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sergio dal maso
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martedì 2 dicembre 2025
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l''introspezione di un attimo
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“… ed ero verde, più verde della collina, dove i fiori crescono e il sole splende sempre,
ora sono più scuro dell'oceano più profondo, dammi un posto dove stare (…)
ora sono più debole dell’azzurro più pallido, così debole in questo bisogno di te”
dalla colonna sonora, Place To Be (Nick Drake)
Sguardo malinconico e barba incolta, mezzo toscano in bocca. Un aspetto a dir poco trasandato.
Adriano si è ritirato, o meglio, rintanato, in un appartamento malmesso ricavato dalle scuderie in disuso di una antica villa toscana, disabitata e in vendita.
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“… ed ero verde, più verde della collina, dove i fiori crescono e il sole splende sempre,
ora sono più scuro dell'oceano più profondo, dammi un posto dove stare (…)
ora sono più debole dell’azzurro più pallido, così debole in questo bisogno di te”
dalla colonna sonora, Place To Be (Nick Drake)
Sguardo malinconico e barba incolta, mezzo toscano in bocca. Un aspetto a dir poco trasandato.
Adriano si è ritirato, o meglio, rintanato, in un appartamento malmesso ricavato dalle scuderie in disuso di una antica villa toscana, disabitata e in vendita.
Non vuole vedere nessuno, ha scelto di vivere in solitudine l’indicibile dolore che porta dentro, il peso della tragedia famigliare che all’improvviso ha travolto la sua vita.
L’isolamento che si è imposto viene interrotto dall’arrivo di un gruppo di ragazzi “alternativi”, una piccola comunità idealista, colorata e chiassosa, che vuole lavorare i terreni della villa per recuperare un vitigno di Sangiovese abbandonato. Non sono sprovveduti, tra loro ci sono enologi e agronomi. Li guida Matilde, combattiva nipote del defunto conte Guelfi, il vecchio proprietario della tenuta, determinata a riportare all’antico splendore i vigneti della villa malgrado sia incinta.
Lo scontro, almeno inizialmente, è inevitabile. Ma la conflittualità e la reciproca diffidenza si trasformeranno piano piano, prima in curiosità, poi in solidarietà e complicità. Adriano, che scopriremo essere stato un avvocato di uno studio prestigioso, finirà per affezionarsi a quei ragazzi, in particolare a Matilde.
Il rapporto tra Adriano e l’irrequieta contessina è il motore della storia. La gravidanza di Matilde gli dà la possibilità di fare i conti con la propria paternità, di rielaborare, in una introspezione dolorosissima ma necessaria la tragedia vissuta. È un confronto anche generazionale, che oppone il cinismo e la disillusione degli adulti alla speranza, magari ingenua, di questi ragazzi, così carichi di energia vitale.
Cinque secondi si svela poco a poco, dosando con efficaci flashback e grande maestria lo sviluppo della storia e gli avvenimenti precedenti, accompagnando così lo spettatore nel disvelamento progressivo dei pezzi del puzzle.
Il percorso interiore di Adriano segue i tempi della terra, del passare delle stagioni, come quel vigneto prima abbandonato e poi amorevolmente rivitalizzato dal lavoro e dalla passione dei ragazzi. Quella terra che,
se lavorata con cura, può tornare a dare frutti dopo tanto tempo, far maturare l’uva e produrre vino.
La catarsi del dolore passa per il bisogno di capire cosa è successo dentro di lui in quei cinque secondi,
decifrare cosa c’è dietro alla brevissima ma letale paralisi della sua volontà.
Lo scoglio più grande è il dubbio e l’angoscia che quei cinque secondi non rappresentino il fallimento di un istante, ma dell’intera vita, in cui, forse, non ha mai accettato fino in fondo la disabilità della figlia, e per questo ha sempre cercato di trattarla come se non fosse disabile, sentendosi inconsciamente inadeguato.
O forse, al contrario, era solo amore smisurato quello che sentiva nei suoi confronti, voleva solamente che fosse felice.
