sergio dal maso
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venerdì 8 settembre 2023
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al termine della notte
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“La gran fatica dell'esistenza non è insomma nient'altro che questo gran darsi da fare per restare ragionevoli venti, quarant'anni, o più, per non essere semplicemente, profondamente se stessi, cioè immondi, atroci e assurdi.”
da Viaggio al termine della notte - Louis-Ferdinand Céline
L’incipit è mozzafiato. Un lungo piano-sequenza notturno, accompagnato da una melodia da brividi, riprende dall’alto una Milano cupa e crepuscolare. L’inquadratura plana su un appartamento di un grande edificio di un quartiere popolare. C’è una festa in corso, o meglio, c’è l’attesa febbrile del festeggiato, sembra una festa a sorpresa.
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“La gran fatica dell'esistenza non è insomma nient'altro che questo gran darsi da fare per restare ragionevoli venti, quarant'anni, o più, per non essere semplicemente, profondamente se stessi, cioè immondi, atroci e assurdi.”
da Viaggio al termine della notte - Louis-Ferdinand Céline
L’incipit è mozzafiato. Un lungo piano-sequenza notturno, accompagnato da una melodia da brividi, riprende dall’alto una Milano cupa e crepuscolare. L’inquadratura plana su un appartamento di un grande edificio di un quartiere popolare. C’è una festa in corso, o meglio, c’è l’attesa febbrile del festeggiato, sembra una festa a sorpresa.
Franco Amore sta terminando l’ultimo giorno di servizio, va in pensione. Una notte speciale, per un poliziotto integerrimo, amato da tutti. Certo, ha “arrotondato” facendo l’autista fuori servizio per il cugino della moglie, un gioielliere dai traffici un po' loschi. Niente di rilevante però, ama dire che in 35 anni di servizio non ha mai sparato un colpo.
Finalmente arriva, la festa può iniziare. E invece no, viene subito interrotta da una telefonata urgente del capo della mobile, c’è stato uno scontro a fuoco in cui è morto il collega di pattuglia di Franco. Deve rientrare in servizio subito. Ma forse non è andata proprio così. Niente sarà come sembra in questa storia.
Con un lungo flashback il nastro si riavvolge. Si riparte da dieci giorni prima.
L’effetto domino che finirà per trascinare il protagonista – e con lui lo spettatore – in una inarrestabile discesa agli inferi inizia con l’incontro con un boss cinese che traffica nell’import-export. Riconoscente per avergli salvato la vita dopo un infarto, il misterioso faccendiere propone al poliziotto di lavorare per lui come responsabile della sicurezza. Amore “sente” il pericolo, specialmente dopo la proposta di scortare un carico di merce proprio nell’ultima notte di servizio. Sa che dovrebbe rifiutare, si è sempre fidato del suo istinto. Ma vuol dare alla famiglia quel benessere economico che la pensione da poliziotto non potrà mai garantirgli.
Il destino, evocato fin dalla ripresa aerea su quella città così fredda e spettrale, si consumerà in un anonimo sottopasso della tangenziale dove si rincorrono luci e traiettorie, le auto sfrecciano incuranti dell’apocalisse che sta per accadere. Franco Amore è solo di fronte al tunnel più buio della sua vita.
L’ultima notte di Amoreè un noir di grandissima qualità. Una storia ad incastro torbida e seducente che si svela pian piano, in una tensione continua, a tratti da cardiopalma. Certamente è un film di genere, richiama i polizieschi degli anni ’70, come Milano calibro 9, ma ne modernizza i canoni con una freschezza e una autorialità davvero rari per il cinema italiano. Sullo sfondo c’è il degrado di una società marcia, dove ogni relazione si fonda sull’ipocrisia, e dove tutti mentono.
Favino è come sempre pazzesco nel restituire al suo antieroe una personalità complessa e stratificata. Tormentato ed esitante, agisce sospeso tra i principi morali, di cui va fiero, e le sue fragilità. A fargli da perfetto contraltare è la moglie Viviana, interpretata da una strepitosa Linda Caridi, esuberante e volitiva, apparentemente ingenua ma di fatto l’ispiratrice delle scelte più difficili del marito. Oltre a Favino e alla Caridi, l’intero cast è perfetto e amalgamato, difficile non citare Francesco Di Leva, che interpreta il collega di pattuglia, e Antonio Gerardi, il cugino calabrese trafficone.
