felicity
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martedì 14 luglio 2020
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viaggio disperato nella melma più oscura
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Il film è un viaggio disperato nella melma più oscura del mondo contemporaneo in cui la devastazione personale si specchia nell’amoralità di massa.
Il protagonista Joe di Joaquin Phoenix, un uomo tormentato il cui lavoro consiste nel liberare bambine e adolescenti vittime di sfruttamento sessuale, è una vittima di molteplici stress post-traumatici.
Joaquin Phoenix – grasso, barbuto, bofonchiante – dona al personaggio una dolente animalità: parole a mezza bocca, un caracollare da zombie, la precisione e l’efficienza che improvvisamente si mostrano nell'attimo di colpire.
La regia mette in scena un vago desiderio di vendetta e di deviato senso di protezione; rappresenta l’osservazione orrorifica della realtà attraverso un senso perenne di allucinazione, di astrazione narrativa.
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Il film è un viaggio disperato nella melma più oscura del mondo contemporaneo in cui la devastazione personale si specchia nell’amoralità di massa.
Il protagonista Joe di Joaquin Phoenix, un uomo tormentato il cui lavoro consiste nel liberare bambine e adolescenti vittime di sfruttamento sessuale, è una vittima di molteplici stress post-traumatici.
Joaquin Phoenix – grasso, barbuto, bofonchiante – dona al personaggio una dolente animalità: parole a mezza bocca, un caracollare da zombie, la precisione e l’efficienza che improvvisamente si mostrano nell'attimo di colpire.
La regia mette in scena un vago desiderio di vendetta e di deviato senso di protezione; rappresenta l’osservazione orrorifica della realtà attraverso un senso perenne di allucinazione, di astrazione narrativa. La trama non garantisce coerenza né cerca empatia; il racconto dell’investigazione e lo svelamento della storia vengono manipolati, quasi omessi.
Il film è affascinante, nel suo nichilismo squarciato solo dall’ipotesi di futuro del finale, ma in più di un momento si accartoccia su se stesso.
A Beautiful Day è il tentativo coraggioso di un cinema capace di esprimersi in tempo reale, senza respiro, scena per scena.
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belliteam
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domenica 31 maggio 2020
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but not a beautiful film
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Un ex marine ex fbi, interpretato da un grande Joaquin Phoenix, vive un'esistenza sola, incentrata sull'accudire la madre, e fare lavori da sicario. Le vicende del film porteranno il nostro eroe silenzioso (a tratti ci ricorda uno di quegli eroi o antieroi della Marvel) ad un obiettivo di vendetta...e quindi lo vedremo impugnare un martello e iniziare una carneficina. Il film pero' mostra anche tanti difetti, a partire da un montaggio con qualche flashback di troppo, e anche una regia che ricorderemo incentrarsi un po' troppo sui silenzi (alla Celentano) e sguardi vuoti del protagonista. Pellicola non riuscitissima, tenuta a galla unicamente dal sempre bravo J.Phoenix
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marcloud
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sabato 23 maggio 2020
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un giorno stupendamente crudo
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Un veterano di guerra, mercenario in una New York oscura, riceve l'incarico di salvare la figlia di un politico locale, finita in un giro di prostituzione minorile. Un film dove è la notte a farla da padrone, dove i problemi psichici del protagonista si confondono con quelli della vittima da salvare. Una storia cruda.
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enzo
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lunedì 18 maggio 2020
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un mattone psicologico
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Una grande interpretazione di Joaquin Phoenix come sempre.....ma la pesantezza del film è molta, ovviamente non è un film per tutti ...se ci si vuole abbandonare all'angoscia questo potrebbe essere il film giusto.
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domenica 17 maggio 2020
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complimenti !
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Ottima recensione su un ottimo film. You were never really here ha anche, secondo me, una bellissima colonna sonora, elemento molto importante anche considerando la rarefazione dei dialoghi. Complimenti davvero. Gaetano Ricignolo
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ghisi grütter
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domenica 17 maggio 2020
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violenti violentati
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In questo periodo di chiusura delle sale cinematografiche cerco di vedere in televisione - tra i vari abbonamenti a reti private - alcuni film recenti che mi sono sfuggiti. In alcuni casi con le iniziative gratuite dette #iorestocasa, vengono proposti film di una certa qualità che di solito le TV generaliste non trattano.
