maria f.
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sabato 14 dicembre 2019
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evviva i buoni film!
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Questo film l’ho visto un po’ di tempo fa e non mi ha entusiasmato.
In questi giorni mi è capitato di rileggere i commenti e ho cominciato a riflettere.
Il vivere frenetico dei personaggi rimanda al nostro quotidiano, sempre soffocati da problemi da risolvere, la famiglia è un luogo infernale, dove tutti sono soffocati dal lavoro, dove si sente l’urgenza di dovere dedicare ai propri cari attenzione, amore, ascolto ma che inevitabilmente tutto ciò non è trascurato ma non è di qualità. Sono solo ritagli di tempo, fra il fare la spesa, cucinare, andare al lavoro, ci s’incontra per caso forse a tavola, a letto, nel percorrere frettolosamente il corridoio di casa, tutti giorni per tutta la vita.
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Questo film l’ho visto un po’ di tempo fa e non mi ha entusiasmato.
In questi giorni mi è capitato di rileggere i commenti e ho cominciato a riflettere.
Il vivere frenetico dei personaggi rimanda al nostro quotidiano, sempre soffocati da problemi da risolvere, la famiglia è un luogo infernale, dove tutti sono soffocati dal lavoro, dove si sente l’urgenza di dovere dedicare ai propri cari attenzione, amore, ascolto ma che inevitabilmente tutto ciò non è trascurato ma non è di qualità. Sono solo ritagli di tempo, fra il fare la spesa, cucinare, andare al lavoro, ci s’incontra per caso forse a tavola, a letto, nel percorrere frettolosamente il corridoio di casa, tutti giorni per tutta la vita.
In questa babilonia, Susi, la mamma, moglie, l’organizzatrice della casa cerca di non perdere la bussola ma è provata, sfinita, oppressa per dover ricoprire sia il ruolo del burattinaio sia quello di tutti i personaggi, dirigere e allo stesso tempo muoversi alla velocità forsennata per adempiere tutte le incombenze necessarie alla famiglia, avendo costantemente la consapevolezza che non potrà farcela, di non essere all’altezza, di trascurare, insomma di non svolgere un compito utile.
Il vicino solo e solitario soprannominato buffamente dai membri della famiglia Perind (perito industriale) la rassicura rivelandole quanto per lui, attento osservatore del loro quotidiano, sia confortante e sostanziale quanto accade nelle loro vite, poiché proprio tutto questo succedersi di fatti, emozioni, sentimenti,conflitti sono semplicemente “vivere”.
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angelo umana
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sabato 12 ottobre 2019
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il cuore del tombeur de femmes è uno zingaro
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“Vi vedo e sento correre ridere litigare urlare... Vivere in fondo, e v'invidio”. Il tema del film è tutto qui, e lo pronuncia in chiusura niente poco di meno che Marcello Fonte, indimenticabile Dogman, che in questo film fa l'occhiuto e a volte incolpevole invadente, solitudinario, vicino di casa di una famiglia composta da madre, Micaela Ramazzotti, da padre, Adriano Giannini, da bimba affetta da “asma psicosomatica”, che con la famiglia sgangherata - come tante - che si ritrova è il minimo, ragazza inglese aupair immancabilmente sedotta dal Giannini, giornalista non molto di successo, anche qui con un viso infelice e travagliato ma sempre pronto – chissà come fa – a far “tomber (cadere) des femmes”.
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“Vi vedo e sento correre ridere litigare urlare... Vivere in fondo, e v'invidio”. Il tema del film è tutto qui, e lo pronuncia in chiusura niente poco di meno che Marcello Fonte, indimenticabile Dogman, che in questo film fa l'occhiuto e a volte incolpevole invadente, solitudinario, vicino di casa di una famiglia composta da madre, Micaela Ramazzotti, da padre, Adriano Giannini, da bimba affetta da “asma psicosomatica”, che con la famiglia sgangherata - come tante - che si ritrova è il minimo, ragazza inglese aupair immancabilmente sedotta dal Giannini, giornalista non molto di successo, anche qui con un viso infelice e travagliato ma sempre pronto – chissà come fa – a far “tomber (cadere) des femmes”. C'è poi il contorno di attori pure importanti, Massimo Ghini nella parte di un pediatra vedovo che vorrebbe esistere per qualcuno, e il qualcuno prescelto è la casalinga disperata Ramazzotti (se non urlo manco me vedi, questa dice a suo marito), la comparsa di Enrico Montesano, notaio importante che morirà tra le braccia di un trans di colore (per la frequentazione viene in mente Piero Marrazzo, ex presidente del Lazio).
