maryjr91
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martedì 4 febbraio 2020
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sopravvalutato
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Non mi è piaciuto molto. Leggere la sinossi del film mi aveva creato delle aspettative diverse su quella che poteva essere la storia del matrimonio finito in cui ormai ai due amanti non resta che avviare legalmente la separazione. Immaginavo di vedere qualcosa di più forte ed emozionante. Forse anche drammatico. A parte alcune scene in cui si vede il crollo emotivo dei protagonisti, per il resto non mi ha trasmesso molto. Nulla da dire in merito all'interpretazione degli attori principali e dell'intero cast. Scarlett Johansson fantastica come sempre, è una delle mie attrici preferite. Ma credo che questo film sia stato troppo sopravvalutato considerati i premi e le candidature ottenute.
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lorenzo65
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sabato 1 febbraio 2020
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sopravvalutato
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Non capisco le nomination a questo film.
Certo se fossi nato nel 2000 e non avessi già visto Kramer contro Kramer nel 1979, potrebbe attirare la mia attenzione.
Ma questo, attori compresi, è solo una brutta copia del suddetto Kramer vs Kramer.
Ho fatto fatica a seguirlo, troppo lungo e anche ripetitivo.
Sopravvalutato
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emilio cavallaro
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mercoledì 8 gennaio 2020
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realismo, emozione
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Il film trasmette un senso di genuinità indisciplinata che è perfettamente rappresentato da due monumentali interpretazioni fornite da Scarlett Johansson e Adam Driver. La regia è eccellente, pulita, senza sbavature e da un senso di teatralità adatto al tema centrale del film. Il comparto audio molto curato e risulta, in alcuni momenti, estremamente centrale ed importante nello svolgimento della trama. A mani basse uno dei migliori film del 2019.
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marione
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venerdì 20 dicembre 2019
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deludente
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Avevo molte aspettative, adoro Scarlett, mi sono molto piaciuti Frances Ha, Giovani si diventa e Mistress America, la critica lo ha osannato, ma sono rimasto deluso. Mi sembra tutto artefatto, poco realistico, anche un po' arrogante, malgrado l'ottima fotografia e la solita eccellente performance di Scarlett. La storia appare banalmente gonfiata, c'è sempre qualcosa in più che porta sopra le righe, denota il desiderio di strafare per dimostrare aver fatto un film di grande qualità, ma purtroppo Baumbach perde quella spontanea brillantezza che ha reso pregevoli e originali i suoi precedenti lavori. Ho trovato invece molto interessante la descrizione delle procedure giuridiche relative al divorzio, e in questo spicca davvero l'ottima interpretazione di Ray Liotta e di Laura Dern.
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Avevo molte aspettative, adoro Scarlett, mi sono molto piaciuti Frances Ha, Giovani si diventa e Mistress America, la critica lo ha osannato, ma sono rimasto deluso. Mi sembra tutto artefatto, poco realistico, anche un po' arrogante, malgrado l'ottima fotografia e la solita eccellente performance di Scarlett. La storia appare banalmente gonfiata, c'è sempre qualcosa in più che porta sopra le righe, denota il desiderio di strafare per dimostrare aver fatto un film di grande qualità, ma purtroppo Baumbach perde quella spontanea brillantezza che ha reso pregevoli e originali i suoi precedenti lavori. Ho trovato invece molto interessante la descrizione delle procedure giuridiche relative al divorzio, e in questo spicca davvero l'ottima interpretazione di Ray Liotta e di Laura Dern.
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cinephilo
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domenica 8 dicembre 2019
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lacrime e sorrisi che profumano di vita vera.
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Se ad una scena ti ruba un sorriso nella seguente ti strappa letteralmente via le lacrime. Baumbach è un maestro nella rappresentazione della quotidianità : voci che si sovrappongono, scene che si intrecciano, dialoghi bellissimi perché imperfetti e quindi veri. La visione di questo film ti porta ad apprezzare le piccole cose della vita, quelle che ti accadono tutti i giorni e a cui non fai nemmeno caso. Superba la prestazione degli attori : bravissima la Johansson ma Driver signori non è di questo pianeta. Fa letteralmente un campionato su una galassia tutta sua. Nella scena del litigio offre una delle prove recitative più incredibili nella storia del cinema : solo Day Lewis ne "Il Petroliere" e C.
