cardclau
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lunedì 16 settembre 2024
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amletico
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Il film L’ultima settimana di settembre di Gianni De Blasi è una profonda riflessione su dei temi cruciali della vita, all’italiana. Per questo ho particolarmente apprezzato il personaggio di Pietro Rinaldi, che procede come un motore ingolfato, impersonificato da Diego Abatantuono, che in questi ruoli è magnifico. Pietro Rinaldi, non sappiamo perché, è un arrabbiato totale, che per molti anni ha trovato nello scrivere un'ancora di salvezza. Vedovo, anche se sembra ricordare la moglie Sara con l’affetto di un lutto non ancora concluso, si scopre che Sara aveva fatto il ritratto, non a lui ma ad un suo amico, che l’aveva fatta ridere. Quindi non si sentiva nella testa di nessuno, e neanche Sara era riuscita ad entrare nella sua.
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Il film L’ultima settimana di settembre di Gianni De Blasi è una profonda riflessione su dei temi cruciali della vita, all’italiana. Per questo ho particolarmente apprezzato il personaggio di Pietro Rinaldi, che procede come un motore ingolfato, impersonificato da Diego Abatantuono, che in questi ruoli è magnifico. Pietro Rinaldi, non sappiamo perché, è un arrabbiato totale, che per molti anni ha trovato nello scrivere un'ancora di salvezza. Vedovo, anche se sembra ricordare la moglie Sara con l’affetto di un lutto non ancora concluso, si scopre che Sara aveva fatto il ritratto, non a lui ma ad un suo amico, che l’aveva fatta ridere. Quindi non si sentiva nella testa di nessuno, e neanche Sara era riuscita ad entrare nella sua. A scombussolare la sua vita, già abbastanza scombussolata, è l’incidente mortale della figlia Roberta e del genero, che gli lascia “sulla gobba” suo nipote Mattia, che lo chiama Pietro (non nonno), col quale ha un rapporto fragile, del quale non conosce neppure l’età. Pietro e Mattia si trovano, come padre e come figlio, catapultati nella difficilissima situazione di elaborare un lutto enorme, fuori natura. Entrambi riescono nella difficile impresa, il nonno Pietro attraverso una ritrovata relazione col nipote, Mattia con la scoperta che la vita gli può offrire delle prove d’amore, come col nonno e con Giada. Può sembrare puerile che la “conversione” di Pietro sia stata indotta dalla comparsa del fantasma della figlia, l’unica amata, nella sua vecchia Citroen, ferro da stiro, che vede e gli parla. Ma anche Shakespeare fa incontrare ad Amleto il fantasma del padre. La forza dell’inconscio che trova il modo di farsi sentire.
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lec
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martedì 24 settembre 2024
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un road movie dolce e struggente che cita la commedia all'italiana e orson welles
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Quello di Pietro Rinaldi e Mattia Costa, nell' Ultima settimana di Settembre, è un viaggio di formazione, un road movie dolce e struggente, come solo la vita può essere.
Il film riprendere dei chiari riferimenti dalla commedia all'italiana, un'ironia velata che presenta un messaggio intrinseco profondo, vero, non smielato né idilliaco.
Diago Abatantuono, che interpreta uno scrittore ormai disilluso, costretto in un momento difficile della sua vita a prendersi cura del nipote, appare fin troppo credibile, come se le vesti di quel personaggio gli fossero state cucite addosso. Ogni sguardo, ogni movenza, ogni atteggiamento costruiscono una metacomunicazione che, a tratti, dilata la narrazione per condurla verso un avvicinamento, graduale e spontaneo, con il nipote.
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Quello di Pietro Rinaldi e Mattia Costa, nell' Ultima settimana di Settembre, è un viaggio di formazione, un road movie dolce e struggente, come solo la vita può essere.
Il film riprendere dei chiari riferimenti dalla commedia all'italiana, un'ironia velata che presenta un messaggio intrinseco profondo, vero, non smielato né idilliaco.
Diago Abatantuono, che interpreta uno scrittore ormai disilluso, costretto in un momento difficile della sua vita a prendersi cura del nipote, appare fin troppo credibile, come se le vesti di quel personaggio gli fossero state cucite addosso. Ogni sguardo, ogni movenza, ogni atteggiamento costruiscono una metacomunicazione che, a tratti, dilata la narrazione per condurla verso un avvicinamento, graduale e spontaneo, con il nipote.
