L’ultimo cartoon targato DreamWorks Animation, “The Wild Robot”, è tratto dall'omonimo romanzo illustrato del pluripremiato Peter Brown, bestseller e primo libro di una trilogia per ragazzi che comprende “La fuga del robot selvatico” e “The Wild Robot Protects”.
Alla pari di una fiaba moderna, tenera, emozionante e ricca di dolcezza, l’opera non soltanto è affascinante per l’accurata e raffinata qualità dell’animazione e della grafica (descritti come «un dipinto di Monet in una foresta di Miyazaki»), ma anche per l’aspetto narrativo, tutto focalizzato su interessanti tematiche, come il rapporto tra natura e tecnologia, la scoperta di se stessi, il significato di essere vivi e connessi ad ogni creatura, l’importanza della gentilezza come metodo di sopravvivenza in contesti avversi e dell’amore come motore del mondo, e soprattutto l’accettazione delle diversità altrui.
La godibile pellicola, scritta e diretta dal pluricandidato all’Oscar Chris Sanders (sceneggiatore e regista di “Dragon Trainer”, “I Croods” e “Lilo & Stitch”), diverte, commuove e fa riflettere, coinvolgendo adulti e bambini attraverso le caratterizzazioni dei suoi personaggi; ma anche nel presentarsi con molteplici livelli di lettura dietro la parvenza di semplicità intrinseca alla trama. Nulla è forzato o invadente, il film trasmette tutta la sua magia, la sua carica di umorismo e intrattenimento, la sua forza emozionale con equilibrio e delicatezza, senza ricorrere a scene madri, all’azione spettacolare o a lunghi monologhi.
Impreziosita dalla sapiente unione di CGI e disegno a mano, la solida e lineare sceneggiatura esplora il difficile ruolo di essere genitori, la complessa relazione che si viene ad instaurare tra genitori e figli, nella quale nessuno è mai preparato o pronto a gestire nei migliori dei modi ruoli e rapporti: fondamentale è in tal senso la necessità di superare pregiudizi e diffidenze, ma anche l’apporto di altri elementi utili a farci fare cose che mai avremmo pensato possibili. Tra questi, non possono mancare lo spirito di dedizione, il sacrificio, la cooperazione, l’empatia, e soprattutto la gentilezza: il più nobile tra gli strumenti educativi, che insieme all’amore ci rende più umani e solidali con il prossimo.
Un’altra vera chiave per la sopravvivenza, ci dice chiaramente questa pellicola, è la solidarietà.
Un concetto basilare per la sopravvivenza singola e collettiva, perché capace di prevalere sulle avversità, su differenze innate e sulla legge del più forte.
Argomenti questi che rimandano anche ad altre bellissime pellicole d’animazione, come ad esempio “Il castello nel cielo”, La gabbianella e il gatto”, “Il gigante di ferro”, solo per citarne alcune; e che focalizzano il rapporto dell’uomo non soltanto con l’ambiente e il prossimo, ma soprattutto con se stesso.
La figura del robot diventa allora in questo cartoon l’efficace allegoria di tutto ciò che ruota intorno alla complessa sfera riguardante l’umanità, il Creato, le creature, il progresso, la tutela dell’ambiente, le conseguenze delle nostre scelte/azioni (vedi oggi il cambiamento climatico, la mancanza di empatia nei rapporti interpersonali, la violenza e i malesseri sociali, lo sviluppo tecnologico e i dilemmi morali, etc.), ma anche un urgente invito a convivere e a (soprav)vivere imparando ad avere rispetto di ogni cosa ed essere vivente, ricercando sintesi ed equilibrio tra le varie correlate parti.
In conclusione, “Il robot selvaggio” è uno dei migliori film d’animazione dell’anno, e non solo; una pellicola riuscita ed efficace, che coniuga benissimo l’apparato visivo a quello narrativo, le emozioni alle riflessioni. Imperdibile. Voto (in decimi): 8.25 / 8.50
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