Al terzo lungometraggio, dopo i primi due riusciti film girati negli Stati Uniti, Andrea Di Stefano fa centro anche in patria, e con un’opera destinata a durare. Inquadrature, movimenti di macchina, montaggio, tutto rasenta la perfezione. Asciutto ed essenziale, bada alla sostanza, nemmeno prova a scimmiottare improbabili azioni spettacolari. La scelta di girare in pellicola, senza nessun effetto digitale, aumenta ancora di più il realismo delle ambientazioni e delle scene. Le ipnotiche musiche di Santi Pulvirenti, in perfetta simbiosi con la storia, e i chiaroscuri della stupenda fotografia di Guido Michelotti ne completano le eccellenze.
L’alba sorprende il nostro (anti)eroe in Piazza Duomo. Franco si congeda salutando via radio i colleghi, stremato, rinuncia al discorso pazientemente preparato.
Non si sa se il lungo viaggio di Amore finirà o meno al termine della notte. A volte basta un’ombra improvvisa per offuscare la luce. In ogni caso, nulla sarà più come prima. Quello che ha inseguito tutta la vita, l’ambizione dell’onestà, la lealtà verso la divisa, la dedizione alla famiglia, tutto è stato spazzato via. Riprendendo Celine, “la sua vita è stata questo, una lunga scheggia di luce finita nella notte.”
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thomas
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venerdì 10 marzo 2023
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signore e signori ... il noir
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Se c'è un genere con cui è meglio evitare di misurarsi, quando si realizza un film, è il noir. Troppo complicato per le sue atmosfere torbide difficili da riprodurre, per la violenta contrapposizione tra le luci artificiali e la notte, per la presenza di protagonisti impossibili da catalogare nelle classiche categorie buono/cattivo. Il noir è tra i generi più affascinanti perché le storie e i dialoghi celano sempre un qualcosa di inespresso e i suoi personaggi compiono il proprio destino per lo più di notte, quando il buio esterno riesce a coniugarsi alla perfezione con quello presente nella loro anima. "L'ultima notte d'amore" è un noir eccellente, d'altri tempi, che non ha nulla da invidiare a quelli così tanto celebrati di Melville o Becker.
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Se c'è un genere con cui è meglio evitare di misurarsi, quando si realizza un film, è il noir. Troppo complicato per le sue atmosfere torbide difficili da riprodurre, per la violenta contrapposizione tra le luci artificiali e la notte, per la presenza di protagonisti impossibili da catalogare nelle classiche categorie buono/cattivo. Il noir è tra i generi più affascinanti perché le storie e i dialoghi celano sempre un qualcosa di inespresso e i suoi personaggi compiono il proprio destino per lo più di notte, quando il buio esterno riesce a coniugarsi alla perfezione con quello presente nella loro anima. "L'ultima notte d'amore" è un noir eccellente, d'altri tempi, che non ha nulla da invidiare a quelli così tanto celebrati di Melville o Becker. Un poliziotto onesto che però "arrotonda" facendo il guardaspalle di un parente che opera ai limiti della legalità, la mafia cinese di Milano che ha bisogno di "un servizio scorta", membri delle forze dell'ordine corrotti, cinesi bellissime, silenziosi accompagnatori, una valigetta, una ruota a terra, sangue, un enigma apparentemente irrisolvibile. Il tutto avviene su una superstrada, di notte, tra le luci abbaglianti dei fanali delle auto che viaggiano a grande velocità e quelle livide dell'illuminazione di una galleria. Al centro di tutto Pierfrancesco Favino, che dopo trentacinque anni di specchiato servizio nella polizia "a milleottocento euro al mese", si gioca a dadi il futuro, la libertà personale e l'onore accettando proprio la notte prima di andare in pensione, un compito che l'istinto gli suggerisce di tenere il più possibile lontano da sé. Andrea Di Stefano confeziona un film di notevole qualità, che tiene incollati alla poltrona e sfida lo spettatore a intuire la verità, che però è sfuggente e, al termine, sbalorditiva. Ma si sa, così è anche nella vita: a volte i lupi non son così cattivi, e gli agnelli hanno fauci insospettabili
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(di ireneo)
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(di paolo)
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simonetta favari
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domenica 26 marzo 2023
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milano in azione
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L'ultima notte di Amore.