Non c’è una risposta, come non può esserci una rinascita purificatrice, tantomeno un perdono che lui per primo non può darsi. C’è però la possibilità di ripartire, di accettare quella tragedia e di ricominciare a vivere. Adriano ci riesce grazie a Matilde, all’affetto reciproco che li lega e alla scelta di prendersi di lei.
Cinque secondi è un film duro, amarissimo, per nulla consolatorio, non privo però di un bagliore di speranza, come quei raggi di luce che filtrano nell’angusto appartamento di Adriano. Affronta tanti temi, dall’espiazione della colpa al perdono, dalla paternità alla disabilità, sempre con la giusta misura, senza alcuna retorica. Per questo lascia il segno e commuove.
Dopo Un altro ferragosto Paolo Virzì abbandona i canoni della commedia graffiante e della satira sociale dando vita al suo film più intimo e malinconico. E realizza uno dei suoi capolavori. Dalla fotografia di Luca Bigazzi che cambia i toni e i colori seguendo gli stati d’animo dei protagonisti alle belle musiche di Carlo Virzì, sempre calzanti, tutto funziona a meraviglia.
Valerio Mastandrea conferma la sintonia e l’affiatamento con il regista livornese con una interpretazione magistrale, una recitazione per sottrazione fortemente magnetica dove gli sguardi e i silenzi scandagliano gli abissi del dolore. All’opposto Galatea Bellugi esprime la vitalità straripante di Matilde dosando energia vitale, tenerezza e irascibilità. Due personaggi complementari e necessari l’uno all’altro interpretati da due attori in stato di grazia.
Un sorriso liberatorio chiude il film accompagnato dalle note struggenti di Place to be di Nick Drake.
Adriano e Matilde hanno trovato entrambi “un posto dove stare”, così deboli e nello stesso forti dopo essersi presi cura l’uno dell’altra.
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nino pellino
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domenica 2 novembre 2025
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il dramma personale di un eremita
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Quest'ultima opera del regista Paolo Virzì senza dubbio merita di essere vista al Cinema in quanto scopriremo solo alla fine della trama un sottile e profondo significato. La storia ha come protagonista Adriano, un eremita cinquantenne che vive da autorecluso dentro una scuderia abbandonata non distante da Villa Guelfi. Un dramma personale e familiare l'ha segnato, spingendolo ad abbandonare ogni rapporto sociale e a condurre un'esistenza avviluppata in una sorta di ricercata redenzione che sembra non arrivare mai. Il film pertanto ci comunica immediatamente una sensazione di mistero sul perché Adriano si è ridotto in questo stato. Un poco alla volta la curiosità sarà soddisfatta.
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Quest'ultima opera del regista Paolo Virzì senza dubbio merita di essere vista al Cinema in quanto scopriremo solo alla fine della trama un sottile e profondo significato. La storia ha come protagonista Adriano, un eremita cinquantenne che vive da autorecluso dentro una scuderia abbandonata non distante da Villa Guelfi. Un dramma personale e familiare l'ha segnato, spingendolo ad abbandonare ogni rapporto sociale e a condurre un'esistenza avviluppata in una sorta di ricercata redenzione che sembra non arrivare mai. Il film pertanto ci comunica immediatamente una sensazione di mistero sul perché Adriano si è ridotto in questo stato. Un poco alla volta la curiosità sarà soddisfatta. Il dramma riguarda la morte della sua figlia disabile a causa di un episodio causato da una sua ingiustificata negligenza come gli rinfaccerà spesso la sua ex moglie dalla quale egli aveva divorziato ancora prima che succedesse il tragico episodio. Ma non solo, sempre l'ex moglie ha esposto una denuncia penale insieme ad altri suoi parenti, in qualità di parti offese, per cui Adriano deve anche andare incontro ad una causa dinnanzi al tribunale. Intanto la sua vita da recluso viene prima infastidita e poi allietata dalla presenza di alcuni ragazzi che decidono di coltivare abusivamente una vite nei pressi della sua villa per ottenerne del vino. E qui il nostro protagonista farà conoscenza con la giovanissima Matilde nei riguardi della quale nutrirà un forte senso paterno sopratuttto quando scoprirà che quest'ultima è incinta e che il padre è stesso uno dei ragazzi della comitiva. Una sorta di comportamento inconscio di transfer per l'amore della figlia perduta che sembra avergli riservato il destino, affinché egli rinasca a nuova vita. La strada della redenzione finalmente potrebbe iniziare da qui. Adriano, che poi si scoprirà essere un avvocato, avrà anche la compagnia di Giuliana, una sua collega di ufficio che lo esorterà ad essere presente alla causa che lo riguarda, spingendolo a spiegare in tribunale come sono realmente accaduti gli avvenimenti che lo accusano di omicidio colposo. Avremo così come di appurare che tutto lo spessore di questo film è racchiuso nel proprio titolo: "Cinque secondi". Il tempo minimo per salvare una vita o.... per liberarla per sempre dal proprio estremo dolore.
