carloalberto
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venerdì 22 settembre 2017
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segnali dal passato per il cinema italiano
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Erano anni che non si vedeva un film italiano d’autore, che soddisfa contemporaneamente il gusto del pubblico e le esigenze della critica. Un film che diverte risvegliando neuroni cinefili ormai sopiti e provocando emozioni spontanee, che nascono dalla storia cui si assiste e alla quale a tratti si partecipa. I protagonisti sono quattro amici che passano la giornata seduti a un tavolino di un bar romano giocando a fare i duri, ma sono ancora ragazzi e anche un po’ infantili. Uno di loro (Andrea Carpenzano) ha la possibilità di guadagnare qualche soldo con un lavoro precario. Deve assistere un anziano poeta (Giuliano Montaldo) autosufficiente, ma alquanto svagato. L’incontro sarà un’occasione di riscatto da una vita superficiale e disperata, per tutti.
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Erano anni che non si vedeva un film italiano d’autore, che soddisfa contemporaneamente il gusto del pubblico e le esigenze della critica. Un film che diverte risvegliando neuroni cinefili ormai sopiti e provocando emozioni spontanee, che nascono dalla storia cui si assiste e alla quale a tratti si partecipa. I protagonisti sono quattro amici che passano la giornata seduti a un tavolino di un bar romano giocando a fare i duri, ma sono ancora ragazzi e anche un po’ infantili. Uno di loro (Andrea Carpenzano) ha la possibilità di guadagnare qualche soldo con un lavoro precario. Deve assistere un anziano poeta (Giuliano Montaldo) autosufficiente, ma alquanto svagato. L’incontro sarà un’occasione di riscatto da una vita superficiale e disperata, per tutti. I quattro giovani ricordano gli amici di Accattone che passano la giornata al bar di una assolata e desolata periferia romana di cinquant’anni prima. Nulla sembra essere cambiato. Anzi no, qualcosa è cambiato ed in peggio: la disperazione si è estesa ai quartieri piccolo borghesi trasformandosi in spaesatezza.
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sergio dal maso
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lunedì 11 settembre 2017
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tutto quello che vuoi
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“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore” Italo Calvino Le belle commedie hanno la peculiarità di essere leggere e al tempo stesso profonde. Strappano sorrisi e risate, ma con garbo e senza volgarità. Commuovono con delicatezza, con la naturalezza della vita vissuta. Tutto quello che vuoi è tutto questo. Un piccolo grande film che racconta una storia semplice, di quelle che accarezzano il cuore. Cosa hanno in comune Alessandro, un ventenne coatto e disadattato che passa le giornate tra la play-station e il cazzeggio al bar, e Giorgio Ghelarducci, un anziano poeta, elegante e gentile, affetto da Alzheimer? Cosa avranno mai da dirsi due generazioni tanto diverse e lontane? Apparentemente nulla.
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“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore” Italo Calvino Le belle commedie hanno la peculiarità di essere leggere e al tempo stesso profonde. Strappano sorrisi e risate, ma con garbo e senza volgarità. Commuovono con delicatezza, con la naturalezza della vita vissuta. Tutto quello che vuoi è tutto questo. Un piccolo grande film che racconta una storia semplice, di quelle che accarezzano il cuore. Cosa hanno in comune Alessandro, un ventenne coatto e disadattato che passa le giornate tra la play-station e il cazzeggio al bar, e Giorgio Ghelarducci, un anziano poeta, elegante e gentile, affetto da Alzheimer? Cosa avranno mai da dirsi due generazioni tanto diverse e lontane? Apparentemente nulla. Anzi, non si sarebbero mai incontrati se Alessandro non fosse stato costretto ad aiutare Giorgio accompagnandolo nelle sue passeggiate pomeridiane. Eppure a volte ciò che sembra inconciliabile nasconde sorprese e potenzialità inespresse. E quello che poteva essere uno scontro generazione si rivela un incontro, un percorso di crescita e di maturazione. Dopo l’iniziale diffidenza, pian piano Alessandro si avvicina a Giorgio scoprendo la bellezza della poesia e vicende storiche che prima ignorava. Tra le passeggiate al parco, i vuoti di memoria e i confusi ricordi che affiorano nella mente di Giorgio nascerà tra i due un reciproco sentimento di affetto. La complicità nella condivisione di spassosi momenti ludici e la scoperta di misteriosi segreti bellici faranno virare la storia verso un road movie in cui Giorgio, Alessandro e i suoi scapestrati