Il preludio di ciò che accadrà è racchiuso nei primi cinque minuti: musica ritmata da un respiro che ti ipnotizza e ti inchioda, e Milano, dall'ala del drone, così bella e notturna, unica città possibile per ospitare questo film.
Poi c'è tutto il resto, ben scritto, ben messo, con una buona dose di tensione. Non ci sono eroi ma solo vittime, consapevoli e non, ciniche, spietate, buone e complici. Un giallo, un noir, un poliziesco? Non saprei definirlo. E cercare una definizione forse è inutile. Attori bravissimi tra i quali Favino, che si sa che è eccellente.
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L'ultima notte di Amore.
Il preludio di ciò che accadrà è racchiuso nei primi cinque minuti: musica ritmata da un respiro che ti ipnotizza e ti inchioda, e Milano, dall'ala del drone, così bella e notturna, unica città possibile per ospitare questo film.
Poi c'è tutto il resto, ben scritto, ben messo, con una buona dose di tensione. Non ci sono eroi ma solo vittime, consapevoli e non, ciniche, spietate, buone e complici. Un giallo, un noir, un poliziesco? Non saprei definirlo. E cercare una definizione forse è inutile. Attori bravissimi tra i quali Favino, che si sa che è eccellente. Ma, a mio avviso, il capace regista Andrea Di Stefano con in mano una storia così potente (che ti mette già al sicuro), avrebbe potuto osare/usare qualche altro attore....giusto per uscire un po' dal "circoletto". E poi c'è Linda Caridi, un autentico diamante (e dico diamante non a caso) un'attrice di puro talento, che ti cattura già dalle prime battute.
L'ultima notte di Amore è uno di quei film che mi è piaciuto e che consiglio.
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felicity
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sabato 5 agosto 2023
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un noir cupo e teso, molto riuscito
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L’ultima notte di Amore mira a evocare una cinematografia di stampo internazionale, con in testa il polar francese prima di tutto. Non fosse un film italiano, si qualificherebbe forse come eccezione meritevole, perché di azione ce n’è veramente poca e sono i dilemmi e lo struggimento del protagonista a farla da padroni. Essendo però un film italiano, il fatto che ci siano un paio di persone che muoiono molto male e una Milano fotografata come dio comanda, come una metropoli americana, soprattutto nella sequenza dei titoli di testa ripresa a volo di drone, merita la nostra attenzione.
L’ultima notte di Amore non è un film che scorre liscissimo.
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L’ultima notte di Amore mira a evocare una cinematografia di stampo internazionale, con in testa il polar francese prima di tutto. Non fosse un film italiano, si qualificherebbe forse come eccezione meritevole, perché di azione ce n’è veramente poca e sono i dilemmi e lo struggimento del protagonista a farla da padroni. Essendo però un film italiano, il fatto che ci siano un paio di persone che muoiono molto male e una Milano fotografata come dio comanda, come una metropoli americana, soprattutto nella sequenza dei titoli di testa ripresa a volo di drone, merita la nostra attenzione.
L’ultima notte di Amore non è un film che scorre liscissimo. Ha un intreccio che diventa palese solo verso la fine, quando i segreti dei personaggi vengono a galla, e il lavoro di foreshadowing è un po’ zoppicante e non molto chiaro, ma glielo perdoniamo, perché per il resto Di Stefano dirige con mano sicura un noir cupo e teso, che fa veramente un ottimo uso dei paesaggi urbani, e soprattutto ribalta, per una volta, il cliché delle periferie come luoghi del Male: qui i cattivi risiedono vicino a Piazza Duomo in un attico di lusso.
La scelta di Di Stefano di mostrare una metropoli più cool, di evitare le trappole del neo-neorealismo e abbracciare invece un’estetica da moderno poliziesco d’oltralpe, è vincente. Il regista dirige anche molto bene gli attori, sfruttando, come è prassi ormai, i dialetti per dare un’impronta più credibile e realistica quanto basta a tutto il pacchetto. Antonio Gerardi è praticamente un Joe Pesci de noantri, e col suo look prima repubblica ruba la scena ogni volta che appare. Al centro di tutto c’è un Favino che, come sempre, fa il suo, lavorando molto su timbro, accento e mimica per creare un personaggio coerente.
