giacomo
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lunedì 4 giugno 2007
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edwood down e il suo fantastico mistero!
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Simpatica commedia degli anni cinquanta straordinariamente interpretata da un giovane James Stewart in splendida forma.
La vicenda racconta di un signore di mezza età, Edwood, che ha come migliore amico un coniglio alto 2 metri che solo lui può vedere e con il quale passa tutta la giornata passeggiando, discorrendo e andando a bere nei bar. Il punto centrale della storia è il rapporto tra Elwood e la sorella la quale è tutta presa nel tentativo di inserire la propria figlia nel giro dell’alta società; il problema è la sua casa è evitata da tutti i nobili locali che non vedono di buon occhio l’eccentricità del fratello. La presenza in casa di Edwood e del suo amico coniglio diventano a tal punto scomode e fastidiose che madre e figlia si convincono a chiedere al proprio avvocato di fiducia di internare il buon uomo in un manicomio.
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Simpatica commedia degli anni cinquanta straordinariamente interpretata da un giovane James Stewart in splendida forma.
La vicenda racconta di un signore di mezza età, Edwood, che ha come migliore amico un coniglio alto 2 metri che solo lui può vedere e con il quale passa tutta la giornata passeggiando, discorrendo e andando a bere nei bar. Il punto centrale della storia è il rapporto tra Elwood e la sorella la quale è tutta presa nel tentativo di inserire la propria figlia nel giro dell’alta società; il problema è la sua casa è evitata da tutti i nobili locali che non vedono di buon occhio l’eccentricità del fratello. La presenza in casa di Edwood e del suo amico coniglio diventano a tal punto scomode e fastidiose che madre e figlia si convincono a chiedere al proprio avvocato di fiducia di internare il buon uomo in un manicomio.
Ciò che più colpisce guardando questo film è il fatto che l’effettiva presenza del coniglio a poco a poco non viene più considerata come una pazzia, ma come una reale possibilità: i vari personaggi infatti nello svolgersi delle vicende vengono colpiti dalla straordinaria umanità di Edwood ogni qual volta si rapportano con lui per cercare di capire chi sia in realtà. Egli ha una capacità di stringere rapporti umani sinceri con tutti fuori dal comune tanto che arriva a conoscere meglio quelli con cui sta parlando di quanto loro stessi facciano; nei dialoghi intrattenuti con i vari personaggi (mirabile quello con i medici che tentano di riportarlo in manicomio) si viene sempre a creare un clima di famigliarità che spinge i vari personaggi a fidarsi ciecamente di lui e a rivelargli i loro desideri più profondi quasi vedessero in lui e nel coniglio che solo lui vede una possibilità di risposta totale ad essi: una possibilità di felicità.
Lo svelarsi della reale presenza del coniglio segue, nella sua semplicità, i passi della pedagogia di rivelazione usata da Cristo nei suoi tre anni di predicazione; Cristo infatti non si presentò agli uomini immediatamente come Dio, ma rivelò la sua vera natura attraverso dei segni, i miracoli, grazie ai quali la sua pretesa di professarsi Figlio di Dio non sembrasse così assurda. La sua visione della vita era umanamente più vera di quella che avevano le persone a cui si rivolgevano; più vera, per meglio dire, più corrispondente: la sua era una visione dell’uomo e della vita che prendeva sul serio tutte le esigenze più profonde del cuore dell’uomo, tutti i suoi desideri, portando una risposta che poteva effettivamente rispondere pienamente a tutti donando una felicità vera.