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Se ad una scena ti ruba un sorriso nella seguente ti strappa letteralmente via le lacrime. Baumbach è un maestro nella rappresentazione della quotidianità : voci che si sovrappongono, scene che si intrecciano, dialoghi bellissimi perché imperfetti e quindi veri. La visione di questo film ti porta ad apprezzare le piccole cose della vita, quelle che ti accadono tutti i giorni e a cui non fai nemmeno caso. Superba la prestazione degli attori : bravissima la Johansson ma Driver signori non è di questo pianeta. Fa letteralmente un campionato su una galassia tutta sua. Nella scena del litigio offre una delle prove recitative più incredibili nella storia del cinema : solo Day Lewis ne "Il Petroliere" e C.Affleck in "Manchester by the Sea" mi avevano colpito così tanto. Buone anche le prestazioni di "contorno" per un ensenble molto affiatato e diretto magistralmente dal regista (L.Dern, R.Liotta, delle divertentissime J.Hagerty e M.Wever). Dopo diversi film discreti questo, per Baumbach, è il momento del suo primo vero CAPOLAVORO.
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frascop
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sabato 7 dicembre 2019
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adesso il nome baumbach non lo dimenticherete più
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Avete bisogno adesso che sta per finire il 2019 di un film intelligente, romantico, profondo, simpatico? Avete una sola possibilità, vedere quello scritto e diretto da Noah Baumbach, interpretato da Scarlett Johansson e Adam Driver. Cominciamo dai due protagonisti. Per me erano incapaci di recitare prima di averli visti interpretare questo film. Lui capellone con la faccia imbalsamata, lei bellissima ma con la testa troppo grande: qui sono favolosi, bellissimi, indimenticabili. Lui canta alla fine una canzone sull'"Essere vivi" che diventerà un classico come "Singing in the rain" o"My life". Baumbach (1969) (che fisicamente è un Adam Driver più bello) lo adocchiai nel 2004 come sceneggiatore con Wes Anderson di "Le avventure acquatiche di Mr Zizou" e poi lo adottai con il suo film del 2005 "Il calamaro e la balena", un altro film sul divorzio (dei suoi genitori) che fu la prova generale di questo.
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Avete bisogno adesso che sta per finire il 2019 di un film intelligente, romantico, profondo, simpatico? Avete una sola possibilità, vedere quello scritto e diretto da Noah Baumbach, interpretato da Scarlett Johansson e Adam Driver. Cominciamo dai due protagonisti. Per me erano incapaci di recitare prima di averli visti interpretare questo film. Lui capellone con la faccia imbalsamata, lei bellissima ma con la testa troppo grande: qui sono favolosi, bellissimi, indimenticabili. Lui canta alla fine una canzone sull'"Essere vivi" che diventerà un classico come "Singing in the rain" o"My life". Baumbach (1969) (che fisicamente è un Adam Driver più bello) lo adocchiai nel 2004 come sceneggiatore con Wes Anderson di "Le avventure acquatiche di Mr Zizou" e poi lo adottai con il suo film del 2005 "Il calamaro e la balena", un altro film sul divorzio (dei suoi genitori) che fu la prova generale di questo. I tre avvocati, la odiosa Laura Dern, l'amabile Alan Alda, il cinico Ray Liotta; il bambino Azhy Robertson; l'assistente sociale, non c'è un solo attore che non dia il meglio di sè e non resti nella memoria. Le musiche sono del grande Randy Newman e non fate caso a chi vi chiama in causa il famoso "Kramer contro Kramer". Baumbach scrive e fa recitare a Driver e Johansson una scena che rimarrà nella storia del cinema, due coniugi che parlano sul loro matrimonio per trovare senza avvocati un accordo sul divorzio. Qui abbiamo la scrittura di un Ingmar Bergman impastata con la classe di Wes Anderson. Se Liv Ullmann era la musa di Bergman in quel suo film "Scene di un matrimonio" del 1974, qui Scarlett Johansson (che girava il film e intanto stava divorziando per davvero) trova il suo Pigmalione, che l'ha stregata molto meglio di quanto abbia saputo fare un Woody Allen. Un film che vi resterà nel cuore (magari quanto "Roma" di Cuaron) perchè quando l'intelligenza, la scrittura e la poesia si fondono insieme, succede il miracolo. Vedendolo infine, vi renderete conto che Baumbach non è soltanto un drammaturgo di rango, ma un regista capace di inquadrature precise, nette, simboliche, geniali come quelle del suo amico mattacchione Wes Anderson.
