sergio dal maso
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venerdì 8 settembre 2023
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al termine della notte
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“La gran fatica dell'esistenza non è insomma nient'altro che questo gran darsi da fare per restare ragionevoli venti, quarant'anni, o più, per non essere semplicemente, profondamente se stessi, cioè immondi, atroci e assurdi.”
da Viaggio al termine della notte - Louis-Ferdinand Céline
L’incipit è mozzafiato. Un lungo piano-sequenza notturno, accompagnato da una melodia da brividi, riprende dall’alto una Milano cupa e crepuscolare. L’inquadratura plana su un appartamento di un grande edificio di un quartiere popolare. C’è una festa in corso, o meglio, c’è l’attesa febbrile del festeggiato, sembra una festa a sorpresa.
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“La gran fatica dell'esistenza non è insomma nient'altro che questo gran darsi da fare per restare ragionevoli venti, quarant'anni, o più, per non essere semplicemente, profondamente se stessi, cioè immondi, atroci e assurdi.”
da Viaggio al termine della notte - Louis-Ferdinand Céline
L’incipit è mozzafiato. Un lungo piano-sequenza notturno, accompagnato da una melodia da brividi, riprende dall’alto una Milano cupa e crepuscolare. L’inquadratura plana su un appartamento di un grande edificio di un quartiere popolare. C’è una festa in corso, o meglio, c’è l’attesa febbrile del festeggiato, sembra una festa a sorpresa.
Franco Amore sta terminando l’ultimo giorno di servizio, va in pensione. Una notte speciale, per un poliziotto integerrimo, amato da tutti. Certo, ha “arrotondato” facendo l’autista fuori servizio per il cugino della moglie, un gioielliere dai traffici un po' loschi. Niente di rilevante però, ama dire che in 35 anni di servizio non ha mai sparato un colpo.
Finalmente arriva, la festa può iniziare. E invece no, viene subito interrotta da una telefonata urgente del capo della mobile, c’è stato uno scontro a fuoco in cui è morto il collega di pattuglia di Franco. Deve rientrare in servizio subito. Ma forse non è andata proprio così. Niente sarà come sembra in questa storia.
Con un lungo flashback il nastro si riavvolge. Si riparte da dieci giorni prima.
L’effetto domino che finirà per trascinare il protagonista – e con lui lo spettatore – in una inarrestabile discesa agli inferi inizia con l’incontro con un boss cinese che traffica nell’import-export. Riconoscente per avergli salvato la vita dopo un infarto, il misterioso faccendiere propone al poliziotto di lavorare per lui come responsabile della sicurezza. Amore “sente” il pericolo, specialmente dopo la proposta di scortare un carico di merce proprio nell’ultima notte di servizio. Sa che dovrebbe rifiutare, si è sempre fidato del suo istinto. Ma vuol dare alla famiglia quel benessere economico che la pensione da poliziotto non potrà mai garantirgli.
Il destino, evocato fin dalla ripresa aerea su quella città così fredda e spettrale, si consumerà in un anonimo sottopasso della tangenziale dove si rincorrono luci e traiettorie, le auto sfrecciano incuranti dell’apocalisse che sta per accadere. Franco Amore è solo di fronte al tunnel più buio della sua vita.
L’ultima notte di Amoreè un noir di grandissima qualità. Una storia ad incastro torbida e seducente che si svela pian piano, in una tensione continua, a tratti da cardiopalma. Certamente è un film di genere, richiama i polizieschi degli anni ’70, come Milano calibro 9, ma ne modernizza i canoni con una freschezza e una autorialità davvero rari per il cinema italiano. Sullo sfondo c’è il degrado di una società marcia, dove ogni relazione si fonda sull’ipocrisia, e dove tutti mentono.
Favino è come sempre pazzesco nel restituire al suo antieroe una personalità complessa e stratificata. Tormentato ed esitante, agisce sospeso tra i principi morali, di cui va fiero, e le sue fragilità. A fargli da perfetto contraltare è la moglie Viviana, interpretata da una strepitosa Linda Caridi, esuberante e volitiva, apparentemente ingenua ma di fatto l’ispiratrice delle scelte più difficili del marito. Oltre a Favino e alla Caridi, l’intero cast è perfetto e amalgamato, difficile non citare Francesco Di Leva, che interpreta il collega di pattuglia, e Antonio Gerardi, il cugino calabrese trafficone.
Al terzo lungometraggio, dopo i primi due riusciti film girati negli Stati Uniti, Andrea Di Stefano fa centro anche in patria, e con un’opera destinata a durare. Inquadrature, movimenti di macchina, montaggio, tutto rasenta la perfezione. Asciutto ed essenziale, bada alla sostanza, nemmeno prova a scimmiottare improbabili azioni spettacolari. La scelta di girare in pellicola, senza nessun effetto digitale, aumenta ancora di più il realismo delle ambientazioni e delle scene. Le ipnotiche musiche di Santi Pulvirenti, in perfetta simbiosi con la storia, e i chiaroscuri della stupenda fotografia di Guido Michelotti ne completano le eccellenze.