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francesca meneghetti
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domenica 2 novembre 2025
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un patto indicibile, colpa e resurrezione
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Una residenza isolata nel bosco, tempo infame. Un uomo vi abita da solo e in modo selvatico, praticando la misantropia. ? infastidito in particolare dall?arrivo di una comitiva di ragazze e ragazzi che si insedia nella villa (abbandonata) poco distante e che comincia a lavorare alle vigne abbandonate (di sangiovese) e far festa di sera a suon di chitarra. La visita di una collega, effervescente e tenera nei suoi confronti, ci porta a scoprire che quel vecchio (in realt? un cinquantenne dalla barba bianca) ? un avvocato, con uno studio prestigioso: Adriano Sereni, e che a indurlo all?eremitaggio ? un processo. Scopriremo in seguito che il processo ? penale e riguarda un reato contro la persona.
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Una residenza isolata nel bosco, tempo infame. Un uomo vi abita da solo e in modo selvatico, praticando la misantropia. ? infastidito in particolare dall?arrivo di una comitiva di ragazze e ragazzi che si insedia nella villa (abbandonata) poco distante e che comincia a lavorare alle vigne abbandonate (di sangiovese) e far festa di sera a suon di chitarra. La visita di una collega, effervescente e tenera nei suoi confronti, ci porta a scoprire che quel vecchio (in realt? un cinquantenne dalla barba bianca) ? un avvocato, con uno studio prestigioso: Adriano Sereni, e che a indurlo all?eremitaggio ? un processo. Scopriremo in seguito che il processo ? penale e riguarda un reato contro la persona. Nel frattempo, una ragazza del gruppo ?invasore? si avvicina ad Adriano e cerca di coinvolgerlo nelle loro attivit?. La particolare condizione della fanciulla fa scattare sentimenti come il desiderio di protezione e il senso di responsabilit?. Di qui la progressiva uscita dalla solitudine e la forza di affrontare il processo con altissima dignit?. Non si pu? aggiungere altro perch? la trama merita di essere tutelata, per svelarsi con continue sorprese agli occhi dello spettatore. Diciamo per? che questo di Virz? ? un film splendido, coinvolgente, emozionante. Gli attori sono tutti al top dell?espressivit? (Valerio Mastandrea nei panni di Adriano, Galatea Bellugi nei panni della ragazza intraprendente, Valeria Bruna Tedeschi nei panni della collega, Ilaria Spada come ex moglie). L?ambientazione molto suggestiva, specie nelle ombre e nelle tenebre, nelle notti tempestose e piovose. La colonna sonora accompagna piacevolmente lo snodarsi delle scene. Ma la cosa pi? bella ? la caratterizzazione psicologica di Adriano, la cui complessit?, fatta di zone di ombra e di indeterminazione, ricorda i personaggi dello scrittore Eshkol Nevo. Tutto ci? ruota attorno a un periodo di tempo infinitesimale, ma decisivo, fatto di soli cinque secondi (in cui si mescolano orrore, incredulit?, senso di colpa, ma, sotto sotto, la consapevolezza che la paralisi all?azione dipende da un patto segreto e indicibile)
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mauridal
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lunedì 10 novembre 2025
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ultimi secondi da vivere
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Quando una storia intima e personale incontra la necessità di essere raccontata, un autore come Paolo Virzì riesce, anche questa volta, a coinvolgere profondamente il pubblico. Cinque secondi è un film che esplora la vita interiore, gli stati d’animo e la mente di un solo personaggio: Andrea, inizialmente ritratto come un burbero misantropo, distante dalla società e dalla modernità. Vive isolato in una casa di campagna, all’interno di una grande tenuta toscana, evitando ogni contatto con il mondo esterno: rifiuta di vedere persino il postino o il tecnico della caldaia.
