alberto58
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giovedì 4 novembre 2021
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un brido di stili in attesa del film catastrofico
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In una ripresa fatta da un parto sopra Roma si intravede sullo sfondo il Monte Pellecchia striato di neve come era a Febbario 2020 o 2021. Nella scena in cui la Giovinazzo viene quasi stuprata da due nazisti sull’Isola Tiberina uno dei due gli strilla “Non potresti stare qui, c’è il coprifuoco”. Subito dopo l’intero Foro Romano è a disposizione della Troupe per una ripresa in pieno giorno in cui non si vede anima viva tranne gli attori. C’era davvero il coprifuoco e Mainetti, lo stesso di Jeeg Robot, approfitta del Lock-down per fare riprese in una Roma deserta. Poi ecco la meravigliosa scienza del Zirkus Berlin di una magnificenza estetica e di una bellezza musicale che vengono in mente Zeffirelli oppure Visconti ed il suo Ludwig.
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In una ripresa fatta da un parto sopra Roma si intravede sullo sfondo il Monte Pellecchia striato di neve come era a Febbario 2020 o 2021. Nella scena in cui la Giovinazzo viene quasi stuprata da due nazisti sull’Isola Tiberina uno dei due gli strilla “Non potresti stare qui, c’è il coprifuoco”. Subito dopo l’intero Foro Romano è a disposizione della Troupe per una ripresa in pieno giorno in cui non si vede anima viva tranne gli attori. C’era davvero il coprifuoco e Mainetti, lo stesso di Jeeg Robot, approfitta del Lock-down per fare riprese in una Roma deserta. Poi ecco la meravigliosa scienza del Zirkus Berlin di una magnificenza estetica e di una bellezza musicale che vengono in mente Zeffirelli oppure Visconti ed il suo Ludwig. Ma non è l’unica citazione. Il ventilatore sul soffitto con i raggi di luce che lo attraversano riporta a Blade Runner, Santamaria coperto di peli a Guerre Stellari, la scena in cui Kesserling entra al Zirkus Berlin ed i corpi dei nazisti bruciati dalla Giovinazzo ai Predatori dell’arca perduta, il corpo elettrico della Giovinazzo ed i suoi tocchi luminosi a E.T.. Insomma Mainetti Ibrida e mischia tutto: generi, musica, immagini e suoni usando come sfondo una Roma iperbolica, come in Jeeg Robot. All’epoca lanciò la Pastorelli adesso tocca alla Giovinazzo, una ragazzina con poteri magici, incapace di fare male, che trasporta con la sua espressività e la sua intensa recitazione. Per il terzo film su Roma a Mainetti consiglierei un catastrofico, sul tipo di Deep Impact o The Day after tomorrow. Potrebbe essere ambientato nel 2050 ed intitolarsi “Climate Change”. Un terribile uragano con venti a 150 kmh rovescia sulla città eterna 500 mm. di pioggia in 24 ore facendo migliaia di morti ed enormi distruzioni. Il catastrofico con effetti speciali in stile americano dovrebbe essere incardinato nella sua consueta ibridazione di stili, con una ironia molto romana e storie umane di uno spessore ben maggiore di quello che capita nei catastrofici americani. Potrebbe andare a prendersi gli Oscar ed avere un successo planetario. Deve solo trovare un produttore disposto a spendere almeno 50 o 100 milioni.
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ralphscott
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sabato 30 ottobre 2021
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tornano i freaks
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Ottant'anni dopo quelli di Browning arrivano i freaks di Mainetti: questi sono truccati, quelli erano veri scherzi della natura. Comune è la fascinazione del circo. Se nel film in b/n la comunità era allargata, oggi i fantastici 4 protagonisti sono un anima indissolubile che ci emoziona e commuove sancendo la riuscita del prodotto, per quanto mi riguarda. Lo spettacolo parte fortissimo, con l'esibizione delle specialità della casa. Poi magia degli effetti speciali, eleganza ed irriverenza ci calamitano sin oltre l'happy end, con gli intriganti titoli di coda disegnati sulle conquiste del progresso e dell'umanità. Un film di mostri dove la mostruosità più assoluta è quella della guerra.
