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Quando li vediamo sul red carpet i cineasti ci paiono quasi degli dei o delle dee, specialmente le donne quasi sempre circonfuse di straordinaria bellezza. Ma come è la loro vita ordinaria ? Come è la loro routine ? La simpatica copia che arriva Santo Domingo, capitale della repubblica Dominicana, ci ha provato. Prima che inizi la proiezione nella magnifica Sala Petrassi ecco entrare i due registi Natalia Cabral e Oriol Estrada illuminati dai riflettori ed applauditi dalle oltre 500 persone presenti. Prendono posto ed inizia il film. Dopo i primi 10 minuti ho la tentazione di alzarmi ed andarmene, sembrano davvero riprese fatte a casaccio come capita, forse riprendendo una mia giornata qualsiasi con il telefonino avrei fatto meglio, ma resisto. Nessuno dei 500 si muove, e poi sono presenti quei due coraggiosi simpaticoni, non sarebbe bello. Così decido di resistere e piano piano il film prende quota. Siamo a Santo Domingo e la tentazione dell’esotico africano-centro americano è forte, però la gente di Santo Domingo pare avere i normali problemi di chi vive in una grande città, a cominciare dal traffico dove rimangono imbottigliati i nostri due registi che tentano di recarsi da un possibile finanziatore. Così hanno tutto il tempo per disquisire su come presentare una idea di film (che non hanno) al finanziatore e tirano giù una valanga di luoghi comuni, quello che si sente normalmente dire dalla critica di film girati nelle grandi città. Ma non servirà. Il finanziatore se ne infischia dei “contenuti artistici” e gli chiede direttamente “quanto sarà il guadagno ed in quanto tempo lo realizzerò ?”, un po' come se stesse comprando un titolo di stato, al Oriol traccheggia un po' e poi gli fa “Forse in 50 anni…”. Non si sa cosa risponde il finanziatore perché la scena finisce lì. Poi però il film lo fanno. Non è facile, sono tutti e due registi, parlano del film nei momenti più impensati, ad esempio mentre fanno il bagno alla loro deliziosa piccola bambina. Poi ogni tanto litigano, ed una volta litigano pure di brutto. Ma poi si riconciliano e su questa bella riconciliazione che poi li porta anche a scambiarsi qualche tenerezza finisce il film. Ho fatto bene a restare. Mi è piacito e mentre scrosciano gli applausi li vado a fotografare da vicino con poche altre persone “Mira !” gli diciamo tutti in coro e loro si girano sorridenti. Tre stelle, un film diretto e ben costruito che fa vedere come è la vita quotidiana di un artista, in particolare se si occupa di cinema. E se poi condivide il lavoro con il coniuge (come capita spesso) ci si porta il lavoro a letto e può essere dura. Ma l’arte è per definizione totalizzante. Non si sfugge.
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