Allo stesso modo, il giovanissimo Biagio Venditti, già visto su Netflix nella serie Di4ri, riesce a conferire al film uno sguardo credibile e mai eccessivo di un ragazzino di sedici anni costretto, a causa di una tragedia, a vivere con il nonno, un nonno che, fino a quel momento, risultava essere per Mattia un completo estraneo.
Il road movie attraverso i luoghi di una Puglia rurale viene incorniciato dallo sguardo abile di Giorgio Giannoccaro, che firma un sodalizio già consolidato con il regista Gianni De Blasi. Ogni inquadratura, movimento di macchina, e utilizzo della luce sono portatori di significato ed iper subordinati alla narrazione.
Quello che viene costruito da questo profondo legame tra fotografia e regia è quello che Deleuze definirebbe "immagine cristallo", ovvero la creazione di immagini metacomunicative realizzate attraverso espedienti come l'uso del riflesso in uno specchio o della cornice dei finestrini di una Citroen DS Pallas. Tali immagini sono in grado, attraverso la profondità di campo, di slegarsi ad un'attualità per diventare mezzo di esplorazione verso altri significati, un po' com'era solito fare Orson Welles in "Quarto Potere".
Nel complesso, il film riesce a centrare il cuore di chi lo vede, a commuove e divertire allo stesso tempo, la pellicola è in grado di generale iniziale astio e poi amore verso una storia toccante in cui è facile l'immedesimazione.
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enzo70
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lunedì 16 settembre 2024
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il dolore può trasformarsi in amore. da vedere
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Diego Abatantuono interpreta Pietro Rinaldi, un ex scrittore di successo in preda ad un forte stato di depressione. È il giorno del suo compleanno e ha preso la decisione estrema, il suicidio come rimedio ai mali della vita. Ma poi arriva la notizia che mai dovrebbe arrivare, la figlia in un incidente stradale insieme al marito. Il problema diventa, quindi, comunicare al nipote, Mattia che non la chiama mai nonno, la tragedia e, soprattutto, prendersi cura di lui. Missione difficilissima per un uomo che non riesce nemmeno a prendersi cura di sé stesso. Pietro è anaffettivo, Mattia un sedicenne schivo e travolto da una tragedia più grande di lui, il rapporto è impossibile.
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Diego Abatantuono interpreta Pietro Rinaldi, un ex scrittore di successo in preda ad un forte stato di depressione. È il giorno del suo compleanno e ha preso la decisione estrema, il suicidio come rimedio ai mali della vita. Ma poi arriva la notizia che mai dovrebbe arrivare, la figlia in un incidente stradale insieme al marito. Il problema diventa, quindi, comunicare al nipote, Mattia che non la chiama mai nonno, la tragedia e, soprattutto, prendersi cura di lui. Missione difficilissima per un uomo che non riesce nemmeno a prendersi cura di sé stesso. Pietro è anaffettivo, Mattia un sedicenne schivo e travolto da una tragedia più grande di lui, il rapporto è impossibile. Poi arriva una telefonata, compare il fratello del padre che non ha mai frequentato la famiglia e si offre di prendersi cura del nipote. Pietro vede la soluzione al problema e con una vecchia Pallas parte insieme a Mattia verso Roma, percorrendo solo strade secondarie. Il viaggio consente ai due di conoscersi per un finale tenero quanto inatteso. Ma tutte le piccole tappe di questo viaggio meritano attenzione. Abatantuono è perfetto per questa parte, entra benissimo nel personaggio, e un plauso all’esordiente Biagio Venditti che interpreta Mattia. Film ben diretto da Gianni Blasi veramente consigliato.
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jonnylogan
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lunedì 16 settembre 2024
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due solitudini che s''incontrano
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Pietro Rinaldi è uno scrittore ottantenne che da quando ha persona la moglie ha perso anche un valido motivo per vivere. Un nuovo evento luttuoso lo metterà questa volta di fronte a suo nipote Mattia. I due si troveranno costretti a coesistere mentre affronteranno un viaggio in direzione Roma.
Road Movie dolente sulle ali dei ricordi di una famiglia e di uno scrittore burbero incapace per scelta e incomunicabilità di creare una relazione con la figlia e anche con un nipote che lo vede come un estraneo e con il quale interagisce dandogli del tu e mai chiamandolo nonno.
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Pietro Rinaldi è uno scrittore ottantenne che da quando ha persona la moglie ha perso anche un valido motivo per vivere. Un nuovo evento luttuoso lo metterà questa volta di fronte a suo nipote Mattia. I due si troveranno costretti a coesistere mentre affronteranno un viaggio in direzione Roma.