amici andranno alla ricerca, inconsapevolmente, di se stessi e della propria strada. Metaforicamente il testimone della memoria che Giorgio sta progressivamente perdendo viene passato ad Alessandro, che potrà così affrontare il futuro con una nuova coscienza rivitalizzata dagli insegnamenti dell’amico poeta. Un passaggio generazionale tra nonni e nipoti significativo, oggi quanto mai necessario. Dopo i riusciti Scialla! e Noi 4 il regista-sceneggiatore Francesco Bruni fa centro anche con questo splendido terzo film, confermando la sua spiccata capacità di raccontare il difficile rapporto tra adolescenti e adulti. Ci teneva molto, anche perché la storia del film è in buona parte autobiografica: il padre era malato di Alzheimer ed è mancato da poco. Gli episodi sulla guerra prendono spunto dai racconti del genitore quando non era più lucido. Se l’eccellente scrittura di Bruni non fa notizia – è uno dei migliori sceneggiatori italiani, autore della maggior parte dei capolavori di Virzì – colpisce la delicatezza con cui viene trattata la malattia e il senso della misura nelle relazioni tra i personaggi, senza eccessi di sentimentalismo o di retorica. Alcune trovate sono davvero azzeccate, come le pareti della stanza incise di pensieri e ricordi, o la partita alla play station pensando fosse il Grande Torino. Tutto il cast ha dato un’ottima prova, pur senza nomi altisonanti e con molti ragazzi esordienti. Ulteriore conferma della bravura di Bruni nel dirigere in modo impeccabile un gruppo giovane e inesperto. Alessandro Carpenzano, nella parte di Andrea, è davvero bravissimo, in alcuni momenti per spontaneità e movenze ricorda gli esordi di Valerio Mastandrea. Riesce a trovare con Giuliano Montaldo un’alchimia speciale che tiene assieme in perfetto equilibrio saggezza e ignoranza, signorilità e sbruffoneria. La straordinaria interpretazione del poeta Giorgio Ghelarducci da parte di Giuliano Montaldo merita una nota a parte. Alla veneranda età di 87 anni, il regista genovese, uno dei maestri assoluti del cinema italiano – basti citare le regie di Sacco e Vanzetti o Giordano Bruno – ha accettato l’invito dell’amico Bruni dando vita a un personaggio memorabile, sincero e commovente nella sua profonda leggerezza. Quella leggerezza che faceva dire a Calvino: “così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi”.
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mercoledì 30 agosto 2017
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bellissimo
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una sorpresa!!!attori bravissimi
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marionitti
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lunedì 28 agosto 2017
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non ci vuole molto per farte un buon film
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Alessandro, 22 anni, vive a Trastevere, dove cerca di far passare il tempo insieme a tre amici che, come lui, sono senza arte né parte. Dopo che i carabinieri l'hanno fermato per una piccola rissa il padre gli trova un lavoro: accompagnare nelle passeggiate un vecchio, Giorgio, con un morbo di Alzheimer in fase iniziale. L’anziano e distinto signore è stato un poeta conosciuto e stimato, ma ora vive isolato e dimenticato, passando continuamente dalla realtà e dal presente all'oblio e al passato. Tra il borgataro romano incolto e il dotto gentiluomo sembra impossibile ogni comunicazione, ma non è così. I due universi trovano un modo per convivere e ne nasce un rapporto che arricchirà entrambi.
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Alessandro, 22 anni, vive a Trastevere, dove cerca di far passare il tempo insieme a tre amici che, come lui, sono senza arte né parte. Dopo che i carabinieri l'hanno fermato per una piccola rissa il padre gli trova un lavoro: accompagnare nelle passeggiate un vecchio, Giorgio, con un morbo di Alzheimer in fase iniziale. L’anziano e distinto signore è stato un poeta conosciuto e stimato, ma ora vive isolato e dimenticato, passando continuamente dalla realtà e dal presente all'oblio e al passato. Tra il borgataro romano incolto e il dotto gentiluomo sembra impossibile ogni comunicazione, ma non è così. I due universi trovano un modo per convivere e ne nasce un rapporto che arricchirà entrambi. Il regista gioca molto bene le sue carte, restando in equilibrio tra momenti divertenti e altri in cui trovano spazio riflessioni ed emozioni. I due protagonisti sono bravi e tutto il cast li accompagna in modo efficace. Una commedia italiana sopra la media che regala quasi due ore di divertimento senza rinunciare al garbo e al buongusto. Non è poco. A riprova che la materia prima per un buon film è l'intelligenza.
