Roberto Manassero
Cineforum
In un cinema sempre più disposto a mettere in crisi il rapporto fra immagine e realtà filmata seminando il dubbio dell'origine e della natura di ciò che si vede (alla Berlinale film buoni e meno buoni vertevano su simili meccanismi di narrazione e missinscena: Favolacce, Shirley, Undine, Roads Not Taken), Tsai Ming Liang crede ancora nella materialità della vita, nello spazio da inquadrare, nel tempo da costruire, nell'acqua, nel cibo, nei corpi, negli sguardi, nei silenzi.
È un paradosso ormai accettato e inevitabile che i suoi film quasi senza parole (in Days, addirittura, la scritta prima del titolo dice «Questo film è volutamente non sottotitolato») siano in realtà pieni di rumori, movimenti, ombre, colori; ricchi di storie ed emozioni anche senza un montaggio narrativo. [...]
di Roberto Manassero, articolo completo (3448 caratteri spazi inclusi) su Cineforum 28 febbraio 2020