In mezzo a tutto quel Vivere ci sono ovviamente baci e tradimenti, lacrimoni e pentimenti (parole da una canzone datata di Umberto Balsamo) e, canzone in colonna sonora che pare dedicata al personaggio di Giannini,che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e và di Nada. La trama è abbastanza esile, pur scritta a sei mani dalla Archibugi, regista, Piccolo e Virzì. Cerca di toccare molte corde così, en passant, ma qualche volta non si può fare a meno di pensare che attori e registi sanno fare soprattutto film, e quello si limitano a fare, come i costruttori che sanno solo costruire case e continuano a farne, anche se non ce n'è bisogno. La conclusione di Marcello Fonte lo nobilita.
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nadia meden
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lunedì 7 ottobre 2019
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vivere ?
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Ho potuto assistere a un film che purtroppo non mi è piaciuto. Troviamo una brava Micaela Ramazzotti , nel film Susi, madre improbabile e disorganizzata di una bella bimba , nel film Lucilla , avuta dalsuo compagno, Adriano Giannini e affetta da asma bronchiale , la quale Susi è anche una improbabile insegnante di danza . Il compagno, giornalista freelance vive praticamente con i soldi che gli procura il figlio diciassettenne e che provengono dalle tasche dell'ex suocero, uomo molto conosciuto per la sua professione di avvocato e che morirà in tristissime circostanze in un bordello frequentato da trans. In questa famiglia già di per sè piena di problemi, non manca la ragazza alla pari irlandese, la quale passando da una tirata di coca al letto del padre e poi del figlio , finirà in un convento di suore, immagino per redimersi, con tanto di teatrino vocale , per poi trovarsi su un lettino di ginecologia per un aborto.
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Ho potuto assistere a un film che purtroppo non mi è piaciuto. Troviamo una brava Micaela Ramazzotti , nel film Susi, madre improbabile e disorganizzata di una bella bimba , nel film Lucilla , avuta dalsuo compagno, Adriano Giannini e affetta da asma bronchiale , la quale Susi è anche una improbabile insegnante di danza . Il compagno, giornalista freelance vive praticamente con i soldi che gli procura il figlio diciassettenne e che provengono dalle tasche dell'ex suocero, uomo molto conosciuto per la sua professione di avvocato e che morirà in tristissime circostanze in un bordello frequentato da trans. In questa famiglia già di per sè piena di problemi, non manca la ragazza alla pari irlandese, la quale passando da una tirata di coca al letto del padre e poi del figlio , finirà in un convento di suore, immagino per redimersi, con tanto di teatrino vocale , per poi trovarsi su un lettino di ginecologia per un aborto. Nel frattempo, non si può tralasciare la spiccata empatia che nasce tra un professore medico che cura la piccola Lucilla e la mamma Susi.................e csì il feuilleton continua........... Ma siamo arrivati all' autosuicidio dei nostri registi?.......... Spero di no, ma.........................Grazie
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lorenzo d''orsi
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giovedì 3 ottobre 2019
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l archibugi dei migliori tempi
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Un film che fa pensare su come la famiglia sia una gabbia dalla quale non si può uscire. Magistrale direzione degli attori e soprattutto della bambina. Un film da non perdere.
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fabrizio cava
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mercoledì 2 ottobre 2019
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penoso
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Film pessimo, attori poco credibili, trama inesistente, finale banale...non salvo nulla.
È la copia sbiadita vecchia e non originale di Mignon è partita di 30 anni fa.
