onufrio
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venerdì 17 aprile 2020
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serafino, uomo libero
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Campione d'incassi nella stagione 68/69, la storia di Serafino coinvolge il pubblico per la sua naturalezza e per la semplicità del protagonista interpretato da Adriano Celentano nei panni di Serafino, uomo libero cresciuto sui monti, a contatto con la natura e con le pecore. Alla morte dell'amata zia riceverà tutta l'eredità suscitando l'ira dei restanti parenti i quali faranno di tutto pur di entrare in possesso delle ricchezze. Connubio Germi/Celentano perfettamente riuscito.
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elgatoloco
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domenica 10 giugno 2018
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film germian-celentaniano
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Con la complicità "scrittoria"di sceneggiatori quali Tullio Pinelli, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, nel 1968(sic!)Pietro Germi imbastisce un film incentrato sulla figura attorale di Adriano Celentano, invero non nuovo al cinema, ma allora"ripescato"per questo film, dove deve impersonare il prototipo del pastore ingenuo, sponraneo, certo non brillante(QI insufficiente, non a caso)dove, in piena sinergia, Germi e Celentano si divertono(e si vede, decisamente!)a motteggiare, a scherzare, con una certa(non assoluta, però)bonomia sulla figura di questo"homunculus"che d'altra parte, certo, ha un cuore d'oro, come si vede quando eredita da una zia scomparsa un bel gruzzolo e non diventa"economo", diremo così, ma al contrario è un prodigo totale.
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Con la complicità "scrittoria"di sceneggiatori quali Tullio Pinelli, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, nel 1968(sic!)Pietro Germi imbastisce un film incentrato sulla figura attorale di Adriano Celentano, invero non nuovo al cinema, ma allora"ripescato"per questo film, dove deve impersonare il prototipo del pastore ingenuo, sponraneo, certo non brillante(QI insufficiente, non a caso)dove, in piena sinergia, Germi e Celentano si divertono(e si vede, decisamente!)a motteggiare, a scherzare, con una certa(non assoluta, però)bonomia sulla figura di questo"homunculus"che d'altra parte, certo, ha un cuore d'oro, come si vede quando eredita da una zia scomparsa un bel gruzzolo e non diventa"economo", diremo così, ma al contrario è un prodigo totale... Ingenuo con le donne, dove qui si trova al bivio tra Lidia(Ottavia Piccolo)e Asmara(sic! Nomen omen,interprete ne è Francesca Romana Coluzzi), con ogni persona(anche con il malvagio zio Agenore, che è Saro Urzì), qui Celentano, che circa tre lustri dopo interpreterò"Bingo Bongo"con Pasquale Festa Campanile, dove la gutturalità è ben più pronunciata, si prepara e fa già"esercizi di stile". Brave/i le/gli interpreti e il capitolo Celentano è"caldo", mentre l'operazione con"volti noti"fallirà attoralmente a Germi, quando due anni dopo dirigerà Guanni Morandi(con precedente esperienza solo nei"musicarelli")in"Le castagne sono buone". Musiche di testa e di coda affidate al"prode"Adriano, musiche di Rustichelli con canzoni scritte anche dal recentemente scomparso nipte/cognato di Celentano, Gino Santercole... El Gato
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blackandwhite
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venerdì 31 gennaio 2014
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serafino e i pastori: gli ultimi uomini liberi
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Serafino è un pastore che ha conservato uno stile di vita libero e in armonia con la natura. Due sono le cose che minacciano la sua libertà, due pericoli che a prima vista non appaiono subito legati con una forte limitazione della libertà dell'uomo, ma che subito poi si rilevano essere ceppi da cui è difficile liberarsi.
Uno è il denaro, che rende schiavo chi lo adora e lo conserva. Di questo pericolo Serafino si libera facilmente: una volta ereditati i soldi dalla vecchia zia, li sperpera in feste e divertimenti con la gente del suo paese. Il denaro su Serafino non ha alcun potere perché egli non ha bisogno di niente che il denaro possa comprare.