L’alba sorprende il nostro (anti)eroe in Piazza Duomo. Franco si congeda salutando via radio i colleghi, stremato, rinuncia al discorso pazientemente preparato.
Non si sa se il lungo viaggio di Amore finirà o meno al termine della notte. A volte basta un’ombra improvvisa per offuscare la luce. In ogni caso, nulla sarà più come prima. Quello che ha inseguito tutta la vita, l’ambizione dell’onestà, la lealtà verso la divisa, la dedizione alla famiglia, tutto è stato spazzato via. Riprendendo Celine, “la sua vita è stata questo, una lunga scheggia di luce finita nella notte.”
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ralphscott
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giovedì 10 agosto 2023
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quando la cina si fa troppo vicina
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Notevole, questo thriller. Ero poco convinto di andare in sala; i soliti attori che, nel panorama nostrano, seppur bravi, trovi ovunque : Favino, Servillo (non qui), ecc. Un problema mio che, a volte, mi porta a non vedere oltre la star inflazionata, a non godermi il personaggio. In questo piacevolissimo, moderno polar - si, come non pensare ai maestri francesi? - tutto fila in un meccanismo oliato, avvincente, quasi in tempo reale. Si comincia con riprese panoramiche meravigliose, si continua con uno script forte, così come le adeguate musiche (in certi frangenti mi ricordano "Tenebre" di Argento), ed attuale che racconta la malavita cinese ed i suoi intrecci col nostro paese.
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Notevole, questo thriller. Ero poco convinto di andare in sala; i soliti attori che, nel panorama nostrano, seppur bravi, trovi ovunque : Favino, Servillo (non qui), ecc. Un problema mio che, a volte, mi porta a non vedere oltre la star inflazionata, a non godermi il personaggio. In questo piacevolissimo, moderno polar - si, come non pensare ai maestri francesi? - tutto fila in un meccanismo oliato, avvincente, quasi in tempo reale. Si comincia con riprese panoramiche meravigliose, si continua con uno script forte, così come le adeguate musiche (in certi frangenti mi ricordano "Tenebre" di Argento), ed attuale che racconta la malavita cinese ed i suoi intrecci col nostro paese. Attori davvero bravi, tutti. Mi ha sorpreso Linda Caridi, che non conoscevo. Antonio Gerardi, quasi irriconoscibile, duttile ed invecchiato per l'occasione, l'ho visto da poco in "Il primo giorno della mia vita", in un ruolo da comprimario. D'ora in poi terrò d'occhio questo Andrea Di Stefano, il regista. Con questo poliziesco ha fatto centro.
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felicity
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sabato 5 agosto 2023
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un noir cupo e teso, molto riuscito
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L’ultima notte di Amore mira a evocare una cinematografia di stampo internazionale, con in testa il polar francese prima di tutto. Non fosse un film italiano, si qualificherebbe forse come eccezione meritevole, perché di azione ce n’è veramente poca e sono i dilemmi e lo struggimento del protagonista a farla da padroni. Essendo però un film italiano, il fatto che ci siano un paio di persone che muoiono molto male e una Milano fotografata come dio comanda, come una metropoli americana, soprattutto nella sequenza dei titoli di testa ripresa a volo di drone, merita la nostra attenzione.
L’ultima notte di Amore non è un film che scorre liscissimo.
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L’ultima notte di Amore mira a evocare una cinematografia di stampo internazionale, con in testa il polar francese prima di tutto. Non fosse un film italiano, si qualificherebbe forse come eccezione meritevole, perché di azione ce n’è veramente poca e sono i dilemmi e lo struggimento del protagonista a farla da padroni. Essendo però un film italiano, il fatto che ci siano un paio di persone che muoiono molto male e una Milano fotografata come dio comanda, come una metropoli americana, soprattutto nella sequenza dei titoli di testa ripresa a volo di drone, merita la nostra attenzione.
L’ultima notte di Amore non è un film che scorre liscissimo. Ha un intreccio che diventa palese solo verso la fine, quando i segreti dei personaggi vengono a galla, e il lavoro di foreshadowing è un po’ zoppicante e non molto chiaro, ma glielo perdoniamo, perché per il resto Di Stefano dirige con mano sicura un noir cupo e teso, che fa veramente un ottimo uso dei paesaggi urbani, e soprattutto ribalta, per una volta, il cliché delle periferie come luoghi del Male: qui i cattivi risiedono vicino a Piazza Duomo in un attico di lusso.
