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martedì 26 novembre 2024
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il gladiatore
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Vorrei sapere fino a quando ci sarà il gladiatore
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gabriella
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lunedì 25 novembre 2024
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l''età fragile
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Cominciamo con il dire che a volte è più lodevole l'intento del risultato, ma film come questi evidenziano l'urgenza di un cambiamento culturale ed educativo di cui la nostra società necessita, innequivocabilmente. Per cui non si può rimanere insensibili di fronte al lavoro di Margherita Ferri, proprio perchè racconta una storia purtoppo tragicamente accaduta, lo sappiamo, è la stessa voce di Andrea a ricordarci che oggi avrebbe ventisette anni, se.... La voice over ( ricordate "Il viale del tramonto " di Billy Wildwe?) forse non è sempre funzionale al film, rischia di appiattirlo, però ha il pregio di condurre lo spettatore in maniera lieve, delicata nel mondo di un adolescente che vorrebbe essere invisibile, come il suo nome, che ce l'hanno così tanti che non si distingue per originalità.
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Cominciamo con il dire che a volte è più lodevole l'intento del risultato, ma film come questi evidenziano l'urgenza di un cambiamento culturale ed educativo di cui la nostra società necessita, innequivocabilmente. Per cui non si può rimanere insensibili di fronte al lavoro di Margherita Ferri, proprio perchè racconta una storia purtoppo tragicamente accaduta, lo sappiamo, è la stessa voce di Andrea a ricordarci che oggi avrebbe ventisette anni, se.... La voice over ( ricordate "Il viale del tramonto " di Billy Wildwe?) forse non è sempre funzionale al film, rischia di appiattirlo, però ha il pregio di condurre lo spettatore in maniera lieve, delicata nel mondo di un adolescente che vorrebbe essere invisibile, come il suo nome, che ce l'hanno così tanti che non si distingue per originalità. La vita di Andrea Spezzacatena si divide tra famiglia, scuola, vacanze in Calabria dai nonni, le uscite al cinema condivise con l'amica Sara, ma anche l'apprensione nel vedere i suoi genitori litigare e separarsi poi, le confidenze a Christian, che si finge amico per ottenere di copiare i compiti e si rivelerà poi meschino e insensibile. Le parole ferescono, a volte più degli schiaffi, rimangono tatuate sul cuore, incancellabili, Andrea dapprima sembra non esserne sfiorato, anzi, indossa con disinvoltura un paio di pantaloni rosa ( rossi in origine ma stinti da un lavaggio in lavatrice), scatenando derisione e ilarità tra i suoi compagni, e poi la spietata persecuzione sui social, finchè Andrea non ce la fa più, la sua vivacità, il suo sorriso e la sua fierezza si spengono e così la voglia di vivere .Si ha come la sensazione di una sobrietà, una certa timidezza, del freno a mano tirato, nell'affrontare un tema così rovente, ma a mente fredda deduco che probabilmente la riflessione è il giusto atteggiamento di fronte a realtà del genere, il desiderio di comprendere di più, di ascoltare, di osservare, di partecipare al dolore sconfinato di una madre e un padre, e di abbracciarli. Come dice Andrea a Christian, la storia si studia perchè certi errori non vengano più commessi, ci piace credere sia così, almeno lo si spera, e che come il suo cognome , si riesca a spezzare la catena del pregiudizio, della diversità, e coltivare un sogno di speranza.
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[+] una consuetudine
(di ivan il matto)
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domenica 24 novembre 2024
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boh
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Ma lei rilegge quello che scrive prima di mandare la recensione?
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domenica 24 novembre 2024
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da vedere
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Film ben fatto , ti coinvolge fino alla fine , lasciamo perdere i riferimenti storici .. goditi le scene e gli attori , sorridi delle americanate
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sabato 23 novembre 2024
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il tema è l'omofobia, non l'omosessualità
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Recensione interessante, d'accordo su quasi tutto. Non condivido il suo discorso sull'esitazione nel rappresentare il protagonista come omosessuale. In un quindicenne troverei inverosimile che fosse già lucidamente consapevole di avere un'identità omosessuale, perché a quell'età notoriamente si è molto confusi. Peraltro se la regista avesse optato per una rappresentazione simile avrebbe banalizzato la storia, visto che oggi le storie di adolescenti omosessuali sono ormai sdoganate. Il bullismo è sopraffazione dell'apatico o del sadico sul soggetto più debole o sensibile (dove entrambi hanno una ferita dell'infanzia che li porta a proiettarsi sugli altri, sebbene in modo opposto), e la presunta omosessualità della vittima è solo una scusa per giustificare l'atteggiamento persecutorio (poiché da insegnante le garantisco che tra gli adolescenti italiani l'omofobia è ancora oggetto di stigma), quindi ridurre il bullismo a persecuzione contro gli omosessuali è riduttivo e porta su un altro tema già abbastanza noto.
