lotto,cosa si nasconde dietro questi orribili delitti? e soprattutto come uscirne se non immedisimandosi con l'assassino?Questo e' il debutto alla macchina da presa di LARS VON TRIER,che con grande originalita' crea un film si suspence ,e fascino.La fotografia e' sempre scura e non si riesce a vedere quasi mai chiaramente le scene ,ma del resto e' la necessita' della storia che lo richiede,poiche' il film e' un viaggio nella mente del poliziotto fischer ,e dunque riguarda un viaggio nella psiche umana di fischer,negli oscuri meandri della sua mente ,ove si nasconde la chiave per risolvere un inquietante mistero.
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E' oscura quella notte in europa,fischer non ricorda cosa e' successo,si trova sotto ipsnosi,si chiede cosa puo' aver scatenato la furia omicida di un assassino che a colpi di bottiglia uccide giovani donne che vendono biglietti per il lotto,cosa si nasconde dietro questi orribili delitti? e soprattutto come uscirne se non immedisimandosi con l'assassino?Questo e' il debutto alla macchina da presa di LARS VON TRIER,che con grande originalita' crea un film si suspence ,e fascino.La fotografia e' sempre scura e non si riesce a vedere quasi mai chiaramente le scene ,ma del resto e' la necessita' della storia che lo richiede,poiche' il film e' un viaggio nella mente del poliziotto fischer ,e dunque riguarda un viaggio nella psiche umana di fischer,negli oscuri meandri della sua mente ,ove si nasconde la chiave per risolvere un inquietante mistero.Sicuramente lo si potrebbe definire un film omaggio al cinema di tarkovskij(palese l'immagine del cavallo nella pria scena ,che ricorda troppo da vicino andrej rublev,oppure il continuo scendere della pioggia ovunque come ben sappiamo era un elemento presente in tutti i film di tarkovskij,soprattutto nello specchio),ma anche un film dove lars trova la sua strada ,ovvero un cinema viscerale,alla ricerca di una luce in tutto questo buio (che fischer trova in un tirso,che vive lontano da quel mondo),si muove con magistralita' nelle riprese(eccezionale la scena dell'omicidio della bambina,oppure la tentata fuga della prostituta dalla camera) ove immortalano l'azione e si denota la profondita' dell'espressione soggettiva,seguita da un 'ottimo simbolismo( i vetri rotti rappresentano il tentativo non solo di fuga ,ma anche di metavisione verso un'altra realta' e non a caso nessuno quando rompe un vetro ne esce al di fuori),decisamente interessante anche l'immagine di osborne ,ovvero il professore di fisher che ha scritto quell'elemento del crimine(la chiave del film),fischer segue alla lettera il suo consiglio e si immedesima nell'assasino ma arriva ad un punto in cui l'alienazione razionale non riesce a trovare un punto di saturazione e tutto si risolve in un crescendo di colpi di scena.Sicuramente un film riflessivo ma anche molto coinvolgente,in un certo senso un giallo condito di noir,con una fotografia oscura dall'inizio alla fine.
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gianleo67
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sabato 19 aprile 2014
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frammenti di un omicidio...secondo von trier
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Un oscuro e tormentato agente di polizia, ritornato al Cairo dopo un soggiorno di due anni in Germania, racconta , in una lunga confessione ipnotica al suo analista, la sua esperienza professionale in Europa sulle tracce di un pericoloso e sanguinario killer seriale di bambine. Le sue reminescenze, alla stregua di un allucinato ed onirico viaggio in un inferno uggioso e crepuscolare, ripercorrono il rischioso e controverso metodo di indagine che il detective apprende dalla lettura del manuale teorico del professor Osborne, suo maestro e mentore , e che si basano su una completa e totale identificazione con la psicologia omicida.
Come l'anarchico e libertario 'volo d'angelo' dei suoi allucinati e reietti contestatori sociali, il giovane regista danese Lars Von Trier decide di esordire nel lungometraggio con questa spericolata operazione di contaminazione cinematografica che, partendo dalle evidenti allusioni letterarie del soggetto (Borges?), si lancia in una detection crepuscolare in cui l'indagine poliziesca sconfina negli oscuri e insondabili territori della psiche umana e dove le allusioni metaforiche (un paesaggio postbellico di macerie e devastazioni flagellato da una pioggia incessante, uno stato marziale governato da violenti psicopatici e teorici 'mengeliani', un girone dantesco di carcasse putrescenti e di innocenti fanciulle orrendamente mutilate) segnano il cupo pessimismo di una civiltà alla deriva e dove qualunque processo di conoscenza della verità porta all'inesorabile identificazione con le infingarde perversioni della natura umana (l'elemento del crimine, appunto).
