dandy
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giovedì 7 gennaio 2021
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morrison
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Un progetto fortemente voluto e covato per anni da Stone(che interpreta il professore alla UCLA),che però all'uscita scontentò buona parte dei critici e del pubblico.Ray Manzarek rifiutò di parteciparvi ed accusò pubblicamente il regista di aver distorto ampiamente i fatti(e così pure il resto della band che però appare in brevi cammeo[Krieger nella scena al London Fog e Densmore come tecnico che registra l'ultima incisione di Morrison]).Se è vero che Stone si è attenuto prevalentemente alla propria idea e che certi avvenimenti(come l'episodio in cui Jim chiude Pam in un armadio e poi gli da fuoco)non sono mai accaduti,è innegabilmente trascinante e dirompente il ritratto di una delle incarnazioni più pure e incontenibili di un'epoca nel bene e nel male completamente folle e irripetibile.
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Un progetto fortemente voluto e covato per anni da Stone(che interpreta il professore alla UCLA),che però all'uscita scontentò buona parte dei critici e del pubblico.Ray Manzarek rifiutò di parteciparvi ed accusò pubblicamente il regista di aver distorto ampiamente i fatti(e così pure il resto della band che però appare in brevi cammeo[Krieger nella scena al London Fog e Densmore come tecnico che registra l'ultima incisione di Morrison]).Se è vero che Stone si è attenuto prevalentemente alla propria idea e che certi avvenimenti(come l'episodio in cui Jim chiude Pam in un armadio e poi gli da fuoco)non sono mai accaduti,è innegabilmente trascinante e dirompente il ritratto di una delle incarnazioni più pure e incontenibili di un'epoca nel bene e nel male completamente folle e irripetibile.Il Re Lucertola,il poeta maledetto reinventatosi musicista,lo sciamano magnetico ma anche il ribelle alla famiglia e alla società conformista,lo sperimentatore estremo e troppo fulmineo per chi gli stava intorno,solo nella folla e inevitabilmente votato all'autodistruzione.Colui che portò la musica e la trasgressione a livelli per l'epoca intolerabili.E Val Kilmer incarna benissimo questa iconica figura(tra gli altri erano stati vagliati Tom Cruise,John Travolta,Keanu Reeves,Johnny Depp,Bono Vox e Michael Hutchence)interpretando senza dubbio il suo ruolo della vita,ma anche il suo trampolino di lancio mancato visto il grande insuccesso del film...Entusiasmanti le scene dei concerti con l'esecuzione dei classici "Light my fire","When the music's over","Roadhouse Blues" e naturalmente la storica "The End" suonata al Madison Square Garden dove la celeberrima strofa "mother...i want to...."scatenò la rabbia del gestore e mandò in visibilio il pubblico,e l'esibizione al Dinner Key Auditorium nel'69 dove Morrison fu arrestato per oscenità.Non manca uno sguardo all'elite "controcorrente" del periodo,con apparizioni tra gli altri di Andy Wahrol e Nico.Più banale la descrizione del rapporto tra Morrison e Pam Courson,tra romanticherie,litigi ed eccessi vari,così come le ricorrenti apparizioni degli spiriti indiani che sarebbero penetrati in Morrison quando da bambino in macchina con la famiglia s'imbattè in un incidente stradale che vedeva coinvolti dei nativi.Insomma un film non totalmente riuscito,ma almeno in parte da rivalutare.Le ultime,toccanti sequenze sono girate al cimitero Pèere-Lachaise a Parigi,dovè Morrison morì nel '71.Nella scena del London Fog compare anche Eric Burdon degli Animals.
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67user
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domenica 10 gennaio 2016
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bello, ma sconvolgente
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Il film è indubbiamente ben realizzato: esprime con contenuti e immagini dall'impatto molto forte la vita del leader di questo storico gruppo rock.