La scelta di Di Stefano di mostrare una metropoli più cool, di evitare le trappole del neo-neorealismo e abbracciare invece un’estetica da moderno poliziesco d’oltralpe, è vincente. Il regista dirige anche molto bene gli attori, sfruttando, come è prassi ormai, i dialetti per dare un’impronta più credibile e realistica quanto basta a tutto il pacchetto. Antonio Gerardi è praticamente un Joe Pesci de noantri, e col suo look prima repubblica ruba la scena ogni volta che appare. Al centro di tutto c’è un Favino che, come sempre, fa il suo, lavorando molto su timbro, accento e mimica per creare un personaggio coerente.
Il tutto è ambientato in una Milano in cui praticamente non si vede neanche un milanese: tutti, protagonisti e antagonisti e chi sta nel mezzo, sono outsider. Milano è una metropoli spietata in cui per sopravvivere bisogna essere disposti a fare di tutto, e chi si è fatto da sé e ha dovuto badare a se stesso ha varcato talmente tante soglie che, ormai, il confine tra bene e male è poco più di una favoletta.
L’ultima notte di Amore è un film che lavora abbastanza per sottrazione per concentrarsi sempre sul percorso e montare la tensione fino a farla scoppiare in momenti ben precisi.
L’ultima notte di Amore funziona alla grande e si scrolla del tutto di dosso l’ombra della tradizione del poliziottesco che alcuni avevano cercato maldestramente di scimmiottare. I tempi sono cambiati e L’ultima notte di Amore è al passo coi tempi.
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lizzy
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lunedì 3 luglio 2023
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un film come il suo audio: pessimo!
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Mah.
Premetto che pensavo pure di avere l'impianto audio kaputt appena ho iniziato a visionare questo film, ma poi mi sono dovuta ricredere: chi ha diretto questo film si vede che leggeva i sottotitoli e basta.
Disquisizione su audio pessimo a parte...
Beh...dai, anche il film è pessimo!
Ma insomma, va beh che anche Favino ce lo siamo giocati (nelle ultime interpretazioni è sempre più cotto, peggio di Scamarcio: come si vede che questi attori "millenial" non possono reggere il passo delle nostre care vecchie Glorie...), ma si poteva fare uno sforzo in più per sceneggiare sta mattonata e si potevano evitare le solite macchiette inutili.
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Mah.
Premetto che pensavo pure di avere l'impianto audio kaputt appena ho iniziato a visionare questo film, ma poi mi sono dovuta ricredere: chi ha diretto questo film si vede che leggeva i sottotitoli e basta.
Disquisizione su audio pessimo a parte...
Beh...dai, anche il film è pessimo!
Ma insomma, va beh che anche Favino ce lo siamo giocati (nelle ultime interpretazioni è sempre più cotto, peggio di Scamarcio: come si vede che questi attori "millenial" non possono reggere il passo delle nostre care vecchie Glorie...), ma si poteva fare uno sforzo in più per sceneggiare sta mattonata e si potevano evitare le solite macchiette inutili.
E poi...
Il boss che non fa il boss, il poliziotto che si definisce onesto, ma tutto è tranne che onesto, l'ostentare il solito matriarcato "sudicio" (del sud...in contrapposizione a "nordico") che ci fa capire, come se fosse necessario, e ancora una volta, che sotto Roma comandano le femmine e i maschi zitti, pedalare, raus!
Tra l'altro le scene sono pessime, come il lungo casino in galleria: nessuno si ferma, nessuno dice niente... lui che torna a casa bello bello...
E l'amico colpevole che ce lo aveva telefonato il finale del film messo li come se nulla fosse...
Alla fine...come finisce il film?
Lui si salva oppure no?
Io spero di no: non ne varrebbe la pena. E i cinesi sarebbero troppo scarsi a lasciarlo andare così, senza fiatare.
Peccato invece che la moglie, al momento, pare essersela cavata.
Ma, appunto, quella fimmina iè! O_O
Brutto film: non ci perdete tempo a vederlo.
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(di francesco gamna)
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lunedì 3 luglio 2023
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avete sbagliato il grado del protagonista
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Non esiste alcun grado chiamato "tenente" nella Polizia di Stato. Favino interpreta un assistente capo, come chiaramente esplicitato all'interno del film. Correggete quindi all'interno dell'articolo il vostro errore.
