The Other Child

Film 2022 | Giallo 114 min.

Anno2022
GenereGiallo
ProduzioneCorea del sud
Durata114 minuti
Regia diJin-young Kim
AttoriHyo-ju Park, Kim Min-jae (Ii) .
MYmonetro Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Jin-young Kim. Un film con Hyo-ju Park, Kim Min-jae (Ii). Genere Giallo - Corea del sud, 2022, durata 114 minuti. Valutazione: 2 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento domenica 23 aprile 2023

Un bambino molto particolare viene adottato da una famiglia che ha appena perso un figlio. I fratelli non prenderanno molto bene questa decisione.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO NÌ
Regia sapiente e fotografia apprezzabile. La sceneggiatura però trasforma il film un'occasione mancata.
Recensione di Archimede Favini
domenica 23 aprile 2023
Recensione di Archimede Favini
domenica 23 aprile 2023

Dopo la misteriosa morte di uno dei loro figli, il reverendo Seok-ho insieme alla moglie Hyun-woo decidono di adottare un altro bambino. Isaac, il nuovo arrivato, grazie ai suoi sensi molto acuti, si rende conto di una presenza sinistra nella casa: quella di Han-byul, il terzogenito da poco deceduto. Nonostante l'iniziale preoccupazione di Hyun-woo e l'ostilità della sorella maggiore, Isaac riuscirà a mettere la madre in contatto con Han-byul, alimentando sempre più la sua ossessione verso il bambino e acuendo i suoi sensi di colpa per la sua perdita. Lentamente però inizieranno a venire a galla le circostanze della morte di Han-byul e niente per la famiglia del reverendo sarà più come prima.

The Other Child inizia e termina come un grandissimo punto interrogativo: disfa, rifà, si perde, insomma, non sembra andare da nessuna parte e si conclude in nulla di fatto.

The Other Child rappresenta un grande paradosso e una grande occasione persa. A una messa in scena sapiente e ben orchestrata, coadiuvata anche da una regia appropriata e una fotografia apprezzabile, è affiancata una sceneggiatura manchevole e senza particolari elementi di originalità. L'atmosfera, intrisa di un alone di misticismo cattolico in salsa horror, è vista e ri-vista e sembra più che altro un maldestro tentativo di ricalcare quel tipo di horror religioso tipicamente hollywoodiano in stile L'esorcista, che a dirla tutta non sembra essere molto compatibile con l'ambientazione coreana; o meglio, la spiritualità cattolica in Corea del Sud non viene approfondita abbastanza da rendere quest'operazione originale, o perlomeno credibile, agli occhi del pubblico.

Questo discorso si può però estendere a tutte le tematiche coinvolte (la perdita di un figlio, la dimensione del cattolicesimo in corea del sud, piuttosto che la gelosia in età infantile) che, in un modo o in un altro, finiscono per volarci sopra la testa: vengono abbozzate quel tanto che basta al regista per fare solo dell'esercizio di horror. Ancora, la trama dopo la seconda metà del film sembra afflosciarsi su stessa, riducendo gli ultimi minuti a un coacervo di scene totalmente gratuite, che non aggiungono niente alla narrazione, lasciata interrotta e incompleta senza soluzione di continuità.

Insomma, al di là dell'esercizio stilistico sulla suspence e le variazioni sul tema dell'horror non rimane veramente nulla al termine della visione. Quando però Kim Jin-young decide di parlare con le immagini qualcosa arriva. Interessante innanzitutto la dialettica del visibile: il regista gioca con la nebbia, con le ombre, con la cecità galoppante di Isaac ed ecco che ciò che esiste, per un motivo o per un altro, diventa invisibile mentre tutto ciò che possiamo vedere di colpo è fasullo, ingannevole, soltanto una proiezione immaginata.

Alla luce di questa dialettica Isaac diventa una specie di Tiresia: la sua cecità non è più un handicap ma un superpotere, si trasforma in preveggenza, perché è libero dall'inganno del mondo visibile e dalle sue mistificazioni. Anche le immagini più spiccatamente horror, quelle in cui Han-byul riemerge gocciolante dal lago con il volto gonfio e cianotico ad esempio, sono di una potenza non indifferente e non rimane che ribadire il dispiacere per una sceneggiatura e una storia non all'altezza della forma mostrata.

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