fedecola
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martedì 10 aprile 2018
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intelligente, divertente, commovente.
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Mi ha letteralmente rapito questo film. Parte che non capisci bene dove voglia andare a parre, ma quando poi i criminali bussano alla porta il film prende un'altra piega. Belle atmosfere, ottimi gli attori, musica coinvolgente, sceneggiatura non banale. Ho trascorso due ore spensierate. Bello!
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cardclau
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lunedì 9 aprile 2018
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troppo picaresco
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Francesco Prisco avrebbe avuto un idea carina, una buona trovata, di quelle però che ci farebbero ridere a denti stretti, un po' amaramente, e un po' rimpiangere i tedeschi (sempre da noi molto ammirati, ma poco amati, ben intesi), se non fosse caduto miseramente nel macchiettistico spinto, non essendo riuscito a penetrare la rilevanza della sua intuizione. Solo Rocco Papaleo merita un riconoscimento perché attore di merito, che non cade mai, ma rimane sopra le righe. Il film, come osserva giustamente la recensione di carlosantoni, è un susseguirsi di situazioni improbabili, nel complesso sfacciatamente scontate e molto poco divertenti. A cominciare dallo spessore umano del promesso sposo, che come ha fatto preoccupare noi, avrebbe dovuto seriamente preoccupare la futura consorte, e i futuri suoceri.
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Francesco Prisco avrebbe avuto un idea carina, una buona trovata, di quelle però che ci farebbero ridere a denti stretti, un po' amaramente, e un po' rimpiangere i tedeschi (sempre da noi molto ammirati, ma poco amati, ben intesi), se non fosse caduto miseramente nel macchiettistico spinto, non essendo riuscito a penetrare la rilevanza della sua intuizione. Solo Rocco Papaleo merita un riconoscimento perché attore di merito, che non cade mai, ma rimane sopra le righe. Il film, come osserva giustamente la recensione di carlosantoni, è un susseguirsi di situazioni improbabili, nel complesso sfacciatamente scontate e molto poco divertenti. A cominciare dallo spessore umano del promesso sposo, che come ha fatto preoccupare noi, avrebbe dovuto seriamente preoccupare la futura consorte, e i futuri suoceri. Certo, come rileva maurizio meres, si tocca un aspetto drammatico e reale del nostro paese, dove un galantuomo in certe zone può essere alla mercé della criminale disonestà, in un'assenza di uno stato che sia tale. Ma ci dimentichiamo che quando l'essere umano è offeso, vilipeso, può rispondere sociamente alla sua disperazione, impedendone la catastrofica distruttività, per il suo umorismo ed ironia. Come ci ha insegnato Freud. Quando nel 1938 gli fu permesso di lasciare Vienna per Londra, in cambio di uno scritto sulla bontà della Germania nazista, mise, nero su bianco: "la Gestapo la consiglio a chichessia".
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carlosantoni
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sabato 7 aprile 2018
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come m'invento un filmetto
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Si vola bassi, senza infamia e senza lode, con malinconia, a cominciare dal titolo inutilmente demenziale. È un film comico che fa ridere poco, ne parlano come di una tipica commedia all’italiana, ma non è vero: ne mancano ingredienti essenziali, come l’ironia cattiva, a volte sarcasmo, o il minimo accenno drammatico, che nella commedia all’italiana vera e propria fa spesso da contraltare alla risata liberatoria. Qui si vuol far ridere per forza, ma per forza non si ride. L’idea di fondo poteva essere interessante, ma le trovate collaterali spesso fanno pena. Qualche esempio: in quella famiglia, dove una figlia incinta a breve deve sposarsi, con immaginabili problemi economico, e dove entra in casa un solo stipendio che è lecito immaginarsi assai modesto (la mamma non lavora, fa opera di volontariato), i due tardoni vanno a comprarsi una villa da ricconi, che al netto dell’anticipo verrà pagata con un mutuo da 750 euro il mese: perché doversi immaginare un tale sproposito? La scena non poteva ruotare intorno (e all’interno) di un assai più modesto appartamento, magari di un terratetto da ristrutturare? Secondo esempio: la moglie rimane flesciata dal pugno che il marito assesta al loro futuro genero: che marito macho che mi ritrovo! E si arrapa come la protagonista di “Un pesce di nome Wanda” quando sente l’avvocato parlare in russo, perdendo il senso della ragione e inducendo il marito a una focosa sveltina in macchina a bordo strada… col genero imbavagliato e chiuso nel bagagliaio! Un po’ troppo per due ultracinquantenni, no? No, non è troppo affatto: sono così drammaticamente preoccupati per il ritrovarsi la megavilla occupata da una banda di camorristi, che l’hanno trasformata in deposito di droga, che… di mettono a ballare il rock and roll a volume altissimo: non come due ragazzi, come due scemi.