Saluti
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giovedì 29 giugno 2023
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in effetti
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In effetti Savino fa incetta di ruoli. Ha 53 anni e ci sta che dopo 30 di servizio vada in pensione. la persona che va in pensione di solito ha un po più di anni. Ma siamo al cinema e tutto è verosimile soprattutto in presenza di Favino
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luca scialo
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domenica 25 giugno 2023
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tra noir americano e sconsolata
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Franco Amore è un poliziotto operativo a Milano prossimo alla pensione, mancano pochi giorni. Viene però assunto da un milionario cinese per gestire la sicurezza privata. A gestire la faccenda però, è il genero di quest'ultimo, date le sue precarie condizioni di salute. A salvargli la vita con una manovra è stato lo stesso Franco, evento che li ha fatti conoscere. Tuttavia, la prima missione va male tragicamente, segnando per sempre la sua vita e facendogli finire il mal modo una onorata carriera. Franco però riesce a ricomporre il puzzle che ha portato a tutto questo. Andrea Di Stefano si è specializzato nel genere Crime americano. Apprezzabile il lavoro molto curato, sebbene a tratti sia imbarazzante il tentativo di scimmiottare il genere originario, nel tentativo di trapiantarlo in casa nostra.
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Franco Amore è un poliziotto operativo a Milano prossimo alla pensione, mancano pochi giorni. Viene però assunto da un milionario cinese per gestire la sicurezza privata. A gestire la faccenda però, è il genero di quest'ultimo, date le sue precarie condizioni di salute. A salvargli la vita con una manovra è stato lo stesso Franco, evento che li ha fatti conoscere. Tuttavia, la prima missione va male tragicamente, segnando per sempre la sua vita e facendogli finire il mal modo una onorata carriera. Franco però riesce a ricomporre il puzzle che ha portato a tutto questo. Andrea Di Stefano si è specializzato nel genere Crime americano. Apprezzabile il lavoro molto curato, sebbene a tratti sia imbarazzante il tentativo di scimmiottare il genere originario, nel tentativo di trapiantarlo in casa nostra. Così come stonano i personaggi, resi quasi una parodia. Su tutti, il personaggio della moglie, molto simile alla Sconsolata di Zelig. Favino ormai è una garanzia da anni, in tutti i ruoli e dialetti.
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no_data
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lunedì 24 aprile 2023
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brutto
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Dialoghi per lo più incomprensibili, trama confusa, non lo consiglio proprio
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cardclau
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lunedì 10 aprile 2023
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italiani brava gente
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Il regista Andrea Di Stefano di L'ULTIMA NOTTE DI AMORE non è in grado di accettare che il tenente di Polizia Franco Amore (Pierfrancesco Favino) possa andare in pensione dopo 35 anni di condotta immacolata, con l’ammirazione e la stima dei colleghi, per aver servito lo Stato, cioè la comunità di tutti i cittadini, con grande lealtà e profondo senso del dovere. Sarebbe una storia troppo banale, gli spettatori ne rimarrebbero delusi, non avendo nulla di piccante cui aggrapparsi. Allora lo fa entrare in una storia dove luci e ombre si confondono, come la vita e la morte, l’amore e l’odio, l’affettività e l’inaffettività, l’onore e il disonore: Favino cerca sì di fare del suo meglio, ma dentro un personaggio con una storia sconclusionata, che dovrebbe bene conoscere, dall’inizio, e dall’esperienza, che “la farina del diavolo va tutta in crusca”, e invece no.
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Il regista Andrea Di Stefano di L'ULTIMA NOTTE DI AMORE non è in grado di accettare che il tenente di Polizia Franco Amore (Pierfrancesco Favino) possa andare in pensione dopo 35 anni di condotta immacolata, con l’ammirazione e la stima dei colleghi, per aver servito lo Stato, cioè la comunità di tutti i cittadini, con grande lealtà e profondo senso del dovere. Sarebbe una storia troppo banale, gli spettatori ne rimarrebbero delusi, non avendo nulla di piccante cui aggrapparsi. Allora lo fa entrare in una storia dove luci e ombre si confondono, come la vita e la morte, l’amore e l’odio, l’affettività e l’inaffettività, l’onore e il disonore: Favino cerca sì di fare del suo meglio, ma dentro un personaggio con una storia sconclusionata, che dovrebbe bene conoscere, dall’inizio, e dall’esperienza, che “la farina del diavolo va tutta in crusca”, e invece no. Altrimenti alla fine farebbe seppuku (harakiri). L’ingenuo crede insomma che sia possibile fare i soldi facili, ma dovrebbe leggere La Giacca Stregata di Dino Buzzati. La figura della moglie Viviana rafforza la visione primordiale del marito che la “famiglia”, la “tribù”, sia molto, molto più importante dello Stato, e che per essa sia possibile tutto. Oltre che sconcertante, mi pare oltremodo diseducativo. Ragazzi, è vero che gli italiani possono essere cattivi, ma i cinesi lo posso essere molto di più. Quindi, sonni tranquilli!
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(di ireneo)
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(di jon woo)
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(di spione)
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