Ho visto così un interessante film della regista scozzese Lynne Ramsay del 2017. Non sono molte le donne registe in generale e mi stupisce che alcune mostrino sempre immagini oltre che di dolore intenso, di grande violenza.
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In questo periodo di chiusura delle sale cinematografiche cerco di vedere in televisione - tra i vari abbonamenti a reti private - alcuni film recenti che mi sono sfuggiti. In alcuni casi con le iniziative gratuite dette #iorestocasa, vengono proposti film di una certa qualità che di solito le TV generaliste non trattano.
Ho visto così un interessante film della regista scozzese Lynne Ramsay del 2017. Non sono molte le donne registe in generale e mi stupisce che alcune mostrino sempre immagini oltre che di dolore intenso, di grande violenza. Mi riferisco in particolare a due bravissime e coetanee registe: la californiana Kathryn Ann Bigelow, che con il film “The Hurt Locker” ha vinto sei premi agli Oscar 2010 (di cui anche la regia per la prima volta a una donna), e appunto Lynne Ramsay che nasce come operatrice cinematografica, e ha quindi una approfondita conoscenza tecnica.
“A Beautiful Day” - il cui titolo originale è “You Were Never Really Here” - è un thriller psicologico ipervisivo basato sul racconto omonimo di Jonathan Ames del 2013. Joe (interpretato da Joaquin Phoenix) è un veterano di guerra che vive nella sua casa d’infanzia con la madre (Judith Roberts) di cui si prende amorevolmente cura. Rimasto traumatizzato da violenze del suo passato bellico di marine e di agente della FBI, e dagli abusi subiti - anche sua madre - da parte dell’irrefrenabile padre, ha spesso ricordi inquietanti misti a visioni desideranti il suicidio.
In una New York sempre in secondo piano, Joe fa il mercenario prestandosi a fare “lavoretti” al posto di molte persone che non hanno il coraggio di fare, un po' come Mr. Wolf in Pulp fiction. Attraverso l’amico mediatore viene contattato da Albert Votto, un Senatore dello Stato di New York, al quale hanno rapito la figlia, una giovane ragazzina che si trova ora in un bordello per ricchi clienti. Uccidendo vari guardiani Joe riesce a salvare Nina (Ekaterina Samsonov), ma poi gli viene portata via da agenti di polizia che lo perseguitano e fanno fuori l’amico mediatore. Inoltre, avendo scoperto il suo indirizzo di casa, uccidono perfino sua madre. Nella colluttazione Joe riesce a ferire mortalmente uno degli agenti il quale, prima di morire, gli rivela che il mandante è il Governatore Williams che gestisce l’attività di prostituzione e vuole Nina perché è la “sua preferita”.
Joe viene a sapere che il Senatore Votto è stato ucciso, quindi si sente ancora più responsabile della vita della ragazza e, dopo averseppellito sua madre in acqua, si mette alla ricerca di Nina nella casa di campagna del Governatore Williams. Lì scopre che Nina si èribellata tagliando la gola al Governatore con un rasoio. Più tardi, seduti in una tavola calda, Nina sveglia Joe, assorto in una sua fantasia suicida, dicendo "È una bellissima giornata", e se ne vanno insieme.
La regia di Lynne Ramsay non ci risparmia nessuna scena di violenza, né i colpi di martello (al posto della pistola) con cui Joe sfoga la sua rabbia omicida.Concentrato su primissimipiani spesso di dettagli, lo sviluppo narrativo è privo di punti di riferimento spazio-temporali e sembra quasi ostacolare il percorso voluto. Vedendo questo film mi sono chiesta comemai Joaquin Phoenix non abbia già vinto l’Oscar con questa interpretazione. A mio avviso il personaggio di Joe è molto simile nelle motivazioni a quello di “Joker” 2018: entrambi paranoici e insofferenti alle ingiustizie sociali, entrambi con storie infantili drammatiche, entrambi si prendono cura della propria madre. La figura del protagonista ricorda inoltre Travis, il disadattato reduce del Vietnam di “Taxi Driver” di Martin Scorsese del 1976 - specialmente nelle scene solitarie e deliranti - anche lui con il desiderio di salvare una minorenne dal mercato della prostituzione.
