federicaelse
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domenica 29 aprile 2018
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sempre in lotta, in lotta con i confini!
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Un sentiero, un cammino, la storia. Si cammina. I Pirenei osservano questo avanzare o tornare indietro, dove il tempo è in fuga dalla sua linearità. Cercare, ri-cercare, intercettare, ascoltare. Comporre quel tempo e quello spazio perché la libertà di visione possa essere: sempre al di qua o al di là del confine? La storia si ripete, il ripetersi della storia. Un confine, quello de Gli Indesiderati d’Europa che i corpi, la lingua, le diverse lingue con cui il film si esprime, cercano di disfare. E così si disfa lo sguardo di chi ci cerca un cronaca, un riconoscimento nel procedere e susseguirsi di fatti. Sulle spalle di Walter Benjamin grava l'imponente impresa.
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Un sentiero, un cammino, la storia. Si cammina. I Pirenei osservano questo avanzare o tornare indietro, dove il tempo è in fuga dalla sua linearità. Cercare, ri-cercare, intercettare, ascoltare. Comporre quel tempo e quello spazio perché la libertà di visione possa essere: sempre al di qua o al di là del confine? La storia si ripete, il ripetersi della storia. Un confine, quello de Gli Indesiderati d’Europa che i corpi, la lingua, le diverse lingue con cui il film si esprime, cercano di disfare. E così si disfa lo sguardo di chi ci cerca un cronaca, un riconoscimento nel procedere e susseguirsi di fatti. Sulle spalle di Walter Benjamin grava l'imponente impresa. Il filosofo e i suoi compagni in fuga dal nazismo solcano le vigne della Route Lister, da cui prendono vita alti e bassi rilievi. I personaggi e il paesaggio si scambiano reciprocamente le posizioni di sfondo e primo piano, componendosi e confondendosi in un panorama poetico in movimento. La roccia inscalfibile delle montagne, l'affondare e librare dei passi. Passi adesi al terreno che vibrano in un respiro denso e imponente. Nel cammino, anche i miliziani in fuga da Franco. All’occhio dello spettatore lo sguardo solenne delle montagne. Il bosco. Il frusciare delle fronde si concerta con l’acuto cinguettio degli uccelli e lo straziante muggito delle vacche. Poi il decollo. Dalla roccia e la terra, scavate dai passi di Benjamin, il vento e la luce. La macchina da presa inizia la sua danza. L'aria. Improvvisamente volare, ma poi di nuovo i passi, la roccia, il vento, la terra.
Come l’occhio di Walter Benjamin, nel film, non cede alle sue palpebre, lo sguardo del regista Fabrizio Ferraro sembra non voler cedere all’oscurità della storia e combatte, combatte incessantemente con i confini del mondo e del cinema. Gli Indesiderati d'Europa è un film epico e la mia sensazione, dopo averlo visto, è "quella di chi è liberato, grazie a un terremoto, dalla poca luce del carcere a cui si era abituato" e ora vede il possibile.
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alberto cerale
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domenica 19 gennaio 2020
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ruote lister
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Dalla Biblioteque National a Perpignan, la Route Lister, e i percorsi letterari e i sentieri della storia s'incontrano nella trama di questo film-documentario storico. Un grande storico (credo Carr) ha detto che bisogna camminare sui luoghi della storia. Un invito agli specialisti che si occupano di storiografia da non tralasciare mai (vedi Luzzatto), ma vale anche per i dilettanti. Camminare nella storia, come pellegrini, attraverso le speranze deluse dei protagonisti, nei volti scavati dalla vita e dalla sofferenze e pure fiduciosi, con sguardo aperto. E storie di vinti, di umili - loro stessi capri espiatori - che, con sguardo sottomesso, volgono gli occhi al cielo di quel sentiero, ascoltano il rumore delle pietre smosse dai loro passi, il silenzio delle radure, e gli alberi per testimoni, il vento in alto attraverso i loro rami, il rumore lontano di un aeroplano, i passi e il vociare nella valle di quelli che inseguono ect.
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Dalla Biblioteque National a Perpignan, la Route Lister, e i percorsi letterari e i sentieri della storia s'incontrano nella trama di questo film-documentario storico. Un grande storico (credo Carr) ha detto che bisogna camminare sui luoghi della storia. Un invito agli specialisti che si occupano di storiografia da non tralasciare mai (vedi Luzzatto), ma vale anche per i dilettanti. Camminare nella storia, come pellegrini, attraverso le speranze deluse dei protagonisti, nei volti scavati dalla vita e dalla sofferenze e pure fiduciosi, con sguardo aperto. E storie di vinti, di umili - loro stessi capri espiatori - che, con sguardo sottomesso, volgono gli occhi al cielo di quel sentiero, ascoltano il rumore delle pietre smosse dai loro passi, il silenzio delle radure, e gli alberi per testimoni, il vento in alto attraverso i loro rami, il rumore lontano di un aeroplano, i passi e il vociare nella valle di quelli che inseguono ect. Senza patria, per scappare da guerre e persecuzioni.
Perché così è sempre stato.
1939. Europa sul ciglio del baratro; e ripercorrere oggi quel sentiero- che portò Benjamin a Port Bou in compagnia di due donne e un bambino; e in senso inverso, un anno prima, torme di catalani in fuga da Barcellona occupata dai franchisti, tra i quali Antonio Machado, al quale morì la madre centenaria che fu sepolta in povertà su quelle spiaggie - significa mettersi in ascolto, lasciar parlare le piante, il cielo, i sogni e le visioni, e quelle voci che forse restano attaccate alle foglie degli alberi, che sono come un vischio sul cammino della Storia, che ne confonde l'ordito.
Aver rispettato il silenzio di quel cammino è merito dell'autore - e gliene sono immensamente grato - e non giudico autoreferenziali e compiaciuti i lunghi piani sequenza, al contrario: necessari a far cessare il chiasso della storia dei vincitori e restituire ai vinti almeno quella dignità che loro hanno messo sempre al primo posto nella loro idea di umanità.
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