ivan il matto
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martedì 19 novembre 2024
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andrea e il "fuoco incrociato"
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Alcuni film vanno considerati più per il messaggio complessivo che veicolano, quando esplicito e diretto, invece che per il come quello stesso messaggio viene messo in scena. E’ il caso del recente “Il ragazzo dai pantaloni rosa” della quarantenne emiliana Margherita Ferri, al suo primo vero lungometraggio importante, dopo una lunga gavetta nei ‘corti’. Presentato all’ultima festa del cinema di Roma nella sezione ‘Alice nelle Città’, la pellicola porta sullo schermo la vera storia di Andrea Spezzacatena, primo caso in Italia di bullismo e cyberbullismo che portò al suicidio di un minorenne il 20 novembre 2012. Tanto viene raccontato anche dal libro che la madre, Teresa Manes, ha pubblicato nel 2013 per Graus edizioni: “Oltre il pantalone rosa”.
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Alcuni film vanno considerati più per il messaggio complessivo che veicolano, quando esplicito e diretto, invece che per il come quello stesso messaggio viene messo in scena. E’ il caso del recente “Il ragazzo dai pantaloni rosa” della quarantenne emiliana Margherita Ferri, al suo primo vero lungometraggio importante, dopo una lunga gavetta nei ‘corti’. Presentato all’ultima festa del cinema di Roma nella sezione ‘Alice nelle Città’, la pellicola porta sullo schermo la vera storia di Andrea Spezzacatena, primo caso in Italia di bullismo e cyberbullismo che portò al suicidio di un minorenne il 20 novembre 2012. Tanto viene raccontato anche dal libro che la madre, Teresa Manes, ha pubblicato nel 2013 per Graus edizioni: “Oltre il pantalone rosa”. Il titolo si deve al capo di abbigliamento, inizialmente rosso ma stinto per un lavaggio maldestro, che Andrea volle indossare ugualmente a scuola, in barba ai luoghi comuni e allo stereotipo sociale del colore riservato alle donne. In parte l’opera riesce a rendere la difficoltà dell’essere quattordicenne in questi tempi sbandati: “la nostra età è difficile, ci spiano dentro l’anima” cantavano già i Pooh nel lontano 1972. Solo in parte, dicevamo, il film riesce a restituire la portata del dramma che devasta il ragazzo, restando sulla superficie e limitandosi alla narrazione di situazioni un po' scontate, che nel finale diventano anche vagamente ricattatorie. Il merito di questa produzione resta il discorso ‘diretto’ con l’assenza di ogni sottotesto più o meno recondito; però i ragazzi sono troppo telegenici ed esibiti in scuole che somigliano a club esclusivi, al punto che ci sentiamo trasportati dalle parti de “Il tempo delle mele” 44 anni dopo. La stessa voce fuori campo del protagonista, che ascoltiamo fin dalla primissima sequenza, appesantisce il racconto diventando a tratti indiscreta e dalle finalità troppo scopertamente didascaliche. Certo dell’argomento più si parla e meglio è; come va rilevato il merito degli autori di rendere bene la perdita degli ‘universi di riferimento’ del giovane, attraverso le scene dai contorni sfocati che appaiono sullo schermo nel sottofinale. Resta il limite di non sottolineare abbastanza la situazione del crollo emotivo di Andrea sottoposto al “fuoco incrociato” di una famiglia assente, dal momento che i suoi genitori stanno separandosi; insieme all’aggressione di bulli a scuola, che lui credeva amici, il cui modello comportamentale risulta ampiamente premiato dall’immaginario collettivo attuale….qualcuno si offende se cito a modello gli atteggiamenti del neo presidente USA Trump?
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(di gabriella)
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nino pellino
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sabato 30 novembre 2024
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una vicenda drammatica diretta con delicatezza
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Questo film, che narra la triste vicenda dello studente Andrea Spezzacatena conclusasi nel 2012 con il suicidio del giovane a causa degli atti di bullismo perpetuati ai suoi danni dai propri compagni di scuola, si avvale di una regia efficace e soprattutto molto equilibrata, in quanto riesce a trasmettere nello spettatore un forte senso di amarezza e di disappunto nei riguardi di certa crudeltà adolescenziale, senza scadere mai troppo nel patetico o in eccessive sequenze dalle tinte forti. La regista Margherita Ferri dirige un fatto di cronaca realmente accaduto con molto tatto e delicatezza costruendo una sceneggiatura ad hoc per un pubblico di adolescenti al quale ha saputo indirizzare dei messaggi di riflessione ben precisi.
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Questo film, che narra la triste vicenda dello studente Andrea Spezzacatena conclusasi nel 2012 con il suicidio del giovane a causa degli atti di bullismo perpetuati ai suoi danni dai propri compagni di scuola, si avvale di una regia efficace e soprattutto molto equilibrata, in quanto riesce a trasmettere nello spettatore un forte senso di amarezza e di disappunto nei riguardi di certa crudeltà adolescenziale, senza scadere mai troppo nel patetico o in eccessive sequenze dalle tinte forti. La regista Margherita Ferri dirige un fatto di cronaca realmente accaduto con molto tatto e delicatezza costruendo una sceneggiatura ad hoc per un pubblico di adolescenti al quale ha saputo indirizzare dei messaggi di riflessione ben precisi. Il film ci evidenzia tutto il percorso di vita (purtroppo breve) di Andrea, dalla sua nascita alla sua crescita all'interno di un nucleo familiare segnato purtroppo dalla problematica relazione coniugale dei suoi genitori culminata nel divorzio, per poi descriverci i suoi anni di studente di scuola media e infine i suoi primi anni di quella superiore. Oltre alla madre che ha rappresentato per il ragazzo il primo fondamentale punto di riferimento affettivo, nel corso della sua vita di studente egli ha abbracciato altri due grandi riferimenti affettivi, la sua amichetta del cuore Sara con la quale ha condiviso la sua passione per il Cinema e un compagno di classe, Christian per il quale ha nutrito un grande senso di ammirazione, quasi di divinizzazione. Eppure sarà proprio il suo idolo del cuore, Christian, a dimostrarsi negli anni sempre meno perfetto e sempre più superficiale ed evanescente nei suoi riguardi. A volte l'invidia gioca dei brutti scherzi alla mente umana, soprattutto se parliamo di un giovane ancora acerbo e istintivamente portato alla vendetta e ad averne fatte le spese è stato proprio il povero Andrea, ragazzo ipersensibile e forse un tantino troppo introverso, anche se ciò ci appare assolutamente gustificabile in quanto dobbiamo pur sempre immedesimarci nella psiche di un tredicenne non ancora in grado di difendersi come invece ci riuscirebbe un adulto con maggiore fluidità psicologica e tempismo. Il film insomma è stato sceneggiato molto bene; tenendo conto della sua durata complessiva di due ore, in ben oltre la metà della trama, ci viene evidenziata tutta la dolcezza e la bontà d'animo di un ragazzo sempre pronto ad amare gli altri, mentre solamente negli ultimi 30 o 40 minuti di riprese, il film ci mostra tutto l'orrore degli atti di bullismo e, peggio ancora, successivamente di quelli di cyberbullismo ai danni di un giovane per bene, il quale sentitosi tradito e beffeggiato impunemente, decide ad un certo punto di compiere quel fatidico gesto che a tutti noi è rimasto indelebilmente impresso nella memoria. Commovente e toccante, tra l'altro, l'abbraccio e il saluto finale che Andrea rivolge a sua madre durante la sera del suo ultimo compleanno.
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