giulio andreetta
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giovedì 30 luglio 2020
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rifacimento del capolavoro di tarkovskij
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Un film che sicuramente non ha le ambizioni artistiche della prima versione, quella del capolavoro di Andrej Tarkovskij, e purtuttavia riesce nel difficile compito di presentare un rifacimento che non annoia, e che, anche in virtù della sua brevità rispetto all'originale, riesce a mantenere più o meno viva la tensione dello spettatore. Gli attori si impegnano al massimo livello, e c'è da dire che il ruolo del protagonista, assegnato a George Clooney, sembra essere interpretato con molta scioltezza e bravura da quest'ultimo, anche grazie ad una fisiognomica estremamente adatta al personaggio. La donna che interpreta il miraggio della moglie scomparsa, Natascha McElhone, è la personificazione di un fascino senza tempo, e di una bellezza che potrebbe appartenere ad uno dei quadri di Vermeer.
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Un film che sicuramente non ha le ambizioni artistiche della prima versione, quella del capolavoro di Andrej Tarkovskij, e purtuttavia riesce nel difficile compito di presentare un rifacimento che non annoia, e che, anche in virtù della sua brevità rispetto all'originale, riesce a mantenere più o meno viva la tensione dello spettatore. Gli attori si impegnano al massimo livello, e c'è da dire che il ruolo del protagonista, assegnato a George Clooney, sembra essere interpretato con molta scioltezza e bravura da quest'ultimo, anche grazie ad una fisiognomica estremamente adatta al personaggio. La donna che interpreta il miraggio della moglie scomparsa, Natascha McElhone, è la personificazione di un fascino senza tempo, e di una bellezza che potrebbe appartenere ad uno dei quadri di Vermeer. Gli effetti speciali sono pure soddisfacenti, ed in media risultano ben congegnati, bellissimi poi i colori cangianti che ritraggono il pianeta. In conclusione, considerata la buona qualità tecnico-esecutiva, la saggia decisione di essere più sintetici rispetto all'originale, alcuni effetti speciali ben curati e una scenografia di tutto rispetto, il film probabilmente non riuscirà sgradito nemmeno a coloro che conoscono il capolavoro del regista russo. 3 Stelline.
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wathan
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giovedì 20 febbraio 2020
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prima guardatevi l'originale.
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Di solito sono restio alla visione di certi remake, ma spinto dalla curiosità ho trasgredito ai miei principi. Il risultato però è stato più che soddisfacente, mi sono ritrovato fra le mani un buon film che merita di essere analizzato con attenzione.
Il finale si differenziata dal film originale russo, questo gioca un punto a favore alla pellicola americana. A me è piaciuto, ovviamente se siete interessati guardatevi prima il capolavoro di Tarkovskij.
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alessandro17
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giovedì 19 luglio 2018
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noioso e cerebrale
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Film noioso, interminable cerebrale ... Non sono riuscito a guardarlo tutto senza saltare. Per chi come me è abituato alla fantascienza classica, dal Pianeta Proibito a tutte le serie e i film di Star Trek, questo film è proprio inguardabile. Per fortuna lo avevo come parte del mio abbonamento Netflix
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mr.magoo
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venerdì 12 maggio 2017
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amore spaziale
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Ci sono indubbiamente degli elementi interessanti.
L'ambientazione di ottima fattura,l'atmosfera cupa al punto giusto,una profonda storia d'amore e dialoghi spesso forbiti.
Aggiungerei che non è il solito film di fantascienza pieno di battaglie intergalattiche e che il finale non mi è dispiaciuto affatto.
Purtroppo, con rammarico,non si può certo affermare che manchino momenti di una noia quasi imbarazzante,sopratutto nella parte centrale della pellicola.
Il ritmo è soporifero come se ci volesse affidare a lunghi momenti di riflessione ma senza lo spessore necessario.
Una sorta di versione beta di "Odissea nello spazio" poco riuscita,per intenderci.
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Ci sono indubbiamente degli elementi interessanti.
