diskol88
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sabato 19 dicembre 2015
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coi debiti fondiamo tante cose...
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coi debiti fondiamo tante cose e chiunque sarebbe un maestro,cmq,
per dirne una non è possibile accomunare il nome di ambrosoli a
quello di vantaggiato ecc ecc, anche per evidenzoare le varie
sfacettature del paese e dei cittadini che lo contengono...,
sembrava dire ambrosoli, quello che tentante di fare è un
gesto tutte le volte da ombre oltre che di poco divertimento...,
e poi, queste sono storie di elevata finanza ove sembrano
accadere cose losche e inspiegabili, che però spesso
sembrano derivare da fonti attendibili, il film è costruito
con paziente veritirità comprese qualche spiacevole
avvicendarsi.
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coi debiti fondiamo tante cose e chiunque sarebbe un maestro,cmq,
per dirne una non è possibile accomunare il nome di ambrosoli a
quello di vantaggiato ecc ecc, anche per evidenzoare le varie
sfacettature del paese e dei cittadini che lo contengono...,
sembrava dire ambrosoli, quello che tentante di fare è un
gesto tutte le volte da ombre oltre che di poco divertimento...,
e poi, queste sono storie di elevata finanza ove sembrano
accadere cose losche e inspiegabili, che però spesso
sembrano derivare da fonti attendibili, il film è costruito
con paziente veritirità comprese qualche spiacevole
avvicendarsi... di ruoli e di qustioni numeriche, colpendo anche
quagli ignoti trafficanti, con qualche documento storico
e diverse conparse reali, forse se ricordiamo bene anche
le vicende di calvi, con qualche
servizio del tg1 suicidatosi, per quastioni non troppo chiare,
e che spesso... sembrano accadere, in tali questioni,
invece del tg5 non sembra comparire alcuna cosa
riconducibile a tali questioni se ricordiamo altrettanto bene,
le sotrie sembrano vere e di disdicevole natura, a
pagare futile dirlo è quel comportamento
scellerato di persone che trovandosi nelle istituzioni
fanno cose di gravità assoluta e che non comportano
ne recano alcun beneficio neanche numerico al cittadino
canonizzato nello svolgere le loro mansioni, un buon film onesto
e di gusto non solito ne preveibile del cinema artistico, al quale
capirai 4,5 stelle tele giornalistiche e cinematografiche possono
andare direi più che bene anche per placare quelle
recondite... voglie da naufraghi del crimine vs lo stato e la legalità,
oltre poi a tali storie sembrava dire ambrosoli, l'elevato compito è
da svolgere con veri professionisti, se i giornalisti fanno un buon
servizio si deve dire il loro nome e meterne di
bravi e dediti al posto di altre persone, loro che ascoltano il governo
e fedeli alla nazione e alla legalità e altrettanto palese che
se sbagliano vanno condannati, quando sbagliano non si possono
sentire oltre la legalità ne destabilizzare il paese ne pensare che
firmando per loro credano di trovare scampo dall'essere migliore...
oltre poi anche ai problemi che, mettere per le cure di un fantomatico
fallimento... persone con oltre 2000 miliardi di debito, è un grido...
soffocato di umorismo che rischia di cadere in solo caso di divertimento
senza un senso alcuno per quell'indefinito e legger comparir dell'essere,
togliendo quella barba, oltre ad addolcire il caffè per niente e per nessuno.
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filippo catani
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giovedì 2 luglio 2015
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un uomo onesto lasciato solo
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Nel 1974 all'avvocato Giorgio Ambrosoli viene affidato il compito di liquidare la Banca Privata di Michele Sindona. L'avvocato si renderà presto conto di aver accettato un incarico scottante.
La pellicola prende le mosse dall'omonimo romanzo del giornalista e scrittore Corrado Stajano. Il film ottenne ben due David di Donatello per la produzione e un premio speciale per Placido. Oltre alle ottime interpretazioni degli attori e in particolar modo della coppia Bentivoglio-Placido il film si fa apprezzare per altre doti. Innanzitutto la pellicola si inserisce a pieno titolo in quel filone di cinema d'inchiesta che ha reso grande la cinematografia italiana (penso solo a Salvatore Giuliano e Il Caso Mattei per fare due esempi).