Quello che mi sconvolge è invece la vita di Morrison: presupposto che il film la racconti fedelmente (altrimenti il cast avrebbe avuto una pesante condanna per diffamazione aggravata), avevo sentito dire che fosse stato un personaggio alquanto eccentrico e anche della cosiddetta "maledizione dei 27 anni"... ma qui non si parla di maledizione, bensì di un pazzo psicopatico alcolizzato, drogato e chi più ne ha più ne metta che se l'era proprio andata a cercare; francamente non riesco a capire come si possa arrivare al successo vivendo in un modo così smodato e autodistruttivo e mettendosi contro tutti, dai discografici agli impresari di teatri e tv fino agli stessi compagni della band.
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Il film è indubbiamente ben realizzato: esprime con contenuti e immagini dall'impatto molto forte la vita del leader di questo storico gruppo rock.
Quello che mi sconvolge è invece la vita di Morrison: presupposto che il film la racconti fedelmente (altrimenti il cast avrebbe avuto una pesante condanna per diffamazione aggravata), avevo sentito dire che fosse stato un personaggio alquanto eccentrico e anche della cosiddetta "maledizione dei 27 anni"... ma qui non si parla di maledizione, bensì di un pazzo psicopatico alcolizzato, drogato e chi più ne ha più ne metta che se l'era proprio andata a cercare; francamente non riesco a capire come si possa arrivare al successo vivendo in un modo così smodato e autodistruttivo e mettendosi contro tutti, dai discografici agli impresari di teatri e tv fino agli stessi compagni della band. D'accordo: c'è il motto onnipresente di "sesso, droga e rock'n'roll", ma qui si parla di straeccessi in grado di far impallidire anche i "black block" e compagnia.
Il film, ripeto, è fatto bene, ma forse un pò di censura non avrebbe fatto poi male, lo consiglio solo a chi ha lo stomaco decisamente forte. Quanto alle canzoni dei Doors, fonora non mi ero mai curato di ascoltarle... ma ora le ho messe proprio al bando.
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aristoteles
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sabato 29 agosto 2015
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stasera ci facciamo un acido ????
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Un grande plauso a Val Kilmer che sfodera una grande interpretazione e somiglia tantissimo a Morrison,non vedo sinceramente chi avrebbe potuto sostituirlo in questo ruolo.
Stone dunque ,indovina il protagonista ma per il resto non mi sembra che abbia fatto un grande lavoro.
La prima parte del film sembra mirare a un prodotto più introspettivo e ricercato sull'animo del povero Jim,tuttavia in seguito c'è un solo tema ricorrente :droga,droga,droga.
Morrison,Pam e tutta la combriccola al seguito vengono dipinti come una simpatica tribù di fattoni.
Ora che la droga abbia avuto un ruolo fondamentale nella vita dell'artista e dei gruppi rock di quella generazione non c'è dubbio, ma sicuramente si poteva offrire un prodotto più complesso nell'introspezione dei personaggi.
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Un grande plauso a Val Kilmer che sfodera una grande interpretazione e somiglia tantissimo a Morrison,non vedo sinceramente chi avrebbe potuto sostituirlo in questo ruolo.
Stone dunque ,indovina il protagonista ma per il resto non mi sembra che abbia fatto un grande lavoro.
La prima parte del film sembra mirare a un prodotto più introspettivo e ricercato sull'animo del povero Jim,tuttavia in seguito c'è un solo tema ricorrente :droga,droga,droga.
Morrison,Pam e tutta la combriccola al seguito vengono dipinti come una simpatica tribù di fattoni.
Ora che la droga abbia avuto un ruolo fondamentale nella vita dell'artista e dei gruppi rock di quella generazione non c'è dubbio, ma sicuramente si poteva offrire un prodotto più complesso nell'introspezione dei personaggi.
Anche perchè il film è dedicato ai Doors,non alla singola vita di Jim Morrison, anche se ovviamente era lui che sosteneva la baracca.
La colonna sonora è ovviamente costituita dalle canzoni del gruppo e quindi eccellente.
Appena sufficiente invece,per me, il film.
