felicity
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sabato 5 ottobre 2019
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potenziale sprecato, sceneggiatura grossolana
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Non è un film di regia, Il professore e il pazzo, a meno che per regia non si intenda l'indubbio talento di rendere l'agiografia o il didascalismo un pregio, una tonalità che definisce la natura stessa e il registro dell'operazione. E non è neanche strettamente un film di sceneggiatura. È un film, semmai, di personaggi, sempre pedinati e sempre al centro dell'inquadratura. Queste importanti focalizzazioni sono la carta vincente del prodotto, il sotterfugio con cui si sopperisce all'inevitabile prevedibilità e al patetismo: da un lato relativizzano l'ambientazione ottocentesca, che diventa tanto superflua quanto universale e dunque attuale, adatta a qualunque tipo di pubblico e di palato; dall'altro favoriscono l'empatia e l'immedesimazione, restituendo in chi guarda l'idea di aver assistito a qualcosa di nobile e umano.
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Non è un film di regia, Il professore e il pazzo, a meno che per regia non si intenda l'indubbio talento di rendere l'agiografia o il didascalismo un pregio, una tonalità che definisce la natura stessa e il registro dell'operazione. E non è neanche strettamente un film di sceneggiatura. È un film, semmai, di personaggi, sempre pedinati e sempre al centro dell'inquadratura. Queste importanti focalizzazioni sono la carta vincente del prodotto, il sotterfugio con cui si sopperisce all'inevitabile prevedibilità e al patetismo: da un lato relativizzano l'ambientazione ottocentesca, che diventa tanto superflua quanto universale e dunque attuale, adatta a qualunque tipo di pubblico e di palato; dall'altro favoriscono l'empatia e l'immedesimazione, restituendo in chi guarda l'idea di aver assistito a qualcosa di nobile e umano.
Il professore e il pazzo spreca però quasi tutto il suo potenziale a causa di un sceneggiatura approssimativa e di due interpreti di lusso, Mel Gibson e Sean Penn, alle prese con due prove d’attore deficitarie.
Il professore e il pazzo nell’insieme non si discosta affatto da quella tipologia di produzioni dal sapore biografico in cui il soggetto narrato è così ingombrante da divorare la rappresentazione cinematografica che se ne vorrebbe fornire.
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francesca meneghetti
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sabato 17 agosto 2019
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una folle, e in fondo sana, avventura
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Ho idea che i dizionari di lingua madre stiano diventando oggetti sempre più esotici. Una volta, da noi, ma suppongo anche in altre realtà, era quasi d’obbligo l’acquisto, iniziate le medie. Così un mattone cartaceo entrava a far parte dell’ambiente domestico, e magari qualcuno, sfogliandolo alla ricerca delle parolacce, scopriva termini nuovi e allargava il proprio bagaglio culturale.
Nessuno però si chiedeva che cosa c’era dietro a quel mattone.
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Ho idea che i dizionari di lingua madre stiano diventando oggetti sempre più esotici. Una volta, da noi, ma suppongo anche in altre realtà, era quasi d’obbligo l’acquisto, iniziate le medie. Così un mattone cartaceo entrava a far parte dell’ambiente domestico, e magari qualcuno, sfogliandolo alla ricerca delle parolacce, scopriva termini nuovi e allargava il proprio bagaglio culturale.
Nessuno però si chiedeva che cosa c’era dietro a quel mattone. Non ci si interrogava sulla mole di lavoro, sul progetto, sulle persone che l’avevano redatto (pensandoci, non potevano che essere grigi topi d’archivio, sagome senza spessore, vecchi tromboni.
Questo film ci racconta quanta vita (passione, pulsione, sofferenza) possa essere invece celata da pagine dall’aspetto monotono. Nella fattispecie in quelle dell’Oxford English Dictionary, promosso nel 1857 dalla Philological Society di Londra (una congrega, in effetti, di vecchi tromboni), ma avviato quasi vent’anni dopo dal genio di James Murray, uno scozzese senza laurea che ottiene l’incarico della redazione a fatica, in mancanza di titoli accademici, solo dopo aver dimostrato sul campo la sua vasta conoscenza delle lingue, acquisita da autodidatta. Murray, trascinando moglie e figli a Oxford, al proprio seguito, avvia il lavoro con un progetto geniale e, in qualche modo, democratico: mettere in rete le competenze di volontari di tutto il mondo di lingua inglese, colonie incluse, chiedendo loro di segnalare parole e citazioni. I mezzo di comunicazione delle informazioni sono quelli del tempo: giornali e poste (funzionanti!). Tuttavia il progetto parte bene, ma poi si arena, un po’ per la fatica di gestire un enorme data base, un po’ per la difficoltà a colmare alcune lacune.
