emanuele 1968
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lunedì 6 maggio 2019
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immagina
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Sicuramente un film particolare, ansioso, un film nel film, il regista ti invita ad immaginare la scena, ti coinvolge, e quando finisce tiri un sospiro di sollievo, clienti divertiti e contenti, però non ho ben capito il significato del cerotto sul dito?
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(di nonnetti)
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clod
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sabato 30 marzo 2019
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un film finalmente
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ottimo film, splendidamente recitato e curatissimo nella regia minimalista che al massimo si esprime con un cambio di fuoco. Da vedere.
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marco
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giovedì 28 marzo 2019
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a casa tu hai qualcuno che ti ama.
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Film estremamente particolare che si svolge tutto in una stanza:un poliziotto buono ma con alle spalle una situazione da chiarire si trova imprigionato in una escalation: un'emergenza nella quale non si capisce chi sia in pericolo e chi sia da salvare,chi si possa perdere e che ritrovare,fino alla fine,tensione palpabile e pugni nello stomaco. frasi degne di nota: "saresti da sopprimere" "tu hai qualcuno che ti aspetta e che ti ama"
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loland10
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mercoledì 20 marzo 2019
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il filo e i tempi...
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“The Guilty. Il Colpevole” (The Guilty, 2018) è il primo lungometraggio del regista di Goteborg Gustav Möller.
Buio, un trillo che continua, una voce, una risposta, un volto.
Una stanza, una attigua e un corridoio, un solo personaggio qualche raro scambio con altri. La voce e il filo dove scorre la tensione, una vita che freme e delle vite che sentiamo e di cui conosciamo nulla o quasi. Da un trascorso passato, a un trascorrere presente e, forse, a un domani che ha dire molto (per molti e per un colpevole).
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“The Guilty. Il Colpevole” (The Guilty, 2018) è il primo lungometraggio del regista di Goteborg Gustav Möller.
Buio, un trillo che continua, una voce, una risposta, un volto.
Una stanza, una attigua e un corridoio, un solo personaggio qualche raro scambio con altri. La voce e il filo dove scorre la tensione, una vita che freme e delle vite che sentiamo e di cui conosciamo nulla o quasi. Da un trascorso passato, a un trascorrere presente e, forse, a un domani che ha dire molto (per molti e per un colpevole). Ma ‘il colpevole’ è in voce e in voce reclama, risponde e domanda. Unica voce difforme è una bambina che sente vicina ogni situazione.
Tutto in ottantacinque minuti.
Asger Holm è un poliziotto degradato dagli avvenimenti; si trova a rispondere all’emergenza del 112 insieme ad altri colleghi oramai lontani dai luoghi reali. La sua vita e il suo passato vanno di pari passo a quello che succede al di fuori. Un intervento in diretta di avvenimenti. Parole e coscienza, una morale sulle cose finché gli avvenimenti soverchiano un destino che sembra disegnato.
Un’asciuttezza di movimenti, di luoghi e viene da dire anche da inquadrature. Un monologo giocato con le voci contrapposte che arrivano, che si nascondono, fiutano la storia e arrivano grondanti sul volto più o meno teso del poliziotto,
Ecco che ‘il colpevole’ appare un titolo che suscita dubbi fin dalle prime battute. Dov’è Il colpevole? Fuori dalla stanza, dentro le voci, nel racconto di un avvenimento o dietro ogni dramma.
In questo snocciolarsi di telefonate e di ansie, si cela sempre un trascorso di ognuno. E anche chi inquadra la storia ne ha uno. Un processo-indagine in diretta: senza frazioni di tempo Asger si trova tra un testimone che aspetta il giorno dopo, una donna che pare impazzita e un uomo che soccorre la narrazione di una famiglia spezzata. C’è da salvare una voce che chiede aiuto. Il movimento a incastro tra filo, ascolto, rumori e sbalzi ossimori di silenzi è accattivante. Una ‘finestra’ sulle emergenze ‘vitali’.
La suspense regge, non sempre alta, una volta che il meccanismo pare chiaro pensi al colpo di scena di quello che succede dall’altra parte che non vedi mai.
La fantasia, l’orrore, il sequestro, gli altri volto non ci sono, scompaiono tra le mani e le labbra in movimento del poliziotto del 112.
Bambina e bambino. Padre e madre. Poliziotto e telefono. Un’autostrada e un viaggio. Controlli e altri controlli. Le telefonate si succedono una dietro l’altra. Le pause sono di numeri, memorie, tic, segreterie e verità che non ci sono.
Un film dove non c’è nulla, solo la voce e la fantasia singola del fuori-campo
Il colpo ‘a sorpresa’ (per così dire) arriva, quasi, fuori onda e prevedibile per lo spettatore (e forse meno) per il poliziotto che suda per la sua incolumità psicologica stando seduto.