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Ottant'anni dopo quelli di Browning arrivano i freaks di Mainetti: questi sono truccati, quelli erano veri scherzi della natura. Comune è la fascinazione del circo. Se nel film in b/n la comunità era allargata, oggi i fantastici 4 protagonisti sono un anima indissolubile che ci emoziona e commuove sancendo la riuscita del prodotto, per quanto mi riguarda. Lo spettacolo parte fortissimo, con l'esibizione delle specialità della casa. Poi magia degli effetti speciali, eleganza ed irriverenza ci calamitano sin oltre l'happy end, con gli intriganti titoli di coda disegnati sulle conquiste del progresso e dell'umanità. Un film di mostri dove la mostruosità più assoluta è quella della guerra.
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mauridal
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sabato 20 novembre 2021
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i nuovi mostri fuori di testa
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Quando una storia semplice, composta da personaggi altrettanto semplici, racconta di buoni contro i cattivi, allora, un qualsiasi film, ben confezionato con musiche gradevoli di qualunque genere esso sia, può riuscire ad accattivare un pubblico numeroso, che accorre in sala per godersi lo spettacolo, senza grossi problemi di significati, il successo è sicuro. Il pubblico Pop Corn , spesso a cinema, decide chi vince e chi perde, ovvero chi può continuare a fare cinema e chi forse no.
Non è questo il caso.
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Quando una storia semplice, composta da personaggi altrettanto semplici, racconta di buoni contro i cattivi, allora, un qualsiasi film, ben confezionato con musiche gradevoli di qualunque genere esso sia, può riuscire ad accattivare un pubblico numeroso, che accorre in sala per godersi lo spettacolo, senza grossi problemi di significati, il successo è sicuro. Il pubblico Pop Corn , spesso a cinema, decide chi vince e chi perde, ovvero chi può continuare a fare cinema e chi forse no.
Non è questo il caso. Mainetti regista di giovane leva che, con i suoi film riesce a conquistare un pubblico meno distratto dai popcorn, vuole rendere le sue storie interessanti e realizzare un film che abbia un significato, un tema da seguire, su cui poi magari si può discutere. Iniziamo allora dalla parola Freaks , già nota nel cinema per rappresentare esseri mostruosi, personaggi anomali , scherzi della natura umana per come si presentano e per ciò che fanno. Questi sono i cinque protagonisti del film, ma ecco che già da semplici mostri vengono invece descritti come dotati di forza e poteri anomali, ma sono esseri umani , un vecchio, un giovane , un forzuto, un nano , una ragazza , a loro modo personaggi straordinari ,ciascuno ha una particolarità chi è magnetico, chi piega il metallo con le dita, chi ha una forza bruta nelle braccia, ricoperte da lunghi peli come pure sulla faccia e in testa, e chi, come la ragazza possiede una energia elettrica interna al proprio corpo che al minimo contatto emana scosse e scintille elettriche. Intanto questi personaggi veri fenomeni da baraccone, sono infatti descritti e inquadrati come attori da circo, Dunque la scena iniziale del film è un Circo, dove questi artisti fenomenali si esibiscono giocando, divertendo un pubblico di grandi e bambini. Ma il film, da subito vuole affrontare una storia complessa, non così facile da raccontare. IL Circo MEZZAPIOTTA si trova a Roma , nel pieno dell’occupazione nazifascista del’43 durante la seconda guerra. Proprio durante lo spettacolo, arriva un bombardamento aereo che colpisce il Circo e fa strage di spettatori. Questo incipit, infatti già dichiara il tema del film, ovvero che le mostruosità in realtà sono tante, quella dei quattro personaggi fenomeno, è la più semplice, innocua, inoffensiva. Se vogliamo le diversità umane quando sono malformazioni fisiche, o malattie o amputazioni, inducono i normodotati a pensieri buonisti. Tutt’altra questione quando le mostruosità sono azioni, volute da uomini e personaggi che con ferocia volontà perversa, agiscono nella piena capacità di procurare al prossimo, dolore e tragedie. Dunque, il regista racconta di una differenza tra mostri, buoni e cattivi. Quindi chi sono i mostri cattivi La guerra, le sue cause, coloro che la fanno e la procurano, certo .Il regista si schiera con la parte oppressa e perseguitata durante la guerra, le scene dei rastrellamenti nazisti