Provvidenzialmente, a consentire la prosecuzione dell’impresa, entra in scena un personaggio (che, tuttavia, nel film, che procede a montaggio alternato, si annuncia prima): William Chester Minor, un chirurgo medico americano, segnato drammaticamente dalle efferatezze della guerra civile (o di Secessione), tanto da restarne segnato nella psiche. Ossessionato da allucinazioni (e da schizofrenia), aveva ucciso un uomo, scambiandolo per il suo immaginario persecutore, e lasciato sul lastrico la giovane vedova e i suoi sei bambini. Finito in manicomio, e non in prigione, a causa della sua “pazzia”, William fa i conti ogni giorno con i sensi di colpa, che lo tormentano al pari delle sue allucinazioni. A un certo punto viene a conoscenza del progetto di James Murray e ci si butta, anima e corpo, per guarire mediante il lavoro. E così avviene l’incontro del professore e del pazzo: due uomini, due storie, in un certo senso due diverse follie, una comune passione per le parole e la letteratura, ma anche per l’esplorazione dell’animo umano. Nasce un’amicizia che va oltre le convenzioni e che si basa sul rispetto, per le competenze, ma anche per la sincerità e l’umanità. Raccontare le successive, anche drammatiche traversie, che preludono a un lieto fine non è bello. Va sottolineato però che la storia è vera ed è stata narrata nel 1998 da Simon Winchester (The Surgeon of Crowthorne: A Tale of Murder, Madness and the Love of Words).
Mel Gibson, che qui interpreta magistralmente il Professore, ha avuto il merito di aver puntato su questo libro e aver avviato un adattamento cinematografico, lasciando poi la regia al persiano Shemran. Ma è Sean Penn a essere superlativo come interprete, senza tralasciare altre figure, come l’attore che interpreta il secondino. Il film è davvero variopinto nei toni e nei generi: non tralascia suspense, l’horror, il gotico (che non è solo quello dell’Università di Oxford), ma sa anche creare, con luci e soprattutto con ombre, atmosfere tipicamente inglesi e vittoriane, sia che si tratti di spazi interni, specie le biblioteche, sia che si tratti di giardini o del prato del manicomio. Da non perdere.
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max821966
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giovedì 8 agosto 2019
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film da oscar
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Ciao a tutti, non mi perdo nella narrazione della trama , dato che, un minimo di cultura umanista, dovrebbe bastare per conoscere la storia di Sir james Murray.
Preferisco parlare della trasposizione cinematografica tratta dal libro: " The Surgeon of Crowtone: A tale of Murder, Madnes and the Love of Words" di S. Winchester .
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Ciao a tutti, non mi perdo nella narrazione della trama , dato che, un minimo di cultura umanista, dovrebbe bastare per conoscere la storia di Sir james Murray.
Preferisco parlare della trasposizione cinematografica tratta dal libro: " The Surgeon of Crowtone: A tale of Murder, Madnes and the Love of Words" di S. Winchester .
La sceneggiatura è al limite della perfezione, la regia rigorosa, la fotografia stratosferica....... se questo non basta, costumi, location, trucco, tutto perfetto.
Mel Gibson, ottima interpretazione del protagonista, peccato che rubi la scena un favoloso Sean Penn, sempre con interpretazioni da Oscar, si vede tutta la differenza tra un ottimo attore e un fuoriclasse!
bravissimi anche Natalie Dormer, una conferma, e Eddie Marsan, grande interpretazione a livello dei mostri sacri interpreti principali.
Film da vedere e rivedere almeno una volta in lingua originale, dove l'interpretazione di Penn rende al massimo.
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cristina destradi
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lunedì 29 luglio 2019
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solo una domanda
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il regista è Farhad Safinia o P.B. Shemran ?
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carlaas
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venerdì 31 maggio 2019
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storie ben intrecciate tra cultura e pazzia
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“Il Professore e il pazzo” diretto da P. B. Shemran è il racconto della genesi faticosa della prima versione dell’Oxford English Dictionary nella cui cornice si intersecano sentimenti, relazioni, nevrosi. Ben costruito, sapientemente strutturato con una duplicità di storie che, apparentemente distanti, si collegano, si intrecciano.
Vanta presenze di spessore, con il bravissimo Sean Penn, che impersona il “pazzo” dandogli vita con un realismo da fa paura, puntuale, intenso, capace – come pochi – di far rivivere il dramma nella sua (delicatissima ed atroce) evoluzione emotiva, fisica, mentale. Accanto a lui Mel Gibson, perfetto nel ruolo, ma oscurato dal collega.
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“Il Professore e il pazzo” diretto da P. B. Shemran è il racconto della genesi faticosa della prima versione dell’Oxford English Dictionary nella cui cornice si intersecano sentimenti, relazioni, nevrosi. Ben costruito, sapientemente strutturato con una duplicità di storie che, apparentemente distanti, si collegano, si intrecciano.
