mauridal
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lunedì 7 gennaio 2019
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le rivoluzioni mancate
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Capri -Revolution un film di Mario Martone 2018
( Le rivoluzioni mancate)
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Capri -Revolution un film di Mario Martone 2018
( Le rivoluzioni mancate)
Quando si affrontano i discorsi e le storie sulle rivoluzioni popolari e politiche del millennio, tutte ,da quella americana alla francese alla russa alla cinese allora inevitabilmente ci si pone una domanda , ma infine , queste Revolution sono riuscite a rivoluzionare oppure sono storie mancate o parzialmente riuscite. Il film di Martone ispira pessimismo, quello della ragione , ma anche del sentimento, insomma , un aspirante rivoluzionario giovane di poca esperienza dopo la visione del film ne uscirebbe distrutto. Al contrario un vecchio sovversivo , come Martone pure è stato , nel suo teatro e nei film precedenti ne esce deluso avvilito . Come mai le rivoluzioni finiscono , oppure perché quella rappresentata nel film inizia proprio male dove quasi niente ha senso e i personaggi predisposti al cambiamento sono inverosimili come probabilmente lo sono stati i veri personaggi degli anni ’13 e ‘14 che hanno occupato una parte della storia di Capri e dei suoi abitanti . in effetti i capresi sono passati indenni attraverso mille storie e mille personaggi che hanno scelto Capri come isola felice, o almeno lontana dalle miserie umane. Forse la rivoluzione è stata vera in passato, per artisti, filosofi politici, medici scienziati, e incredibilmente anche per il passaggio di personaggi come Lenin e i russi come pure i tedeschi nazisti di Goering Dunque come si racconta nel film , Capri e i capresi hanno visto di tutto e di più ma come dice Erri De Luca Capri è una conchiglia e come tale si sa difendere conservando una propria identità. Ecco , questo bel film di immagini e vedute naturali, sembra voler rappresentare , nel riuscitissimo personaggio di Lucia , la giovane pastorella caprese , una identità propria della cultura popolare anche se “ rivoluzionata “ da esperienze sociali o artistiche come nella storia raccontata . Tuttavia il possibile contributo , delle avanguardie artistiche, accennate nella vicenda di Lucia, da Herman Nitsch lo sventratore, a Beuys con la sua Capri -batterie fino ai seguaci pacifisti animalisti di Diefenbach non è riuscito a convincerci nella finale trasformazione di Lucia da pastorella caprese , a evoluta donna colta e poliglotta che abbandona l’isola conchiglia per un sogno Americano , dopo aver caldamente salutato il medico condotto , socialista scienziato e interventista nella Grande Guerra . In conclusione un coacervo di presenze e conflitti che hanno prodotto una mancata Rivoluzione sia sociale che culturale a Capri e dintorni. (Mauridal)
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loland10
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domenica 6 gennaio 2019
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arti(giani) morenti
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“Capri-Revolution” (2018) è l’ottavo lungometraggio del regista napoletano Mario Martone.
Film di costume e di ambientazioni, di nudi e di corpi, di idee e di teorie, di discussioni contrapposte. Dentro un’isola introvabile e distinta, comunità e tradizioni, fuochi e luci, ombre e distanze si legano e si spaventano per cercare qualcosa di vero e concreto, di impalpabile e misterioso.
In una Capri minima, scarna, naturale, ancestrale, dove non si ode nulla e vuota di ogni glamour post- modernista e di schiere di folle visive del bello e inutile passeggio démodé. Una Capri vuota di ogni speranza mortuaria ma viva di una vita mesta e interiorizzata.
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“Capri-Revolution” (2018) è l’ottavo lungometraggio del regista napoletano Mario Martone.
Film di costume e di ambientazioni, di nudi e di corpi, di idee e di teorie, di discussioni contrapposte. Dentro un’isola introvabile e distinta, comunità e tradizioni, fuochi e luci, ombre e distanze si legano e si spaventano per cercare qualcosa di vero e concreto, di impalpabile e misterioso.