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panormus
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martedì 19 ottobre 2010
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c'è della logica nella follia
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Elwood è un tranquillo signore celibe sulla quarantina che vive in un piccolo centro degli Usa insieme a sua sorella e sua nipote. Da quando è venuta a mancare sua madre ha cominciato, purtoppo, a bere ma da allora è venuto a conoscenza di un nuovo amico di nome Harvey. Qual'è la piccola particolarità di questo Harvey? E' che è un coniglio bianco, tra il metro e ottanta e i due metri di altezza, che vede soltanto Elwood e col quale vi discute del più e del meno. Questo fatto diventa sempre più un problema per la sorella che per tali motivi non riesce ad accasare la figlia, più che matura d'età e allora la sorella di Elwood prenderà la decisione di affidarlo ad una casa di cura per malati mentali, ma la cosa si rivelerà assai difficile dato un serie di equivoci e fraintendimenti.
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Elwood è un tranquillo signore celibe sulla quarantina che vive in un piccolo centro degli Usa insieme a sua sorella e sua nipote. Da quando è venuta a mancare sua madre ha cominciato, purtoppo, a bere ma da allora è venuto a conoscenza di un nuovo amico di nome Harvey. Qual'è la piccola particolarità di questo Harvey? E' che è un coniglio bianco, tra il metro e ottanta e i due metri di altezza, che vede soltanto Elwood e col quale vi discute del più e del meno. Questo fatto diventa sempre più un problema per la sorella che per tali motivi non riesce ad accasare la figlia, più che matura d'età e allora la sorella di Elwood prenderà la decisione di affidarlo ad una casa di cura per malati mentali, ma la cosa si rivelerà assai difficile dato un serie di equivoci e fraintendimenti. Alla fine l'happy end: la sorella rinuncierà all'interdizione del fratello e la figlia troverà un amore inaspettato.
Una commedia, secondo me, geniale perchè riesce, con l'espediente degli equivoci e del paradosso, a lanciare tra i sorrisi e senza annoiare un messaggio importantissimo che è quello del rispetto, della gentilezza verso il prossimo senza aspettarsi alcun tornaconto, cosa che ormai è diventata talmente inusuale che fa considerare pazzo e anormale chi pratica tale condotta di vita. Personalmente anch'io vorrei una società nella quale tutti potessimo relazionarci tra noi come fa Elwood (un eccellente Stewart che come in altri film dimostra di essere uno dei pochi attori che sa passare con naturalezza da un tipo di ruolo ad un altro) attraverso il nostro Harvey, ovviamente senza essere alcolizzati!
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elgatoloco
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venerdì 3 gennaio 2020
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straordinaria
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Mary Chiase, autrice della pièce teatrlae"Harvey". da cui Heny Koster ha tratto questa pièce, rispettando in pieno l'"ontologia del cinema"di Bazin per quanto riguarda il rapporto teatro-.cinema, ossia non negando anzi esibendo l''origne teatrlae della pièce, con questa commedia, la più rappresentata a Broadway di sempre e che nel 1945 le valse il premio Pulitzer, non è ricordata quasi che per questo testo teatrale(scriptora unae comediae viene da dire, autrice di una sola commedia ossia di una sola importante), ha dato vita a questo successo filmico del 1950, con un James Stewart irresistibile, ma anche con un gruppo di intepreti maschili e femminili in grado di tenergli testa senza problemi, pur lasciandolo"leader"incontrastato.