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Nel 1974 all'avvocato Giorgio Ambrosoli viene affidato il compito di liquidare la Banca Privata di Michele Sindona. L'avvocato si renderà presto conto di aver accettato un incarico scottante.
La pellicola prende le mosse dall'omonimo romanzo del giornalista e scrittore Corrado Stajano. Il film ottenne ben due David di Donatello per la produzione e un premio speciale per Placido. Oltre alle ottime interpretazioni degli attori e in particolar modo della coppia Bentivoglio-Placido il film si fa apprezzare per altre doti. Innanzitutto la pellicola si inserisce a pieno titolo in quel filone di cinema d'inchiesta che ha reso grande la cinematografia italiana (penso solo a Salvatore Giuliano e Il Caso Mattei per fare due esempi). Inoltre il film senza inoltrarsi troppo nei tecnicismi economici ci restituisce il clima grigio e teso del tempo tra manovre di palazzo e scontri di piazza. Senza dubbio notevole anche la scelta di esplorare la vita privata di Ambrosoli con la lettura di un bellissimo passo del suo diario dal quale emerge l'amore incondizionato per la moglie, i figli e soprattutto per l'Italia e le sue istituzioni.Un film che ci fa riflettere e che purtroppo mette in luce un sistema di malaffare che ancora oggi impera nelle cronache giornalistiche. Notevole anche la fotografia un po' oscura e il tema incalzante della colonna sonora.
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francesco2
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sabato 13 dicembre 2014
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forse il miglior placido
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Erano ancora i primi film del commissario Cattani, prima di cimentarsi in brutti affreschi intimistico- storici ( "Un viaggio chiamato amore", "Il grande sogno"), o in tentativi un pò
discutibili di cinema esistenziale ("Ovunque sei").
Placido, che ne è anche protagonista, dipinge con cura il mondo dei colletti bianchi, probabilmente non per sostenere la tesi del "Tutti colpevoli, tutti innocenti". Anzi.
Sembrerebbe interessargli maggiormente una stratificazione del male a tutti i livelli, in un misto di cinismo ed ingenuità ( Il personaggio interpretato dalla Betti non appare
convinto della colpevolezza di Sindona).
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Erano ancora i primi film del commissario Cattani, prima di cimentarsi in brutti affreschi intimistico- storici ( "Un viaggio chiamato amore", "Il grande sogno"), o in tentativi un pò
discutibili di cinema esistenziale ("Ovunque sei").
Placido, che ne è anche protagonista, dipinge con cura il mondo dei colletti bianchi, probabilmente non per sostenere la tesi del "Tutti colpevoli, tutti innocenti". Anzi.
Sembrerebbe interessargli maggiormente una stratificazione del male a tutti i livelli, in un misto di cinismo ed ingenuità ( Il personaggio interpretato dalla Betti non appare
convinto della colpevolezza di Sindona).
Azzeccato mi sembra anche il modo in cui l'attore/regista tratteggia il suo personaggio: il momento in cui i due cominciano a darsi del "Tu", per esempio, appare meno retorico
rispetto alla recente, e malriuscita, fiction di Raiuno.
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onufrio
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lunedì 8 dicembre 2014
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ricostruzione degli eventi
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Sotto la cruda e semplice, ma efficace, direzione di Michele Placido, Un Eroe Borghese racconta il periodo che va dal 1974 al 1979, arco di tempo in cui l'avvocato Giorgio Ambrosoli viene incaricato dalla Banca d'Italia, come curatore fallimentare della Banca Privata di Michele Sindona. La descrizione è prettamente giornalistica, bando alle ciance, pochi sentimentalismi, pochi scorci di vita privata per i due protagonisti; Placido si mantiene fedele alla cronistoria della vicenda e ne trae fuori un pezzo di storia che rimarrà come macchia indelebile per lo Stato Italiano. Uno dei tanti misteri d'Italia non del tutto risolti.
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(di francesco2)
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toty bottalla
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giovedì 17 ottobre 2013
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politica, potere e denaro: che triste orrore!
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Chiunque ha perso la causa e spesso la vita mettendosi contro poteri oscuri in nome della giustizia e dell'onestà, l'elenco sarebbe interminabile, ed ecco qui un altro film che illustra la passione, l'impegno, il sacrificio e dunque la morte dell'eroe buono, sceneggiatura essenziale senza enfasi, dolore e rassegnazione rappresentati con dignità, a volte penso in un lucido delirio che forse sarebbe stato meglio lasciarli fare, la storia ci insegna che è inutile, tanti caduti per cosa? è oggi è anche peggio! Saluti.