Sbagliato il tempo o stringente il modo per un finale doppio tra reale oltre il filo e reale interiore che non sappiamo fino in fondo. Il corso degli avvenimenti corre doppio tra il proprio destino e quello di una bambina che rivuole sua madre. Ecco che tra un fratellino che non senti e una madre che non nomina mai direttamente la figlia, il solco è scavato, come tra un padre e la sua prigione familiare.
Il processo deve iniziare domani e la testimonianza è fondamentale ma Asger.....non trova pace dentro un corpo lacerato da avvenimenti convulsi e da un episodio personale che non lascia scampo al suo stato. La sua vita appesa oltre al filo, una famiglia implosa e interventi che si attendono.
Jakob Cedergren ( Asger Holm) regge lo stare da solo in scena con giusta intensità. Un volto che ha qualcosa di ‘polanskiano’ (chi sa se il regista polacco-francese ha visto e apprezzato questo film…).
Regia inerme, attaccata e dietro ogni parola, minimalista e destrutturata (per un trentenne una pellicola che potrebbe indicare un percorso…).
Voto:7+/10 (***½).
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nadia meden
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venerdì 15 marzo 2019
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non colpevole
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film stupendo, thriller psicologico molto ben riuscito. film danese , credo anche un'opera prima con un unico protagonista molto molto bravo. Dopo essere stato un agente di polizia ,il sig. Asger viene messo a rispondere al numero delle emergenze 112. E' un film che si svolge tutto i un unico ambiente dove l'uomo, unico protagonista, riceve un sacco di telefonate di persone che in qualche modo hanno bisogno d'aiuto. una di queste telefonate la riceve da una donna che dice di essere stata rapita da un uomo e pproprio questa telefonata farà si' che Asger rimanga in ufficio fino a tardi per poter aiutare la donna in qualsiasi modo , facendosi dare più indizi possibili sulla sua situazione, fino ad arrivare all'epilogo tremendo della storia.
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film stupendo, thriller psicologico molto ben riuscito. film danese , credo anche un'opera prima con un unico protagonista molto molto bravo. Dopo essere stato un agente di polizia ,il sig. Asger viene messo a rispondere al numero delle emergenze 112. E' un film che si svolge tutto i un unico ambiente dove l'uomo, unico protagonista, riceve un sacco di telefonate di persone che in qualche modo hanno bisogno d'aiuto. una di queste telefonate la riceve da una donna che dice di essere stata rapita da un uomo e pproprio questa telefonata farà si' che Asger rimanga in ufficio fino a tardi per poter aiutare la donna in qualsiasi modo , facendosi dare più indizi possibili sulla sua situazione, fino ad arrivare all'epilogo tremendo della storia. un film tutto giocato su sguardi, su atteggiameti sulla voce del protagonista e sulle voci delle persone che si mettono in contatto con lui. Tutto questo crea nello spettatore un crescendo continuo di ansia e di aspettative, e contemporaneamente si ammira il regista pertutto l'eccezionale lavoro svolto. Un film drammatico, eccezionale !!!! Grazie
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martedì 12 marzo 2019
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il giustiziere
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Film che si sviluppa principalmente sui dialoghi, sulle parole e sui silenzi che consentono allo spettatore di essere partecipe e porre attenzione alla vicenda.Giusta l'ambientazione quasi claustofobica di una stanza semi oscura con una sola luce rossa che si accende ad intermittenza. Molto bravo l'attore conosciuto in Italia da coloro che seguono il canale GIALLO perché è l'interprete di una serie poliziesca. Film da non perdere
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flaw54
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lunedì 11 marzo 2019
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grande tensione
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Un bel film girato tutto in una stanza e con un telefono. Grande recitazione dell'unico attore presente sulla scena in un crescendo di tensione inaspettato. Il dramma personale si mescola e si sovrappone a quello della tragedia telefonica e la veritá emerge lentamente, ma progressivamente dopo errori e incomprensioni. Il film però non è una novità nel suo genere, ma richiama alla mente nella sua struttura, se così si può dire telefonica, Locke .
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domenica 10 marzo 2019
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da vedere
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Il cinema ti sorprende sempre con la sua capacità di raccontare. Un solo attore, tutta la scena girata in una stanza, solo primi piani. Ma non si ha un momento di calo, di noia. Si rimane i chiodati dalla storia. Un inseguimento sul filo del telefono molto più coinvolgente di qualsiasi corsa di auto.