Il tutto è ambientato in una Milano in cui praticamente non si vede neanche un milanese: tutti, protagonisti e antagonisti e chi sta nel mezzo, sono outsider. Milano è una metropoli spietata in cui per sopravvivere bisogna essere disposti a fare di tutto, e chi si è fatto da sé e ha dovuto badare a se stesso ha varcato talmente tante soglie che, ormai, il confine tra bene e male è poco più di una favoletta.
L’ultima notte di Amore è un film che lavora abbastanza per sottrazione per concentrarsi sempre sul percorso e montare la tensione fino a farla scoppiare in momenti ben precisi.
L’ultima notte di Amore funziona alla grande e si scrolla del tutto di dosso l’ombra della tradizione del poliziottesco che alcuni avevano cercato maldestramente di scimmiottare. I tempi sono cambiati e L’ultima notte di Amore è al passo coi tempi.
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casomai21
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lunedì 20 marzo 2023
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una notte che vale come un''intera vita
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Il film di Andrea Di Stefano è tra quelli che incollano lo spettatore alla sedia per tutta la sua durata e già dalle prime scene nel rappresentare una metropoli anonima estesa poco a misura umana lascia intuire un concatenarsi di eventi drammatici che caratterizzeranno la storia seguente. Questa impressione viene accentuata dall'uso di musiche intense che accompagnano le riprese aeree che attraversano dall'alto una Milano notturna, ma ben illuminata tale da rendere visibili i più importanti monumenti come il Duomo , la viabilità stradale e ferroviaria per fermarsi in prossimità della stazione centrale ed entrando con l'obiettivo in un appartamento del centro, dove sta per svolgersi una festa a sorpresa per l'ultima notte di lavoro di un valoroso poliziotto in procinto di andare in pensione, dopo un ultratrentennale carriera nella polizia.
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Il film di Andrea Di Stefano è tra quelli che incollano lo spettatore alla sedia per tutta la sua durata e già dalle prime scene nel rappresentare una metropoli anonima estesa poco a misura umana lascia intuire un concatenarsi di eventi drammatici che caratterizzeranno la storia seguente. Questa impressione viene accentuata dall'uso di musiche intense che accompagnano le riprese aeree che attraversano dall'alto una Milano notturna, ma ben illuminata tale da rendere visibili i più importanti monumenti come il Duomo , la viabilità stradale e ferroviaria per fermarsi in prossimità della stazione centrale ed entrando con l'obiettivo in un appartamento del centro, dove sta per svolgersi una festa a sorpresa per l'ultima notte di lavoro di un valoroso poliziotto in procinto di andare in pensione, dopo un ultratrentennale carriera nella polizia. In questa atmosfera che dovrebbe essere giocosa per una festa forzatamente organizzata dalla moglie con anonimi invitati, si rivela l'inespressa drammaticità del quotidiano con l'interruzione per una chiamata d'urgenza al lavoro. Ma ben presto altri elementi portano inquietudine alla vicenda sempre caratterizzata dall'oscurità della metropoli :l'uso dello stratto dialetto calabrese nei dialoghi familiari, l'approccio con la malavita cinese priva di scrupoli che si fa largo nella multietnica economia criminale milanese, nonchè l'assenza di sincerità nei rapporti interpersonali dalle amicizie alle parentele. Ma le scene drammatiche che seguiranno susciteranno nello spettatore sentimenti di pietà e dolore per le vittime della sparatoria giacenti sull'asfalto ed in particolare per la carabiniera madre di un bimbo che si accascia morente portando con sé il mistero sul suo ruolo nella vicenda.Ma il senso di smarrimento cresce di fronte allo sfrecciare nel tunnel della superstrada di auto a velocità sostenuta,che cinicamente accelerano a clacson spiegati col rischio di travolgere il protagonista, sopravvissuto alla sparatoria. Favino interpreta magistralmente un personaggio che nella sua ultima notte di lavoro deve trasformarsi in una persona che non è mai stata, fare i conti con i rapporti di amicizia e parentela sfumati e contemporanemente congedarsi malinconicamente e onorevolmente dal lavoro e dai colleghi e salvare la sua famiglia. Inoltre è consapevole che per lui non ci sarà scampo, privato della pensione e inseguito dalla giustizia ordinaria, dalla malavita cinese e dalla solitudine. Nel frattempo le luci notturne si spengono e quelle dell'alba illuminano il Duomo . Il finale è aperto, in quanto s'intravede un'oscuro personaggio non messo a fuoco volutamente avvicinarsi a lui e subito dopo un buio totale a voler far intuire una esecuzione sommaria.