L'ambientazione di ottima fattura,l'atmosfera cupa al punto giusto,una profonda storia d'amore e dialoghi spesso forbiti.
Aggiungerei che non è il solito film di fantascienza pieno di battaglie intergalattiche e che il finale non mi è dispiaciuto affatto.
Purtroppo, con rammarico,non si può certo affermare che manchino momenti di una noia quasi imbarazzante,sopratutto nella parte centrale della pellicola.
Il ritmo è soporifero come se ci volesse affidare a lunghi momenti di riflessione ma senza lo spessore necessario.
Una sorta di versione beta di "Odissea nello spazio" poco riuscita,per intenderci.
A supporto di questa tesi una colonna sonora estremamente pesante e poco digeribile.
Buone le prove del Cast in un prodotto che alla fine dei conti mi ha lasciato con un senso di insoddisfazione.
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andrea alesci
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martedì 27 settembre 2016
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le occulte investigazioni della mente
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“Noi non vogliamo altri mondi. Vogliamo degli specchi”, dice il dottor Gibarian (Ulrich Tukur) in una registrazione video. Siamo su un’astronave che gravita nell’orbita di Solaris, un pianeta apparentemente in grado di leggere le menti delle persone, con un equipaggio decimato dalla misteriosa situazione venuta a crearsi e che proprio Gibarian ha voluto districare chiamando a risolverla il vecchio amico psicologo Chris Kelvin (George Clooney).
Steven Soderbergh rivede il sommo film girato nel 1972 da Andrej Tarkovskij – e ispirato al romanzo di Stanislaw Lem –, liberandolo dalla ponderosità di una trattazione che letteralmente spremeva le menti dei suoi spettatori. Trent’anni dopo, aleggia comunque quell’atmosfera di sospesa confusione degli eventi che accalappia piano piano lo sguardo mentre i pochi personaggi si avvicendano in scena.
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“Noi non vogliamo altri mondi. Vogliamo degli specchi”, dice il dottor Gibarian (Ulrich Tukur) in una registrazione video. Siamo su un’astronave che gravita nell’orbita di Solaris, un pianeta apparentemente in grado di leggere le menti delle persone, con un equipaggio decimato dalla misteriosa situazione venuta a crearsi e che proprio Gibarian ha voluto districare chiamando a risolverla il vecchio amico psicologo Chris Kelvin (George Clooney).
Steven Soderbergh rivede il sommo film girato nel 1972 da Andrej Tarkovskij – e ispirato al romanzo di Stanislaw Lem –, liberandolo dalla ponderosità di una trattazione che letteralmente spremeva le menti dei suoi spettatori. Trent’anni dopo, aleggia comunque quell’atmosfera di sospesa confusione degli eventi che accalappia piano piano lo sguardo mentre i pochi personaggi si avvicendano in scena.
E sono vibrazioni, sbuffi, suoni di sottofondo e silenzi a infilarsi come aria nelle fessure di una parete, sigillandoci all’interno di una navicella insieme ai pensieri di chi vi è rimasto a vivere una situazione quasi indescrivibile. Una lotta contro se stessi giacché i visitatori che si palesano a ciascun componente dell’equipaggio altro non sono che i desideri repressi dei loro inconsci.
Siamo in un luogo dove i ricordi si confondono con la realtà, materializzandosi nella forma decisa da ogni mente come superficie riflettente della stessa mente che li concepisce, nella forma che decide di rivedere. Così, si palesa il visitatore di Chris Kelvin: la scarna figura della moglie Rheya (Natascha McElhone), un corpo in carne e ossa che torna dal passato e comincia a scavare nella mente di Chris, spalmando come una bruma inafferrabile anche su di noi il senso pesante di un’indecisione d’identità, aggrappata a ricordi che non ricorda d’aver vissuto.
Tutto si confonde come in un mare notturno, tutto è indistinto mentre scivoliamo fra le inquadrature perfette di Soderbergh sul corpo sudato di Chris, nei ricordi di una vita transitata, nelle parole sussurrate dalla moglie-copia, fra le aspre sinuosità della colonna sonora di Cliff Martinez. Le immagini si mischiano come riflesso dei piani temporali e i visitatori prendono coscienza di non essere umani, ma al medesimo tempo nulla sanno in più dei rispettivi doppi umani.