In una Capri minima, scarna, naturale, ancestrale, dove non si ode nulla e vuota di ogni glamour post- modernista e di schiere di folle visive del bello e inutile passeggio démodé. Una Capri vuota di ogni speranza mortuaria ma viva di una vita mesta e interiorizzata. Dalla vita agreste con le capre di Lucia al dottore pieno di se, dalla comunità di pensieri liberi con arte, danze e poesia. Il nudismo, la vita come pensare, il mangiare vegetariano e poi le cosiddette ignoranze di gente concreta tra animali, scontri e patriarcato. Una disfida di sempre con un’isola che fa da unione, connubio, spartiacque, visione e ideologismo di frotte di menti e scorribande di giovani con una guerra che preme o pare esserlo per ripulire tutto. Naturalmente le idee di ciascuno e i pochi ardimenti personali restano in gioco ma non sempre l’attesa resta in agguato. La guerra (siamo all’inizio di quella mondiale del 1914) fa cambiare molte cose ed alcuni sommari giudizi.
Il panteismo, il materialismo, lo spiritualismo e le forme d’arte si incontrano senza conoscersi con una foga che ridesta l’intero mondo di ciascuno.
Lucia ama e anima la libertà senza accorgersene piano piano. E alla madre dice ‘non sono stata una buona figlia’: mi piace essere libera. Una madre che annuisce, che abbraccia e che non rimprovera lascia il suo silenzio per assaporare la figlia che conosceva.
Lucia e le sue capre, la sua ignoranza e le sue allegrie. Si rammenda ogni corpo esposto come il suo. E la conoscenza degli altri le fa pregustare una vita insperata solo sognata.
I fratelli sono duri e dispotici, scuri e oscuranti. Dopo la morte del padre vogliono per lei (ventenne) un marito già conosciuto, vedovo e senza figli, di buon livello e società. Ma per Lucia non è stagione media ma è nuova linfa perché ‘non mangia i cadaveri’ dice alla festa di un fidanzamento fallito prima di cominciare mentre sta per servire un capretto arrostito.
E l’artista Seybu vive intensamente la sua introspezione, uno spiritualismo fatto di sapienza, di connubio natura e uomo. Dalla rivoluzione ‘dentro di noi’ come dice nasce ogni forma di esperienza che va oltre il ‘gretto materialismo’.
Mentre il dottore Carlo illumina il suo punto di vista per salvare vite impossibili (e Lucia dirà ‘ne la scienza ne la Madonna lo ha salvato’ alla morte del padre) fidandosi della scienza e di ciò che è concreto. La politica sociale e la guerra come forza di cambiamento. Lo scontro è forte tra l’artista e il medico.
Ideologia e arte, laicismo e paganesimo, spiritualismo e storia vissuta. Tutto con ardore e impeto.
Film ad inviti e diaspore, a viste interiore e a spasmi intellettuali, a ignoranze riconosciute e a sapiente inutili. Tutto in un tragitto tra immagini e scontri, tra velleità e una guerra lì alle porte dove ogni affermazione verrà meno. I luoghi comuni, le mezze idee e le certezze presunte saranno quasi azzerati. Ognuno reagisce come può e come forse non crede. Tutto in sintesi tra pochi chilometri quadrati di un’isola che tutti conoscono ma che nessuno in realtà ha mai visto. La discarica iniziale è l’incipit di un film da addomesticare pian piano e dove sembra prolisso è breve e dove è condensato dovrebbe allargarsi. Il non visto e sentito paiono i complementi giusti per molti personaggi e molti pensieri gettati e forse da raccogliere con parsimonia.
Siamo alle porte del primo conflitto mondiale e a Capri si ritrovano realtà è mondi diversi: ma l’aprirsi dello scenario bellico apre e scombina molti piani. I giovani dell’isola devono partire per il fronte, come i fratelli di Lucia e il dottore che non chiude i suoi occhi e si arruola volontario (disdicendo le verità della ragazza).
Centrotaumaturgico del mondo tra avvenimenti in espansione, storie da fare, guerra in agguato e ideologie da soppesare. Un’isola fatta di pensieri e sogni, scontri e amare realtà. Ignoranza e saccenteria, amore e politica. Tutto succede in un finale pieno di ansie, sogni, libertà e sfoghi. Il grido di Seybu e la nave piena verso un Paese lontano.
