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loland10
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domenica 9 dicembre 2018
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misure e ...visioni
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“Troppa grazia” (2018) è il quinto lungometraggio del regista modenese Gianni Zanasi.
In un tempo gramo di cinema italiano modesto e rituale, copiaticcio e stantio arriva il film di Zanasi con una storia fuori dai canoni e qualche osanna di troppo ha fatto perdere le misure e il gusto di un film medio con buone riprese in ambienti corretti e spaziosi, colorati e assortiti.
Nella terra dei confini da mettere, nella terra di misurare e sfruttare, nella terra da costruire e da sfruttare arriva un segnale inaspettato, un’apparizione fuori regola e una norma che arriva da molto lontano.
Lucia (mai nome più indovinato) incredula e festosa, lavoratrice e pignola, concreta e viva, vede e pensa bene di non credere di aver visto, il volto e la forma di qualcosa di soprannaturale.
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“Troppa grazia” (2018) è il quinto lungometraggio del regista modenese Gianni Zanasi.
In un tempo gramo di cinema italiano modesto e rituale, copiaticcio e stantio arriva il film di Zanasi con una storia fuori dai canoni e qualche osanna di troppo ha fatto perdere le misure e il gusto di un film medio con buone riprese in ambienti corretti e spaziosi, colorati e assortiti.
Nella terra dei confini da mettere, nella terra di misurare e sfruttare, nella terra da costruire e da sfruttare arriva un segnale inaspettato, un’apparizione fuori regola e una norma che arriva da molto lontano.
Lucia (mai nome più indovinato) incredula e festosa, lavoratrice e pignola, concreta e viva, vede e pensa bene di non credere di aver visto, il volto e la forma di qualcosa di soprannaturale. Ma non è per tutti. E Lei detta alcune regole da seguire come costruire una ‘cappella’ nel luogo indicato. Altro che svendere per il mercato il terreno di bellezza-natura.
‘Ho visto la Madonna’ dice e racconta Lucia, una geometra con mille problemi, precisa, cavillosa e petulante. Sorridente in modo amaro, arrabbiata in modo dolce. Una donna che non ci sta mai, figurarsi, viene da dire, con qualcosa al di sopra di tutto, lei non credente e separata da tutti con il suo convivente già fuori casa dopo qualche minuto di film.
Una pellicola scombinata e varia, scherzosa e ardita, tesa e ariosa, quasi la festa ad uomo incapace di contenersi per ‘rubare’ ogni metro quadrato per edificare il suo mondo privato e venderlo al miglior offerente.
Alba Rohrwacherin un personaggio fuori dal giro e dai connotati semplicistici e rituali, invito ad un cinema sopra mai compiaciuto di ciò che è semplice e rituale. Con gli occhi sgranati e la figura lucida di uno sguardo tra scombinato w fuori moda, sghembo e ilare.
Elio Germanosembra oramai fare se stesso con compiacimento e scanzonata mediata recitazione. Effetto Servillo o effetto causa di un cinema che (si) ridisegna senza forzature.
Il contorno è suadente come il personaggio grassone in tutti i sensi di Paolo, magnanimo e pastone, irriverente e costruttore; l’Onda è il suo progetto ma l’avversaria è Lucia con l’incontro di cui dover tener conto. Un luogo sacro invece di un luogo laico. Ecco che l’apparizione sconvolgerà molti piani pre-costruiti.
Mentre Fabio, l’aiuto geometra, compiaciuto e quasi divertito in questo assurdo mistero. Una birra in due, uno seduto al tavolo e l’altro al banco. Non si vede nessuno altro. Asciuttezza surreale e favolistica. Quasi quasi arrivava la Madonna per un drink e farsi vedere agli increduli. Tra Fabio e Paolo solo uno sguardo senza capire le donne.
Alba Rohrwacher(Lucia): misto ironia e festosa, irriverente e polemica; vittiana forse misteriosa, occhi bulimici e sorriso accarezzato. Un’attrice che prova a ritagliarsi il suo e qui ci riesce benissimo nonostante storie non sempre raccontate bene.
Elio Germano(Arturo): entra in azione subito, esce e fuoriesce, arrabbiato e dolce, poco incisivo, fa il suo (sembra ….).
Giuseppe Battiston(Paolo): la sua presenza scenica si nota, ha un suo carisma, ironico e placido.
Daniele De Angelis(Fabio): una spalla utile, un aiutante di Lucia vispo e in forma, non male l’approccio quando entra in scena.
Hadas Yaron(Madonna): ragazza tra le nuvole, viso in natura, ornamenti semplici e modi non certo leggeri.
Regia di Zanasi ariosa e surreale, sorniona e efficace, semplice e lunare.
Voto: 6½/10 (***).