a Roma di ebrei, con giovani madri e bimbi in braccio, sono palesi documenti visivi, ricostruzioni realistiche di fatti storici. Questo potrebbe bastare per continuare e concludere il film con la condanna dei nazisti, mostruoso prodotto della politica tedesca. Intanto i quattro mostri buoni si salvano dalla bomba ma restano senza Circo, Roma è deserta per la guerra e loro scappano guidati dal vecchio Israel il proprietario del circo, ebreo, che li vuole portare in America. Finiscono invece in un altro Circo, a Berlino dove trovano un loro collega, eccellente mostruoso pianista con sei dita alle mani un mostro fanatico, Franz , tedesco nazista che però vorrebbe tenerseli con sé convinto di vincere la guerra col trionfo tedesco. Questo nuovo Circo dove poi i quattro si trovano, in realtà nasconde un sotterraneo campo di sterminio dove in apposite camere a gas si sopprimono i prigionieri ebrei. Il racconto si complica, i nostri quattro mostri , si ritrovano prigionieri di Franz traditore e dovrebbero morire in una camera segreta, gasati, ma con i loro super poteri si salvano scappando, e dunque qui si apre una seconda fase narrativa del film dove si mischiano e a volte si contraddicono i temi, le parti, anche il linguaggio cinema diventa una frastornata serie di effettacci speciali, abbandonando quindi un realismo immaginario, per seguire la strada del cinema fantastico da fumetto ,da videogioco . Tutte così, le scene e le sequenze di guerra tra nazisti e un manipolo di simil- partigiani, ma storpi e feroci che intanto i nostri quattro super mostri eroici incontrano nel loro cammino verso la libertà. Anche i personaggi che entrano in gioco, sono estremi, il gobbo partigiano che vuole assassinare tutti, ma anche lo stesso Franz nazi pianista che infine gioca con una pistola per il suicidio imitando il Fuhrer. Così sono pure tutte le scene del treno speciale pieno di prigionieri ebrei che viene attaccato dai nazisti e difeso dai partigiani storpi, affiancati stavolta dai nostri mostri che aiutano la eroica causa, il tutto condito da una brillante e insistente colonna sonora sparata a tutti Decibel. La mia scommessa di raccontare esattamente, il film Freaks di Mainetti è ormai persa, però agli amici che mi chiedono, dico che è un film in fondo divertente, per niente noioso, al contempo pure interessante per come pone delle questioni serie e storicamente importanti, con una certa leggerezza. I super poteri mostruosi del recensore, sono esauriti. Dico solo che gli interpreti, tutti noti e bravi attori, hanno reso possibile il film, made in italy, cosa assolutamente importante per il nostro cinema (mauridal).
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cinemarte
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giovedì 16 settembre 2021
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il film più didascalico e derivativo della storia.
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Un film per anziani. Prevedibile come pochi.
Lettera a Mainetti:
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Un film per anziani. Prevedibile come pochi.
Lettera a Mainetti:
Caro Gabriele, ti stimo molto perché hai delle intuizioni come pochi e riesci a mettere su degli ottimi progetti. Ma la regia, la scrittura non fanno davvero per te. Il film è più zoppo di uno dei diavoli e meno arrogante di un nazista che viaggia nel tempo. Perché sei così confuso? Perché ti prendi così sul serio? In alcune scene cerchi il realismo, in altre lo spettacolo magico e astratto, è tutto senza equilibrio. Sembra che non ti interessa di noi spettatori. Ti preoccupi solo di arrivare alla fine del film. Non cambi le cose, non ti interessi davvero, ne alle storie ne alle immagini banali che produci. Sono sicuro che lo script e i bozzetti preparatori saranno stati pazzeschi e non vedo l’ora esca un artbook per comprarlo, ma la resa finale sembra uno sceneggiato Rai con la polvere fatta di talco e il fumo messo in post. Gli sviluppi narrativi sono così anni 90 e purtroppo non in senso buono. L’operazione di Fare un nuovo cinema di genere deve concentrarsi sul racconto, sulle immagini, sugli sviluppi e sui contenuti, non su due battute in dialetto (che poi nell’esportazione in altri paesi vengono semplificate facendo perdere quel minimo di originalità che tenta di trascinarsi dietro il film). Mannaggia Gabriè, Mannnaggia..
Il film non è bello visivamente, non ha ritmo, non intrattiene, non denuncia, non racconta, non spiazza, non emoziona.