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Si vola bassi, senza infamia e senza lode, con malinconia, a cominciare dal titolo inutilmente demenziale. È un film comico che fa ridere poco, ne parlano come di una tipica commedia all’italiana, ma non è vero: ne mancano ingredienti essenziali, come l’ironia cattiva, a volte sarcasmo, o il minimo accenno drammatico, che nella commedia all’italiana vera e propria fa spesso da contraltare alla risata liberatoria. Qui si vuol far ridere per forza, ma per forza non si ride. L’idea di fondo poteva essere interessante, ma le trovate collaterali spesso fanno pena. Qualche esempio: in quella famiglia, dove una figlia incinta a breve deve sposarsi, con immaginabili problemi economico, e dove entra in casa un solo stipendio che è lecito immaginarsi assai modesto (la mamma non lavora, fa opera di volontariato), i due tardoni vanno a comprarsi una villa da ricconi, che al netto dell’anticipo verrà pagata con un mutuo da 750 euro il mese: perché doversi immaginare un tale sproposito? La scena non poteva ruotare intorno (e all’interno) di un assai più modesto appartamento, magari di un terratetto da ristrutturare? Secondo esempio: la moglie rimane flesciata dal pugno che il marito assesta al loro futuro genero: che marito macho che mi ritrovo! E si arrapa come la protagonista di “Un pesce di nome Wanda” quando sente l’avvocato parlare in russo, perdendo il senso della ragione e inducendo il marito a una focosa sveltina in macchina a bordo strada… col genero imbavagliato e chiuso nel bagagliaio! Un po’ troppo per due ultracinquantenni, no? No, non è troppo affatto: sono così drammaticamente preoccupati per il ritrovarsi la megavilla occupata da una banda di camorristi, che l’hanno trasformata in deposito di droga, che… di mettono a ballare il rock and roll a volume altissimo: non come due ragazzi, come due scemi. Ecco cosa, per me, rovina una sceneggiatura: il pretendere di piacere pur non essendo minimamente credibili nella storia che si racconta.Poi va da sé che ci sono anche momenti piacevoli, e soprattutto per merito di Rocco Papaleo, che, lui sì, appare credibile nel ruolo che ricopre. Molto meno la Morante, quasi sempre atteggiata, piena di smorfie, di sorrisetti innaturali.
Se avete tempo andatelo a vedere, se fa bel tempo andate a fare una scarpinata.
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maurizio.meres
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giovedì 5 aprile 2018
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buona sceneggiatura ma con un andamento lento
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Un film con una sceneggiatura semplice ma di una realtà che si vive tutti i giorni,è solo chi veramente chi vive questa esperienza può capire il pericolo di una delinquenza ramificata che può fare ciò che vuole,in una realtà che il bravissimo regista Francesco Prisco con una spiccata dote umoristica stile dark ci fa vivere nel film.
L'accúppatura una parola che nel Napoletano mette paura è che sicuramente tantissima gente non conosceva,i custodi della malavita,obbligati naturalmente,e controllati dalla delinquenza nel rispettare ciò che gli si dice.
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Un film con una sceneggiatura semplice ma di una realtà che si vive tutti i giorni,è solo chi veramente chi vive questa esperienza può capire il pericolo di una delinquenza ramificata che può fare ciò che vuole,in una realtà che il bravissimo regista Francesco Prisco con una spiccata dote umoristica stile dark ci fa vivere nel film.
L'accúppatura una parola che nel Napoletano mette paura è che sicuramente tantissima gente non conosceva,i custodi della malavita,obbligati naturalmente,e controllati dalla delinquenza nel rispettare ciò che gli si dice.
Due bravissimi attori,sia Papaleo che la Morante,riescono nel tenere su il film in quanto spesso si perde in pause,lunghe e noiose,la drammaticità degli eventi è sempre colorata da un gradevole senso di comicità.
Sicuramente il film poteva e doveva essere più convincente,dopo i precedenti più che positivi del regista,comunque si può vedere,un osservazione:in sala all'anteprima c'era gente che rideva come in un film comico e questo seppur commedia in alcune sequenze c'era poco da ridere.
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giovedì 5 aprile 2018
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programmazione film
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Ma a Verona quando possiamo vederlo qsto film?
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