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tommy
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venerdì 6 dicembre 2019
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la solita noia!
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Noah Baumbach ci presenta un altro film noioso che non è nè carne nè pesce.
Giè in altre sue opere mi chiedevo come mai tanti giudizi positivi nei confronti di questo regista.
Ma con questo film si acutizza la curiosità di sapere a quante persone sia veramente piaciuoto.
E' inutile raccontarvi la trama di una comunissima famiglia in crisi coniugale che non ha niente di particolarmente diverso da tantissime altre.
Solitamente un film, sia esso drammatico, sentimentale o erotico, di horror o di fantascienza,
un giallo o di azione, storico o biografico deve trasmettere interesse a livello emotivo, culturale, sociale o passionale tale da sviluppare empatia verso lo spettatore.
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Noah Baumbach ci presenta un altro film noioso che non è nè carne nè pesce.
Giè in altre sue opere mi chiedevo come mai tanti giudizi positivi nei confronti di questo regista.
Ma con questo film si acutizza la curiosità di sapere a quante persone sia veramente piaciuoto.
E' inutile raccontarvi la trama di una comunissima famiglia in crisi coniugale che non ha niente di particolarmente diverso da tantissime altre.
Solitamente un film, sia esso drammatico, sentimentale o erotico, di horror o di fantascienza,
un giallo o di azione, storico o biografico deve trasmettere interesse a livello emotivo, culturale, sociale o passionale tale da sviluppare empatia verso lo spettatore.
Ma questo film, e anche altri di Baumbach, (addirittura considerato da qualcuno erede di Woody Allen), è noioso, non desta interesse ma tanti sbadigli.
Consiglio di non vederlo, malgrado tante stelline di consensi accese.
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antonio montefalcone
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venerdì 6 dicembre 2019
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un “kramer contro kramer” dei nostri giorni
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Baumbach dirige con raffinatezza, cura geometrica e stile pungente la sua opera più matura, ambiziosa e malinconica, mettendosi a nudo e sfidando le convenzioni. Per merito di una sceneggiatura equilibrata, ben scritta, solida e ricca di sequenze e dialoghi efficaci, incalzanti, sinceri, la pellicola indaga nelle psicologie e nelle dinamiche di un amore al capolinea, di un divorzio che tira fuori il peggio da un uomo e una donna.
E lo fa con una naturalezza impressionante nella sua crudezza, che sembra richiamare alcuni momenti della filmografia di Ingmar Bergman.
Parlare di amore e matrimoni attraverso il divorzio e le sue conseguenze.
Un tema che il cinema indipendente del regista aveva già affrontato nel suo film ad oggi più interessante, “Il calamaro e la balena”, ispirato alla separazione dei genitori e raccontato dall’altro punto di vista, quello dei figli, dei più piccoli; ma continuando anche il discorso che aveva intrapreso nel suo “Frances Ha”.