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nicksesta
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giovedì 5 luglio 2012
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un film a metà
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Un eroe borghese racconta la storia di Giorgio Ambrosoli, avvocato specializzato in liquidazioni coatte.
La Banca d'Italia gli affida l'incarico di curatore fallimentare della Banca Privata del criminale Michele Sindona.
Il film è scritto molto bene, ben attento alle vicende storiche (dalla protezione di Ciampi e Andreotti per Sindona alle minacce della mafia americana e il totale abbandono da parte dello Stato) e ai tormenti dei protagonisti (l'angoscia della moglie e del figlioletto più piccolo che entrambi temono che Giorgio venga ucciso da un giorno all'altro).
Solo che questo film ha un tragico difetto: è recitato in modo veramente molto approssimativo.
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Un eroe borghese racconta la storia di Giorgio Ambrosoli, avvocato specializzato in liquidazioni coatte.
La Banca d'Italia gli affida l'incarico di curatore fallimentare della Banca Privata del criminale Michele Sindona.
Il film è scritto molto bene, ben attento alle vicende storiche (dalla protezione di Ciampi e Andreotti per Sindona alle minacce della mafia americana e il totale abbandono da parte dello Stato) e ai tormenti dei protagonisti (l'angoscia della moglie e del figlioletto più piccolo che entrambi temono che Giorgio venga ucciso da un giorno all'altro).
Solo che questo film ha un tragico difetto: è recitato in modo veramente molto approssimativo. Il risultato è che lo spettatore non è coinvolto nel dramma. E lo dico soprattutto paragonandolo al molto superiore "i 100 passi", che invece è straziante nel dolore che provoca. Altra nota è l'attore che interpreta Sindona, che secondo me non c'azzecca nulla. Sindona era un uomo distinto mentre questo ha l'aspetto del solito affarista panzone.
Una parte che mi è piaciuto molto è il discorso di Sindona ai suoi amici americani, nel quale dice di essere vittima di un complotto comunista. Fa capire che in decenni non è cambiato un caxxo: chi combatte per la giustizia continua a esser tacciato di comunismo e giustizialismo.
In sintesi consiglio di guardarlo, ma solo per il suo valore storico, perchè di valore cinematografico non ne ha.
Deludente il fatto che sia scritto tanto bene quanto recitato male.
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frank78
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domenica 19 settembre 2010
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da vedere altre 1000 volte: stupendo!!!!
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Il film merita tantissimo soprattutto per il tema trattato, passato tante volte in sordina!!!
Fà parte della storia contemporanea italiana, un film del genere andrebbe proposto in tutte le scuole italiane!!!
"Il paese lo fà la gente!!!"
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arturo curà
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lunedì 13 settembre 2010
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michele placido centra l'argomento
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Mi ero perduto "Un eroe borghese" quando uscì nelle sale. Fortunatamente l'ho recuperato ieri sera sulla 7 ( e ringrazio la rete per la bellissima serata a tema! ). Il film si colloca di prepotenza nel filone dei cosidetti "film impegnati" di una volta ed essendo un vero racconto d'impegno, mi sembra sia stato dimenticato dai più. Un peccato ( ma ci siamo abituati! ) "Un eroe borghese" è straordinario soprattutto per il linguaggio asciutto, essenziale e privo di deragliamenti verso il genere politico/poliziesco/spettacolare tanto caro al cinema "hollywoodiano" di oggi: non ci sono bellurie nè concessioni sentimentali. La regia di Michele Placido è seria e priva fortunatamente dei "colpi di scena" che spesso nuocciono alla storia.
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Mi ero perduto "Un eroe borghese" quando uscì nelle sale. Fortunatamente l'ho recuperato ieri sera sulla 7 ( e ringrazio la rete per la bellissima serata a tema! ). Il film si colloca di prepotenza nel filone dei cosidetti "film impegnati" di una volta ed essendo un vero racconto d'impegno, mi sembra sia stato dimenticato dai più. Un peccato ( ma ci siamo abituati! ) "Un eroe borghese" è straordinario soprattutto per il linguaggio asciutto, essenziale e privo di deragliamenti verso il genere politico/poliziesco/spettacolare tanto caro al cinema "hollywoodiano" di oggi: non ci sono bellurie nè concessioni sentimentali. La regia di Michele Placido è seria e priva fortunatamente dei "colpi di scena" che spesso nuocciono alla storia. E' un grande valore questo!
