dandy
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venerdì 29 gennaio 2021
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incatenati
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Al secondo film,Peele(sceneggiatore e sempre co-produttore con la Blumhouse)amplia il discorso iniziato con "Scappa".In questo caso a dispetto dell'inizio ambientato nell'86 dell'"Hands Across America"(che si rivelerà decisivo nello svolgimento)non è più una questione razziale o classista(i protagonisti sono benestanti e i "cattivi" sono sia neri che bianchi)ma di un'intera popolazione chiamata a fare i conti con gli orrori di un passato segreto,e dei quali la protagonista si è resa involontariamente detonatrice.Se il cast è sempre ottimo e l'inquetudine non manca(anche qui senza quasi ricorrere a sangue o effettacci)i clichè sono più presenti e andando verso la conclusione non tutti i nodi vengono al pettine(le allusioni religiose e l'uso ricorrente del numero 11:11,che allude al versetto di Geremia).
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Al secondo film,Peele(sceneggiatore e sempre co-produttore con la Blumhouse)amplia il discorso iniziato con "Scappa".In questo caso a dispetto dell'inizio ambientato nell'86 dell'"Hands Across America"(che si rivelerà decisivo nello svolgimento)non è più una questione razziale o classista(i protagonisti sono benestanti e i "cattivi" sono sia neri che bianchi)ma di un'intera popolazione chiamata a fare i conti con gli orrori di un passato segreto,e dei quali la protagonista si è resa involontariamente detonatrice.Se il cast è sempre ottimo e l'inquetudine non manca(anche qui senza quasi ricorrere a sangue o effettacci)i clichè sono più presenti e andando verso la conclusione non tutti i nodi vengono al pettine(le allusioni religiose e l'uso ricorrente del numero 11:11,che allude al versetto di Geremia).Ma il regista dimostra nuovamente il proprio talento rinnovando il tema del doppio e della fine del mondo,e riesce ancora a non essere scontato affrontando temi come il soggiogamento dei più deboli e l'emarginazione degli "imperfetti".Il colpo di scena finale sorprende davvero,ed è suggestiva l'ultima immagine con la catena umana.Il regista afferma di essersi ispirato a un episodio di "Ai confini della realtà" ma l'insieme nel suo pessimismo totale sembra anche memore dei migliori film di John Carpenter("Il seme della follia" in primis).Sempre belle le musiche di Michael Abels.Anche qui gran seccusso di pubblico e critica.
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martedì 12 gennaio 2021
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ma lei per caso ha bevuto prima di fare questa recensione?
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Non se ne può più, francamente, di letture politically correct e sessantottine di film che non hanno nulla a che vedere con la lotta di classe marxista o con il razzismo. Get out, dello stesso regista, era un film improntato sul razzismo in America, ma come si fa a dire la stessa cosa di questo Us? Il regista qui ha cambiato registro. Cosa c’entrano in questo film le discriminazioni razziali o in base alla ricchezza??! La famiglia di colore mostrata è di classe media e non è discriminata da nessuno (forzoso anche notare che i loro amici bianchi abbiano una casa più hi-tech). I cloni del sottosuolo hanno la loro rivalsa sui loro doppi terreni, che non sono certo tutti borghesi, come da lei definiti facendo di tutta l’erba un fascio (nel film vengono mostrati anche senzatetto trucidati dal loro clone- sa com’è, l’umanità è varia).
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Non se ne può più, francamente, di letture politically correct e sessantottine di film che non hanno nulla a che vedere con la lotta di classe marxista o con il razzismo. Get out, dello stesso regista, era un film improntato sul razzismo in America, ma come si fa a dire la stessa cosa di questo Us? Il regista qui ha cambiato registro. Cosa c’entrano in questo film le discriminazioni razziali o in base alla ricchezza??! La famiglia di colore mostrata è di classe media e non è discriminata da nessuno (forzoso anche notare che i loro amici bianchi abbiano una casa più hi-tech). I cloni del sottosuolo hanno la loro rivalsa sui loro doppi terreni, che non sono certo tutti borghesi, come da lei definiti facendo di tutta l’erba un fascio (nel film vengono mostrati anche senzatetto trucidati dal loro clone- sa com’è, l’umanità è varia). Non capisco, con tutto il rispetto, come si possa dare una lettura così falsata e parziale - ma anche fuori tema- di un film ben riuscito e sicuramente metaforico, ma non certo con gli intenti con cui viene da lei dipinto. Cordialmente.