Acquache chiude un’isola e le sue idee, colori e danze che schiumano dai corpi di
Partenzee arrivi in una Capri silente e furibonda, calma e estraniante, stupita e quasi ridicola.
Rivoluzionecerto ma è dentro di noi. Non pensare ad altri: i cuori alimentano le speranze di ognuno.
Ideee mesti ragionamenti, filosofie spicciole e pensieri alti, battaglie giornaliere e guerre senza scampo.
Dopo settantacinque minuti si vedono i faraglioni in tramonto e il buio sull’isola.
Ecco che si affaccia in un colore bramato e cadente ‘Il tramonto’ del pittore tedesco Karl W. Diefenbach (che morirà a Capri nel dicembre del 1913).
Dalla sua vita, tra nudismo, estro, simbolismo e idealismo, dieta vegetariana e mondo da riformare, il regista napoletano costruisce una storia e il mondo di Capri prima dello scoppio della Grande Guerra.
Marianna Fontana (Lucia) non si scompone più di tanto in un ruolo ben delineato, ammantato di dolcezza, furbizie e vivacità dentro quei capelli che lasciano il segno.
Regia di Mario Martone affiancata, lucida, ariosa e spinosa.
Voto: 8/10 (****).
ps.: quando il cinema percuote la mente con senso (dovizioso) di poesia ancora da scrivere.
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xmassss62
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sabato 5 gennaio 2019
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questo film è una poesia
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Una donna che esprime il desiderio di crescere e realizzarsi senza più subire il condizionamento sociale e famigliare in un contesto di sottocultura rurale. Una storia semplice, figlia di un tempo che sembra non ammettere vie d’uscita. Ripudiata dai fratelli, la protagonista con dignità e fermezza fa le sue scelte grazie all’incontro fortunato con un gruppo di persone libere che per quanto facciano un po’ setta a se, è carattarerizzato da un grado elevato di cultura e diversità. Attirata dai nuovi modi di pensare e agire coerentemente ai loro credo umani e sociali e dalla ricchezza delle lingue internazionali, la protagonista cresce nel desiderio di conoscenza e finirà con il realizzare la fuga dall’isola e dal paese in guerra per raggiungere l’America con un barcone pieno di disperati italiani.
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Una donna che esprime il desiderio di crescere e realizzarsi senza più subire il condizionamento sociale e famigliare in un contesto di sottocultura rurale. Una storia semplice, figlia di un tempo che sembra non ammettere vie d’uscita. Ripudiata dai fratelli, la protagonista con dignità e fermezza fa le sue scelte grazie all’incontro fortunato con un gruppo di persone libere che per quanto facciano un po’ setta a se, è carattarerizzato da un grado elevato di cultura e diversità. Attirata dai nuovi modi di pensare e agire coerentemente ai loro credo umani e sociali e dalla ricchezza delle lingue internazionali, la protagonista cresce nel desiderio di conoscenza e finirà con il realizzare la fuga dall’isola e dal paese in guerra per raggiungere l’America con un barcone pieno di disperati italiani. Bellissimo
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gimis
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venerdì 4 gennaio 2019
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una boiata
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Film veramente mediocre. Una trama semplice semplice che s'innesta in un contesto storico particolare senza tenerne conto nella dovuta maniera. Nel 1939 a Capri, un'isola poco lontana dal continente, vive una comunità di hippies/artisti che trascorrono la loro giornata quasi sempre ignudi. Prendono il sole nudi sulle rocce, girano per i boschi senza veli, trombano come gli capita... peccato che non si veda mai un carabiniere o un soldato. Al tempo del Duce col piffero che degli stranieri (inglesi, svizzeri, tedeschi, russi) avrebbero potuto andare in giro così. Poi abbiamo la pastorella che parla solo dialetto dell'isola, che in due mesi impara l'inglese.. tanto da poter dialogare con gli stranieri.