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Baumbach dirige con raffinatezza, cura geometrica e stile pungente la sua opera più matura, ambiziosa e malinconica, mettendosi a nudo e sfidando le convenzioni. Per merito di una sceneggiatura equilibrata, ben scritta, solida e ricca di sequenze e dialoghi efficaci, incalzanti, sinceri, la pellicola indaga nelle psicologie e nelle dinamiche di un amore al capolinea, di un divorzio che tira fuori il peggio da un uomo e una donna.
E lo fa con una naturalezza impressionante nella sua crudezza, che sembra richiamare alcuni momenti della filmografia di Ingmar Bergman.
Parlare di amore e matrimoni attraverso il divorzio e le sue conseguenze.
Un tema che il cinema indipendente del regista aveva già affrontato nel suo film ad oggi più interessante, “Il calamaro e la balena”, ispirato alla separazione dei genitori e raccontato dall’altro punto di vista, quello dei figli, dei più piccoli; ma continuando anche il discorso che aveva intrapreso nel suo “Frances Ha”.
Si possono ritrovare attimi di dolcezza e tenerezza in noi e in ciò che amavamo dell’altro, anche dopo la fine di un matrimonio? E’ questa una delle tante domande che ci pone questo “Marriage Story”, uno dei tanti spunti di riflessione che stimolano lo spettatore e lo coinvolgono in una toccante ed emozionante vicenda, radiografia impietosa ed acuta della famiglia e delle fragilità nei rapporti tra mariti e mogli.
E infatti, molte scene madri e i tanti dolenti primi piani sono tutti per i suoi magnifici interpreti, due convincenti e credibili Adam Driver e Scarlett Johansson.
Sono loro, con gli intensi monologhi, i duelli, i gesti, i sorrisi e le lacrime, ad impreziosire ulteriormente la messinscena e il valore di questo film.
Un film intimo ed intimistico, che fa trovare ai suoi protagonisti, nell’imprevedibilità del quotidiano, il richiamo alla vita…
L’opera ha ricevuto grandi apprezzamenti dalla critica internazionale e ricevuto vari riconoscimenti in festival e competizioni americane, vincendo recentemente 4 premi Gotham al miglior film indipendente dell’anno, migliore sceneggiatura, miglior attore Adam Driver e il premio del pubblico.
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ghisi gr�tter
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lunedì 2 dicembre 2019
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coppie scoppiate
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Ho già avuto modo di commentare l’opera di questo regista che può essere considerato un po' l’erede di Woody Allen, in particolare per i suoi i film “Frances Ha” del 2012, “Giovani si diventa” del 2014 e “Mistress America” del 2015, dei quali è anche sceneggiatore.
“Storia di un matrimonio” è un altro film prodotto da Netflix, quindi di difficile visione al cinema: in tutta Roma, in questi giorni, lo proiettano in un’unica sala.
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Ho già avuto modo di commentare l’opera di questo regista che può essere considerato un po' l’erede di Woody Allen, in particolare per i suoi i film “Frances Ha” del 2012, “Giovani si diventa” del 2014 e “Mistress America” del 2015, dei quali è anche sceneggiatore.
“Storia di un matrimonio” è un altro film prodotto da Netflix, quindi di difficile visione al cinema: in tutta Roma, in questi giorni, lo proiettano in un’unica sala. Chissà quanto il famoso film di Bergman “Scene da un matrimonio” del 1973, ha influenzato Baumbach, tanto da inserirne un poster che il protagonista mostra a suo figlio?
Il film esce quarant’anni dopo “Kramer vs Kramer” - diretto da Robert Brenton sullo stesso tema - che aveva riscosso un grande successo vincendo anche l’Oscar nel 1980. Infatti, anche “Storia di un matrimonio” narra le vicende della separazione di una coppia e mostra come si possa finire in una escalation di aggressive rivendicazioni, una volta che i coniugi si mettono in mano ad abili avvocati senza scrupoli.
Il tema della separazione era già stato affrontato dal regista newyorkese in un suo precedente film “The Squid and The Whale” del 2005, ma ritorna quale elemento autobiografico, dopo la sua lunga e sofferta separazione da sua moglie, l’attrice Jennifer Jason Leigh, terminata nel 2013.