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luca scialo
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domenica 29 novembre 2020
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un thriller-horror metafora della società consumistica
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Spesso il genere Horror è stato utilizzato per trattare tematiche sociali in modo diverso e originale. Non patetico o scontato. Dopo Get out, Jordan Peele ci riprova. Spingendo maggiormente su questo genere abbinandolo al Thriller psicologico e lasciando meno spazio all'ironia. Il messaggio è però sempre lo stesso: la vita ovattata, normale e ben inserita nel consumismo moderno, fa da tappeto sotto il quale viene depositata la polvere dell'indigenza e del malessere sociale in cui vivono milioni di persone. Gli invisibili e gli emarginati, trattati come fossero qualcosa di cui vergognarsi. Un altro Noi, col quale però potremmo prima o poi fare i conti. La pellicola vive di alti e bassi, quasi fosse un titolo in Borsa.
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Spesso il genere Horror è stato utilizzato per trattare tematiche sociali in modo diverso e originale. Non patetico o scontato. Dopo Get out, Jordan Peele ci riprova. Spingendo maggiormente su questo genere abbinandolo al Thriller psicologico e lasciando meno spazio all'ironia. Il messaggio è però sempre lo stesso: la vita ovattata, normale e ben inserita nel consumismo moderno, fa da tappeto sotto il quale viene depositata la polvere dell'indigenza e del malessere sociale in cui vivono milioni di persone. Gli invisibili e gli emarginati, trattati come fossero qualcosa di cui vergognarsi. Un altro Noi, col quale però potremmo prima o poi fare i conti. La pellicola vive di alti e bassi, quasi fosse un titolo in Borsa. Con ottime trovate che alternano cadute di stile e banalizzazioni. Il risultato finale risulta comunque un buon investimento di tempo. Un ulteriore spunto di riflessione.
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onufrio
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domenica 21 giugno 2020
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benvenuti tra noi
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Un trauma infantile ha da sempre accompagnato la vita di Adelaide, quando nel 1986,in vacanza a Santa Cruz, entrando nel gioco degli specchi, vide la sua stessa figura in carne ed ossa. A distanza di 30 anni, Adelaide si è fatta una famiglia, ed è pronta a passare l'ennesima vacanza estiva, ritornando sul famoso luogo dello strano incidente, riaccendendo vecchi ricordi, e scaturendo nuovi sviluppi. Horror abbastanza particolare che pecca in un un'analisi poco valida ed accurata del "sottomondo".
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mcgreygor
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giovedì 21 maggio 2020
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non ricordo titolo film
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Ciao ragazzi, da piccolo (ho 22 anni) ho visto un film il quale non ricordo più il nome:
il film parla di una coppia, lei di colore e lui bianco che vanno a vivere in una nuova casa (con piscina mi pare)
il loro vicino di casa è un uomo di colore che MI PARE facesse il poliziotto di lavoro
all'inizio tutto bene, ma questo vicino di colore non sopporta l'idea che un uomo bianco abbia sposato una donna di colore e quindi tenta di ucciderlo.
però non ricordo se ci riesce o meno (credo di si)
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manu00
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giovedì 23 aprile 2020
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aiuto cerco un film
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Ciao cerco un film in cui uno ruba lingotti d'oro poi li nasconde in una terra seppelliti e va in prigione e poi deve evadere e uno con il melone grasso lo aiuta....Questo ricordo...Grazie
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wolvie
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venerdì 10 aprile 2020
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new black horror
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Blumhouse production, una delle poche case di produzione che si sta imponendo nell' immaginario collettivo, grazie a film dal forte impatto emotivo, con l horror nuovamente indirizzato ad un ruolo politico, si potrebbe ricordare che "il privato è politico", specie nei soggetti che Jordan Peele traduce in immagini. Gioco di specchi di struggente contemporaneità che lascia ampi margini interpretativi sulla coerenza del racconto (dubbi), racconto che invece, proprio nella sua narrazione favolistica, riesce a farci abbandonare il senso di disagio di fronte a qualche buco narrativo, il doppio è la' fuori, ci aspetta per fare i conti, per scindere con le forbici il filo che ci lega, si vuole riappropiare dell' anima che gli è stata negata.
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Blumhouse production, una delle poche case di produzione che si sta imponendo nell' immaginario collettivo, grazie a film dal forte impatto emotivo, con l horror nuovamente indirizzato ad un ruolo politico, si potrebbe ricordare che "il privato è politico", specie nei soggetti che Jordan Peele traduce in immagini. Gioco di specchi di struggente contemporaneità che lascia ampi margini interpretativi sulla coerenza del racconto (dubbi), racconto che invece, proprio nella sua narrazione favolistica, riesce a farci abbandonare il senso di disagio di fronte a qualche buco narrativo, il doppio è la' fuori, ci aspetta per fare i conti, per scindere con le forbici il filo che ci lega, si vuole riappropiare dell' anima che gli è stata negata. La strage della famiglia white class è esemplare, girata con maestria, trova nella brava Elisabeth Moss l interpre che solo con lo sguardo rende le emozioni del doppio davanti allo specchio con i cosmetici a disposizione. Forse il film non è perfetto, ma lo scetticismo si spegne di fronte all' originalità della messa in scena. Questa volta gli anticorpi siamo noi, ma ancora non lo sappiamo
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carmelo
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giovedì 2 aprile 2020
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sì, ma che sottintende?