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tmpsvita
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venerdì 18 agosto 2017
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un percorso introspettivo emozionante
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Era da un po' che non vedevo una pellicola italiana sarà perché non sono un amante del cinema nostrano, comunque sono davvero contento di averlo visto.
Siccome è stato accolto da numerosi commenti positivi del pubblico e recensito da critici entusiasti, le mie aspettative erano alte ma non troppo perché già dal trailer avevo capito dove il film voleva andare a parare.
Inizia subito con una regia goffa e poco chiara, inizio non molto convincente, ma con il passare del tempo si riprende e riesce pure a offrire delle inquadrature molto belle: visivamente ed emotivamente potenti.
La sceneggiatura è davvero ottima soprattutto perché risulta molto vera e riesce a rappresentare una parte della generazione di oggi in maniera abbastanza veritiera.
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Era da un po' che non vedevo una pellicola italiana sarà perché non sono un amante del cinema nostrano, comunque sono davvero contento di averlo visto.
Siccome è stato accolto da numerosi commenti positivi del pubblico e recensito da critici entusiasti, le mie aspettative erano alte ma non troppo perché già dal trailer avevo capito dove il film voleva andare a parare.
Inizia subito con una regia goffa e poco chiara, inizio non molto convincente, ma con il passare del tempo si riprende e riesce pure a offrire delle inquadrature molto belle: visivamente ed emotivamente potenti.
La sceneggiatura è davvero ottima soprattutto perché risulta molto vera e riesce a rappresentare una parte della generazione di oggi in maniera abbastanza veritiera.
Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui il film confronta che il film fa tra una generazione, rappresentata dal vecchio poeta, e l'altra, rappresentata dai ragazzi, ovvero attraverso un oggetto che fa da metafora.
Ottima l'interpretazione di Giuliano Montaldo e molto sorprendente quella del giovane Andrea Carpenzano che dimostra di essere un attore molto promettente.
Una svolta finale che hanno scelto di intraprendere per questo film (senza spoiler) l'ho trovata troppo forzata anche se, comunque, accettabile.
In generale questo film si può definire un percorso introspettivo tra ricordi dolorosi, mancanze affettive e perle di saggezza, che riesce a divertire, commuovere ed emozionare anche se con qualche piccolo difetto.
VOTO: 7,5/10
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jlkbest72
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lunedì 31 luglio 2017
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divertente, leggero e drammatico
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Ritengo sia un film da vedere.
Il film mischia sapientemente una grezza ignoranza ed una comunicazione coatta coorredata di violenza (fisica e verbale) tipica del sobborgo urbano contrapposta ad una cultura raffinata (specie nel linguaggio) e dai modi d'altro tempo.
Piacevole l'incontro tra questi due stili avvicinati dalla malattia che rende più accessibile tra equivoci ed incomprensioni le caratteristiche aristocratiche del poeta.
Scritto bene con sprazzi di poesia (pochi)
Divertente ed amaro
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vipera gentile
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lunedì 26 giugno 2017
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per sorridere
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Un film con un intrinseco valore morale; per niente noioso, anzi ci si ritrova a sorridere e a ridere spesso e volentieri. Racconta la vita di un ragazzo romano spiantato che accetta dietro un compenso di accompagnare un signore anziano nelle sue passeggiate pomeridiane. Tra i due nasce un sano rapporto d’amicizia e d’affetto che cresce con il tempo. La personalità ricca di valori e di sentimenti dell’uomo influenza il suo giovane accompagnatore e i suoi amici che riusciranno a imbroccare finalmente la retta via.
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fabiofeli
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mercoledì 14 giugno 2017
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-di che si occupa? - praticamente di niente
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Alessandro (Andrea Capenzano), un ventenne romano, staziona in un bar vicino casa assieme ad un gruppo di coetanei sfaccendati. Ha concluso le scuole superiori ma non ha intenzione né di fare l’Università né di lavorare; ha una storia con la giovane madre di uno dei suoi amici e resta nel suo limbo finché suo padre lo mette alle strette: o lavora o lo butta fuori di casa. Il padre è un uomo sui 50, restato vedovo quando Alessandro aveva due anni; ha per compagna una donna arrivata dall’est europeo, con la quale Alessandro non lega. L’aut aut del padre di Alessandro è: o lavori con me o fai “il ragazzo di compagnia” di un anziano signore, un certo Giorgio (Giuliano Montaldo), malato di Alzheimer.