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Recensione interessante, d'accordo su quasi tutto. Non condivido il suo discorso sull'esitazione nel rappresentare il protagonista come omosessuale. In un quindicenne troverei inverosimile che fosse già lucidamente consapevole di avere un'identità omosessuale, perché a quell'età notoriamente si è molto confusi. Peraltro se la regista avesse optato per una rappresentazione simile avrebbe banalizzato la storia, visto che oggi le storie di adolescenti omosessuali sono ormai sdoganate. Il bullismo è sopraffazione dell'apatico o del sadico sul soggetto più debole o sensibile (dove entrambi hanno una ferita dell'infanzia che li porta a proiettarsi sugli altri, sebbene in modo opposto), e la presunta omosessualità della vittima è solo una scusa per giustificare l'atteggiamento persecutorio (poiché da insegnante le garantisco che tra gli adolescenti italiani l'omofobia è ancora oggetto di stigma), quindi ridurre il bullismo a persecuzione contro gli omosessuali è riduttivo e porta su un altro tema già abbastanza noto. Giustamente la regista non ci è voluta cadere. Non a caso i commenti degli ex bullizzati sottolineano proprio questo: la ricerca di apparire come omologati agli standard maschili dominanti non li ha sottratti alle grinfie dei bulli
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ivan il matto
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martedì 19 novembre 2024
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andrea e il "fuoco incrociato"
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Alcuni film vanno considerati più per il messaggio complessivo che veicolano, quando esplicito e diretto, invece che per il come quello stesso messaggio viene messo in scena. E’ il caso del recente “Il ragazzo dai pantaloni rosa” della quarantenne emiliana Margherita Ferri, al suo primo vero lungometraggio importante, dopo una lunga gavetta nei ‘corti’. Presentato all’ultima festa del cinema di Roma nella sezione ‘Alice nelle Città’, la pellicola porta sullo schermo la vera storia di Andrea Spezzacatena, primo caso in Italia di bullismo e cyberbullismo che portò al suicidio di un minorenne il 20 novembre 2012. Tanto viene raccontato anche dal libro che la madre, Teresa Manes, ha pubblicato nel 2013 per Graus edizioni: “Oltre il pantalone rosa”.
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Alcuni film vanno considerati più per il messaggio complessivo che veicolano, quando esplicito e diretto, invece che per il come quello stesso messaggio viene messo in scena. E’ il caso del recente “Il ragazzo dai pantaloni rosa” della quarantenne emiliana Margherita Ferri, al suo primo vero lungometraggio importante, dopo una lunga gavetta nei ‘corti’. Presentato all’ultima festa del cinema di Roma nella sezione ‘Alice nelle Città’, la pellicola porta sullo schermo la vera storia di Andrea Spezzacatena, primo caso in Italia di bullismo e cyberbullismo che portò al suicidio di un minorenne il 20 novembre 2012. Tanto viene raccontato anche dal libro che la madre, Teresa Manes, ha pubblicato nel 2013 per Graus edizioni: “Oltre il pantalone rosa”. Il titolo si deve al capo di abbigliamento, inizialmente rosso ma stinto per un lavaggio maldestro, che Andrea volle indossare ugualmente a scuola, in barba ai luoghi comuni e allo stereotipo sociale del colore riservato alle donne. In parte l’opera riesce a rendere la difficoltà dell’essere quattordicenne in questi tempi sbandati: “la nostra età è difficile, ci spiano dentro l’anima” cantavano già i Pooh nel lontano 1972. Solo in parte, dicevamo, il film riesce a restituire la portata del dramma che devasta il ragazzo, restando sulla superficie e limitandosi alla narrazione di situazioni un po' scontate, che nel finale diventano anche vagamente ricattatorie. Il merito di questa produzione resta il discorso ‘diretto’ con l’assenza di ogni sottotesto più o meno recondito; però i ragazzi sono troppo telegenici ed esibiti in scuole che somigliano a club esclusivi, al punto che ci sentiamo trasportati dalle parti de “Il tempo delle mele” 44 anni dopo. La stessa voce fuori campo del protagonista, che ascoltiamo fin dalla primissima sequenza, appesantisce il racconto diventando a tratti indiscreta e dalle finalità troppo scopertamente didascaliche. Certo dell’argomento più si parla e meglio è; come va rilevato il merito degli autori di rendere bene la perdita degli ‘universi di riferimento’ del giovane, attraverso le scene dai contorni sfocati che appaiono sullo schermo nel sottofinale. Resta il limite di non sottolineare abbastanza la situazione del crollo emotivo di Andrea sottoposto al “fuoco incrociato” di una famiglia assente, dal momento che i suoi genitori stanno separandosi; insieme all’aggressione di bulli a scuola, che lui credeva amici, il cui modello comportamentale risulta ampiamente premiato dall’immaginario collettivo attuale….qualcuno si offende se cito a modello gli atteggiamenti del neo presidente USA Trump?