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Tutte le recensioni che ho letto finora dicono, giustamente, che vi sono metafore sociali e politiche, ma nessuno le spiega. Ma le avete capite? Io solo molto molto vagamente
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elgatoloco
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venerdì 27 marzo 2020
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monumento al"doppio"
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Vero"monumento al doppio, al "DOppelga"nger", in questo"Us"di Jordan Peele, 2019). C'è , appunto, il tema ossessivo e ossessionante del"Doppelgaenger", del"doble", in questo film), a iniziare da una vicenda di trent'anni prima, dove la madre, ancora giovane, di familgia, a suo tempo brava danzatrice, si tritrova ributtata, dopo che il marito ha deciso la vacanza precisamente a Santa Cruz, il luogo a suo tempo scelto dai suoi per le vacanze all'epoca. Non a caso la famiglia(credo sia un tratto non da poco)si chiama "Wilson": A)da un lato è un cognome notoriamente comune, molto diffuso in tutto il mondo anglosassone, come dire una vicenda che potenzialmente può capitare a ogni persona, "aggredire"chiunque; B )d'latra parte c'è un richiamo letterario che non sfugge a chi sia di madre lingua inglese, comunque anglosassone o almeno interessato a quella cultra: il geniale quanto terribile racconto di Edgar Allan Poe"William Wilson", il cui tema è appunto quello del"Doppelgaenger".
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Vero"monumento al doppio, al "DOppelga"nger", in questo"Us"di Jordan Peele, 2019). C'è , appunto, il tema ossessivo e ossessionante del"Doppelgaenger", del"doble", in questo film), a iniziare da una vicenda di trent'anni prima, dove la madre, ancora giovane, di familgia, a suo tempo brava danzatrice, si tritrova ributtata, dopo che il marito ha deciso la vacanza precisamente a Santa Cruz, il luogo a suo tempo scelto dai suoi per le vacanze all'epoca. Non a caso la famiglia(credo sia un tratto non da poco)si chiama "Wilson": A)da un lato è un cognome notoriamente comune, molto diffuso in tutto il mondo anglosassone, come dire una vicenda che potenzialmente può capitare a ogni persona, "aggredire"chiunque; B )d'latra parte c'è un richiamo letterario che non sfugge a chi sia di madre lingua inglese, comunque anglosassone o almeno interessato a quella cultra: il geniale quanto terribile racconto di Edgar Allan Poe"William Wilson", il cui tema è appunto quello del"Doppelgaenger".doble("duende", volendo) etc., della persona che incontra se stessa. Su questo, con richiami al passato che non hanno neppure bisogno di essere esemplificati da tanto di "flashbacks", zoomate o altri "segni carateristici", si basa il fikm con la redupicazione che può avvenire attraverso lo schermo del"mirror"e di altri strumenti adatti allo scopo, o anche "semplicemente"(il che è ancora molto più agghiacciante in praesentia, attraverso la visione diretta. Da considerare, tale terribile realtà, per di più quando avviene verso una tranquilla famiglia in vacanza, pur se qualcosa, come si è detto, c'è, a livello di ricordi, di tracce mnestiche incancellabili. Stilisticamewnte notevolissimo, questo film di un regista statunitense di colore, mostra come la famiglia e comunque l'individuo made in USA"di colore"(espressione di per sé anche complessivamente ipocrita)sia assolutamente uguale a chi è"WASP", ossia bianco, anglosassone, protestante etc., dunqe smentendo ancora tutti i pregiudizi relativi ancora in gran parte dominanti.Non più zombies, vampiri, licantropi, Poltergeister, altre presenze comunque estranee ma quanto afferisce al nostro"io", pur se"inconscio"(non stiamo qui a riproporre al dicotomia che ormai la psicanalisi ha acquistio in pieno), dove"the other side"si riferisce e attiene al"i", al"my person",Inserendo solo sprazzi di humor, il regista-autore , ormai affermato, passa a un horror tutto interiore, con interpreti come Lupita Nyung'o, Winston Duke e altri./e. Dove il rilievo è sempre dato a quel mirror nostro caratteristico che sono, in primis, gli occhi.. El Gato
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