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Film veramente mediocre. Una trama semplice semplice che s'innesta in un contesto storico particolare senza tenerne conto nella dovuta maniera. Nel 1939 a Capri, un'isola poco lontana dal continente, vive una comunità di hippies/artisti che trascorrono la loro giornata quasi sempre ignudi. Prendono il sole nudi sulle rocce, girano per i boschi senza veli, trombano come gli capita... peccato che non si veda mai un carabiniere o un soldato. Al tempo del Duce col piffero che degli stranieri (inglesi, svizzeri, tedeschi, russi) avrebbero potuto andare in giro così. Poi abbiamo la pastorella che parla solo dialetto dell'isola, che in due mesi impara l'inglese.. tanto da poter dialogare con gli stranieri. Un fenomeno. Poi abbiamo l'aspetto fantascientifico: il guru che con la forza del pensiero fa volare la pastorella... Io sono imbarazzato nel leggere i giudizi da 4 stelle. Ma che film avete visto?
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[+] evviva i buoni film!
(di maria f.)
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[+] tra vanità registica e servilismo commerciale
(di gbavila)
[ - ] tra vanità registica e servilismo commerciale
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venerdì 4 gennaio 2019
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mediocre
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carlosantoni
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venerdì 4 gennaio 2019
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c’era in tempo di guerra un gruppo di fricchettoni
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Non è un film di cui mi sia facile argomentare, perché è complesso, ambizioso, formalmente ineccepibile… e però distonante: lo si apprezza intellettualmente, ma scalda poco il cuore, e questo per un film non è certo un pregio. Parto dai punti negativi: prima di tutto il titolo, così incomprensibile: che bisogno c’era di unire il nome dell’isola di Capri al termine inglese Revolution, per definire una storia che qui si svolge agl’inizi del Novecento? Ma veniamo alla sostanza. Il film è prolisso, direi che se fosse durato una mezz’ora di meno ci avrebbe guadagnato in armonia descrittiva. In particolare perché si dilunga incomprensibilmente sulle scene di ballo e di esercizi estetici della comunità proto-hippy di cui il film tratta: bastava veramente molto meno e ne avremmo avuto in ogni caso abbastanza: sono scene estenuanti, nella loro inutile bellezza formale, che allude continuamente a Matisse e alla pittura simbolista francese e tedesca di fine Ottocento.
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Non è un film di cui mi sia facile argomentare, perché è complesso, ambizioso, formalmente ineccepibile… e però distonante: lo si apprezza intellettualmente, ma scalda poco il cuore, e questo per un film non è certo un pregio. Parto dai punti negativi: prima di tutto il titolo, così incomprensibile: che bisogno c’era di unire il nome dell’isola di Capri al termine inglese Revolution, per definire una storia che qui si svolge agl’inizi del Novecento? Ma veniamo alla sostanza. Il film è prolisso, direi che se fosse durato una mezz’ora di meno ci avrebbe guadagnato in armonia descrittiva. In particolare perché si dilunga incomprensibilmente sulle scene di ballo e di esercizi estetici della comunità proto-hippy di cui il film tratta: bastava veramente molto meno e ne avremmo avuto in ogni caso abbastanza: sono scene estenuanti, nella loro inutile bellezza formale, che allude continuamente a Matisse e alla pittura simbolista francese e tedesca di fine Ottocento. Ancora: la figura del “maestro” della comunità, il bellone così iconicamente vicino al Gesù di tante rappresentazioni, con barba e capelli da profeta e la palandrana da Venerabile Ciabatta del Deserto… ma anche simile a Shel dei Rokes degli anni ’60. Veramente troppo macchietta. Poi per la scommessa quanto meno ardita di girare il film quasi tutto “in lingua straniera”: quando napoletano strettissimo (vera lingua straniera per il 99% degl’italiani) con tanto di doverosi e faticosi sottotitoli, quando in inglese o in tedesco fluente, sempre coi sottotitoli: che senso ha, se non quello di uno snobismo intellettualoide francamente insopportabile? A’ Martone! Prenditi le tue responsabilità, e fai a meno dei sottotitoli, e ognuno poi si arrangia come può, oppure fai doppiare e noi ti ringraziamo. Punti di forza: i dialoghi, specialmente quelli tra i due protagonisti/antagonisti maschili, il maestro e il dottore, veri dialoghi platonici che entrambi i personaggi intendono diretti alla ricerca della verità, avvertita in maniera opposta.
