enzo70
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domenica 15 dicembre 2019
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un bel film tratto da una storia vera
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Tra le tante storie di disperazione di chi cerca in Europa la salvezza da una vita nata male ci sono alcune che trovano la strada giusta. Il film è tratto da una storia vera, quella di Fahim e del padre fuggiti dal Bangladesh per arrivare in Francia. Fahim ha otto anni ed una grande passione, nella quale eccelle, il gioco degli scacchi. E l’incontro con un ex campione, interpretato dal solito ottimo Gerarde Depardieu, gli consentirà di diventare campione di Francia nella categoria esordienti. E’ un film francese, quindi, i francesi sono buoni; ma nonostante qualche eccesso di miele nel raccontare le storia, è un film che aiuta a rivedere i toni sull’immigrazione: in Francia come in tutta Europa.
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Tra le tante storie di disperazione di chi cerca in Europa la salvezza da una vita nata male ci sono alcune che trovano la strada giusta. Il film è tratto da una storia vera, quella di Fahim e del padre fuggiti dal Bangladesh per arrivare in Francia. Fahim ha otto anni ed una grande passione, nella quale eccelle, il gioco degli scacchi. E l’incontro con un ex campione, interpretato dal solito ottimo Gerarde Depardieu, gli consentirà di diventare campione di Francia nella categoria esordienti. E’ un film francese, quindi, i francesi sono buoni; ma nonostante qualche eccesso di miele nel raccontare le storia, è un film che aiuta a rivedere i toni sull’immigrazione: in Francia come in tutta Europa. Perché è vero che per la disperazione di chi arriva non serve a nulla il miele; ma l’umanità si. E allora anche una favoletta come diventa la storia vera con una narrazione oltre ogni limite sentimentale fa bene; e serve.
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silver90
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lunedì 19 settembre 2022
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una favola d'integrazione
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Ben scritto e ben diretto da Pierre-François Martin-Laval, e ancora meglio interpretato, Qualcosa di meraviglioso racconta la storia vera di Fahim Mohammad, aspirante scacchista, e di suo padre Nura. Attraverso poche scene iniziali girate in Bangladesh è facile intuire la situazione di pericolo in cui il piccolo Fahim vive la sua passione per gli scacchi. Così Nura, suo padre, decide di portarlo in Francia (passando dall'India) con la promessa di fargli conoscere un Grande Maestro. Il percorso è ben delineato nella mente di Nura - alloggio, lavoro documenti - ma le cose si complicano a causa della trafila lunghissima (e spesso non priva di crepe, si veda la bella sequenza del traduttore imbroglione che penalizza i due bangladesi per favorire i suoi connazionali indiani) per ottenere il permesso di soggiorno.
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Ben scritto e ben diretto da Pierre-François Martin-Laval, e ancora meglio interpretato, Qualcosa di meraviglioso racconta la storia vera di Fahim Mohammad, aspirante scacchista, e di suo padre Nura. Attraverso poche scene iniziali girate in Bangladesh è facile intuire la situazione di pericolo in cui il piccolo Fahim vive la sua passione per gli scacchi. Così Nura, suo padre, decide di portarlo in Francia (passando dall'India) con la promessa di fargli conoscere un Grande Maestro. Il percorso è ben delineato nella mente di Nura - alloggio, lavoro documenti - ma le cose si complicano a causa della trafila lunghissima (e spesso non priva di crepe, si veda la bella sequenza del traduttore imbroglione che penalizza i due bangladesi per favorire i suoi connazionali indiani) per ottenere il permesso di soggiorno. Una volta in Francia, per Fahim (Ahmed Assan) è decisivo l'incontro con il rinomato maestro di scacchi Sylvain Charpentier (Gerard Depardieu). E se il primo è un aspirante campione che cerca di ribaltare il suo destino con le movenze del genio pratico più che teorico, il secondo è determinato a tirare fuori il meglio da lui senza farsi troppe illusioni. Tuttavia, dietro la tempra educativadi Sylvain si nasconde anche una profonda sensibilità, come dimostra il goffo corteggiamento a Mathilde, con cui gestisce l'associazione di scacchi. La sceneggiatura scritta a più mani e rifinita dal regista è di grande apertura: se da un lato tende a ridimensionare gli aspetti problematici e a valorizzare gli aspetti costruttivi del confronto con il diverso, quali il dialogo e la reciproca comprensione, dall'altro lato sfrutta la ricchezza di soluzioni che derivano dalla cornice sociale che fa da sfondo alla vicenda. Gli aspetti fiabeschi o edulcorati sono così funzionali a una commedia drammatica giocata davanti a una scacchiera che la storia non scade mai nell'autocompiacimento. All'interno del dilemma etico tra aiutare o restare indifferenti, si gioca una 'partita' che riguarda tutti, a partire dal più piccolo per finire al più grande. Per non essere spettatori, ma attori del processo di cambiamento già in atto, occorrono pazienza, sagacia e dedizione. Sono le stesse qualità che servono al piccolo Fahim per mettere a frutto gli insegnamenti del suo corpacciuto maestro, e mettere a tacere i mostri e i fantasmi della sua storia. Tutte le componenti si allineano improvvisamente con una semplice domanda rivolta da Mathilde in diretta radiofonica al premier François Fillon: “Non pensa che lo Stato dovrebbe regolarizzare un ragazzino perfettamente integrato come Fahim Mohammad? È campione di Francia ma non può partecipare agli europei perché è ancora sans papiers“. Senza documenti, prego.
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