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[+] un brutto noir
(di skorpio2016)
[ - ] un brutto noir
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gabriella
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sabato 25 marzo 2023
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poliziesco ad alta velocità
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Una Milano ripresa dall'alto, avvolta da una colonna sonora tesa ed emozionante, è il preludio di una notte che sembra non avere mai fine, l'ultima notte di un uomo che per tutta la vita e ha condotto una vita onesta e tranquilla tranne quella maledetta notte. Franco Amore è un poliziotto all'indomani dalla pensione, uno stipendio modesto, ha una moglie giovane e bella, una figlia che studia all’estero avuta da un precedente matrimonio,inaspettatamente, per un caso accidentale del destino, il tempestivo intervento di soccorso a un boss cinese che traffica in diamanti, l'offerta di un incarico apparentemente facile, scortare una persona dall'aeroporto al centro, la possibilità di arrotondare le sue entrate, il desiderio di offrire qualcosa in più alla sua famiglia ,la decisione di oltrepassare il confine della legalità, di giocarsi la partita di rivincita.
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Una Milano ripresa dall'alto, avvolta da una colonna sonora tesa ed emozionante, è il preludio di una notte che sembra non avere mai fine, l'ultima notte di un uomo che per tutta la vita e ha condotto una vita onesta e tranquilla tranne quella maledetta notte. Franco Amore è un poliziotto all'indomani dalla pensione, uno stipendio modesto, ha una moglie giovane e bella, una figlia che studia all’estero avuta da un precedente matrimonio,inaspettatamente, per un caso accidentale del destino, il tempestivo intervento di soccorso a un boss cinese che traffica in diamanti, l'offerta di un incarico apparentemente facile, scortare una persona dall'aeroporto al centro, la possibilità di arrotondare le sue entrate, il desiderio di offrire qualcosa in più alla sua famiglia ,la decisione di oltrepassare il confine della legalità, di giocarsi la partita di rivincita. Ma le cose non andranno come sperato, entra in scena il fuorigioco, l'inconveniente, l'agguato, una sparatoria, la morte del suo migliore amico e collega che si era lasciato coinvolgere nell'affare, tutto si consuma in una tangenziale, di notte tra auto che sfrecciano veloci, fari che si incrociano, i clacson , le frenate, le sirene. Rimane la paura, il crollo delle sicurezze , l'ombra sinistra del rimorso, di un futuro incerto, la prospettiva di perdere tutto ciò costruito in 35 anni di onorato servizio, la frenesia di inventarsi qualcosa di plausibile per sfuggire alla trappola mortale delle proprie responsabilità, allo stesso tempo, cercare di allontanare i sospetti di corruzione sull'amico , di proteggerne il figlio e i suoi cari, di mentire, perché è l’unica via d’uscita, trovarsi sulla scena del crimine come spettatore e non come protagonista.. L’ansia è un crescendo sincopato dalle ore che scorrono, in una Milano che albeggia in piazza Duomo, il discorso di commiato ai colleghi sembra un epitaffio, non più la premessa di una rinascita, prima della decisione di infrangere il codice morale di una vita intera. Andrea Di Stefano firma un poliziesco riuscito e coinvolgente, ogni segmento narrativo, ogni inquadratura acquistano profondità e spessore, una fotografia che vola alto, i primi piani dei personaggi che si imprimono con potenza, un cast che è un’ amalgama perfetta di espressioni che rivelano lo stato d’animo tormentato, la consapevolezza che niente sarà più come prima.
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giovanni morandi
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mercoledì 20 settembre 2023
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35 anni di onorato servizio di giovanni morandi
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L'ultima notte di Amore.