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Mary Chiase, autrice della pièce teatrlae"Harvey". da cui Heny Koster ha tratto questa pièce, rispettando in pieno l'"ontologia del cinema"di Bazin per quanto riguarda il rapporto teatro-.cinema, ossia non negando anzi esibendo l''origne teatrlae della pièce, con questa commedia, la più rappresentata a Broadway di sempre e che nel 1945 le valse il premio Pulitzer, non è ricordata quasi che per questo testo teatrale(scriptora unae comediae viene da dire, autrice di una sola commedia ossia di una sola importante), ha dato vita a questo successo filmico del 1950, con un James Stewart irresistibile, ma anche con un gruppo di intepreti maschili e femminili in grado di tenergli testa senza problemi, pur lasciandolo"leader"incontrastato... L'uomo"medio", abbastana colto, che vuol presnetare a tutti/e il suo amico Harvey, coniglio(puka, anzi, per la precisione)altissimo, che vede solo lui, è protagonista"folle"di una follia collettiva, che vede gli psichiatri più "matti"dei loro pazienti("Se i no xe mati no li volemo", piccolo capolavoro di Gino Rocca, 1926, vale anche senza conoscere la commedia, ottima peraltro, in quanto può essere uno slogan-chi d'altronde, quando scherza non vuol fare gochi"surreali", schrzare con le parole, "divertirsi"oltre le norme convenzionali? Se non lo vuole è.... un poveretto, per non dire altro...)m dove però, alla fine, si costutuiscono(allora si arrivava subito al matrimonio, altrimenti la cosa era"immorale")due coppie ovviamente di generi diversi e tutto va bene, madama la marchiesa, almeno in apparenza... Esempio di cinena-teatro in qualche modo perfetto, che poi avrebbe avuto un seguito nei e coi musiclas. El Gato
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paolp78
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martedì 31 marzo 2020
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la dolce fuga dalla realtà
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Commedia piacevole e divertente, ma allo stesso tempo profonda e capace di far molto riflettere sulla vita, sul suo significato e sui diversi modi possibili di affrontarla.
Il protagonista è fuggito dalla realtà e dalle responsabilità che questa comporta: ciò lo fa apparire inizialmente come uno squinternato. Tuttavia nel corso del film si riesce a meglio comprenderlo e conoscerlo, fintantoché, nel finale, risulta molto rivalutato.
Il film esprime in modo gradevole il punto di vista di chi ha deciso di vivere la vita in modo alternativo, senza prenderla troppo sul serio.
Ho molto apprezzato la leggerezza narrativa, che riesce a fare provare autentica tenerezza per il protagonista, interpretato da James Stewart.
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Commedia piacevole e divertente, ma allo stesso tempo profonda e capace di far molto riflettere sulla vita, sul suo significato e sui diversi modi possibili di affrontarla.
Il protagonista è fuggito dalla realtà e dalle responsabilità che questa comporta: ciò lo fa apparire inizialmente come uno squinternato. Tuttavia nel corso del film si riesce a meglio comprenderlo e conoscerlo, fintantoché, nel finale, risulta molto rivalutato.
Il film esprime in modo gradevole il punto di vista di chi ha deciso di vivere la vita in modo alternativo, senza prenderla troppo sul serio.
Ho molto apprezzato la leggerezza narrativa, che riesce a fare provare autentica tenerezza per il protagonista, interpretato da James Stewart.
Divertente la trovata del grande coniglio immaginario che segue sempre il protagonista, essendone divenuto l'inseparabile amico.
James Stewart è bravissimo e si conferma sempre molto azzeccato in parti di questo genere. Il monologo di Stewart, nel vicolo fuori dal bar, è toccante e profondo: il grande attore qui riesce davvero ad impressionare con un pezzo d'alta scuola che resta nella memoria. Questo è certamente il punto più serio e riflessivo dell'intera pellicola.
Il resto del film è infarcito di vari momenti divertenti, alcuni anche molto ben riusciti, soprattutto quelli con la sorella del protagonista interpretata Josephine Hull, che ricordo in un'altra commedia piacevolissima "Arsenico e vecchi merletti" del grande Frank Capra.
Si tratta di un film datato, risale al 1950: inevitabilmente questa non attualità viene pagata ed infatti non sempre la pellicola riesce a coivolgere lo spettatore moderno, abituato ad altri contesti e linguaggi.
La pellicola è un po' verbosa, ma la durata contenuta scongiura il rischio noia.
Probabilmente se fosse girato oggi, con le odierne tecniche, il grande coniglio sarebbe mostrato, magari ricorrendo a effetti speciali o alla computer grafica: alllora invece si decise di non rappresentarlo mai in scena, fuorchè in un quadro che lo ritrae in posa abbacciato con James Stewart. Personalmente ho molto apprezzato questa scelta.
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