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Quando una storia intima e personale incontra la necessità di essere raccontata, un autore come Paolo Virzì riesce, anche questa volta, a coinvolgere profondamente il pubblico. Cinque secondi è un film che esplora la vita interiore, gli stati d’animo e la mente di un solo personaggio: Andrea, inizialmente ritratto come un burbero misantropo, distante dalla società e dalla modernità. Vive isolato in una casa di campagna, all’interno di una grande tenuta toscana, evitando ogni contatto con il mondo esterno: rifiuta di vedere persino il postino o il tecnico della caldaia.
La vera storia di Andrea inizia quando il mondo irrompe nella sua solitudine in due momenti chiave. Il primo è l’arrivo di un gruppo di giovani ambientalisti — studenti, ricercatori, agronomi — che occupano una casa e i terreni incolti della tenuta. La loro presenza infastidisce profondamente Andrea, che percepisce l’arrivo dei ragazzi come un’invasione. Il secondo momento è l’arrivo di Giuliana, una donna brillante e ironica, che attraverso il dialogo con lui inizia a svelare al pubblico chi è stato davvero Andrea prima di isolarsi dal mondo.
Scopriamo così che Andrea era un avvocato di buon livello, ma che la sua vita è stata segnata da un tragico episodio. Accusato di omicidio colposo, si è ritirato dal lavoro per affrontare, in solitudine, un dolore esistenziale e un profondo senso di colpa.
Poco a poco, il film ci porta a conoscere la sua famiglia: la moglie Letizia, il figlio Matteo e la figlia Jasmine, gravemente disabile, con la quale Andrea aveva un legame speciale, fondato su un amore paterno puro, libero dal peso della malattia. Con i figli cercava di vivere momenti di leggerezza e felicità, spesso in contrasto con la moglie, più rigida e preoccupata.
Durante una gita al lago, però, avviene la tragedia: Andrea, giocando con Jasmine, la fa salire su una canoa che si ribalta in un attimo di distrazione — quei fatali cinque secondi che danno il titolo al film. Jasmine annega, e da quel momento la vita di Andrea si spezza. La moglie lo denuncia con l’ accusa di negligenza e lo abbandona. Andrea, devastato, si ritira nella solitudine, schiacciato dal rimorso.
Nel frattempo, i giovani ambientalisti che vivono nei terreni vicini cercano di coinvolgerlo nelle loro attività, ma lui li respinge. Solo Matilde, una giovane attivista, riesce a entrare in sintonia con lui. In lei Andrea rivede qualcosa della figlia perduta, e nasce un legame di tenerezza e protezione.
Il film alterna il presente con i ricordi, fino al processo in tribunale in cui Andrea, grazie a Giuliana, decide di affrontare la verità: si dichiara colpevole e viene condannato, ma rimane libero. Il tema della paternità — spezzata, negata, e infine ritrovata — resta il cuore del racconto.
Matilde, incinta di uno dei ragazzi del gruppo, accetta l’amicizia di Andrea ma rifiuta la sua figura paterna, convinta che la nuova generazione non abbia bisogno di padri. Tuttavia, quando si ritrova sola a partorire, sarà proprio Andrea ad aiutarla a dare alla luce suo figlio. È in quel momento che l’uomo trova la sua redenzione, riconciliandosi con la vita e ritrovando la fiducia nel futuro.
Paolo Virzì sceglie ancora una volta di raccontare le fragilità dell’animo umano, affrontando i temi del rapporto padre-figli, uomo-donna, e del confronto tra generazioni. Il film è sorretto da un’intensa interpretazione di Valerio Mastandrea nel ruolo di Andrea, accanto a Valeria Bruni Tedeschi (Giuliana). Da segnalare anche la giovane Caterina Rugghia nel ruolo di Jasmine e Galatea Bellugi come Matilde. (Mauridal)
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[+] storia intima e personale....