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riccardo alessandroni
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domenica 17 novembre 2024
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intento nobile ma il film non funziona
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La storia è toccante, la vicenda umana intensa e l'intento nobile. Ma il film non funziona. La sceneggiatura dipinge personaggi bidimensionali. I dialoghi sono poco credibili specie quelli tra padre e madre molto di maniera e quelli tra il protagonista e l'amica, troppo manieristi e pseudomaturi. Le location pettinate e le luci patinate creano un'atmosfera da fiction. La quantità di slow motion cui ricorre una regia incapace di dare intensità alle scene rimanda a quelle su cui si ironizza in Boris. E tutto questo purtroppo inceppa il meccanismo dell'empatia. Chi riesce a commuoversi - e ci piacerebbe pure cedere alla lacrima- lo fa per il tema ma non per la costruzione filmica.
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La storia è toccante, la vicenda umana intensa e l'intento nobile. Ma il film non funziona. La sceneggiatura dipinge personaggi bidimensionali. I dialoghi sono poco credibili specie quelli tra padre e madre molto di maniera e quelli tra il protagonista e l'amica, troppo manieristi e pseudomaturi. Le location pettinate e le luci patinate creano un'atmosfera da fiction. La quantità di slow motion cui ricorre una regia incapace di dare intensità alle scene rimanda a quelle su cui si ironizza in Boris. E tutto questo purtroppo inceppa il meccanismo dell'empatia. Chi riesce a commuoversi - e ci piacerebbe pure cedere alla lacrima- lo fa per il tema ma non per la costruzione filmica. Ad un certo punto ci si illude che l'intento sia di far vedere tutto con gli occhi immaturi e puri del quattordicenne e che prima o poi il film ci porti nel suo inferno. Ma non succede. Peccato. La Padolfi, il ragazzino e l'amica sono pure bravi ma non possono portare da soli il carretto. Un'occasione persa.
Che la forza sia con voi.
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neverhood
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domenica 17 novembre 2024
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una grande potenzialità non sfruttatata
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È davvero difficile valutare questo film. Da una parte, la tematica affrontata è estremamente attuale e delicata, e va riconosciuto il merito di averla portata sul grande schermo. Dall'altra, però, ci sono secondo me alcune criticità dal punto di vista prettamente cinematografico, dove ho riscontrato diverse mancanze.
Plauso agli, a partire da Samuele Carrino, che spicca per le sue notevoli doti espressive: mi ha piacevolmente sorpreso. Tuttavia, lo sviluppo della storia sembra seguire un susseguirsi di stereotipi e situazioni già viste e riviste. Forse questa è la cruda resa della realtà, ma in un film ci si aspetterebbe qualcosa di originale, qualcosa di sorprendente.
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È davvero difficile valutare questo film. Da una parte, la tematica affrontata è estremamente attuale e delicata, e va riconosciuto il merito di averla portata sul grande schermo. Dall'altra, però, ci sono secondo me alcune criticità dal punto di vista prettamente cinematografico, dove ho riscontrato diverse mancanze.
Plauso agli, a partire da Samuele Carrino, che spicca per le sue notevoli doti espressive: mi ha piacevolmente sorpreso. Tuttavia, lo sviluppo della storia sembra seguire un susseguirsi di stereotipi e situazioni già viste e riviste. Forse questa è la cruda resa della realtà, ma in un film ci si aspetterebbe qualcosa di originale, qualcosa di sorprendente. Qui, invece, tutto scorre in modo fin troppo lineare, e l'unico elemento che riesce a creare un minimo di empatia è la consapevolezza che si tratta, tristemente, di una storia vera.