Vanta presenze di spessore, con il bravissimo Sean Penn, che impersona il “pazzo” dandogli vita con un realismo da fa paura, puntuale, intenso, capace – come pochi – di far rivivere il dramma nella sua (delicatissima ed atroce) evoluzione emotiva, fisica, mentale. Accanto a lui Mel Gibson, perfetto nel ruolo, ma oscurato dal collega. Brava nella rappresentazione delle fragilità e della contraddizione Natalie Dormer.
Nel film c’è spazio per sensazioni opposte, per sentimenti divergenti che, minuto dopo minuto, sembrano far pace. C’è amore, c’è odio, c’è coraggio, c’è tenacia, c’è solidarietà, c’è perversione, c’è compassione, c’è senso di colpa, c’è famiglia. Solo la redenzione, perennemente attesa, non giunge mai.
Il film purtroppo non vanta particolari slanci. Forse qualche scelta più ardita da parte del regista avrebbe reso la pellicola più avvincente. La trama risulta comunque sapientemente costruita e, nel complesso, funziona, complice forse la colonna sonora, cornice invisibile ma palpabile che culla lo spettatore, lo accompagna, lo indirizza verso scenari inattesi.
Se ci si pone in una prospettiva di relativizzazione, il titolo del film potrebbe essere riletto perché ci si chiede dove risieda la pazzia e dove, invece, l’erudizione che rende “professori”. La pazzia si cela nell’intelligenza, nel genio, nella sensibilità, nella caparbietà, nella non indifferenza.
Eredità preziosa che questa storia lascia a chi guarda è la consapevolezza che la cultura, la lettura, la conoscenza rappresentino, spesso, le vie di fuga dalla realtà, unici antidoti contro le lacerazioni interiori, capaci di alleviare il tormento.
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mercoledì 29 maggio 2019
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magistrale
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renzo67
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martedì 28 maggio 2019
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ottimo
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Siamo nel territorio del grande cinema americano. Tuttavia si poteva osare un po' di più. Gli attori sono fantastici. Merita di essere visto.
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emanuele 1968
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lunedì 20 maggio 2019
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molto bello
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4.5 Penso sia un buon film
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mauro2067
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domenica 28 aprile 2019
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sean mostruoso...
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Consiglio vivamente la visione del film, prima di tutto, perché sarebbe un peccato perdere la mostruosa interpretazione di Sean Penn.
Poi perché è basato su una storia vera ed è sempre interessante scoprire vicende passate che ignoravamo e che accrescono il nostro bagaglio culturale.
Un film godibilissimo in cui si intrecciano storie e sentimenti di amicizia, di amore, di riconoscenza, di pentimento e redenzione, tutti guidati dalla pazzia.
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Consiglio vivamente la visione del film, prima di tutto, perché sarebbe un peccato perdere la mostruosa interpretazione di Sean Penn.
Poi perché è basato su una storia vera ed è sempre interessante scoprire vicende passate che ignoravamo e che accrescono il nostro bagaglio culturale.
Un film godibilissimo in cui si intrecciano storie e sentimenti di amicizia, di amore, di riconoscenza, di pentimento e redenzione, tutti guidati dalla pazzia. La pazzia condanna il dottor Minor ma ci vuole pazzia anche per intraprendere un monumentale quanto irrealizzabile progetto di catalogazione di tutte le parole inglesi parlate in Inghilterra e nelle colonie del 1870 e ci vuole pazzia per amare ed aiutare chi ha provocato dolore e lutto alla tua famiglia.
In fondo …."In ognuno di noi risiede una buona dose di pazzia, conviverci è obbligatorio per essere consci di sè".
Il tema del film è la parola e il suo valore. Cosa siamo noi senza le parole? Come potremmo indicare gli oggetti, gli stati d’animo, tutto il mondo che ci circonda?
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nadia meden
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domenica 14 aprile 2019
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il pazzo
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londra , primi anni del 1800, il ilm "Il professore e il pazzo" racconta la storia vera di un' amicizia tra il professor Murray ( Mel Gibson ) e l' Ufficiale medico americano William Minor ( Sean Penn ) , detenuto presso il reparto psichiatrico del carcere per turbe psichiche e dopo aver ucciso un uomo, padre di sei figli. Il professor Murray, grande studioso e autodidatta , trova nel "Pazzo" Minor la "spalla per dare origine al primo dizionario britannico. u bellissimo cast di attori, tutti molto bravi, un grandisssimo Sean Penn. Ottima la prima parte del film, un po lacrimevole e mielosa la seconda . Un film da vedere. grazie
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