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fabio1957
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lunedì 29 giugno 2015
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onirico
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Pur essendo un'opera importante di Oliver Stone,si fatica a credere che Jim Morrison e i Doors fossero realmente così.Ovviamente non ci sono indizi per saperlo,tuttavia il film sembra attraversato da un'onda psichedelica, che lo rende più simile a un trip d'acido, che alla storia di un musicista, tanto geniale, quanto sregolato e sfortunato .Indubbiamente è facile pensare che tutta la vita di jim, fosse pervasa e guidata dalle droghe che lui abitualmente assumeva,ma il film sembra veramente un lungo sballo.Il regista ancora una volta vuole a tutti i costi estremizzare e denfatizzare i suoi personaggi, rendendoli però, in questo modo,poco credibili.
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Pur essendo un'opera importante di Oliver Stone,si fatica a credere che Jim Morrison e i Doors fossero realmente così.Ovviamente non ci sono indizi per saperlo,tuttavia il film sembra attraversato da un'onda psichedelica, che lo rende più simile a un trip d'acido, che alla storia di un musicista, tanto geniale, quanto sregolato e sfortunato .Indubbiamente è facile pensare che tutta la vita di jim, fosse pervasa e guidata dalle droghe che lui abitualmente assumeva,ma il film sembra veramente un lungo sballo.Il regista ancora una volta vuole a tutti i costi estremizzare e denfatizzare i suoi personaggi, rendendoli però, in questo modo,poco credibili.
Onirico
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byrne
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sabato 17 agosto 2013
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non ci siamo affatto
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Stone sa fare cinema. Anche chi non lo ama, come il sottoscritto, non può non ammetterlo. E questo biopic è diretto con la mano precisa del cineasta d'esperienza. Caleidoscopico, spettacolare, vario nella messa in scena, nelle scelte cromatiche. Kilmer calato fino all'ossessione nella sua parte, più alcuni altri buoni attori che non si tradiscono. Musicalmente ricco, e ci mancherebbe altro. Ma porta sullo schermo un volto torvo, ghignante, spogliato di tutte le sfumature meno mitizzabili e più difficili. E ce n'erano tante, in una delle personalità più profonde e fraintese del '900 non solo musicale. Acutezza, mentre qui si vede solo ebrezza.
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Stone sa fare cinema. Anche chi non lo ama, come il sottoscritto, non può non ammetterlo. E questo biopic è diretto con la mano precisa del cineasta d'esperienza. Caleidoscopico, spettacolare, vario nella messa in scena, nelle scelte cromatiche. Kilmer calato fino all'ossessione nella sua parte, più alcuni altri buoni attori che non si tradiscono. Musicalmente ricco, e ci mancherebbe altro. Ma porta sullo schermo un volto torvo, ghignante, spogliato di tutte le sfumature meno mitizzabili e più difficili. E ce n'erano tante, in una delle personalità più profonde e fraintese del '900 non solo musicale. Acutezza, mentre qui si vede solo ebrezza. Ironia, qui sostituita a spizzichi e bocconi da un pessimo sarcasmo. Dicotomia tra l'artista visionario e l'icona pop. Ma si potrebbe continuare a lungo. Da appassionato di cinema, forse tre stelle gliele avrei anche concesse. A malapena, viste le lungaggini della seconda parte, ma in definitiva si. Da persona che pensa al cinema non solo come a bieco intrattenimento, decisamente no. Non parliamo dell'appassionato di musica, perchè rischierei di sembrare partigiano e questo sguardo non mi compete qui. A tal proposito, ci si informi autonomamente sull'opinione di Ray Manzarek, tastierista della band che è stata tra le grandi crociate intellettuali dello scorso secolo.
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mauro
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domenica 20 gennaio 2013
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quello che sapevamo di jim più qualche invenzione
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Comincio col dividere subito il film da quello che si sia proposto di fare Stone, perchè non è detto che mancando parzialmente il bersaglio, non si possa comunque fare qualcosa di buono. Il film è bello, a tratti un video musicale vero e proprio, è da apprezzare lo sforzo emulativo e di ricostruzione del periodo, dei protagonisti reali nei loro tratti somatici, un po' troppo onirico e in "acido", però è chiaro che sia più sensazionale enfatizzare la parte bella del viaggio, rispetto a quella dove gli effetti passano. Dove manca il bersaglio? Lo manca non dicendoci nulla di nuovo, qualcosa che noi appassionati dei Doors non sapessimo.
