
Anno | 2024 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 79 minuti |
Regia di | Tito Puglielli, Marta Basso |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 giugno 2024
Giuseppe, Ursula e Bianca vivono in una comunità psichiatrica di Palermo, in un presente in cui esistono solo come pazienti.
CONSIGLIATO SÌ
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Giuseppe, Ursula, Bianca. Tre persone che vivono da anni in una comunità per soggetti con difficoltà di carattere psichiatrico vengono seguiti nella loro quotidianità. Hanno così modo di raccontarsi e di farci comprendere quale senso abbiano ora le loro esistenze.
Uno sguardo partecipe e al contempo oggettivo su aspetti del vivere troppo spesso rimossi dal sentimento comune.
Sotto la direzione artistica di Costanza Quatriglio, il Centro Sperimentale di Cinematografia della sede di Palermo (che ha come materia specifica il documentario) offre l'occasione di entrare in una comunità che raccoglie persone con problematiche di carattere psichiatrico. Lo fa senza alcun taglio polemico. Non siamo di fronte a una scrittura simile a quella dei dossier sulla malasanità (documentazioni ovviamente importanti). Qui l'obiettivo è un altro. Si parte pertanto da una struttura che funziona, in cui il rapporto tra medici, personale infermieristico e pazienti è positivo ed improntato ad attenzione e rispetto reciproci. Ciò che interessa a Puglielli e Basso è entrare in punta di piedi nelle vite dei pazienti consentendo loro di raccontarsi se e quando vogliono. Ne emergono tre ritratti principali a cui si aggiungono, più o meno in primo piano, altre storie che potrebbero essere a loro volta raccontate. I tre, per trovare una definizione, protagonisti condividono un sentimento comune: la solitudine. Giuseppe trova conforto nella musica rock e nei suoi orologi. Da qui il titolo che riecheggia, più o meno consapevolmente, quello del film di Scola con Mastroianni e Troisi Che ora è. Ursula, a cui sono stati tolti quattro figli, ha conosciuto la prostituzione ed è in costante ricerca di affetto. Bianca, che utilizza un linguaggio ricercato, soffre l'assenza dei familiari.
Lo sguardo della telecamera li segue e li interroga mettendo in luce come, per ognuno di loro, la comunità rappresenti al contempo la gabbia (per quanto dorata) da cui uscire per rientrare nella vita in società ma anche il liquido amniotico in cui sentirsi al sicuro. Il mondo esterno viene desiderato ma fa anche paura. Il cambiamento, anche se si configura come passaggio da una comunità ad un'altra, richiede comunque cesure difficili da mettere in atto. Così come il permesso terapeutico abbisogna poi di un effettivo reinserimento a tutti i livelli. Basso e Puglielli hanno saputo trovare la chiave di acceso giusta per far sì che Giuseppe, Bianca ed Ursula potessero mettere in comune il loro sentire senza l'interposizione di diaframmi che ne impedissero la spontaneità anche nei momenti più dolorosi. Non era un'impresa semplice.
Giuseppe, Ursula, Bianca. Tre persone che vivono da anni in una comunità per soggetti con difficoltà di carattere psichiatrico vengono seguiti nella loro quotidianità. Hanno così modo di raccontarsi e di farci comprendere quale senso abbiano ora le loro esistenze. Uno sguardo partecipe e al contempo oggettivo su aspetti del vivere troppo spesso rimossi dal sentimento comune.
I tre, per trovare una definizione, protagonisti condividono un sentimento comune: la solitudine. Lo sguardo della telecamera li segue e li interroga mettendo in luce come, per ognuno di loro, la comunità rappresenti al contempo la gabbia (per quanto dorata) da cui uscire per rientrare nella vita in società ma anche il liquido amniotico in cui sentirsi al sicuro.
Basso e Puglielli hanno saputo trovare la chiave di acceso giusta per far sì che Giuseppe, Bianca ed Ursula potessero mettere in comune il loro sentire senza l’interposizione di diaframmi che ne impedissero la spontaneità anche nei momenti più dolorosi. Non era un’impresa semplice.