thomas
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mercoledì 12 aprile 2023
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potente
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Non è un film bello, è potente. Lo è perché affronta tematiche che terrorizzerebbero ogni genitore: l’amore tossico della propria figlia quindicenne per una persona ben più grande di lei, la perdita progressiva del suo sorriso, il sempre più soffocante comportamento di lui, le reiterate violenze psicologiche, l’autoisolamento di lei dalle cose e dagli amici di sempre, l’allontanamento dai genitori, la perdita della verginità non per amore ma per plagio, la delusione, la depressione e, mentre sembra rinascere una speranza di vita, il revenge porn. È bene non aggiungere altro, perché c’è molto altro nell’ulteriore sviluppo della storia, che ha il merito di essere autentica come in un documentario, ma nello stesso tempo coinvolgente come in un film.
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Non è un film bello, è potente. Lo è perché affronta tematiche che terrorizzerebbero ogni genitore: l’amore tossico della propria figlia quindicenne per una persona ben più grande di lei, la perdita progressiva del suo sorriso, il sempre più soffocante comportamento di lui, le reiterate violenze psicologiche, l’autoisolamento di lei dalle cose e dagli amici di sempre, l’allontanamento dai genitori, la perdita della verginità non per amore ma per plagio, la delusione, la depressione e, mentre sembra rinascere una speranza di vita, il revenge porn. È bene non aggiungere altro, perché c’è molto altro nell’ulteriore sviluppo della storia, che ha il merito di essere autentica come in un documentario, ma nello stesso tempo coinvolgente come in un film. A fungere da camera di compensazione umana di questo dramma un padre e una madre: autista di ambulanze lui, forse casalinga lei in una casa con due stanze, soggiorno e bagno in precedenza luogo di serenità, ma poi lugubre gabbia di incomunicabilità e disaffezione. Luogo di rabbia e dolore, in cui per tornare a vedere il sorriso della propria figlia occorre riesumare i filmini del passato. Il contorno è invece spensierato, come si addice al mondo dei quindicenni: balletti su tik tok, partite a pallavolo, pizze con gli amici, aperitivi al bar, prime cotte e approcci al sesso, rossetti, smalti e infinite chiacchiere. Mia, la giovane protagonista, è il tramite di questi due mondi: i suoi cambiamenti interiori cambiano di riflesso l’ambiente che la circonda e sembra che persino la fotografia diventi più luminosa o più scura a seconda dei momenti. E di cambiamenti nel film ve ne sono vari, proprio perché è una storia potente, l’andamento non è mai lineare e sembra quasi che la sceneggiatura abbia calcolato un crescendo di emozioni forti che si sublimano nel finale a sorpresa. Eccellenti gli attori: perfettamente in parte Edoardo Leo, padre passionale che non si capacita dei cambiamenti della sua “bambina”, straordinaria la prova di Milena Mancini, una madre affettuosa, disperata, forte, il vero collante di tutto. Bell’esordio per Greta Gasbarri e una menzione speciale per Riccardo Mandolini, capace di rappresentare un con assoluta credibilità uno dei personaggi più malvagi visti sul grande schermo negli ultimi anni. “Mia” è un film che ha il grande merito di lanciare un messaggio educativo e rimane come monito a tutti i genitori di figli adolescenti: la prima cosa da insegnare ai figli quando inizia l’età degli amori è saper riconoscere e immediatamente ritrarsi dai rapporti tossici, quelli che spengono il sorriso.
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jonnylogan
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domenica 6 agosto 2023
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siamo tutti mia
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I figli crescono e a quindici anni non sono più quei bambini ripresi nei filmini di famiglia, oggi fruibili su cellulari e pc e non più su schermi improvvisati nei salotti di casa. Ad accorgersene nella maniera più drastica non fa di certo eccezione la famiglia di Sergio e Valeria, lui autista d’ambulanza e lei casalinga, con una figlia che con l’arrivo del primo ragazzo vede la sua vita del tutto cambiata.
Ivano De Matteo, come attore noto al grande pubblico per il ruolo d’ Er Puma nella serie TV Romanzo Criminale, fa ancora una volta centro aggiungendo alla propria filmografia l’ennesima attenta esplorazione dell’animo umano.
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I figli crescono e a quindici anni non sono più quei bambini ripresi nei filmini di famiglia, oggi fruibili su cellulari e pc e non più su schermi improvvisati nei salotti di casa. Ad accorgersene nella maniera più drastica non fa di certo eccezione la famiglia di Sergio e Valeria, lui autista d’ambulanza e lei casalinga, con una figlia che con l’arrivo del primo ragazzo vede la sua vita del tutto cambiata.
Ivano De Matteo, come attore noto al grande pubblico per il ruolo d’ Er Puma nella serie TV Romanzo Criminale, fa ancora una volta centro aggiungendo alla propria filmografia l’ennesima attenta esplorazione dell’animo umano. Un’esplorazione iniziata attraversando i problemi di chi deve fare i conti con una vita famigliare distrutta (Gli Equilibristi, 2012) fino a denunciare le ipocrisie borghesi (Villetta con Ospiti, 2019) passando per i drammi morali di una coppia di fratelli (I nostri Ragazzi, 2014)
Tratto da un soggetto scritto da Edoardo Leo e sceneggiato dallo stesso De Matteo come sempre affiancato dalla moglie Valentina Ferlan, Mia narra un coacervo di problemi in cui una famiglia moderna e con una figlia modello, può rimanere coinvolta, non certo immune dai pericoli di stalking, minacce, fino al Revenge Porn. Tutti gli attori restituiscono alla pellicola una cifra stilistica di grande livello. Dolore, paura e rabbia sono sottolineati da ogni componente nella maniera più apodittica possibile. Greta Gasbarri, per la prima volta sul grande schermo, recita il ruolo di una ragazza come tante, avvicinata da un ragazzo inizialmente capace di mimetizzarsi per quello che in realtà non è. Riccardo Mandolini, fra i protagonisti del serial Netflix Baby (id., 2018-2020), è tanto bravo a calarsi nella parte al punto di farsi odiare nella maniera più viscerale possibile. Completa il cast Edoardo Leo nel ruolo di Sergio, padre impotente al quale il destino ha presentato il conto senza un motivo apparente.
Unico limite del film proprio quel desiderio di descrivere il sovrapporsi di numerosi problemi in cui le nuove tecnologie la fanno da padrone. Ma al netto di questa sbavatura la resa è un pugno nel centro dello stomaco. Un pugno che però ha l’indubbio merito di svegliare e non anestetizzarci.
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