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donatella
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sabato 8 dicembre 2018
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noioso, quasi esasperante
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Stra-ordinario? Si ride molto? Mah... Il film è lentissimo, noioso, pieno di luoghi comuni. Alba Rohrwacher bellissima e bravissima? Mah... In tutti i film che fa è sempre la stessa, la prima volta che l' ho vista mi è piaciuta molto, poi sempre meno, ormai la trovo insopportabile. L'unica cosa interessante è il momento in cui la madonna compare e sembra una profuga palestinese (ho pensato che parlasse aramaico), ma subito questo lampo si perde e si cade in una specie di macchiettismo che coinvolge tutti i personaggi e però è molto scontato, non fa proprio ridere, anzi sbadigliare. Le recensioni ufficiali, così elogiative, sono incomprensibili
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francesco zennaro
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sabato 8 dicembre 2018
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l' agrimensore kafkiano?
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Film: TROPPA GRAZIA
L' apparizione della Madonna - filo rosso del film - è il "supporto veicolare" per dire "altro", come "altro" erano le "morali" contenute nella Shoà de "La vita è bella", nel cibo de "Il pranzo di Babette", nella scampagnata de "Il sorpasso", nel campo da baseball de "L' uomo dei sogni", eccetera.
Sì, va bene, ma qui la morale qual è?
Intanto, bella la recitazione di Alba Rohrwacher e del solito Giuseppe Battiston, veri protagonisti, soprattutto comici.
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Film: TROPPA GRAZIA
L' apparizione della Madonna - filo rosso del film - è il "supporto veicolare" per dire "altro", come "altro" erano le "morali" contenute nella Shoà de "La vita è bella", nel cibo de "Il pranzo di Babette", nella scampagnata de "Il sorpasso", nel campo da baseball de "L' uomo dei sogni", eccetera.
Sì, va bene, ma qui la morale qual è?
Intanto, bella la recitazione di Alba Rohrwacher e del solito Giuseppe Battiston, veri protagonisti, soprattutto comici.
E la morale?
Lucia, geometra catastale, precisa ("precisa/onesta" per l'educazione di un tempo, "pignola/petulante" per la cultura dominante), soprattutto onesta, segue ciò che le dice la coscienza, aiutata soprattutto dalle botte della Madonna ("botte" proprio nel senso letterale del termine).
Pertanto, benchè atea, segue ciò che le dicono la Madonna, la coscienza e il proprio istinto.
Con quale risultato?
Forse che ciò che ci dicono la coscienza e l'istinto (6° senso, nelle donne) sta sempre dalla parte della ragione.
Alla fine, il BENE vince e il MALE perde.
Mi ha fatto pensare il fatto che, il mestiere di Lucia, è il medesimo di Gregor Samsa, nella metamorfosi kafkiana: ovvero, l'agrimensore, ancora una volta vittima sacrificale.
Solo che se la Metamorfosi finisce male, il film in oggetto - al contrario - ha un ...lieto fine.
Un piano di lettura potrebbe essere quello "politico". Il trito e ritrito tiro alla fune tra l' Italia "furba" con il "pelo sulla stomaco" (dove però si FA), e l'Italia onesta e integerrima (dove però la sabbia seminata negli ingranaggi dai burocrati immobilisti, blocca qualsiasi iniziativa).
Sono convinto di questa mia recensione?
Mica tanto, ma di meglio non saprei dire.
(Zenna9000 - 8.12.2018)
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venerdì 7 dicembre 2018
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mai più
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La peggiore cazzata degli ultimi dieci anni. Tirato per i capelli è recitata da cane!
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giovanni
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mercoledì 5 dicembre 2018
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una recensione che dovrebbero prendere esempio ogni regista italiano
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Una mia opinione e che una santa e una vita terrena che puo' stare in cielo e in terra che ognuno a le sue visioni sia nel bene e nel male. E un film che fortemente a emozionato ogni sentimento della nostra vita.
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stefano73
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mercoledì 5 dicembre 2018
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una madonna un pò invadente
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La vicenda si svolge ai giorni nostri in un ipotetico paese del centro Italia. Ed é lì che un pignola geometra incaricata dal comune avrà delle visioni della Madonna...e le farà delle richieste assurde...e lei non credente. La Madonna in questione é bella ma anche forse un pò invadente, inquietante e quasi cattiva. Le situazioni sono anche comiche e che presentano varie chiavi di lettura.
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alesimoni
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martedì 4 dicembre 2018
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alba al top
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Dopo i due bellissimi film precedenti, c'era molta curiosità per la terza prova del bravo Gianni Zanasi. Il film è piacevole, tecnicamente ben confezionato e Alba Rohrwacher offre una slendida interpretazione, ma forse non riesce a esprimere quella leggerezza di sentimenti, quella bella sensazione di aver vissuto una storia bella, leggera ma allo stesso tempo intensa e intelligente che c'era negli altri due. Vedendolo ho avuto la sensazione che la scintilla nn scoccasse mai e nemmeno il finale rivelatore me l'ha data, pensavo anche si ridesse un po' di più. Comunque film originalissimo di uno dei più interessanti registi del Paese.
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francesca meneghetti
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lunedì 3 dicembre 2018
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c'è proprio bisogno di una madonna?
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Nello spettacolo teatrale Album d’aprile Marco Paolini inserisce una scena: cineforum anni ’70, proiezione di un film di Jodorowsky. Alla fine si alza un operaio, rugbista, che chiede la parola: Chi ga (ha) vinto?