Di Stefano si muove bene in un territorio Polar, mostrando tutto il suo valore descrittivo, ma anche la conoscenza di quanto avviene nel sottobosco dei poliziotti, in parte e ripeto solo in una piccolissima parte, costretti ad arrotondare gli stipendi troppo poveri ed indegni per il difficile lavoro svolto al servizio dello Stato e di tutti noi.
Poi c'è Milano, dove è ambientato questa pellicola, qui dipinta, come "seconda" vivida protagonista del film-al pari della Los Angeles di Collateral di Mann- una metropoli middle-europea, che qui pare quasi respirare, come centro di interesse della malavita cinese e di una comunità meridionale, che "vive" di luci e ombre, nelle riprese di notte (già nei titoli di testa, dove se ne percepisce il respiro ansimante), che diventa teatro di una vicenda che poteva essere ambientata ovunque, ma che trova in quelle vie, in quella piazza Duomo deserta, in quel contesto di attività più o meno borderline sul piano della legalità, il suo giusto scenario.
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L'ultima notte di Amore.
Di Stefano si muove bene in un territorio Polar, mostrando tutto il suo valore descrittivo, ma anche la conoscenza di quanto avviene nel sottobosco dei poliziotti, in parte e ripeto solo in una piccolissima parte, costretti ad arrotondare gli stipendi troppo poveri ed indegni per il difficile lavoro svolto al servizio dello Stato e di tutti noi.
Poi c'è Milano, dove è ambientato questa pellicola, qui dipinta, come "seconda" vivida protagonista del film-al pari della Los Angeles di Collateral di Mann- una metropoli middle-europea, che qui pare quasi respirare, come centro di interesse della malavita cinese e di una comunità meridionale, che "vive" di luci e ombre, nelle riprese di notte (già nei titoli di testa, dove se ne percepisce il respiro ansimante), che diventa teatro di una vicenda che poteva essere ambientata ovunque, ma che trova in quelle vie, in quella piazza Duomo deserta, in quel contesto di attività più o meno borderline sul piano della legalità, il suo giusto scenario.
Quindi c'è la figura di Amore, cognome del protagonista principale, con un "gigantesco", come ormai ci ha abituato, Pierfrancesco Favino.
Quindi altri coprotagonisti, con ruoli ben azzeccati, sui quali spicca l'interpretazione di Linda Caridi, nelle difficili ma efficaci vesti di una donna del sud, semplice e, ad un tempo forte e determinata, nonostante le avverse circostanze che la coinvolgono; insomma un bel film, che merita di esser visto con la dovuta attenzione.
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jonnylogan
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giovedì 16 novembre 2023
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tutto in una notte
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Nel corso di un'invernale notte Milanese, una delle tante trascorse lavorando, il poliziotto Franco Amore, impersonato da Pierfrancesco Favino, capace di caratterizzarlo grazie a un accento meridionale, l’amore per la famiglia e il rispetto della divisa; si troverà a passare da una serata di festeggiamenti organizzata da chi lo conosce, a una scena del crimine lungo un tratto della tangenziale nel quale lui non è rimasto coinvolto per un semplice scherzo del destino.
Una notte nella quale il tenente prossimo alla pensione potrebbe cambiare sia le proprie convinzioni, sia il proprio futuro e quello di chi gli sta accanto a iniziare dalla moglie Viviana, impersonata dalla trentacinquenne attrice di teatro Linda Caridi, a Cosimo, cugino "molto particolare" di Viviana, interpretato da Antonio Gerardi che torna a portare in scena un personaggio degno del Sardo di Romanzo Criminale - La Serie (id.
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Nel corso di un'invernale notte Milanese, una delle tante trascorse lavorando, il poliziotto Franco Amore, impersonato da Pierfrancesco Favino, capace di caratterizzarlo grazie a un accento meridionale, l’amore per la famiglia e il rispetto della divisa; si troverà a passare da una serata di festeggiamenti organizzata da chi lo conosce, a una scena del crimine lungo un tratto della tangenziale nel quale lui non è rimasto coinvolto per un semplice scherzo del destino.