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Serafino è un pastore che ha conservato uno stile di vita libero e in armonia con la natura. Due sono le cose che minacciano la sua libertà, due pericoli che a prima vista non appaiono subito legati con una forte limitazione della libertà dell'uomo, ma che subito poi si rilevano essere ceppi da cui è difficile liberarsi.
Uno è il denaro, che rende schiavo chi lo adora e lo conserva. Di questo pericolo Serafino si libera facilmente: una volta ereditati i soldi dalla vecchia zia, li sperpera in feste e divertimenti con la gente del suo paese. Il denaro su Serafino non ha alcun potere perché egli non ha bisogno di niente che il denaro possa comprare. La sua felicità è lì col suo gregge, nell'alta montagna dove lui se ne sta beato. Emblematica la scena della macchina costosa che cade in un dirupo e va a fuoco. Per Serafino non si tratta di una perdita di cui piangare, ma di uno spettacolo di cui essere allegri, meglio dei fuochi d'artificio.
L'altro pericolo mortale per la libertà di un uomo è il matrimonio. Matrimonio fa rima con patrimonio e in effetti dal medioevo sino ad oggi raramente ci si sposa per amore o l'amore finisce presto soffocato dalla rigidità di un legame forzatamente ad uno ad uno, del tutto artificiale in natura per la nostra specie. Serafino è immune anche a questo pericolo perché lui fa l'amore solo per piacere e quando ne ha voglia e con tutte le donne che gli capitano, proprio come gli animaletti selvaggi. I tabù o l'ipocrita decenza sono a lui sconosciuti. E se alla fine sposerà una prostituta al fine di sbloccare l'eredità della zia più che altro a vantaggio di quest'ultima, per aiutarla a mantenere i suoi quattro figli illegittimi, e non tanto per poter disporre lui dei soldi a suo vantaggio personale, non vuole una moglie. Nel finale, lascia libera anche lei di vivere come vuole e se ne va a pascolare le pecore in montagna.
Il messaggio del film è chiaro. Serafino e i pastori sono gli ultimi uomini liberi, in una società che rende l'uomo schiavo, da una parte separandolo dall'ambiente naturale e ammassandolo nel grigio delle città e dall'altra creando per lui falsi idoli e desideri, funzionali ai meccanismi economici, peraltro non sostenibili, del capitalismo, sottovalutando le gioie naturali, che invece vengono dalle piccole cose.
Serafino non riesce proprio a vivere nelle città, non accetta lo stile di vita, le convenzioni sociali e l'ambiente artificiale. Egli sente la nostalgia del suo paese, del cibo genuino, delle donne semplici e della natura incontaminata. Forzatamente chiamato alle armi, cozza continuamente contro la stupidità del militarismo al punto che i suoi superiori, dopo mille punizioni non lo sopportano più e lo riformano credendolo matto. Ma Serafino è in realtà il più savio di tutti.
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silvio de meo
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martedì 26 giugno 2012
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film su un mondo (la pastorizia)ormai sparito.
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Quest'anno sono andato qualche giorno in vacanza ed ho visto diverse locations di questo simpatico film!baci a tutti Voi
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silvio de meo
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lunedì 25 giugno 2012
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chiacchericcio inutile su un film ormai cult
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Ritratto di un pastore abruzzese, contestatore inconsapevole, idealista semianalfabeta che i familiari vorrebbero far passare per matto. Ruzzolone senza riscatto di P. Germi che si propone di contrapporre la sanità della vita di campagna contro lo stress della città e battersi per l'individuo contro le costrizioni e le ipocrisie sociali. "Avrebbe potuto essere un'ottima commedia della cattiveria e finì invece per diventare una mediocre commedia della bontà" (E. Giacovelli). Anarchismo da parrocchia, pastoraleggiante e annacquato. Anche Celentano ha l'aria di uno scavezzacollo di città che s'è travestito da burino per farsi gabbo dei villani.