Il cinema surrealista non è facile, né di immediata comprensione. Se Gianni Zanasi ha davvero voluto intraprendere questa strada, può aver messo in conto dubbi, incertezze, incomprensioni.
I suoi film precedenti erano però ancorati alla realtà, a storie, più o meno credibili, ma umane, se non realistiche.
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Nello spettacolo teatrale Album d’aprile Marco Paolini inserisce una scena: cineforum anni ’70, proiezione di un film di Jodorowsky. Alla fine si alza un operaio, rugbista, che chiede la parola: Chi ga (ha) vinto?
Il cinema surrealista non è facile, né di immediata comprensione. Se Gianni Zanasi ha davvero voluto intraprendere questa strada, può aver messo in conto dubbi, incertezze, incomprensioni.
I suoi film precedenti erano però ancorati alla realtà, a storie, più o meno credibili, ma umane, se non realistiche. Qui si passa a un livello diverso, dove la razionalità deve essere accantonata (forse) per afferrare.
La storia, per la verità, esordisce in modo piano e accattivante, grazie a una splendida fotografia che esalta i colori caldi (giallo, ocra, arancio). Parla di una donna, in crisi sentimentale e professionale. E’ una geometra precaria. A un certo punto riceve un incarico che la porta a fare delle misurazioni in un paesaggio bellissimo. Colline ondulate, dorate, illuminate da una luce radente. Ma qualcosa non va. Misurazioni precedenti e antecedenti documenti catastali fanno emergere degli scarti sospetti.
Lo spettatore è portato a immaginare rifiuti tossici sepolti sotto quelle colline su cui si vorrebbe costruire. E’ orientato, insomma, verso una denuncia di mali sociali tipici del nostro paese. Invece alla protagonista, e a lei sola, appare la Madonna (?!!!), che chiede anzitutto di costruire una chiesa, e poi lancia altri messaggi confusi, come "Acqua". E non domanda in modo ascetico, ma pretende, con interventi ossessivi, e perfino fisici, al punto da arrivare alla lotta senza esclusione di colpi. Può far sorridere, ma non si capisce mica tanto.
Alla fine la protagonista è stremata da queste apparizioni, e coinvolge in questa sua prostrazione il suo ex, che ricorre a metodi terroristici per far saltare il progetto di costruzioni altamente sospetto e rasserenare la sua amata. E’ come il finale di Zabriskie Point, con l’aggiunta della scoperta di ciò che veramente stava sotto le colline? E’ una scommessa, oggi come oggi, decidere se si tratti di una brillante genialata o di una maldestra imitazione dei maestri del surrealismo.
Resta però la straordinaria interpretazione di Alba Rohrwacher, che si concede totalmente alla parte e di cui si ricorda la falcata agile sulle colline dorate, biondi capelli al vento, e degli altri attori, come Giuseppe Battiston e Elio Germano. Da non sottovalutare la promettente Rosa Vannucci.
PS: a noi piaceva di più Non pensarci.
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spione
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lunedì 3 dicembre 2018
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troppa grazia. cinepanettoni no grazie.
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Vi ricordate la scena in cui il Sassaroli chiede: "Chi ha visto la madonna?" e impone "elettroencefalogramma bipolare" al povero Melandri? Ecco, in questo caso a vederla è un'Alba Rohrwacher semplicemente strepitosa che riceve l'incarico di mettere i bastoni tra le ruote a un progetto edilizio truffaldino.
Dopo la delusione di "La felicità è un sistema complesso", Gianni Zanasi torna vicino ai livelli di "Non pensarci" con un film surreale, delicato, ironico, ottimamente recitato. Bravi come sempre anche Battiston, una rediviva Natoli e ça va sans dire Elio Germano, con tanto di chignon e in un ruolo - per altro - in cui Mastandrea sarebbe probabilmente riuscito a tirar fuori il meglio di sé.
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Vi ricordate la scena in cui il Sassaroli chiede: "Chi ha visto la madonna?" e impone "elettroencefalogramma bipolare" al povero Melandri? Ecco, in questo caso a vederla è un'Alba Rohrwacher semplicemente strepitosa che riceve l'incarico di mettere i bastoni tra le ruote a un progetto edilizio truffaldino.
Dopo la delusione di "La felicità è un sistema complesso", Gianni Zanasi torna vicino ai livelli di "Non pensarci" con un film surreale, delicato, ironico, ottimamente recitato. Bravi come sempre anche Battiston, una rediviva Natoli e ça va sans dire Elio Germano, con tanto di chignon e in un ruolo - per altro - in cui Mastandrea sarebbe probabilmente riuscito a tirar fuori il meglio di sé.
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ros
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lunedì 3 dicembre 2018
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noiosissimo
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Film divertente? Si ride?
Daccordo che la comicità parte da vissuti e sensibilità differenti, ma in sala si è assistito solo al concerto di gente che russava beata, altro che risate!
Film senza una logica che tenta di ripiegare la mediocrità della trama nella bravura dell'attrice protagonista che, mi dispiace, non è bastata.
Da salvare solo la fotografia e le scelte musicali.
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