Credo, inoltre, che sia stata persa un'importante occasione per affrontare in modo più intimo ed efficace la tematica dell'identità, e soprattutto dell'orientamento sessuale, che in questo caso è stato quasi del tutto bypassato, forse per rassicurare, in qualche modo, il pubblico. Come a dire: "Qui si parla di bullismo e basta."
Do al film un po' più della sufficienza, per l'impegno, le prove attoriali e la potenzialità di sensibilizzare su un tema così importante. Purtroppo, però, non mi ha emozionato come avrebbe potuto.
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maurizio berardini
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sabato 16 novembre 2024
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poco convincente
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Non era facile raccontare questa storia senza cadere negli stereotipi, e a mio avviso il film anche per questo manca di credibilità: dei personaggi, delle relazioni (leggi: i dialoghi) e delle situazioni, sia quelle familiari che quelle amicali.
Ad esempio non pervenuto il personaggio del padre, non ha spessore, le liti fra lui e la moglie sembrano un fumetto.
Carina l'amicizia con Sara, ma sembra una relazione più fra adulti che tra adolescenti.
Per il resto della classe e degli amici un dubbio: davvero si comportano tutti così?
Alla festa, TUTTI compatti, complici e silenti di fronte a un'evidente gioco violento, un ragazzo in lacrime, dei figuri che lo sbeffeggiano?
Davvero Sara, a cui non manca una certa verve, non riesce a proferire una parola e lascia andare via da solo il suo amico?
La storia è comunque molto dura, e non ostante tutto il film colpisce.
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beatrice cristina gambino
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mercoledì 13 novembre 2024
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tristemente meraviglioso. guardiamolo tutti
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Quando sento di storie come questa di Andrea Spezzacatena e sua mamma Teresa Manes e della sua famiglia smetto di respirare per qualche momento, vado in apnea. Il terrore mi immobilizza. Ho paura che tutto ciò che si può fare per far si che il mondo diventi un posto davvero migliore non potrà mai essere fatto veramente e comunque non in tempi utili.
Se avessi visto questo film dieci anni fa lo avrei visto con gli occhi di una ragazza che qualche atto di bullismo lo ha subìto, specialmente in quegli anni maledetti e bellissimi che vanno dalla prima media a quel momento in cui senti di esserti salvata, uscendone più o meno indenne.
Ora lo guardo con gli occhi di una madre spaventata che mette ogni giorno un piede davanti all'altro, con la spiacevole sensazione di stare pestando sopra a dei vetri.
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Quando sento di storie come questa di Andrea Spezzacatena e sua mamma Teresa Manes e della sua famiglia smetto di respirare per qualche momento, vado in apnea. Il terrore mi immobilizza. Ho paura che tutto ciò che si può fare per far si che il mondo diventi un posto davvero migliore non potrà mai essere fatto veramente e comunque non in tempi utili.
Se avessi visto questo film dieci anni fa lo avrei visto con gli occhi di una ragazza che qualche atto di bullismo lo ha subìto, specialmente in quegli anni maledetti e bellissimi che vanno dalla prima media a quel momento in cui senti di esserti salvata, uscendone più o meno indenne.
Ora lo guardo con gli occhi di una madre spaventata che mette ogni giorno un piede davanti all'altro, con la spiacevole sensazione di stare pestando sopra a dei vetri.
Un genitore si accorge raramente di ciò che un figlio o una figlia stanno attraversando e può solo sperare di riuscire a farlo prima che sia tardi.
Tra le tante cose che mi hanno ferito stasera, certamente la meno centrale, c'è che la sala del cinema era praticamente vuota.
Invece quel che spero col cuore è che il film venga visto dal numero più grande possibile di persone. E che se ne parli. Che se ne continui a parlare.
Ricordiamoci, vi prego, che i bambini ci ascoltano. Sempre. Le nostre parole svolgono un ruolo determinante nel modo in cui loro affronteranno il mondo.
Andrea, che male infinito questo mondo.
Grazie a Teresa Manes per la forza, il coraggio, il duro lavoro.
La bellezza del film passa in secondo piano a tutto questo dolore.
Ma è davvero spettacolare, regia, fotografia, recitazione. Voto 10+
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