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Comincio col dividere subito il film da quello che si sia proposto di fare Stone, perchè non è detto che mancando parzialmente il bersaglio, non si possa comunque fare qualcosa di buono. Il film è bello, a tratti un video musicale vero e proprio, è da apprezzare lo sforzo emulativo e di ricostruzione del periodo, dei protagonisti reali nei loro tratti somatici, un po' troppo onirico e in "acido", però è chiaro che sia più sensazionale enfatizzare la parte bella del viaggio, rispetto a quella dove gli effetti passano. Dove manca il bersaglio? Lo manca non dicendoci nulla di nuovo, qualcosa che noi appassionati dei Doors non sapessimo. A mio avviso è stato snobbato e le recriminazioni di qualcuno dei protagonisti reali circa gli avvenimenti ricostruiti nel film mi dà ragione, proprio da coloro che avrebbero potuto dire qualcosa in più. Ci sono alcuni avvenimenti e dialoghi che non sono stati confermati da nessuna biografia, nè da chi era presente, insomma c'è anche parecchia invenzione. Anche a mio avviso, come succede sempre, il film continua un processo sterile tra accusa e difesa, su Jim Morrison e sul rapporto con gli altri elementi del gruppo. Chi sia il traditore, se Jim sia stato i Doors, oppure, se non sarebbe stato nulla senza di loro, oltre il solito bigottismo sulla scelta personale di un uomo anche di auto distruggersi. Penso che importi poco stabilire queste cose, come forse importa altrettanto meno ricostruire esattamente la vicenda dei Doors, credo che nemmeno loro si ricordino i particolari ed un bel po' di segreti se li porteranno con loro, questo è certo. Il limite del film è proprio la sua presunzione di fare qualcosa d'impossibile. Bello ed affascinante l'omaggio ad uno dei gruppi più magnetici della storia, ma si ferma lì. Protagonisti tutti molto bravi, ed il film nel su aspetto formale è impeccabile. Non ci presenta la vita dei Doors in forma verosimile, più che altro è l'immaginario ripulito degli aspetti più crudi e realistici che l'avrebbero senza dubbio reso molto più tetro ed angosciante.
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giu/da(g)
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domenica 12 giugno 2011
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nonostante tutto
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Nel silenzio di uno studio di registrazione Jim Morrison (Val Kilmer) racconta la propria "nascita, vita e morte", introducendo i versi tratti da An american prayer. Nei suoi film Stone punta spesso a denunciare qualcosa e The Doors non è esente: si capisce come la musica ribelle alla fine venga fagocitata, masticata e digerita dal sistema del mercato (lo spot pubblicitario con Light my fire), per cui i miti anticonformisti finiscono per diventare marionette; e poi, d'altro canto, la scelta di rappresentare un Jim Morrison troppo romanzato, eccessivo, psicolabile, è senz'altro provocatoria per accenturare le contraddizioni del personaggio, ma scade spesso nel sulfureo.
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Nel silenzio di uno studio di registrazione Jim Morrison (Val Kilmer) racconta la propria "nascita, vita e morte", introducendo i versi tratti da An american prayer. Nei suoi film Stone punta spesso a denunciare qualcosa e The Doors non è esente: si capisce come la musica ribelle alla fine venga fagocitata, masticata e digerita dal sistema del mercato (lo spot pubblicitario con Light my fire), per cui i miti anticonformisti finiscono per diventare marionette; e poi, d'altro canto, la scelta di rappresentare un Jim Morrison troppo romanzato, eccessivo, psicolabile, è senz'altro provocatoria per accenturare le contraddizioni del personaggio, ma scade spesso nel sulfureo. Non è un caso che Ray Manzarek si sia espresso duramente nei confronti di Stone, accusandolo di rappresentare Jim come un pazzo ubriacone. Effettivamente non si può dargli torto, ma è un giudizio che va girato ai fan dei Doors. Detto questo, nonostante gli eccessi romanzeschi ed alcune cadute di stile (il solito Carmina Burana usato per le scene esoteriche), il film dipinge bene l'America colorata, folle ed inquietante del tempo, sempre a metà fra il sogno ed il dormiveglia scorre velocemente combinando bene la trama con la colonna sonora fino ad un bel finale emozionante.