Ma vediamo la storia. Charlie Barber (un bravissimo Adam Driver) è un registra teatrale di successo che vive e lavora a New York City, ha una sua compagnia nella quale recita anche sua moglie Nicole (ben interpretata da Scarlett Johansson). Hanno un figlio piccolo che si chiama Henry (Azhy Robertson) e che ancora non sa leggere. Dopo vari anni di matrimonio iniziano ad avere qualche problema di coppia e vanno da un consulente matrimoniale. Il legame fra i due è solido, i problemi però sembrano essere più “esterni”: carriere, ambizioni, amicizie, famiglie, luoghi.
Lei, ricevuta un’offerta per una serie televisiva, lascia la compagnia e si trasferisce con Henry da sua madre (Julie Hagerty) - una ex attrice - e da sua sorella (Merritt Wever) a Los Angeles, dove è nata e cresciuta, proprio mentre la commedia di Charlie ha successo e sta per debuttare a Broadway.
Quando Charlie volerà in California si troverà una richiesta di divorzio scritta dall’avvocatessa Nora Fanshaw (una strepitosa Laura Dern), famigerata e temibile divorzista. Nonostante Charlie e Nicole avessero concordato una separazione pacifica e senza avvocati, la loro diventerà una vera e propria battaglia.
Charlie sperimenta così quanto sia difficile fare il padre a 5.000 km di distanza e si deve dividere tra il suo lavoro (e la sua vita) a New York e le visite al figlio a Los Angeles. Consigliato da un primo avvocato prende in affitto una casa anche lì e viene risucchiato in un gioco malefico di rivendicazioni e di accuse. Per difendersi meglio cambia anche avvocato (Alan Alda) ne prende uno molto più combattivo (Ray Liotta) e, ovviamente, anche molto più caro.
Proprio come in “Kramer contro Kramer”, ogni piccolo dettaglio della vita di coppia viene travisato e amplificato fino a che gli avvocati arrivano a delineare lei come una figura di madre incapace di rivestire quel ruolo, e lui come una persona inaffidabile che promette cose che non mantiene.
Alla fine lei otterrà che il figlio possa vivere stabilmente a Los Angeles, ma l’affidamento sarà alla pari.
Così dichiara il regista: «Negli Stati Uniti, il processo legale che porta al divorzio è impostato per dividere, necessariamente. Divide persone, famiglia, proprietà e tempo. Offusca il punto di vista dell’altra persona, è, fondamentalmente, egoista. Ma volevo costruire un altro modo di vederlo, un’offerta più generosa. Volevo trovare la storia d’amore anche in tempo di crisi. Il matrimonio, ovviamente, continua anche nel divorzio: sei sposato tutto il tempo che lo fai. E quando è coinvolto un bambino, il matrimonio continua, in un certo senso, anche dopo il divorzio».
Nel film è sottolineata la superficialità della vita californiana - sembra che sia sempre Halloween con tutti in maschera - il cui unico merito è la grande quantità di spazio (e il clima…). Infatti, la contrapposizione tra New York considerata culla della cultura e delle arti, e le città della costa californiana - nella fattispecie Los Angeles - è un tema tipico degli ebrei intellettuali newyorkesi. E non solo dei registi.
Il film in alcuni punti è gestito come una vera e propria opera teatrale, sorretto anche dalla eccezionale bravura dei suoi interpreti. I dialoghi avvengono sempre in spazi chiusi, in cui i corpi degli attori e la loro vicinanza hanno una grande importanza proprio come nelle pièces teatrali. Inoltre, in “Storia di un matrimonio” la recitazione attoriale e lo sguardo del regista si fondano in una perfetta sinergia donando una notevole espressività alle immagini.
Il film è stato presentato al Festival di Venezia ad agosto di quest’anno e al Toronto International Film Festival in settembre, riscuotendo giudizi positivi. La recitazione di Adam Driver in questo film, è stata considerata dal “Time’s magazine” tra le migliori del 2019.
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