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maurizio.meres
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domenica 10 marzo 2019
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un cinema diverso un film ben fatto
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Un film che sorprende per la capacità e soprattutto il coraggio del regista di girare il tutto in due stanze grigie e tristi,la sceneggiatura gira tutta intorno all'attore Jakob Cedergren splendido e unico interprete di questo noir psicologico,accattivante,le sue espressioni in presa diretta parlano,si entra nel suo complicato stato d'animo attraverso una depressione esistenziale di un uomo triste,scostante verso i colleghi e riluttante al normale andamento della vita,ma mentre svolge il suo lavoro al centralino di pronto intervento una brutta situazione lo coinvolge, la spinta nel risolvere un intreccio delinquenziale drammatico lo riconduce alla sua vita piatta e funestata da un brutto coinvolgimento nell'ambito del suo lavoro,aver ucciso un giovane ladro,e il risolvere seppur con drammaticità la situazione creatasi lo fa riflettere attraverso una sincerità verso se stesso e gli altri di quello che è la vita quotidiana.
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Un film che sorprende per la capacità e soprattutto il coraggio del regista di girare il tutto in due stanze grigie e tristi,la sceneggiatura gira tutta intorno all'attore Jakob Cedergren splendido e unico interprete di questo noir psicologico,accattivante,le sue espressioni in presa diretta parlano,si entra nel suo complicato stato d'animo attraverso una depressione esistenziale di un uomo triste,scostante verso i colleghi e riluttante al normale andamento della vita,ma mentre svolge il suo lavoro al centralino di pronto intervento una brutta situazione lo coinvolge, la spinta nel risolvere un intreccio delinquenziale drammatico lo riconduce alla sua vita piatta e funestata da un brutto coinvolgimento nell'ambito del suo lavoro,aver ucciso un giovane ladro,e il risolvere seppur con drammaticità la situazione creatasi lo fa riflettere attraverso una sincerità verso se stesso e gli altri di quello che è la vita quotidiana.
Le voci al telefono attraverso dialoghi perfetti diventano presenti,il bravissimo regista da ad ognuno di loro una propria personalità,attori che non si vedono ma che diventano essenziali,la struttura del film può sembrare semplice ma non lo è tutto scorre nel dialogo e nelle pause di riflessione,in un crescendo di suspense.
Ambientato in una Danimarca dove ognuno fa il proprio compitino in una vita fatta di regole non altruiste ma solo di una corporazione nazionalista e con un rispetto verso le istituzioni discutibile.
Veramente un ottimo film difficilmente si vedono sperimentazioni cinematografiche di questo livello.
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cardclau
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domenica 10 marzo 2019
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riflessione sulla proiezione
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Il film di Gustave Möller Il colpevole, The guilty, è sorprendente. Si tratta di un thriller psicologico, a mio parere bellissimo, che coinvolge profondamente, ne fa galoppare la mente, e tiene legato lo spettatore alla sedia, sulle spine fino alla fine. E questo senza bagni nel sugo di pomodoro e in effetti speciali orrorifici che ti costringono a sbirciare il film fra le dita della mano a coprire gli occhi, e nel contempo, ad avere una particolare competenza in anatomia umana normale. Il protagonista è il poliziotto Asger Holm (Jakob Cedergren) impegnato in quel momento a rispondere alla chiamate di aiuto della popolazione, in un call center delle forze dell’ordine.
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Il film di Gustave Möller Il colpevole, The guilty, è sorprendente. Si tratta di un thriller psicologico, a mio parere bellissimo, che coinvolge profondamente, ne fa galoppare la mente, e tiene legato lo spettatore alla sedia, sulle spine fino alla fine. E questo senza bagni nel sugo di pomodoro e in effetti speciali orrorifici che ti costringono a sbirciare il film fra le dita della mano a coprire gli occhi, e nel contempo, ad avere una particolare competenza in anatomia umana normale. Il protagonista è il poliziotto Asger Holm (Jakob Cedergren) impegnato in quel momento a rispondere alla chiamate di aiuto della popolazione, in un call center delle forze dell’ordine. Molto conosciuto in Danimarca, praticamente ignoto da noi, sembra particolarmente felice nella parte di agente di pubblica sicurezza, comunque riesce a tenere molto bene le fila della storia dall’inizio alla fine. Il raccontare di un film se può essere considerato meritevole di indulgenza se peccato veniale, diventa rapidamente una colpa grave, peccato mortale, se si tratta di un thriller. Per cui non mi inoltrerò lungo questo sentiero particolarmente sdrucciolevole. Ma mi preme aggiungere una considerazione che questo film mi suggerisce. Noi potremmo ritenere, e credervi, che la percezione della realtà sia una registrazione fedele, obiettiva, senza interferenze, di quello che succede. Quindi potremmo essere pronti ad attribuire, alle diverse componenti bontà e cattiveria, responsabilità e irresponsabilità, innocenza e colpevolezza, motivazione o la sua assenza, sanità e follia. Forse però il film ci vuole far riflettere invece su quanto di nostro, di soggettivo, mettiamo dentro alla percezione della realtà, quindi ci invita ad essere cauti nel tirare affrettate conclusioni. Asger Holm è un grande uomo perché riesce ad arrivare alla consapevolezza.
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