Procediamo in un vaporoso clima di domande irrisolte, attorno a un pianeta Solaris che sembra volere che gli uomini sulla navicella accettino le manifestazioni del proprio ego. Un pianeta senziente che alla fine Chris e Gordon (Viola Davis) riescono a lasciare, abbandonandovi quello che credevano essere Snow (Jeremy Davies) e non il suo consapevole-omicida visitatore.
E alla fine, la (apparente) ricomposizione dell’ordine sulla Terra è il rovescio di un tempo che ha cancellato gli errori nella confusione mentale di Chris, che ha assorbito noi davanti allo schermo in un luogo che ha la consistenza della melassa, dove i ricordi si fondono alla realtà per creare un’eterea proiezione dell’altrove. Soderbergh si concentra sul legame Chris-Rheya come esempio dell’intera architettura, e nel tenero abbraccio finale dei due si compie l’ineffabile gioco di Solaris, di una realtà dove non ci sono risposte, soltanto scelte. Da prendere seguendo il flusso, “assecondando la vita con i milioni di gesti che ogni giorno definiscono la vita sulla Terra”.
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aristoteles
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sabato 30 luglio 2016
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amore nello spazio
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Solaris: il pianeta dei sogni o meglio degli incubi.
Di fantascientifico non c'e moltissimo,piuttosto il nucleo del film si concentra su una storia d'amore spezzata nella vita reale.
George e Natasha offrono una buona prova,purtroppo i dialoghi sono lentessimi,melensi e struggenti fino all'inverosimile e stancano abbastanza velocemente.
Nonostante le incantevoli scene del nuovo mondo,la noia ha preso il sopravvento su stupore o coinvolgimento.
Il finale offre qualche spunto più ma definirlo bizzarro è il minimo.
Non rimarrà nella storia del cinema.
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devius
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giovedì 12 novembre 2015
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piatto sentimentalismo.
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Un film che pare promettere molto bene nei primi 15 minuti per poi lasciare cadere inesorabilmente qualsiasi speranza nei successivi settantacinque.
Questo film dovrebbe in primo luogo essere classificato tra i drammatici o romantici, non di certo tra i fantascientifici, dato che di fantascientifico c'è solo il flop.
L'ambientazione futuristica è solo uno sfondo, non lasciatevi ingannare.
Sento di aver perso 98 minuti della mia vita che nessuno mi restituirà per assistere a dialoghi privi di consistenza, una storia d'amore quanto mai banale, e personaggi stereotipati.
Davvero sconsigliato.
Sarà necessaria un'ulteriore visione di Punto di Non Ritorno per riprendermi dallo shock ed assaporare l'atmosfera che Solaris in principio prometteva di creare.
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kondor17
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mercoledì 23 aprile 2014
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affascinante e coinvolgente
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Premetto una cosa: ho letto il libro di Lem e visto il film di Tarkovskij più di trent'anni fa. Un paragone col film russo è oggi improponibile, anche se sembra che lo scrittore polacco, spentosi nel 2006 ad 85 anni, abbia apprezzato più il secondo film del primo, in quanto meglio ha reso il significato intimo del libro. Parlare di remake di un film è quindi secondo me fuori luogo. Nuova trasposizione piuttosto. E molto valida.
La storia ormai la conoscono quasi tutti. Solaris è il pianeta vivo e informe, capace di emulare ed assumere le forme di oggetti inanimati e di "creare" cloni umani, generati dai nostri stessi sogni/ricordi, non solo apparentemente identici alle persone scomparse o sognate, ma anche dotati di poteri autorigenerativi dovuti alle particelle neutriniche di cui sono composti.