Una notte nella quale il tenente prossimo alla pensione potrebbe cambiare sia le proprie convinzioni, sia il proprio futuro e quello di chi gli sta accanto a iniziare dalla moglie Viviana, impersonata dalla trentacinquenne attrice di teatro Linda Caridi, a Cosimo, cugino "molto particolare" di Viviana, interpretato da Antonio Gerardi che torna a portare in scena un personaggio degno del Sardo di Romanzo Criminale - La Serie (id.; 2008), fino a Dino, amico e collega interpretato da Francesco Di Leva e personaggio che risulterà cruciale ai fini dello snodo narrativo.
Il cinquantunenne attore e regista Andrea Di Stefano scrive, sceneggia e dirige la sua terza pellicola con il merito di saccheggiare il mondo dei film d'azione di pura matrice statunitense, al punto che nulla vieterebbe di spostare l'azione dal capoluogo Lombardo a una qualunque metropoli d'oltre oceano senza variare minimamente il prodotto finale.
Presentato alla settantatreesima edizione del Festival di Berlino il film non desidera impartire giudizi morali ma creare un ambiente noir con alleati, amici, numerosi colpi di scena, grazie a una fotografia livida e notturna firmata in maniera esemplare da Guido Michelotti e un'ottima colonna sonora a opera di Santi Pulvirenti, abitualmente impegnato nel mondo della settima arte. Il tutto con il semplice desiderio di raccontare la vita di un uomo normale che come in ogni giallo che si rispetti, si troverà costretto a lottare per la propria vita e per quella di chi ama.
Da vedere se amate i film d'azione costruiti con pochi accorgimenti scenici e molta capacità recitativa.
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[+] ma quale tenente? non esiste.
(di umberto)
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maramaldo
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venerdì 24 marzo 2023
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la questione morale
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Andrea Di Stefano se ne diletta, magari senza dare nell'occhio. In The Informer ce l'ha con l'FBI e con certi Slavi, ingiustamente, in quanto da poco annoverati tra i buoni. In Paradise Lost condanna i Colombiani, sfonda una porta aperta, nutriamo tutti pregiudizi a causa della fiction, quegli Escobar... E adesso?
Non m'ingolfo, segnalo asettico che si è voluto uno dei migliori creatori di "italiani veri". Favino stavolta ci offre l'immaturo. Collanina, tatuaggi, diamantino all'orecchio. Accomunato ai colleghi nella semplicità che si riscontra principalmente nell'intercalare la triviale interiezione così frequente anche in boccucce di rosa.
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Andrea Di Stefano se ne diletta, magari senza dare nell'occhio. In The Informer ce l'ha con l'FBI e con certi Slavi, ingiustamente, in quanto da poco annoverati tra i buoni. In Paradise Lost condanna i Colombiani, sfonda una porta aperta, nutriamo tutti pregiudizi a causa della fiction, quegli Escobar... E adesso?
Non m'ingolfo, segnalo asettico che si è voluto uno dei migliori creatori di "italiani veri". Favino stavolta ci offre l'immaturo. Collanina, tatuaggi, diamantino all'orecchio. Accomunato ai colleghi nella semplicità che si riscontra principalmente nell'intercalare la triviale interiezione così frequente anche in boccucce di rosa. Data la pregnanza dell'odierno dibattito, fatemi aprire una digressione.
Si sa, la "parolaccia" ha origini interessanti. Se ne incuriosì Freud durante un soggiorno a Roma (anche lui, fisime, in anticipo su Pound). La ricondusse al greco "akation", albero della vela ritto in mezzo alla barca, gergo marinaro, da popolo di navigatori. Chiuso l'interludio, un ricordo di Umberto Eco che anche da semiologo "metteva in guardia".
Non c'è altro da scialare. Amante ha un tandem, Cosimo (Antonio Gerardi), pletorico e pacchiano, pure traditore e vigliacchetto, da manuale. Sembra tutta una visione distopica, quindi immaginaria. E' un vecchio trucco, c'è invece la precisione del documentarista, l'attenzione del socio-antropologo, e perfino una certa propensione al corporeo insistendo su tratti facciali e profili del fisico.