La fine di Montesano è tra il grottesco ed il surreale
Incomprensibile per una regista come Archibugi e sceneggiatura di Virzi/Piccolo
Il più brutto film che o visto al.cinema negli ultimi 10.anni
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pietro
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mercoledì 2 ottobre 2019
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vivere
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Seguo l’Archibugi fin dai suoi esordi e il suo mi pare un percorso coerente. E’ un'unica lunga storia che spero abbia ancora tanti altri capitoli. Lo sguardo qui non è tenero. Su tutti i personaggi sembrano gravare le difficoltà di essere genitori o figli. Soprattutto i secondi soffrono la presenza o l’assenza/inconsistenza dei primi. Tutti concentrati su se stessi, tutti imprigionati e impegnati a sopravvivere. E chi si prende carico di tutti gli oneri ,Susi/Micaela Ramazzotti che aggiunge un tassello a una galleria di personaggi femminili memorabili incominciata con la Sandrelli di Mignon è partita, sceglie di non vedere.
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Seguo l’Archibugi fin dai suoi esordi e il suo mi pare un percorso coerente. E’ un'unica lunga storia che spero abbia ancora tanti altri capitoli. Lo sguardo qui non è tenero. Su tutti i personaggi sembrano gravare le difficoltà di essere genitori o figli. Soprattutto i secondi soffrono la presenza o l’assenza/inconsistenza dei primi. Tutti concentrati su se stessi, tutti imprigionati e impegnati a sopravvivere. E chi si prende carico di tutti gli oneri ,Susi/Micaela Ramazzotti che aggiunge un tassello a una galleria di personaggi femminili memorabili incominciata con la Sandrelli di Mignon è partita, sceglie di non vedere. Ma se il film fosse solo questo si sarebbe potuto intitolare "Soffrire", se il titolo è Vivere è forse perchè c'è un testimone, una dominante che passa da un personaggio all'altro e li illumina. Se siamo vivi è perchè amiamo, forse. Consigliato.
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giggetto
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mercoledì 2 ottobre 2019
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la famiglia, nostra corce e delizia
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Il trio Archibugi - Virzì - Piccolo qui al suo meglio, per capacità di indagare nella vita familiare.
Micaela Ramazzotti ci sorprende con un'altra interpretazione magistrale e Adriano Giannini alla sua migliore interpretazione.
Un film che molti torneranno a rivedere, magari portandosi con se la seconda volta i propri fratelli.
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giggetto
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mercoledì 2 ottobre 2019
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la famiglia è l'essenza profonda del nostro vivere
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Se guardiamo gli album di famiglia, vediamo tante persone sorridenti di fronte a torte e candeline. Ma poi sentiamo le voci dei nostri vicini, e ci accorgiamo che c'è spesso concitazione, rancore a volte addirittura botte. Eppure, è da lì che nasciamo e dove ci ritroviamo.
L'Archibugi riesce a scavare dentro questo grande insieme con la sua consueta leggerezza e profondità, e ci aiuta a capire come qualsiasi evento, fosse anche l'arrivo improvviso di un ospite, possa gettare scompiglio ma anche farci trovare nuovi stimoli.
Veramente al meglio il trio Archibugi - Virzì - Piccolo: mai un passo falso.
Ed una grande prova degli attori: di Micaela Ramazzotti non ci sorprende più la sua infinita capacità di interpretare personaggi diversi, ogni volta come se dovesse rinascere.
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Se guardiamo gli album di famiglia, vediamo tante persone sorridenti di fronte a torte e candeline. Ma poi sentiamo le voci dei nostri vicini, e ci accorgiamo che c'è spesso concitazione, rancore a volte addirittura botte. Eppure, è da lì che nasciamo e dove ci ritroviamo.
L'Archibugi riesce a scavare dentro questo grande insieme con la sua consueta leggerezza e profondità, e ci aiuta a capire come qualsiasi evento, fosse anche l'arrivo improvviso di un ospite, possa gettare scompiglio ma anche farci trovare nuovi stimoli.