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Premetto una cosa: ho letto il libro di Lem e visto il film di Tarkovskij più di trent'anni fa. Un paragone col film russo è oggi improponibile, anche se sembra che lo scrittore polacco, spentosi nel 2006 ad 85 anni, abbia apprezzato più il secondo film del primo, in quanto meglio ha reso il significato intimo del libro. Parlare di remake di un film è quindi secondo me fuori luogo. Nuova trasposizione piuttosto. E molto valida.
La storia ormai la conoscono quasi tutti. Solaris è il pianeta vivo e informe, capace di emulare ed assumere le forme di oggetti inanimati e di "creare" cloni umani, generati dai nostri stessi sogni/ricordi, non solo apparentemente identici alle persone scomparse o sognate, ma anche dotati di poteri autorigenerativi dovuti alle particelle neutriniche di cui sono composti. Una stazione orbitante attorno al pianeta da anni cerca di studiarne comportamenti ed aspetti psico-fisici. Il team di scienziati è composto dal capitano Gordon, dallo scienziato disabile Shaw e da Gibarian, che, prima di suicidarsi, registra ed invia a Chris-Clooney (psicologo) un messaggio registrato che lo prega di ritornare sulla stazione perchè succedono (ancora) cose inspiegabili e che tutta la missione e l'equipaggio sono a rischio. Suo malgrado, quindi, Chris decide di tornare lassù, ben sapendo che la moglie suicida, Rheya, sarebbe potuta riapparire e che questa volta avrebbe dovuto darle delle spiegazioni. Giunto a destino, Chris, si trova subito di fronte al cadavere di Gibarian e si chiede e chiede in giro, senza risposta, il perchè. Gordon non permette a nessuno di entrare in camera sua e tracce di sangue sono presenti dappertutto. Il mistero si infittisce e Chris si ritrova subito in camera la moglie Rheya (Natasha McElhone) che dimostra di ricordare molto bene la vita terrena, quella originale, ma non la precedente apparizione sull'astronave, che invece Chris non può dimenticare. Dopo una notte d'amore tra i due, Chris decide quindi di consultarsi con Gordon sul da farsi, cioè se portare o meno Rheya con sè. Da questo momento in poi la vicenda assume sviluppi imprevedibili, Rheyna tenta di nuovo il suicidio, ma in maniera "terrena" e Gordon decide di dar subito avvio alla procedura di rientro. Elimina quindi gli androidi, scatenando però in tal modo la difesa e la reazione di Solaris e regalandoci un finale assolutamente da vedere. Se ti si rimargina subito una ferita, sai da dove vieni.
Nel mondo dei sogni e dei ricordi, non solo di Lem, le persone non muoiono mai. Puoi bombardare la mente di atomi, puoi anche sottoporre la macchina pensante a trucide pratiche di laboratorio, ma il buco generato prima o poi si riempie ed i ricordi riaffiorano, ridelineandosi. Quell'oblivion (e l'accenno al film è d'obbligo) non è perenne e la persona miracolosamente continua a ricrearsi, nella nosta mente, in Solars, nella sua forma più bella, pura, originale. E ci fa compagnia, per sempre.
Ottimo il montaggio e la regia di Soderbergh nel rendere il formarsi di tali esseri partendo da una dissolvenza all'incontrario, con contorni cioè che diventano via via sempre più nitidi. Film intenso ed intimo, ed alla fine anche romantico, godibilissimo dall'inizio alla fine. Ottima la musica. 7 su 10.
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aldolg
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venerdì 25 ottobre 2013
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da vedere
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Remake del precedente Solaris del 1972 ne paga qualcosa in termini di paragone. Ma l'omonimo romanzo da cui è tratto è talmente intrigante che qualche piccola variazione sul tema si perdona. E' una fantascienza che lascia il segno e pone dubbi. La facilità di lettura del remake è positiva e questa è una novità da non sottovalutare. L'argomento trattato del resto sfugge a qualunque comprensione "umana". Da non perdere. TEMATICA: Mondi alieni.
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lacice
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venerdì 28 ottobre 2011
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lento.
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Film lento, per quanto sia apprezzabile come rifacimento.Non lo riguarderei.
Se non fosse così lento l'avrei di certo apprezzato.
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