Altra parentesi, più attinente. Mi è piaciuto quel cinese con gli occhiali dalla montatura chiara. Certo, cafonetto pure lui, chimono di seta e sotto, calzettini e gambette nude. Ma vi trapela lo stile di un'antica civiltà, sereno come l'Illuminato, un distante nirvana, non un gesto di stizza, non un rimprovero, sempre educato e cortese. Pur in un contesto malavitoso, risultato esemplare dell'integrazione quando è virtuosa.
La location, che vuol dire? Di norma, vicende del genere si svolgono nella luminosità del Sud. Abbiamo, invece, luci che si rincorrono nella notte, geometrie gelide di autostrade. Milano, pur nebulosa la riconosci all'istante ma la trovi estranea, impenetrabile, ostile. La storia finisce a Piazza Duomo. Più azzeccato sarebbe stato posteggiare alla Stazione Centrale.
Nel fervorino di commiato ricorrono le espressioni dell'ormai quasi quotidiano epicedio ufficiale. Servitore dello Stato. Lo sprovveduto potrebbe spolverare Hegel (babbo anche di Marx) per il quale lo Stato o è etico o non è Stato. Nessuno, comunque, vuole starci nemmeno il bieco reazionario che mostra di rimpiangerlo.
Che sia questa la lezione nascosta del nostro Andrea?
Il fattore umano, intanto, risale sempre. Fino a rattristarmi.
La carabinieretta sussiegosa, la cinesina banditella, pareggiate nella sorte. Minuti prima forti, decise, sicure. Poi, stese sull'asfalto immote e distrutte, bambole rotte.
Se viene da piangere, c'è speranza?
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cardclau
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lunedì 10 aprile 2023
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italiani brava gente
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Il regista Andrea Di Stefano di L'ULTIMA NOTTE DI AMORE non è in grado di accettare che il tenente di Polizia Franco Amore (Pierfrancesco Favino) possa andare in pensione dopo 35 anni di condotta immacolata, con l’ammirazione e la stima dei colleghi, per aver servito lo Stato, cioè la comunità di tutti i cittadini, con grande lealtà e profondo senso del dovere. Sarebbe una storia troppo banale, gli spettatori ne rimarrebbero delusi, non avendo nulla di piccante cui aggrapparsi. Allora lo fa entrare in una storia dove luci e ombre si confondono, come la vita e la morte, l’amore e l’odio, l’affettività e l’inaffettività, l’onore e il disonore: Favino cerca sì di fare del suo meglio, ma dentro un personaggio con una storia sconclusionata, che dovrebbe bene conoscere, dall’inizio, e dall’esperienza, che “la farina del diavolo va tutta in crusca”, e invece no.
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Il regista Andrea Di Stefano di L'ULTIMA NOTTE DI AMORE non è in grado di accettare che il tenente di Polizia Franco Amore (Pierfrancesco Favino) possa andare in pensione dopo 35 anni di condotta immacolata, con l’ammirazione e la stima dei colleghi, per aver servito lo Stato, cioè la comunità di tutti i cittadini, con grande lealtà e profondo senso del dovere. Sarebbe una storia troppo banale, gli spettatori ne rimarrebbero delusi, non avendo nulla di piccante cui aggrapparsi. Allora lo fa entrare in una storia dove luci e ombre si confondono, come la vita e la morte, l’amore e l’odio, l’affettività e l’inaffettività, l’onore e il disonore: Favino cerca sì di fare del suo meglio, ma dentro un personaggio con una storia sconclusionata, che dovrebbe bene conoscere, dall’inizio, e dall’esperienza, che “la farina del diavolo va tutta in crusca”, e invece no. Altrimenti alla fine farebbe seppuku (harakiri). L’ingenuo crede insomma che sia possibile fare i soldi facili, ma dovrebbe leggere La Giacca Stregata di Dino Buzzati. La figura della moglie Viviana rafforza la visione primordiale del marito che la “famiglia”, la “tribù”, sia molto, molto più importante dello Stato, e che per essa sia possibile tutto. Oltre che sconcertante, mi pare oltremodo diseducativo. Ragazzi, è vero che gli italiani possono essere cattivi, ma i cinesi lo posso essere molto di più. Quindi, sonni tranquilli!
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[+] dialoghi incomprensibili
(di ireneo)
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[+] mah....
(di jon woo)
[ - ] mah....
[+] commento francamente sconcertante
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