(di max)
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fabriziog
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martedì 11 novembre 2025
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film imperdibile sulla fufura del padre
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“Cinque secondi” di Paolo Virzì artisticamente e contenutisticamente è di altissimo livello. Narrazione e recitazione si abbracciano trascinando lo spettatore in una storia profonda e densa di significati. Ogni fatto raccontato ha più risvolti non esistendo una sola interpretazione, perché la realtà è molto più complessa della superficialità con cui gli occhi talora la guardano.
Valerio Mastandreanei panni di Adriano è semplicemente straordinario e assomma in sé la tragicità della moltitudine di aspetti che compongono un essere umano, una sofferenza e un dolore che sovrastano anche la sua ex moglie (Ilaria Spada) e che non le fanno vedere ciò che si cela dentro il marito.
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“Cinque secondi” di Paolo Virzì artisticamente e contenutisticamente è di altissimo livello. Narrazione e recitazione si abbracciano trascinando lo spettatore in una storia profonda e densa di significati. Ogni fatto raccontato ha più risvolti non esistendo una sola interpretazione, perché la realtà è molto più complessa della superficialità con cui gli occhi talora la guardano.
Valerio Mastandreanei panni di Adriano è semplicemente straordinario e assomma in sé la tragicità della moltitudine di aspetti che compongono un essere umano, una sofferenza e un dolore che sovrastano anche la sua ex moglie (Ilaria Spada) e che non le fanno vedere ciò che si cela dentro il marito.
Il gruppo di hippie laureati – naturisti e superficiali - avvicinano di nuovo Adriano alla vita dopo essere precipitato in uno stato sociopatico.
Profondamente umano è Adriano che, surclassando l’ideologia che cancella la figura paterna, manifesta la sua paternità non solo con il figlio Matteo ma anche con Matilde (Galatea Bellugi), contessina e capetta, incinta di un “patriarcale” ragazzo dei “figli dei fiori”.
Le dichiarazioni spontanee di Adriano nell’aula del tribunale rapiscono il pubblico, che non è più in sala ma dentro lo schermo.
Sullo sfondo della campagna toscana – a parte la allegra compagnia sessantottina di viticoltori– tutti vivono un dramma personale e la parrucca bionda di Giuliana (Valeria Bruni Tedeschi) nasconde altro come il suo cuore desidera altro.
È un film sui padri in un’epoca storica in cui vengono quotidianamente demoliti.
Il finale appare chiaro, ma in realtà non lo è, perché l’essere umano prima di essere formato di membra costituisce una dimensione spirituale carica di mistero.
Fabrizio Giulimondi
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gabriella
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lunedì 24 novembre 2025
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l''umorismo in tasca
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Non c'è dubbio che Paolo Virzì sappia scegliere bene i suoi attori, affidarsi a collaborazioni fisse per ruoli specifici è la sua carta vincente, e la scelta su Valerio Mastandrea, definito dal regista stesso, colui che si porta in tasca nella vita una specie di umorismo anche nella tragedia, quella goffaggine che lo rende profondamente umano e vulnerabile, ne è la conferma. Altresì dicasi per Galatea Bellugi, volto emergente, che ha interpretato ruoli interessanti, dando sempre vivacità ai personaggi, mentre Valeria Bruna Tedeschi, per quanto piacevole, riveste un ruolo accessorio.