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elgatoloco
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mercoledì 13 maggio 2020
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interessante, fenomenistico
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A Beautfful Day-Ypu Were Never Really Here(2017, Lynne Ramsay, anche sceneggiatura dal lbiro di Jonathan Ames), dove il primo titolo(meglio la prima parte dello stesso)è tratto dalla fase finale pronunciata dal protagonista, frase assolutamente paradossale, visti i precedenti. Ex-soldato, con disturbo da stress post-traumatico, Joe è una sorta di killer, in parte anche involontariamente, che si trova a vivere un complesso di situazioni, in cui viene ingaggiato per proteggere.-liberare la figlia di un senatore, per uccidere vari personaggi complessivamente loschi, per compiere altre azioni, difensive e d'0attacco, in un quadro in cui viene continuamente minacciato, gli viene uccisa l'anziana madre, con cui ha ancora un rapposto para-"edipico", varie altre situazioni in parte immaginate in parte sognate, in parte invece decisamente"reali", La regista-autrice scozzese ha uno stile particolarissimo, che induce a leggere il film, osservandoo atentamente, sia badando alle singole sequenze, lasciando da parte plot e"trama", sia considerando la realtà come a un tempo"soggettiva"sia come "oggettiva"o meglio come sintesi di entrambe le dimensioni, ossia come quanto proviene dalle percezione sensoriale(che può essere anche individuale, ossia mossa da fattori indibiduali, neppure"soggettivi")e dalla loro rielaborazione sia da elementi certo presenti nella realtà oggettiva.
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A Beautfful Day-Ypu Were Never Really Here(2017, Lynne Ramsay, anche sceneggiatura dal lbiro di Jonathan Ames), dove il primo titolo(meglio la prima parte dello stesso)è tratto dalla fase finale pronunciata dal protagonista, frase assolutamente paradossale, visti i precedenti. Ex-soldato, con disturbo da stress post-traumatico, Joe è una sorta di killer, in parte anche involontariamente, che si trova a vivere un complesso di situazioni, in cui viene ingaggiato per proteggere.-liberare la figlia di un senatore, per uccidere vari personaggi complessivamente loschi, per compiere altre azioni, difensive e d'0attacco, in un quadro in cui viene continuamente minacciato, gli viene uccisa l'anziana madre, con cui ha ancora un rapposto para-"edipico", varie altre situazioni in parte immaginate in parte sognate, in parte invece decisamente"reali", La regista-autrice scozzese ha uno stile particolarissimo, che induce a leggere il film, osservandoo atentamente, sia badando alle singole sequenze, lasciando da parte plot e"trama", sia considerando la realtà come a un tempo"soggettiva"sia come "oggettiva"o meglio come sintesi di entrambe le dimensioni, ossia come quanto proviene dalle percezione sensoriale(che può essere anche individuale, ossia mossa da fattori indibiduali, neppure"soggettivi")e dalla loro rielaborazione sia da elementi certo presenti nella realtà oggettiva. un percorso"fenomenistico"che si può ricondurre all'approccio empiriocriticista di pensatori come Mach, Avenarius, Bogdanov, che al cinema ritnego sia stato esplorato da Peter Greeneway e in parte da Antonioni in"Blow-up"(1966)e in"Professione Reporter"(1975), senz'altro meno in "Zabriskie Point"(1969). In questo film"difficile"che merita di essere"percorso"con grande attenzione, valida anche la musica di Jonny Greenwood, , decisamente"alte"le interpretazione di Joaquim Phoenix, il protagonista, di Judith Roberts(the mother)e di Ekatherina Samsonov, la ragazza rapita come di altri/e, in un film che, comunque, è da intendersi come"film da camera", come opere paticolare, decisamente"d'essai", per usare un'espressione ormai obsoleta, certamente in totale controtendenza rispetto all'andazzo filmico attuale, che rincorre il facile successo e il botteghino. El Gato
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martedì 12 maggio 2020
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dite al regista che taxi driver é gis stato girato
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Il film non è male e Phoenix sfoggia una grande interpretazione, ma tutto, dalle musiche, alle inquadrature ai dialoghi ridotti all’osso fanno pensare a Taxi Driver.
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dandy
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martedì 12 febbraio 2019
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piacevole,ma non certo innovativo.