Veramente al meglio il trio Archibugi - Virzì - Piccolo: mai un passo falso.
Ed una grande prova degli attori: di Micaela Ramazzotti non ci sorprende più la sua infinita capacità di interpretare personaggi diversi, ogni volta come se dovesse rinascere. Alla sua migliore interpretazione fin qui vista anche Adriano Giannini.
Un grande film, che molti torneranno a rivedere, magari portandosi la seconda volta i propri fratelli.
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xoting
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martedì 1 ottobre 2019
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oltre la trama c'è di più.
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La periferia, immensa, sconfinata, è tutto ciò che abbiamo creato per poter sopravvivere alla frenesia di dover vivere schiacciati dal poco tempo, dai magri guadagni, dalle difficoltà continue. Spazi confinati di vita in cui si sovrappongono mancate realizzazioni, frustrazioni, aspettative ormai lasciate andare per andare avanti come si può. Questa è la vita che fanno i personaggi e noi, mentre guardiamo loro, troviamo pezzi della nostra stessa vita. Il vero protagonista del film è questo aver dovuto riempire tutto col niente stando al fronte come guerrieri che non possono arretrare, non possono andare via, non possono scappare ma sognano di farlo.
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La periferia, immensa, sconfinata, è tutto ciò che abbiamo creato per poter sopravvivere alla frenesia di dover vivere schiacciati dal poco tempo, dai magri guadagni, dalle difficoltà continue. Spazi confinati di vita in cui si sovrappongono mancate realizzazioni, frustrazioni, aspettative ormai lasciate andare per andare avanti come si può. Questa è la vita che fanno i personaggi e noi, mentre guardiamo loro, troviamo pezzi della nostra stessa vita. Il vero protagonista del film è questo aver dovuto riempire tutto col niente stando al fronte come guerrieri che non possono arretrare, non possono andare via, non possono scappare ma sognano di farlo. La mancanza di precisi punti di riferimento porta a confondere sentimenti con bisogno di essere capiti. Loro, tutti, non si stimano. Si guardano allo specchio vedendo qualcosa che non appartiene a ciò che avrebbero voluto essere. Le cose si complicano. I baci non sono l’inizio di relazioni felici ma, tutt’altro, portano scompigli, sotterfugi, dolore. I nostri personaggi sono naufraghi infelici alla ricerca di una scialuppa. L’uomo, post intelletuale che campa e stento dei suo articoli è, il porta bandiera di quella infinità di individui che si sono visti capovolgere i ruoli nel breve volgere di qualche decennio cercando ovunque appigli giustificativi al proprio testosterone divenendo figure patetiche, incerte, impacciate. Il figlio fa da padre al padre chiamandolo per nome. Questo è lo scenario: “Gli uomini non servono a nulla” dirà la mancata ballerina che nei fatti è pilastro portante della famiglia. Le donne, ancora una volta, sapranno tenere dritta la barra del timone nei momenti difficili. Sapranno prendere le decisioni dolorose ma doverose. Loro hanno il coraggio e la lucidità che l’uomo purtroppo ha, ormai, perso. Ma il turbine di grida, lacrime, risate, pianti è riassumibile in un solo verbo: Vivere. Chi ne è dentro fino al collo ne vede da vicino solo le difficoltà ma chi ne è fuori ne vorrebbe assolutamente fare parte. Questa è la riflessione che ci porge Francesca Archibugi, che trovo ampiamente condivisibile. Anche il dolore dal quale si cerca ragionevolmente di fuggire, è meglio del nulla. Perfetta, come sempre, la Ramazzotti e pure la piccola. La pellicola ti scorre addosso pizzicando le corde di tutte le emozioni di cui disponiamo pungendo con la punta di una matita sempre più in fondo ricordandoci quanto cupa, orribile, sorda possa essere la consapevolezza di dover soffocare un sentimento per salvarsi e non andare a fondo.
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no_data
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lunedì 30 settembre 2019
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da evitare
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tutto molto improbabile.... film davvero sfilacciabto e confusionario
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