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Un oscuro e tormentato agente di polizia, ritornato al Cairo dopo un soggiorno di due anni in Germania, racconta , in una lunga confessione ipnotica al suo analista, la sua esperienza professionale in Europa sulle tracce di un pericoloso e sanguinario killer seriale di bambine. Le sue reminescenze, alla stregua di un allucinato ed onirico viaggio in un inferno uggioso e crepuscolare, ripercorrono il rischioso e controverso metodo di indagine che il detective apprende dalla lettura del manuale teorico del professor Osborne, suo maestro e mentore , e che si basano su una completa e totale identificazione con la psicologia omicida.
Come l'anarchico e libertario 'volo d'angelo' dei suoi allucinati e reietti contestatori sociali, il giovane regista danese Lars Von Trier decide di esordire nel lungometraggio con questa spericolata operazione di contaminazione cinematografica che, partendo dalle evidenti allusioni letterarie del soggetto (Borges?), si lancia in una detection crepuscolare in cui l'indagine poliziesca sconfina negli oscuri e insondabili territori della psiche umana e dove le allusioni metaforiche (un paesaggio postbellico di macerie e devastazioni flagellato da una pioggia incessante, uno stato marziale governato da violenti psicopatici e teorici 'mengeliani', un girone dantesco di carcasse putrescenti e di innocenti fanciulle orrendamente mutilate) segnano il cupo pessimismo di una civiltà alla deriva e dove qualunque processo di conoscenza della verità porta all'inesorabile identificazione con le infingarde perversioni della natura umana (l'elemento del crimine, appunto). Sospeso tra poliziesco e apologo morale, tra onirismo e dramma filosofico, tra Borges e Borroughs, il racconto di Von Trier fa continuamente la spola tra il tempo della narrazione (una dimensione psichica di rimozione e recupero del rimosso) e il tempo del racconto (un viaggio kafkiano tra 'interminabili corridoi con il nulla dietro l'angolo' e le orripilanti trasformazioni di una allucinata identità: 'questo mal di testa non mi appartiene!') nel tentativo vieppiù di scoprire le carte di un gioco di rimandi e dove si confondono necessità ed ineluttabilità; tra falsi indizi e prove certe una disperata e ossessiva battuta di caccia tra il fantasma della colpevolezza e l'orrore della rivelazione. Virato sui cromatismi rossastri di una fotografia crepuscolare e afflitto dai facili espedienti di una artificiosa obsolescenza scenografica, è un viaggio cupo e affascinante alle origini del male (un male antropologico più che sociale, psicologico più che culturale) e dove l'incessante echeggiare dei dialoghi scandisce il percorso e segna il limite teorico di una impossibile conoscenza (Harry Grey è mai esistito veramente oppure è solo la patologica emulazione di un'emulazione criminale?). Non ostante le tracce di una sicura impronta autoriale il film di Von Trier pare schiacciato dal peso della cogente ambiguità della materia trattata (troppi temi? troppe citazioni? troppe allusioni?) e segnato dalle incertezze formali di un linguaggio abbozzato e artificioso che misurano la distanza tra la grandezza delle ambizioni ed i limiti della messa in scena. Comunque meritato Grand Prix tecnico al Festival di Cannes 1984.
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noia1
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sabato 26 aprile 2014
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un'indagine in salsa trier
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Un detective rievoca tramite ipnosi una sconvolgente esperienza del passato legata al suo ritorno in Europa dopo tredici anni per risolvere un caso. Il caso riguardava un serial killer che uccideva e mutilava bambine, per scovarlo dovrà immedesimarsi lui stesso nel serial killer, una mossa che lo consumerà e con il passare del tempo il confine tra lui e il serial killer si ridurrà fino quasi all’inesistenza.
Una sola regola: sperimentazione. Quando si ha a che fare con Lars Von Trier non ci si più aspettare qualcosa che non sia sorprendente o spiazzante. Un viaggio in un mondo onirico con personaggi che non stanno né in cielo e nemmeno in terra, ambientazioni frastornanti, protagonisti nevrotici; come al solito capita con i suoi film, Trier cerca di trasmetterci parte delle sue inquietudini e paranoie sfruttando uno stile visionario e che lascia il segno.
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Un detective rievoca tramite ipnosi una sconvolgente esperienza del passato legata al suo ritorno in Europa dopo tredici anni per risolvere un caso. Il caso riguardava un serial killer che uccideva e mutilava bambine, per scovarlo dovrà immedesimarsi lui stesso nel serial killer, una mossa che lo consumerà e con il passare del tempo il confine tra lui e il serial killer si ridurrà fino quasi all’inesistenza.
Una sola regola: sperimentazione. Quando si ha a che fare con Lars Von Trier non ci si più aspettare qualcosa che non sia sorprendente o spiazzante. Un viaggio in un mondo onirico con personaggi che non stanno né in cielo e nemmeno in terra, ambientazioni frastornanti, protagonisti nevrotici; come al solito capita con i suoi film, Trier cerca di trasmetterci parte delle sue inquietudini e paranoie sfruttando uno stile visionario e che lascia il segno.
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