La mia banda suona il pop

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UNA REUNION FUORI TEMPO Valutazione 1 stelle su cinque

di Donato Vergaro


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martedì 7 febbraio 2023

Un band musicale degli anni ’80, ormai sciolta, si riunisce dopo quasi 20 anni per un solo concerto in occasione del compleanno di un importante oligarca russo. I quattro componenti sono caduti in disgrazia e nonostante inizialmente siano riluttanti, a causa di passati litigi e tradimenti, decidono di accettare l’offerta una volta venuti a conoscenza del compenso pattuito: 50.000 euro a testa. Per Olga, guardia del corpo dell’oligarca Ivanov, il concerto è solo un espediente per organizzare un colpo e svaligiare il caveau del ricco magnate. Venuti a conoscenza delle intenzioni di Olga, i Popcorn decideranno di precederla e svaligiare il caveau per primi.

Lo spunto iniziale del racconto è molto interessante; nonostante possa sembrare fuori tempo, il fatto che il fulcro della vicenda sia la reunion di una band anni ’80 è molto attuale: negli ultimi anni molte sono state le reunion di band italiane o cantanti a cui abbiamo assistito: i Pooh, Albano e Romina, i Ricchi e Poveri (dichiarata fonte di ispirazione del regista). Inoltre c’è da dire che questi cantanti e molti altri  sono delle vere e proprie star nei paesi dell’est Europa, in particolar modo in Russia.

La scelta del cast è molto azzeccata. Rivaleggia su tutti Christian De Sica che si rivela mattatore assoluto, nonostante si noti l’avanzare dell’età. Fa sorridere il fatto che ad affiancarlo ci sia Massimo Ghini: anche questa è una sorta di reunion (i due infatti sono stati protagonisti di numerosi cinepanettoni dal 2005 ad oggi, ed era da Vacanze ai Caraibi del 2016 che non lavoravano insieme).

Il soggetto è molto valido in quanto la storia da commedia puramente italica, vuole protendere verso un action-movie nostalgico. Allora cos’è che non funziona?
Ciò che non funziona è presente già in scrittura. In quanto, la pellicola, in sceneggiatura, non è scritta come un film del 2020 che guarda con nostalgia agli anni ’80, ma come fosse un film degli anni ‘80; ad esempio, “Amici come prima” (2018) di Christian De Sica, guardava con grande nostalgia a “Yuppies” o al primo “Vacanze di Natale”, ma si presentava al pubblico con un sentimento nostalgico, non con la volontà di riproporre uno stile di commedia vecchio di 30 anni. Questo è l’errore de “La mia banda suona il pop”.
Focalizzandosi sulla musica anni ’80 e sulla volontà della pellicola di diventare un action movie nella seconda parte, ci si doveva concentrare di più su un ritmo sempre più incalzante: anche nelle commedie, oggi più che mai, il ritmo dato dai movimenti di macchina, dal montaggio e dalla colonna sonora è fondamentale per rendere il prodotto finale non anacronistico. Difatti il ritmo più lento della pellicola non permette di focalizzarsi sulla storia, ma porta lo spettatore a concentrarsi di più sullo svolgersi delle varie situazioni che si susseguono scena dopo scena.

Un ulteriore elemento penalizzante è la scrittura molto legata al cinepanettone: difatti, si riesce a fatica a concentrarsi sulla storia ma più sulle battute, non sempre riuscite dei vari personaggi. Non si può infatti realizzare un action movie con un sistema di scrittura che mette in scena un susseguirsi di sketch. Inoltre, nella seconda parte il gruppo si divide nelle due coppie De Sica – Ghini e Rossi – Finocchiaro, questo fa perdere la rotta della storia e nonostante tutti e quattro i personaggi si battano per uno stesso obiettivo, sembra di vedere due film diversi. Dispiace infine vedere Abatantuono in un ruolo assolutamente marginale e sprecato per il suo talento.

Infine, in quest’ultimo lavoro di Fausto Brizzi si nota la voglia di divertirsi e divertire il pubblico, con una storia che possa discostarsi dalla maggior parte di film a cui eravamo abituati a vedere questo gruppo di attori, ma ciò non raggiunge l’obiettivo.

Non è possibile realizzare un film che guarda con nostalgia gli anni’ 80, imitando gli anni ’80; ciò è possibile farlo con un ritmo, una scrittura  e una messa in scena aggiornata al contemporaneo, ma che nelle atmosfere descritte dalla colonna sonora e a tratti dalle scenografie e dai costumi riecheggi agli anni ’80. Un processo contrario risulterebbe anacronistico ed editorialmente fuori tempo.

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