E' un valore capace di immetterci dentro l'inferno dei disinvolti manovratori di denaro, di quelli che mirano ad avere il mondo in mano, di chi non possiede alcun senso nè morale nè civico. Opera naturalmente di stretta attualità!
Tutti bene gli interpreti con una purtroppo breve partecipazione, come sempre folgorante, di Laura Betti. Bentivoglio, che intelligentemente ha giocato a "togliere", è il perfetto eroe che ci trasmette il disagio e la forza morale.
Ua colonna sonora coinvolgente si limita a sottolineare senza occupare tutti gli spazi come succede da un po' di tempo in ogni film, bello o brutto che sia. Bravo Pino Donaggio e, sopra tutti, bravo Michele Placido nel doppio ruolo di regista/attore.
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ggmymovies
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sabato 11 luglio 2009
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una storia italiana
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Una storia arrivata ai nostri giorni molto in sordina e che le nuove generazioni tendo a non conoscere. Purtroppo questo film non è riuscito a sfondare come avrei voluto, perchè per una volta un film sarebbe servito molto più di un libro di storia, ed è per questo che Placido perde l'occasione di firmare un opera memorabile, anche per colpa di un Bentivoglio che non riesce a trasmettere quei sentimenti che forse neanche lo stesso Ambrosoli sapeva trasmettere, ma che in nome della storia e del cinema bisognava far trasparire di più da parte del protagonista. Ambrosoli, nonostante ciò, riesce a trasmettere molto, per merito dell'uomo Ambrosoli più che per merito del film, infatti alcune frasi (specialmente nelle discussioni con la "segretaria" Trebbi) fanno emergere la "solitudine di ideali" che circondava l'avvocato, il quale impugna l'ONESTA' come valore fondante, e che invece è circondato da persone che puntano tutto su pragmatismo e cinismo.
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Una storia arrivata ai nostri giorni molto in sordina e che le nuove generazioni tendo a non conoscere. Purtroppo questo film non è riuscito a sfondare come avrei voluto, perchè per una volta un film sarebbe servito molto più di un libro di storia, ed è per questo che Placido perde l'occasione di firmare un opera memorabile, anche per colpa di un Bentivoglio che non riesce a trasmettere quei sentimenti che forse neanche lo stesso Ambrosoli sapeva trasmettere, ma che in nome della storia e del cinema bisognava far trasparire di più da parte del protagonista. Ambrosoli, nonostante ciò, riesce a trasmettere molto, per merito dell'uomo Ambrosoli più che per merito del film, infatti alcune frasi (specialmente nelle discussioni con la "segretaria" Trebbi) fanno emergere la "solitudine di ideali" che circondava l'avvocato, il quale impugna l'ONESTA' come valore fondante, e che invece è circondato da persone che puntano tutto su pragmatismo e cinismo. In conclusione, comunque, Placido salva la faccia, almeno dal punto di vista cinematografico, grazie ad un finale di alto livello: il nervosismo del killer di Ambrosoli, presagio della sua ammissione di colpa solo un anno dopo, rappresentato da quell'attesa snervante sotto casa e soprattutto la scena del funerale, dove Placido sceglie di non far sentire nessuna voce e di non mettere nessuna musica finale, tutto per simboleggiare il silenzio e l'abbandono che, anche nella morte, le istituzioni avevano lasciato attorno all'"Eroe borghese".
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demien
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giovedì 28 agosto 2008
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groviglio italiano
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Un film verità su, come suggerisce il titolo, un eroe italiano alla stregua di Falcone, Borsellino e tutti quelli che hanno cercato di fare chiarezza, inutilmente, sui fatti e misfatti di casa (cosa) nostra. E'incredibile constatare come il comune denominatore di tutte le turpitudini politiche-finanziarie italiane degli ultimi cinquant'anni sia sempre lui, l'immortale Giulio. E pensare che oggi c'è ancora tanta gente che ha paura di parlar male di lui, forse a ragione!!!
Come spesso capita con questo genere di film, quello che ci assale è un'immensa tristeza, rabbia e impotenza.
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