Altro punto di forza, la descrizione della tripartizione ideale della cultura isolana caprese nell’anno 1914, che direi plateale metafora di quella nazionale odierna: una prima radice atavica e retriva difficile da estirpare, che però ha le sue ragioni storiche di esistere; una seconda radice, che si vorrebbe scientificamente orientata, razionalistica, materialistica, ma che alla prova dei fatti dimostra di soccombere sul punto essenziale: la guerra! La Prima Guerra Mondiale non viene boicottata e avversata come carneficina voluta dai vari imperialismi, come coerentemente e lucidamente faranno in Russia i Bolscevichi, ma invece irrazionalmente abbracciata con convinzione dal medico “razionalista”: come in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Colonie, Usa… faranno tanti patriottici nazionalisti, molti dei quali diverranno poi a loro volta fascisti, nazisti, imperialisti…); una terza, quella irrazionalistica-estetica impersonata dalla comunità proto-hippy, proto-figlia dei fiori, che in gran parte del film ruba la scena. E notevole mi pare la descrizione della dialettica e dell’intreccio che incorre tra le tre realtà concrete e ideali, anche se fin troppo intellettualistica, all’interno delle quali la protagonista femminile, Lucia, fa da cerniera e, direi da Aufhebung tra tesi e antitesi, in quanto tutte le prova e tutte in sé le sussume e le supera. Quasi superfluo dire che la scena finale del battello carico di emigranti richiama esplicitamente quanto sta avvenendo ancor oggi, ma in senso geograficamente e sociologicamente opposto: oggi non siamo tanto noi a emigrare verso un’altra patria, quanto semmai siamo una nuova patria per altri migranti che da noi arrivano. Preziosa la fotografia e anche la colonna sonora.
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nino pellino
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giovedì 3 gennaio 2019
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gli albori dell'emancipazione femminile
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Ancora una volta il bravo regista Mario Martone imprime in questa sua ultima opera cinematografica una considerevole lezione di storia che questa volta riguarda l'interessante tema dell'emancipazione femminile, di cui attraverso questo film, ne colloca verosimilmente gli allbori nel periodo immediatamente antecedente lo scoppio della prima guerra mondiale che naturalmente vide coinvolta anche l'Italia. La storia di questo film si svolge a Capri e la protagonista è la giovane Lucia, sommessamente consenziente e servizievole nei riguardi prima della figura paterna e, poi, successivamente alla morte di costui, al potere autoritario del propri fratelli. Lucia è pertanto un'umile pastorella dallo scarso grado di alfabetizzazione che dedica il suo tempo a mungere e a guidare un gruppo di capre appartenenti alla sua famiglia.
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Ancora una volta il bravo regista Mario Martone imprime in questa sua ultima opera cinematografica una considerevole lezione di storia che questa volta riguarda l'interessante tema dell'emancipazione femminile, di cui attraverso questo film, ne colloca verosimilmente gli allbori nel periodo immediatamente antecedente lo scoppio della prima guerra mondiale che naturalmente vide coinvolta anche l'Italia. La storia di questo film si svolge a Capri e la protagonista è la giovane Lucia, sommessamente consenziente e servizievole nei riguardi prima della figura paterna e, poi, successivamente alla morte di costui, al potere autoritario del propri fratelli. Lucia è pertanto un'umile pastorella dallo scarso grado di alfabetizzazione che dedica il suo tempo a mungere e a guidare un gruppo di capre appartenenti alla sua famiglia. Ma la ragazza, con il passare dle tempo, resta sempre più attratta da una comunità di naturalisti e di artisti che, provenienti dal Nord Europa, sono riiusciti ad insediarsi in una zona ben delimitata dell'isola. Ella si unirà alla comunità e grazie alla loro presenza, Lucia inizierà, un poco alla volta, a prendere coscienza della propria femminilità e a costruirsi una propria autonomia, discostandosi sempre di più dalle concezioni ataviche e molto provinciali della sua famiglia d'origine. Molto importante è poi la presenza di un giovane medico sull'isola che concettualmente si farà portavoce di un idealismo avente alla base il progresso scientifico e l'importanza della materia, in contrapposizione alle tesi