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nino pellino
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domenica 2 marzo 2025
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ridateci rubens paiva !!!
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Film del regista Walter Salles ispirato da una storia vera ambientata in Brasile durante il periodo della dittatura dell'esercito militare nei primi anni '70. Una tranquilla famiglia di Rio De Janeiro, formata da padre, madre e cinque figli che conduce una vita mondana tra musica, giochi in spiaggia e cene con amici, sarà improvvisamente sconvolta da una visita ispettiva da parte della polizia che, una volta introdottasi nell'abitazione, procederà a prelevare, in maniera coercitiva, prima il capo famiglia Rubens Paiva e successivamente la moglie e una delle figlie, colpevoli presumibilmente di essersi schierati e di aver favorito i ribelli terroristi ai danni del regime.
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Film del regista Walter Salles ispirato da una storia vera ambientata in Brasile durante il periodo della dittatura dell'esercito militare nei primi anni '70. Una tranquilla famiglia di Rio De Janeiro, formata da padre, madre e cinque figli che conduce una vita mondana tra musica, giochi in spiaggia e cene con amici, sarà improvvisamente sconvolta da una visita ispettiva da parte della polizia che, una volta introdottasi nell'abitazione, procederà a prelevare, in maniera coercitiva, prima il capo famiglia Rubens Paiva e successivamente la moglie e una delle figlie, colpevoli presumibilmente di essersi schierati e di aver favorito i ribelli terroristi ai danni del regime. La donna e la figlia, una volta rinchiuse in carcere, subiscono tutta una serie di interrogatori dai toni violenti e rudi, ma finalmente dopo un certo periodo di tempo esse faranno ritorno alla loro casa anche se saranno costrette a vivere sotto la sorveglianza costante e persecutoria delle forze dell'ordine. Ed invece del capo famiglia, Rubens Paiva, non se ne saprà mai più nulla. Di conseguenza, la madre di famiglia insieme ad alcune conoscenze influenti, tra cui anche giornalisti e reporter, inizierà un percorso di ricerca del marito scomparso, attraverso ogni indizio possibile. Purtroppo passerà tantissimo tempo senza ricevere nessuna risposta in quanto soltanto dopo oltre 40 anni dai tristi avvenimenti successi nei primi anni '70, finalmente la verità salirà a galla e chiaramente in maniera poco felice. Ho trovato questo film, nella sua essenzialità narrativa, molto equilibrato nella forma e nell'esposizione dei fatti della vicenda, senza calcare troppo la mano in maniera esorbitante su quello che è risultato essere un grave ed ingiusto dramma familiare. Infine ho trovato commoventi, poco prima e durante i titoli di coda, alcune foto di repertorio che ci mostrano i veri componenti della famiglia e in particolare lo sfortunato e persecutato Ruben Paiva.
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felicity
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venerdì 26 settembre 2025
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un film che parla al presente senza forzature
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Io sono ancora qui non è un biopic tradizionale: il film è piuttosto un viaggio emotivo e politico attraverso il trauma, la perdita e l'elaborazione del lutto, centrato sulla figura della madre Eunice. Nei suoi occhi non c'è retorica, non c'è vittimismo; ci sono semmai fragilità e tenacia, silenzio e dolore. E c'è tutta la lacerazione di una figura carica di dignità che si fa simbolo di una resistenza inflessibile, simbolo vivente della continuità tra dolore privato e tragedia condivisa.
Io sono ancora qui è caricato quasi per intero sulle sue spalle: Torres lavora per sottrazione, facendo del minimo espressivo un potente strumento di comunicazione.
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Io sono ancora qui non è un biopic tradizionale: il film è piuttosto un viaggio emotivo e politico attraverso il trauma, la perdita e l'elaborazione del lutto, centrato sulla figura della madre Eunice. Nei suoi occhi non c'è retorica, non c'è vittimismo; ci sono semmai fragilità e tenacia, silenzio e dolore. E c'è tutta la lacerazione di una figura carica di dignità che si fa simbolo di una resistenza inflessibile, simbolo vivente della continuità tra dolore privato e tragedia condivisa.
Io sono ancora qui è caricato quasi per intero sulle sue spalle: Torres lavora per sottrazione, facendo del minimo espressivo un potente strumento di comunicazione. Il dolore per la scomparsa del marito, l'incertezza sul destino, l'educazione dei figli nell'assenza diventano ferite tangibili nello sguardo, nella postura, nel modo in cui abita il tempo e lo spazio della narrazione.
La sceneggiatura procede per ellissi e frammenti, alternando piani temporali e inserendo materiali d'archivio, tracce e frammenti documentari che restituiscono la brutalità della repressione. Questa struttura permette al film di mantenere un equilibrio sottile tra la dimensione privata e quella pubblica, tra la biografia intima e la storia nazionale.
Salles accompagna i personaggi con pudore, quasi contemplandoli, lasciando che siano le pause, i gesti e i dettagli a costruire senso.
L'apparente semplicità nasconde una tensione profonda, etica prima ancora che estetica, che attraversa e trafigge ogni sequenza.
Io sono ancora qui è un film che cresce con il tempo, che chiede attenzione e rispetto: una pellicola necessaria, che parla al presente senza forzature, trovando nell'intimità del quotidiano la chiave per raccontare l'orrore politico.
Perché la memoria non è solo ciò che resta, non è un residuo lontano: è ciò che ci definisce, ciò che ci lega alla verità, ciò che ci tiene vivi.
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