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Non c'è dubbio che Paolo Virzì sappia scegliere bene i suoi attori, affidarsi a collaborazioni fisse per ruoli specifici è la sua carta vincente, e la scelta su Valerio Mastandrea, definito dal regista stesso, colui che si porta in tasca nella vita una specie di umorismo anche nella tragedia, quella goffaggine che lo rende profondamente umano e vulnerabile, ne è la conferma. Altresì dicasi per Galatea Bellugi, volto emergente, che ha interpretato ruoli interessanti, dando sempre vivacità ai personaggi, mentre Valeria Bruna Tedeschi, per quanto piacevole, riveste un ruolo accessorio. Adriano Sereni è un avvocato di mezza età, che si è rintanato in una vecchia scuderia a Villa Guelfi, nella campagna toscana, una proprietà fatiscente come lui, annientato dal senso di colpa , un’esitazione fatale che ha arrestato la sua vita, frantumato nel corpo e nello spirito, deciso a recidere il passato con l’isolamento, fino a quando un gruppo di ragazzi irrompe nella sua esistenza solitaria. Quella che apparentemente potrebbe sembrare una nuova comunità hippy, si rivela invece un gruppo di neolaureati e agronomi con un progetto ben definito, rivitalizzare i vecchi vigneti abbandonati della tenuta e coltivare la terra, un gesto di ribellione contro il degrado e il ritorno a lavori manuali. Non tarderà molto che Adriano si lascerà contaminare dall’esuberanza e leggerezza di questi ragazzi, prendendosi a cuore in particolare Matilde, la contessina erede dei proprietari della tenuta, che è incinta . La gravidanza di Matilde rappresenta il futuro, la nuova vita, che si contrappone al trauma di Adriano, è la rinascita , la vendemmia che produrrà vino giovane, ora che i filari non sono più soffocati dalle erbacce, ma è anche l’incontro tra generazioni . Il tempo paziente e operoso della vigna diventa dimensione del tempo che guarisce, spostando l’epicentro emotivo di Adriano verso una riconciliazione con sé stesso, e lasciarsi alle spalle quei fatali istanti perché la vita nonostante tutto, si ostina ad andare avanti.
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eugenio
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lunedì 24 novembre 2025
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l''elaborazione del lutto secondo virzi''
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Un inizio in un ambiente agreste, smarrito nella remota campagna toscana con un uomo che vive da eremita nelle ex scuderie di una villa nobiliare decaduta. Un misantropo questo Adriano Sereni (Valerio Mastandrea) ma i suoi movimenti, l’attenzione e il saluto quotidiano senza risposta al figlio adolescente, tradiscono un dramma sopito indicibile che lo ha spezzato. Poi, d’improvviso, un gruppetto di giovani, capeggiati da Matilde (Galatea Bellugi), cresciuta da bambina nella proprietà, nipote del nobile del posto, si insedia tra quei terreni per renderli nuovamente fertili, dare vita alla vite. Un gioco di parole che irrita in qualche modo il recluso ma la cui energia vitale non lo lascerà indifferente e forse, coadiuvato dall’ex socia di uno studio (la brava Valeria Bruni Tedeschi) -perché il misantropo era un avvocato civilista di successo- lo aiuterà a fare i conti col suo passato, nel cammino di espiazione, oltre una condanna giudiziaria inevitabile.
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Un inizio in un ambiente agreste, smarrito nella remota campagna toscana con un uomo che vive da eremita nelle ex scuderie di una villa nobiliare decaduta. Un misantropo questo Adriano Sereni (Valerio Mastandrea) ma i suoi movimenti, l’attenzione e il saluto quotidiano senza risposta al figlio adolescente, tradiscono un dramma sopito indicibile che lo ha spezzato. Poi, d’improvviso, un gruppetto di giovani, capeggiati da Matilde (Galatea Bellugi), cresciuta da bambina nella proprietà, nipote del nobile del posto, si insedia tra quei terreni per renderli nuovamente fertili, dare vita alla vite. Un gioco di parole che irrita in qualche modo il recluso ma la cui energia vitale non lo lascerà indifferente e forse, coadiuvato dall’ex socia di uno studio (la brava Valeria Bruni Tedeschi) -perché il misantropo era un avvocato civilista di successo- lo aiuterà a fare i conti col suo passato, nel cammino di espiazione, oltre una condanna giudiziaria inevitabile.
