Piccolo grande amore |
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Un film di Carlo Vanzina.
Con Susannah York, Paul Freeman, David Warner, Raoul Bova, Barbara Snellenburg.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 105 min.
- Italia 1993.
MYMONETRO
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Una favola ben scritta
di Alberto58Feedback: 2811 | altri commenti e recensioni di Alberto58 |
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martedì 9 luglio 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In una calda notte di Luglio dopo l'ennesima scarrellata attraverso film più o meno tosti e famosi approdo un pò assonnato al canale 34 e mi imbatto in una scena di puro sogno. Due ragazzi bellissimi sono impegnati in una gara di windsurf, tirando allo spasimo bordi di bolina, al tramonto in piena Costa Smeralda. È un film che ho già visto, protagonisti Raoul Bova giovanissimo ed una deliziosa biondina. Il sonno mi passa istantaneamente e non mi stacco più anche se la ovvia trama per giunta già la conosco. Fin dal titolo il film del mitico Carlo non ha nessuna pretesa se non quella di intrattenere. Siamo nel 1993 e i Vanzina hanno già fatto una scorta micidiale di cinepanettoni e corrispettivi estivi, massacrati dalla critica ed adorati dal pubblico. Come al solito il tempo è galantuomo e il 30/12/2023 il loro Vacanze di Natale ambientato a Cortina restaurato in digitale ha fatto il pieno in 5 cinema romani e al Barberini c'ero anch'io. Cosi me lo rivedo per l'ennesima volta questo film godendo di paesaggi di sogno di una bellezza che da i brividi fotografati magistralmente. Carlo ci racconta una favola, ci mette dentro due ragazzi bellissimi, paesaggi meravigliosi, snellisce la trama fino all'essenziale, rende simpatico perfino Gavino, il rapitore, che si fa scoprire da Raoul Bova perché ordina un chilo di gelato al pistacchio per la principessa rapita. Certo non la deve far soffrire tantissimo, magari si è innamorato pure lui. I protagonisti si menano ma non si fanno male, non portano nemmeno i segni, e tutto fila liscio e tranquillo verso un finale ovvio che già si sa ma quello che brilla, oltre alla bellezza, dei luoghi e degli attori, sono i limpidi sentimenti così adolescenziali dei tanti ragazzi che recitano e che cercano solo il grande amore. I buoni sono buoni, i cattivi pure, ma poi i cattivi si arrendono subito e diventano pure buoni. Insomma niente di meglio per una notte d'estate. A questo film do tre stelle per pudore ma sarebbe giusto darne 5 perché nel suo genere è un capolavoro assoluto, annuncia con chiarezza ed onestà il proprio scopo e lo fa in maniera semplice, lineare, senza nessuna deviazione e dedicando una grandissima qualità a tutto il contesto, ad iniziare dal colore e dalla fotografia. Ed in questo è superiore a Vacanze di Natale in cui Cortina si vede troppo poco e la neve si capusce che è finta. Qua i colori ed i sapori della Costa Smeralda sono resi alla perfezione, tutto è reale e sembra di stare lì, si sente pure il meraviglioso odore della macchia mediterranea, la carezza del vento sulla pelle ed il sapore dell'acqua salata. Se devo fare un appunto ci manca un pò di colonna sonora, a parte Baby don't hurt me non ricordo altro, in quello è meglio Vacanze di Natale. Comunque sempre a proposito di "Baby don't hurt me" trovo efficacissimo il modo in cui il brano viene proposto. I due protagonisti infatti si sono appena ferocemente scontrati in quella che doveva essere la eroica liberazione della principessa, in cui tra l'altro Barbara fa una meravigliosa corsa nel bosco inseguita da Raoul in cui da prova di ottime qualità atletiche, se non facesse finta di cadere Raoul non la prenderebbe mai, e la scena fa il paio con la tirata di windsurf di bolina dell'inizio in cui forse ci sono due controfigure per quanto surfano bene, e ricorda un altro limite di Vacanze di Natale in cui di sci fatto bene se ne vede poco e niente, a parte la sigla che però è una clip. Comunque dopo lo scontro i due si sono separati. Barbara è convinta che è stato Raoul a farla rapire e quindi decisa a non rivederlo mai più e Raoul disperato. Ognuno è tornato alla propria vita ma il ricordo di quell'amore meraviglioso si fa strada ed eccoli raffigurati da soli, muti, ognuno nel suo mondo, a scene alternate, mentre sullo sfondo scorre il brano in cui tra l'altro si dice proprio "amore non ferirmi" e quel brano illustra, insieme alle facce pensose e sofferenti dei protagonisti, il riemergere prepotente del sentimento. A quanta gente è capitato di scontrarsi violentemente, ferocemente, con la persona di cui ci si è innamorati, di passare in un attimo all'odio più totale. Ma poi, quando l'oggetto d'amore è lontano, l'odio svapora e lo stato nascente, per dirla con Alberoni, torna ad affermarsi con tutta la sua forza. Quel brano messo li rappresenta perfettamente, senza nessuna parola, la potenza dello stato nascente, in grado di sovvertire ogni ordine preesistente, come una vera rivoluzione. Infatti Alberoni lo paragona a quello collettivo nel suo libro "Movimento ed Istituzione", l'innamoramento conduce all'amore cosi come la rivoluzione crea poi le istituzioni statali. Ma tornando al film, se la sua trama forzata rende tutto improbabile, nella vita di qualunque giovane coppia innamorata, anche attraverso storie più normali, i sentimenti che passano sono quelli. Per cui si fa presto a dire "un filmetto". Carlo è d'accordo, è il primo a dirlo con la sua trama, questo è un filmetto, ma quello che neanche lui esplicitamente dice e che questo film parla magistralmente delle cose più importanti della vita, quelle che rendono la vita propria e degli altri davvero degna di essere vissuta: l'amore e la bellezza.
Enrico Vanzina alle celebrazioni per i 40 anni di Vacanze di Natale l'ho visto un po' incazzato. Certo è incazzato col destino che gli ha tolto Carlo, ma è incazzato anche con i giornalisti che adesso lo celebrano e con la mentalità che rappresentano. Ne hanno dovute subire i due di tirate moralistiche da parte di gente che magari si vergognava dei propri stessi sentimenti e scaricava su questi due, in grado di rappresentarli con tale limpidezza, il proprio livore. I film di Vanzina si possono criticare, é ovvio, ma solo su come è reso il contenuto, non sulla validità del contenuto, è quello che qualifica l'opera d'arte. Certi critici meritano di fare la fine del saggio di Pritchard che Robin Williams invita a strappare nella scena iniziale de l'Attimo Fuggente. Magari se me lo rivedo criticamente Piccolo Grande Amore mi viene qualche altra cosa , magari cambierei il titolo per non richiamare troppo Baglioni, lo chiamerei "Un amore in Costa Smeralda" perché è anche uno spot turistico per quei posti dove, tra l'altro, le costruzioni hanno migliorato il paesaggio come è successo in pochi altri posti, magari ci metterei più musica. Però bisogna pensare che eravamo nel 1993, sono più di 30 anni. Anche il gruppo che ha fatto Baby don't Hurt me lo ha rifatto nel 2023 cambiando il titolo. Anche questo film si potrebbe rifare. Ma potrebbe farlo solo Enrico, e penso che non gli va.
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