Eppure anche il genere supereroistico, ha fatto passi da gigante a livello narrativo negli ultimi anni, creando storyline, trame e personaggi incredibilmente profondi. Tutto questo cos’è?
Un personaggio che non usa o propri poteri perché ha ucciso la madre è di una banalità sconcertante.
20 milioni di euro per la parodia di un album di figurine. I personaggi non hanno un minimo di spessore e gli attori sono anche bravi a cercare di dargli una tridimensionalità, peccato che manchi proprio la materia prima. Quello che ne esce meglio è forse Castellitto (che personalmente non amo) ma proprio perché sembra non prendere sul serio quello che sta facendo gli credo. Max Mazzotta invece è pazzesco. Vale la pena vedere il film solo per le scene con Mazzotta. 20 milioni di euro posso essere utilizzati per tante belle cose. Questo non è un film è uno schiaffo in faccia alla poverta e al mondo che tenai tempi miseri che viviamo di cui Gabriele sembra non essere minimamente presente, ne nel bene ne nel male. Perchè usare l'olocausto, perchè? Mi sono sentito sinceramente offeso. Perchè fai il Cinema?
Vi prego basta, con la scusa del "E' però un prodotto del genere in Italia non si è mai visto.", viviamo tutti sullo stesso pianeta e vediamo tutti gli stessi film.
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[+] noia mortale
(di pifa)
[ - ] noia mortale
[+] troppo severo...
(di rf)
[ - ] troppo severo...
[+] il padre, è morto il padre, manco le basi
(di fabio scatolini)
[ - ] il padre, è morto il padre, manco le basi
[+] grazie del contributo
(di annelies)
[ - ] grazie del contributo
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fabiofeli
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giovedì 11 novembre 2021
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tante fonti di ispirazione del buon cinema
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Una storia strana e fantastica, che si svolge all’inizio del secondo conflitto mondiale, con antenati cinematografici illustri, antichi e contemporanei, presenta le storie parallele di personaggi di un piccolo circo italiano (Mezzapiotta) guidato da un uomo mite di credo ebraico, Israel (Giorgio Tirabassi), esperto di spettacoli circensi, ed un ambizioso pianista tedesco, Franz (Franz Rogowski) che sniffando etere “vede” che il nazismo perderà la guerra e Hitler morirà. Il modesto circo italiano annovera una dolce ragazza, Matilde (Aurora Giovinazzo), sempre triste perché il suo corpo scatena tempeste elettriche e di fuoco e l’uomo forzuto Fulvio (Claudio Santamaria), una specie di gorilla che ricorda Chewbecca di ‘Guerre stellari’ (1977) di George Lucas; e poi Mario (Giancarlo Martini), nella parte di un nano che attrae i metalli e Cencio (Pietro Castellitto), un efebo albino che sa farsi obbedire dagli insetti.
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Una storia strana e fantastica, che si svolge all’inizio del secondo conflitto mondiale, con antenati cinematografici illustri, antichi e contemporanei, presenta le storie parallele di personaggi di un piccolo circo italiano (Mezzapiotta) guidato da un uomo mite di credo ebraico, Israel (Giorgio Tirabassi), esperto di spettacoli circensi, ed un ambizioso pianista tedesco, Franz (Franz Rogowski) che sniffando etere “vede” che il nazismo perderà la guerra e Hitler morirà. Il modesto circo italiano annovera una dolce ragazza, Matilde (Aurora Giovinazzo), sempre triste perché il suo corpo scatena tempeste elettriche e di fuoco e l’uomo forzuto Fulvio (Claudio Santamaria), una specie di gorilla che ricorda Chewbecca di ‘Guerre stellari’ (1977) di George Lucas; e poi Mario (Giancarlo Martini), nella parte di un nano che attrae i metalli e Cencio (Pietro Castellitto), un efebo albino che sa farsi obbedire dagli insetti. Il circo di poco valore è un palcoscenico con “supereroi” della Marvel, ma con poteri poveri, di seconda mano. Franz, il nazista, per rovesciare il futuro recluterebbe volentieri il quartetto di supereroi per il suo Zirkus Berlin. Le due storie cominciano a intrecciarsi, quando si scopre che Israel proprietario del circo, accusato ingiustamente di essersi rubato i soldi che sarebbero serviti per emigrare negli Stati Uniti con la sua troupe, sta per essere deportato in Germania. Scoppia il conflitto tra nazisti e fascisti, da un