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sirio
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venerdì 20 maggio 2011
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un commento per procura - parte ii
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Ecco la seconda parte della recensione di GIANFI
... E Jim Morrison era proprio questo, il divo adorato dalle masse, che godeva di un potere e di una influenza enorme sulle persone; questo concetto è ben esplicitato dalla frase di una fotografa nel film che dice “La macchina fotografica può essere tutto quello che vuoi, Jim: una donna da sedurre, un uomo che vuoi uccidere. Tutto quello che vuoi. [...] Hai idea del potenziale di queste foto? Una sola immagine controlla milioni di persone”.Ma nel suo essere amato da tutti, come spesso capita in questi casi, era in realtà solo. A questa solitudine viene rapidamente “in aiuto” prima la droga e poi l’alcol.
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Ecco la seconda parte della recensione di GIANFI
... E Jim Morrison era proprio questo, il divo adorato dalle masse, che godeva di un potere e di una influenza enorme sulle persone; questo concetto è ben esplicitato dalla frase di una fotografa nel film che dice “La macchina fotografica può essere tutto quello che vuoi, Jim: una donna da sedurre, un uomo che vuoi uccidere. Tutto quello che vuoi. [...] Hai idea del potenziale di queste foto? Una sola immagine controlla milioni di persone”.Ma nel suo essere amato da tutti, come spesso capita in questi casi, era in realtà solo. A questa solitudine viene rapidamente “in aiuto” prima la droga e poi l’alcol. Che da strumenti “classici” per trarre ispirazione e forza diventano sempre di più un morbo che mangiano Jim dall’interno allontanandolo sempre di più dal mondo.Per concludere, posso dire che l’ho considerato un ottimo film, soprattutto ben calato nell’atmosfera torbida e densa dell’America degli anni 60 che ha fatto da “ventre” per la nascita dello storico gruppo dei Doors. Si percepisce tutto, le passioni, la tensione, la disperazione e la ricerca di un posto e di una identità in un mondo che non te la vuole dare. Ed allora è li che devi imbracciare la chitarra, acchiappare il microfono e cominciare a farti sentire.
Gianfi
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sirio
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venerdì 20 maggio 2011
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un commento per procura - parte i
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Inserisco molto volentieri una recensione di GIANFI, mio allievo, sul film.
Sirio
“This is the end, my only friend the end”, questa frase tratta dall’omonima canzone dei Doors, è forse la più significativa e riassuntiva di tutto il gruppo, il cantante, il film e le sue tematiche. Nel film assistiamo a un giovane Jim Morrison, studente di cinematografia, appassionato di poesia e filosofia che nel pieno degli anni 60 sulla spiaggia californiana di Venice decide di dare una svolta alla sua vita e uno scossone al mondo. Lui con un gruppo di tre amici fondano la band dei doors. Comincia a scrivere canzoni dove celebra la morte,la paura e l’eros, la libertà e la ribellione. Il gruppo comincia a scioccare il pubblico di Los Angeles con i suoi primi concerti al Whisky a Go Go su Sunset Boulevard.
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Inserisco molto volentieri una recensione di GIANFI, mio allievo, sul film.