Sopravvivere al peso di una colpa che si sarebbe potuta evitare, superare con difficoltà il momento, conviverci, accettando l’amore di chi ci circonda, sembra dirci Virzì è l’unica soluzione. Abbandonarsi al nichilismo, celebrarlo come nel fallimento esistenziale dell’Ultimo Ferragosto, lascia crepe che non fanno altro che allontanare, dividere, privarci del calore di un gesto d’amore. Adriano lo rifiuta e in fondo lo comprende come il lucido atto di auto-accusa finale dinanzi al giudice (cameo di De Cataldo, realmente magistrato prima che scrittore), parrebbe dirci. E in fondo come il grappolo d’uva, metaforicamente diventa vino, il nostro protagonista somatizza quei cinque secondi minimali ma fondamentali per salvare una vita. La stessa che sarà portato maieuticamente a condurre verso la luce, quella di una nuova speranza.
Nonostante la sofferenza che la maschera di Mastandrea abilmente indossa adattandola e rendendola sua, Cinque secondi è un film profondamente ottimista nei confronti di una natura madre, trascurata fino al rischio estinzione da noi tutti, che la diamo per scontata, e nella innata capacità umana di superare il lutto, anche quello più micidiale, senza arrendersi all’autocommiserazione. E scusate se è poco.
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amgiad
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lunedì 8 dicembre 2025
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buon film ventotene.
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Nell' attuale panorama della cinematografia italiana questo è un film che vale la pena di vedere. Giustifica il prezzo del biglietto e la concessione del contributo del fondo per il cinema. Non capita spesso. Non sto a riepilogare la storia e la tesi, altri lo hanno fatto ampiamente in altri commenti. Mi limito a dire che pur essendo diverso dai temi a cui Virzì ci ha allenato però anche qui, in alcune figure, esce fuori lo sguardo ironico (vedi il gineceo rifatto che "protegge" l' ex moglie o la scena in caserma).
E' un film che bene rappresenta la fiducia del regista verso i giovani. Perlomeno verso alcuni tipi di giovani.
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Nell' attuale panorama della cinematografia italiana questo è un film che vale la pena di vedere. Giustifica il prezzo del biglietto e la concessione del contributo del fondo per il cinema. Non capita spesso. Non sto a riepilogare la storia e la tesi, altri lo hanno fatto ampiamente in altri commenti. Mi limito a dire che pur essendo diverso dai temi a cui Virzì ci ha allenato però anche qui, in alcune figure, esce fuori lo sguardo ironico (vedi il gineceo rifatto che "protegge" l' ex moglie o la scena in caserma).
E' un film che bene rappresenta la fiducia del regista verso i giovani. Perlomeno verso alcuni tipi di giovani..
Lo sguardo benevolo verso i ragazzi pieni di speranza in una vita diversa, e che vogliono riportare in produzione una vecchia vigna contrapposto alla rappresentazione di chi vede solo un' altra occasione di profitto nella acquisizione e nella gestione della proprietà (inquietante il corteo di macchine nere che annuncia l ' arrivo dei possibili acquirenti) mi ha ricordato, per certi versi, il confronto tra i due gruppi di "Ferie di Agosto". Ma qui la simpatia verso il gruppo dei "fricchettoni" è completa e assoluta, e non è presente l' ironia che tratteggiava alcuni personaggi del gruppo di Ventotene.
Una piena adesione alle tematiche ambientaliste e ai rapporti tra le persone più sinceri e immediati, liberati dai vincoli borghesi che, talvolta, non riusciamo a superare. La gioventù aiuta in questa scelta e forse traspare da parte del regista la nostalgia del "come eravamo".
Solo una piccola incongruenza nel racconto l' ho trovata nella scena del lago. Credo che l' atteggiamento di un padre che voglia proteggere sua figlia sia quello di guardare verso di essa mentre telefona, e non voltare le spalle. A meno che questo, unito ai cinque secondi di blocco, non vogliano farci pensare a un padre che, dopo le parole corse, con tanto amore voglia risparmiare alla figlia il tanto dolore che l' attende. Se questa fosse la riflessione che Virzì ci presenta, allora si spiega bene perchè il babbo non intervienga subito per evitare una specie di "suicidio" volontario. Disgrazia o suicidio "assistito" che comunque ferma la vita in un momento di felicità.
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