Road Movie dolente sulle ali dei ricordi di una famiglia e di uno scrittore burbero incapace per scelta e incomunicabilità di creare una relazione con la figlia e anche con un nipote che lo vede come un estraneo e con il quale interagisce dandogli del tu e mai chiamandolo nonno.
Il Pietro Rinaldi portato sul grande schermo da Diego Abatantuono, immediatamente rapito dalla figura di un uomo che sente affine alle proprie corde, è fin troppo credibile, anagrafe a parte, riuscendo a rubare grazie anche alla sua mole, alla compassatezza dei suoi movimenti, e ai suoi atteggiamenti scontrosi ma studiati, la scena a ogni altro attore presente. Il diciassettenne Biagio Venditti, già visto su Netflix nella serie Di4ri (id.; 2022 - in produzione) riesce dal canto suo a confezionare un nipote (il sedicenne Mattia), capace di rispondere ad Abatantuono come sa fare un ottimo tennista di fronte a un grande avversario.
La pellicola si esaurisce sostanzialmente nel rapporto che si viene a creare fra i due, nel corso di un viaggio che da Lecce li porterà a Roma dove Mattia farà la conoscenza di suo zio. Un viaggio iniziato non certo sotto i migliori auspici, ma che con lentezza li porterà a creare quell'intimità e complicità che né Mattia, né tanto meno il burbero Pietro, credevano di poter trovare nell'altro.
Completano quest'opera minimalista la Puglia più rurale e perfettamente immortalata dalla fotografia di Giorgio Giannoccaro e che fa da sfondo a un viaggio allungato dalle fobie di un ottantenne avulso alle autostrade e alle auto moderne. Una sceneggiatura a sei mani; firmata dal regista assieme ad Antonella Gaeta e Pippo Mezzapesa e che ha saputo trarre linfa vitale dal romanzo omonimo dello psicologo Lorenzo Licalzi. Il tutto a completamento di una vicenda semplice e complessa al tempo stesso, che riesce a strappare lacrime e sorrisi per una storia fatta di due solitudini che per costrizione cercheranno per la prima volta di conoscersi.
Presentato in apertura all'ultimo Giffoni Film Festival l'opera d'esordio del quarantacinquenne Gianni De Blasi vale la pena di essere vista non perché sia frutto di una sceneggiatura originale o particolarmente arzigogolata, ma perché grazie a una coppia di attori molto ben affiatata sa colpire nel centro dei sentimenti di ognuno con pochi ma significativi accorgimenti.
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pigi51
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mercoledì 8 gennaio 2025
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un sorpasso senza acceleratore
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Non è IL SORPASSO di Dino Risi questo film di Gianni De Blasi tratto da un romanzo di Lorenzo Licalzi con un grande Abatantuono ed un emergente Biagio Venditti, ma in qualche modo gli vuole assomigliare. Un road movie pacato e intimista, senza accelerazioni o colpi di scena, per consegnare il ragazzino rimasto orfano ad uno zio ricco che neanche conosce e con cui non vuole convivere. L'archetipo è quello di un anziano scrittore, depresso e disfatto dalla morte della moglie, che, dopo un tentativo di suicidio, toglie dal cellofan la sua splendida Citroen DS e percorre le strade provinciali, senza premere sull'acceleratore, col nipote che non lo chiama neanche nonno e rifugge gli incontri casuali per un rifiuto della realtà.
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Non è IL SORPASSO di Dino Risi questo film di Gianni De Blasi tratto da un romanzo di Lorenzo Licalzi con un grande Abatantuono ed un emergente Biagio Venditti, ma in qualche modo gli vuole assomigliare. Un road movie pacato e intimista, senza accelerazioni o colpi di scena, per consegnare il ragazzino rimasto orfano ad uno zio ricco che neanche conosce e con cui non vuole convivere. L'archetipo è quello di un anziano scrittore, depresso e disfatto dalla morte della moglie, che, dopo un tentativo di suicidio, toglie dal cellofan la sua splendida Citroen DS e percorre le strade provinciali, senza premere sull'acceleratore, col nipote che non lo chiama neanche nonno e rifugge gli incontri casuali per un rifiuto della realtà. Alla fine la vita toglie e la vita dà : dall'iniziazione sessuale dell'adolescente con una hippie incontrata per caso alla consapevolezza del nonno che capisce che quella convivenza col nipote può essere la sua vittoria contro la solitudine. E allora quell'urlo liberatorio del ragazzo che si sporge dal finestrino a torso nudo è un omaggio all'urlo di Trintignant prima del sorpasso fatale.
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