Sirio
“This is the end, my only friend the end”, questa frase tratta dall’omonima canzone dei Doors, è forse la più significativa e riassuntiva di tutto il gruppo, il cantante, il film e le sue tematiche. Nel film assistiamo a un giovane Jim Morrison, studente di cinematografia, appassionato di poesia e filosofia che nel pieno degli anni 60 sulla spiaggia californiana di Venice decide di dare una svolta alla sua vita e uno scossone al mondo. Lui con un gruppo di tre amici fondano la band dei doors. Comincia a scrivere canzoni dove celebra la morte,la paura e l’eros, la libertà e la ribellione. Il gruppo comincia a scioccare il pubblico di Los Angeles con i suoi primi concerti al Whisky a Go Go su Sunset Boulevard. Comincia una scalata fino ai vertici del successo con tutte le sfrenatezze ed eccessi dell’epoca, donne, alcol e naturalmente droga. Elementi che nel film diventano di spicco e si legano indissolubilmente con il protagonista, fino a trascinarlo ad una prematura morte a soli 27 anni. Una morte che però possiamo considerare in linea con il personaggio, qualcosa che lui stesso ha cantato e “corteggiato” nelle sue canzoni e che come un buco nero ha attratto la sua vita fino a stritolarla nelle sue spire, in un unico continuo moto allucinante verso la fine. Morrison era affascinato dalla morte, dalla fine, dal limbo dalla quale ci separava. Nel film questa pulsione verso la fine è spiegata da un incidente automobilistico al quale Jim ha assistito da piccolo. In macchina vede dal finestrino il corpo di un vecchio indiano morente, questa immagine lo colpirà molto, tanto che comincerà a credere di essere la reincarnazione di quel vecchio sciamano. Fatto sta che questo senso lugubre e mistico ritorna tutto nelle sue canzoni. La sua musica psichedelica perennemente tormentata dai ritmi accesi ma dai contenuti lugubri o addirittura scandalosi ( uccidi il padre e violenta la madre dice i una delle sue prime canzoni). Indipendentemente dai gusti musicali e dalle proprie opinioni personali che un personaggio come lui può suscitare in noi dobbiamo ammettere che nella sua follia era anche un genio. Un genio musicale e un genio dell’eccesso in un mix esplosivo che lo ha portato là dove è arrivato e lo ha ucciso come lo ha ucciso. Già l’eccesso … la droga, la libertà, la morte, tutte cose che lui ha cantato. Ma perché lo ha fatto? Perché si è fatto portatore di questi ideali fino alla morte? Per capirlo dobbiamo vedere il suo mondo, l’America in subbuglio degli anni sessanta che fa da sfondo attivo nel film. Un’America troppo stretta e troppo severa per la nuova generazione che tenta di sfogarsi con atteggiamenti trasgressivi. I modi sono numerosi, c’è la l’alcol, la droga, ma unire tutto questo in un nuovo gruppo sociale c’è la musica, La musica è il filo conduttore, colei che alimenta ed è alimentata da tutta questa spirale, e chi la possiede e la controlla è il divo.
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bella earl!
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giovedì 21 aprile 2011
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le vicende di jim non appassionano quanto credevo
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Sono veramente mortificato nel dover dare un voto così basso alla biografia di una delle persone che trovo più carismatiche della storia. La storia dei Doors (ma soprattutto di Jim Morrison) non appassiona come dovrebbe. Complice, forse, l'utilizzo un po' "ubriaco" delle telecamere in continuo movimento ma forse è proprio ciò che caratterizza il film e la musica dei Doors. Ascoltare i Doors è come, in una qualche lontanissima parentela, raggiungere la pace interiore. Guardare questo film (nonostante sia supportato da una grandissima interpretazione di Val Kilmer) è annoiarsi a seguire delle vicende che possono essere molto interessanti.
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Sono veramente mortificato nel dover dare un voto così basso alla biografia di una delle persone che trovo più carismatiche della storia. La storia dei Doors (ma soprattutto di Jim Morrison) non appassiona come dovrebbe. Complice, forse, l'utilizzo un po' "ubriaco" delle telecamere in continuo movimento ma forse è proprio ciò che caratterizza il film e la musica dei Doors. Ascoltare i Doors è come, in una qualche lontanissima parentela, raggiungere la pace interiore. Guardare questo film (nonostante sia supportato da una grandissima interpretazione di Val Kilmer) è annoiarsi a seguire delle vicende che possono essere molto interessanti.
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