..Caro il mio E.Giacovelli,probabilmente non hai capito un CAZZO !
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martinoq
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sabato 9 gennaio 2010
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da rivalutare
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E' un film molto bello, da rivalutare perchè descrive delle situazioni reali in paesaggi reali. Come al solito i critici del tempo non hanno capito niente.
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silvio de meo
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mercoledì 19 agosto 2009
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silvio de meo ...serafino
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Bucolico e bellissimo.....un super Celentano,pastore e acchiappafemmine!!per ridere e sognre un pò d'aria pura....grazie grande Germi
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rossano
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venerdì 19 settembre 2008
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dalle stelle alle stalle
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Parabola discendente quella di Pietro Germi, che da uno splendido passato sempre più ha fatto l’occhiolino al cinema italiano di serie B, agli sketch televisivi, alle gag da basso avanspettacolo.
Tema del film la contrapposizione tra l’innocenza animalesca di Serafino Fiorin, pastore abruzzese interpretato malamente da Celentano, e le regole ipocrite della borghesia e del potere; tra la verde e incontaminata campagna che crea i suoi figli innocenti e la rumorosa città e i suoi miti, primo tra tutti il denaro, che forma anche in campagna figli degeneri.
Se l’idea di fondo rimane encomiabile anche se datata, il film si appesantisce con una sceneggiatura a più mani, in cui i dialoghi di bassa lega fanno la parte del leone.
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Parabola discendente quella di Pietro Germi, che da uno splendido passato sempre più ha fatto l’occhiolino al cinema italiano di serie B, agli sketch televisivi, alle gag da basso avanspettacolo.
Tema del film la contrapposizione tra l’innocenza animalesca di Serafino Fiorin, pastore abruzzese interpretato malamente da Celentano, e le regole ipocrite della borghesia e del potere; tra la verde e incontaminata campagna che crea i suoi figli innocenti e la rumorosa città e i suoi miti, primo tra tutti il denaro, che forma anche in campagna figli degeneri.
Se l’idea di fondo rimane encomiabile anche se datata, il film si appesantisce con una sceneggiatura a più mani, in cui i dialoghi di bassa lega fanno la parte del leone. Lavarsi poco è il balsamo dell’esistenza, più l’uomo puzza e più è maschio e via di questo passo. Lascia di stucco vedere tra gli sceneggiatori la mano di Tullio Pinelli, geniale collaboratore di Rossellini, Pietrangeli, Lattuada e Fellini.
Rispetto alla visione surrealista in cui l’amore trionfa su tutto, qui è invece la ricchezza che trionfa su tutto: anche l’innocenza della cugina Lidia, un po’ alla volta si trasforma in meschina sete di denaro. Il riscatto finale da fotoromanzo con il matrimonio di Serafino con la puttana del paese, alla faccia del perbenismo, non basta a riscattare un’ora e mezzo di battute da bar mal recitate.
Si salvano le interpretazioni superlative della giovanissima Ottavia Piccolo, nella parte di Lidia, e di Saro Urzì, il sanguigno zio Agenore.
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silvio
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mercoledì 3 settembre 2008
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de meo
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bellissima storia bucolica con la regia del regista pietro germi,senza alcun dubbio tra i migliori in assoluto
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(di silvio de meo)
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squalo75
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venerdì 8 agosto 2008
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l'ideali veri battono l'ipocrisia
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bellissimo film.....
credo che sia un film molto bello, perchè rispecchia la reealtà, ossia che i parenti pensano solo ai soldi e alla fine vince l'ingenuità e l'idealismo di un semianalfabeta sconfiggono il vle denaro.
-Inoltre, è anche na commedia simpatica e di contorno con il paesaggio abruzzese, credo della maiella alle spalle di un'epoca ormai lontana.
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