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Dal romanzo breve "You were never really here" di Jonathan Ames,un altro ritratto di antieroe tormentato dall'infanzia travagliata che deve confrontarsi con il marciume del mondo che lo circonda.Se Phoenix(premiato a Cannes)è perfetto e la regista sa indovinare la leggerezza per trattare un tema scabroso,il rischio di deja vu è alto,e i temi sono risaputi(il giustiziere solitario,l'innocenza violata,la politica marcia,la formazione di una nuova famiglia dalle tragedie personali).Inoltre,la durata esigua rende assai forzato l'accumulo di situazioni,e il continuo ricorso a brevissimi flashback e visioni non è d'aiuto.Ci sono la bella fotografia e la musica di Johnny Greenwood,e alcune scene notevoli(il confronto tra il protagonista e il sicario agonizzante,l'immersione nel lago).
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Dal romanzo breve "You were never really here" di Jonathan Ames,un altro ritratto di antieroe tormentato dall'infanzia travagliata che deve confrontarsi con il marciume del mondo che lo circonda.Se Phoenix(premiato a Cannes)è perfetto e la regista sa indovinare la leggerezza per trattare un tema scabroso,il rischio di deja vu è alto,e i temi sono risaputi(il giustiziere solitario,l'innocenza violata,la politica marcia,la formazione di una nuova famiglia dalle tragedie personali).Inoltre,la durata esigua rende assai forzato l'accumulo di situazioni,e il continuo ricorso a brevissimi flashback e visioni non è d'aiuto.Ci sono la bella fotografia e la musica di Johnny Greenwood,e alcune scene notevoli(il confronto tra il protagonista e il sicario agonizzante,l'immersione nel lago).Ad ogni modo,chiamare in causa "Taxi Driver" o "Leon" è fuori luogo,soprattutto quest'ultimo.Inspiegabile premio a Cannes anche per la sceneggiatura.
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ninopellino
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sabato 19 maggio 2018
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i meandri nascosti della psiche umana
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L'attore Joaquin Phoenix, dopo la riuscita pellicola "The irrational man" di Woody Allen, interpreta nuovamente un personaggio tormentato e psicologicamente sospeso tra frustazione, insoddisfazione esistenziale e desiderio di rendersi utile nella vita attraverso modi e soluzioni non propriamente pacifiste. Anzi, rispetto al personaggio di "The irrational man", l'attore in questione si cala nel ruolo di un uomo in cui il desiderio di violenza e di esorcizzare un passato che lo perseguita, si elevano ad un livello ancora più estremo e letale. Brava naturalmente la regista Lynne Ramsay nel saper dirigere, dietro la macchina da presa, i meandri nascosti della psiche umana del protagonista e di mostrarne visivamente la complessità del suo stato umano, scaturito da traumi infantili o da brutali esperienze vissute quando egli era arruolato nell'esercito.
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L'attore Joaquin Phoenix, dopo la riuscita pellicola "The irrational man" di Woody Allen, interpreta nuovamente un personaggio tormentato e psicologicamente sospeso tra frustazione, insoddisfazione esistenziale e desiderio di rendersi utile nella vita attraverso modi e soluzioni non propriamente pacifiste. Anzi, rispetto al personaggio di "The irrational man", l'attore in questione si cala nel ruolo di un uomo in cui il desiderio di violenza e di esorcizzare un passato che lo perseguita, si elevano ad un livello ancora più estremo e letale. Brava naturalmente la regista Lynne Ramsay nel saper dirigere, dietro la macchina da presa, i meandri nascosti della psiche umana del protagonista e di mostrarne visivamente la complessità del suo stato umano, scaturito da traumi infantili o da brutali esperienze vissute quando egli era arruolato nell'esercito. E così, Joe, il protagonista, sceglie, quale vocazione della sua vita, quella di essere un giustiziere a pagamento che combatte ogni forma di sopruso e di violenza ai danni di minori e di ragazzine sfruttate soprattutto nel mercato della prostituzione. Viene pertanto incaricato da un importante uomo politico di liberare la figlia, presa schiava da un brutto giro di delinquenti che intendono farla crescere per farla diventare una prostituta. Ma, nel corso della trama, Joe scoprirà un'agghiacciante verità sul padre della figlia che lo spingerà inevitabilmente ed inconsciamente a collegare la vicenda davvero anomala alle sue passate esperienze vissute quando egli era un bambino. A farne le spese del suo desiderio di vendetta saranno appunto gl sfruttatori e i corrotti che al suo cospetto se la vedranno davvero brutta. Film visionario e sicuramente poco commerciale per lo spettaotre medio e che merita un plauso per la bravura alla regia e per la costruzione du una trama ricca di sorprese, per non parlare, poi, di un finale che riserva una sorpresa.... immaginaria.
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