lato, e Alleati e Partigiani, dall’altro. Il leader dei Partigiani, “il Gobbo” (Max Mazzotta) è descritto come uno spietato personaggio di un western spaghetti, che però alla fine … Gabriele Mainetti, dopo il successo del film fantascientifico in chiave umoristica ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ (2015) con lo scontro tra Luca Marinelli e Claudio Santamaria, alza il tiro e stavolta si ispira non solo al capolavoro di Tod Browning, ‘Freaks’ (1932), che si svolge in un circo, ma anche al film ‘Bastardi senza gloria’ (2009) di Quentin Tarantino, che presentava un mescolamento di vicende storiche e inventate. Il gioco funziona perché i “freaks” con i poteri impossibili manifestano la loro “umanità”, ed anche il “cattivo” è diabolicamente umano, perché ha capito che anche la (cattiva) politica può diventare uno spettacolo che può rendere una finzione realtà, come l’illusione del Cinema, della “Magia” e del Circo. Fin qui gli indubbi pregi del film: recitazione coerente e divertente, e ingegnosità della sceneggiatura nell’accennare ad alcune fonti di ispirazione. Forse il film è un po’ lungo e soprattutto nel finale domina l’azione in modo convulso, ma il pubblico giovane apprezza moltissimo. E soprattutto ad esso è destinato, con molti buoni suggerimenti di ricerca cinematografica da fare nel passato. Da non mancare. Valutazione *** e ½ . FabioFeli.
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mauro.t
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mercoledì 15 dicembre 2021
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troppi omaggi al cinema, poca creatività.
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Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, un circo, nel quale lavorano quattro fenomeni da baraccone con reali superpoteri, si trova in difficoltà economiche. Il titolare, ebreo, propone di andare in America, ma sparisce e solo la ragazza andrà a cercarlo, mentre gli altri tre si uniranno al Berlin Zircus. Lì, un virtuoso pianista nazista affetto da iperdattilia e dotato di poteri di chiaroveggenza, li riconosce. E’ convinto di poter vincere la guerra con i loro superpoteri e di riuscire a rovesciare le sorti della Germania, sorti che lui già prevede.
Nel film ci sono troppe citazioni che nascondono una carenza di creatività. Il circo richiama Fellini, i quattro protagonisti ricordano i Fantastici Quattro, l’ipertricosi di Fulvio lo rende simile a Chewbecca di “Guerre stellari”, Matilde ricorda l’Elektro di Spiderman, Cencio l’insetto travestito di “Men in black”.
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Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, un circo, nel quale lavorano quattro fenomeni da baraccone con reali superpoteri, si trova in difficoltà economiche. Il titolare, ebreo, propone di andare in America, ma sparisce e solo la ragazza andrà a cercarlo, mentre gli altri tre si uniranno al Berlin Zircus. Lì, un virtuoso pianista nazista affetto da iperdattilia e dotato di poteri di chiaroveggenza, li riconosce. E’ convinto di poter vincere la guerra con i loro superpoteri e di riuscire a rovesciare le sorti della Germania, sorti che lui già prevede.
Nel film ci sono troppe citazioni che nascondono una carenza di creatività. Il circo richiama Fellini, i quattro protagonisti ricordano i Fantastici Quattro, l’ipertricosi di Fulvio lo rende simile a Chewbecca di “Guerre stellari”, Matilde ricorda l’Elektro di Spiderman, Cencio l’insetto travestito di “Men in black”. Un pianista con sei dita per mano l’abbiamo già visto in “Gattaca”. C’è persino un richiamo al vecchio “Giordano Bruno” nelle torture a Mario. Troppe cose già viste mescolate in una storia dove i buoni e i cattivi sono già nettamente definiti secondo canoni stranoti.
I nazisti vanno sempre bene quando si ha bisogno di mettere nella storia dei cattivissimi, però è una strada ormai supersfruttata, troppo facile, troppo comoda. La “banalità del male” è rimasto un concetto per pochi. Speravo che dopo Indiana Jones nessuno mettesse ancora perfidi seguaci della croce uncinata in un film fantasy.
L’unica cosa originale sono i partigiani brutti e sporchi. Il resto è tutto già visto.
Quando il cinema si avvita su sé stesso non è più interessante.
Mainetti non è Tarantino.
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