spirtuali e naturalistiche avanzate dalla comunità ospitata sull'isola. La giovane Lucia assimilerà entrambi gli orientamenti di pensiero e alla fine prenderà una propria decisione, dimostrando in tal modo, il desiderio e l'obiettivo di porre le basi verso una sua assoluta e totale emancipazione. Alla fine, pertanto, da una parte la comunità dei nord europei concettualmente punta al cambiamento in nome della natura ma, intanto, sembra staticamente condurre un'esistenza quasi fine a se stessa e senza effettive prese di posizioni pratiche nel loro angolo circoscritto dell'isola; per un altro verso, contemporaneamente è scoppiata la guerra e molti abitanti del luogo, tra cui i fratelli di Lucia, sono costretti a partire per il fronte impermeando concettualmente l'ideologia che nella vita solo la legge della battaglia che determinerà la morte potrà portare a dei cambiamenti in nome della libertà e della giustizia. Ma in mezzo a tutto ciò, la giovane Lucia ha già preso la sua decisione ed è pronta pertanto al suo decisivo cambiamento. Film indubbiamente molto profondo nei suoi dettagliati significati e pertanto dal grande valore narrativo.
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[+] siamo nel 1914 ma i temi sono anche attuali.
(di no_data)
[ - ] siamo nel 1914 ma i temi sono anche attuali.
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no_data
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giovedì 3 gennaio 2019
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oggi un messaggio pericoloso
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Il film mi sembra abbastanza sbilanciato a favore delle tesi della Comune. In un periodo, oggi, in cui si nega la validità di molte evidenze scientifiche, il messaggio può essere pericoloso e fuorviante.
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ago
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lunedì 31 dicembre 2018
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capri innovation
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Una Capri inedita, in cui si incontrano-scontrano due visioni del mondo, tra chi vede l’evoluzione umana espletarsi solo attraverso la crescita spirituale, attuata mediante l’arte e la ricerca condivisa dell’esperienza umana, e chi crede solo ed esclusivamente nel progresso scientifico e materiale dell’umanità, dove emerge chiaramente la forte sinergia tra di esse.
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joker91
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sabato 29 dicembre 2018
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capolavoro
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Film in costume di altissimo livello di poco inferiore al Giovane Favoloso(sempre di Martone),il cinema Italiano non è morto(purtroppo gli incassi dicono il contrario... il popolo Italiano ormai film di questo livello non li digerisce come un tempo,sono tutti ignoranti e imbesuiti dal cinema commerciale e dalle tv generaliste). Siamo nel 1914,l'Italia è appena entrata in guerra e una comune di nord-europei ha trovato in una tranquilla isola il luogo ideale per la propria ricerca di felicità. L'isola tuttavia ha abitanti con una identità fortissima che si incarna in una giovane ragazza chiamata Lucia. Il film narra di Lucia,la comune di Seybu e il giovane medico presente nel paese.
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Film in costume di altissimo livello di poco inferiore al Giovane Favoloso(sempre di Martone),il cinema Italiano non è morto(purtroppo gli incassi dicono il contrario... il popolo Italiano ormai film di questo livello non li digerisce come un tempo,sono tutti ignoranti e imbesuiti dal cinema commerciale e dalle tv generaliste). Siamo nel 1914,l'Italia è appena entrata in guerra e una comune di nord-europei ha trovato in una tranquilla isola il luogo ideale per la propria ricerca di felicità. L'isola tuttavia ha abitanti con una identità fortissima che si incarna in una giovane ragazza chiamata Lucia. Il film narra di Lucia,la comune di Seybu e il giovane medico presente nel paese. Capri revolution è una bella storia di cui si sentiva assolutamente bisogno,dimostra che il cinema Italiano non è ancora morto nonostante la difficile situazione in cui versa il nostro paese e il nostro cinema. Una pellicola che consiglia a tutti. Un piccolo capolavoro firmato da quel grande regista di nome-MARIO MARTONE
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