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Alessandro (Andrea Capenzano), un ventenne romano, staziona in un bar vicino casa assieme ad un gruppo di coetanei sfaccendati. Ha concluso le scuole superiori ma non ha intenzione né di fare l’Università né di lavorare; ha una storia con la giovane madre di uno dei suoi amici e resta nel suo limbo finché suo padre lo mette alle strette: o lavora o lo butta fuori di casa. Il padre è un uomo sui 50, restato vedovo quando Alessandro aveva due anni; ha per compagna una donna arrivata dall’est europeo, con la quale Alessandro non lega. L’aut aut del padre di Alessandro è: o lavori con me o fai “il ragazzo di compagnia” di un anziano signore, un certo Giorgio (Giuliano Montaldo), malato di Alzheimer. Alessandro opta per l’accompagno di Giorgio, per evitare il lavoro col padre. Si presenta nella casa di Giorgio nel quartiere Monteverde, dove lo accoglie la figlia dell’anziano; costei gli spiega che il suo compito è semplice: Giorgio non deve fumare e deve essere accompagnato in una passeggiata salutare; le altre incombenze dell’assistenza in casa le sbriga una esperta collaboratrice familiare. Le altre informazioni importanti sono: Giorgio è un poeta poco noto ma importante, a suo tempo amico di Pertini che lo voleva Senatore a vita. Ora non scrive più ed ha riempito la stanza, che adoperava per scrivere, di frasi apparentemente scollegate: una lunga serie di ricordi, scritti sul muro con un tagliacarte. Alla prima cortese domanda di Giorgio “Di cosa si occupa lei?”, Alessandro risponde con uno sconfortante ”Al momento di niente …”. Alessandro non immagina quanto sarà significativo l’impatto sulla sua vita provocato da quel “nonno” che assiste …
Il regista Francesco Bruni sceglie per i ruoli principali della pellicola due persone che in qualche modo assomigliano ai personaggi: Capenzano, prima del film, non sembrava avere interessi particolari, mentre Montaldo è un regista cinematografico famoso, con uno stuolo di opere a forte impegno sociale, tra le quali i “poetici” Sacco e Vanzetti (1970) con gli straordinari Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla e di Giordano Bruno (1973) ancora con Volonté e Charlotte Rampling. Montaldo dimostra che stare dietro alla cinepresa in fondo è una recitazione per interposta persona; interpreta il personaggio di Giorgio con passione e bravura, un uomo anziano che ha ancora tanto da trasmettere ai giovani e lo vuole fare: sia per insegnare non solo sentimenti profondi come la differenza tra compagna scelta per la vita amore (poetico e vero?), e tra l’educazione e il rispetto sincero e l’affettazione; ma anche “piccole cose” come il tifare per sempre per il Grande Torino o la passione per il poker, imparato da adolescente da tre soldati americani impegnati sulla linea gotica nel 1944, ed il “tesoro” avuto in regalo da questi ultimi, un oggetto essenziale per sopravvivere sulle nevi del Corno Grande. Anche i personaggi di contorno – i giovani del gruppo al bar – sono credibili, con il loro “slang romano” e la loro aggressività da piccoli coatti. Anche questi ultimi sono contagiati nel film dall’influenza benefica di Giorgio/Montaldo. Può essere visto come un punto debole della storia, se non si riflette sul fatto che in effetti si tratta di una edificante fiaba ottimista, da accostare idealmente alla bella favola “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Mainetti. Anche per questo si consiglia la visione del film che suscita spesso la risata con i suoi equivoci.
Valutazione ****
FabioFeli
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francescacorallo
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mercoledì 7 giugno 2017
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a scuola di poesia
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Storia dello strano incontro tra un giovane di oggi... scuole non concluse, disoccupato, in crisi di valori ed in rotta con un padre di cui si rifiuta tutto, dal lavoro alla nuova donna che ha il torto di aver sostituito una madre troppo poco conosciuta, con un anziano dai modi signorili, un antico poeta che del suo passato, delle sue amicizie gloriose, del suo successo, ha conservato solo scintille di ricordi... Una compagna di classe novella Beatrice ed un tesoro nascosto tra i monti... Aiutato dalla sua candida smemoratezza, tollera gentilmente il giovinastro e la sua allegra combriccola che scambia per i soldati americani che lo salvarono bambino... Il tesoro sarà dissepolto, ma a sorpresa rappresenterà qualcosa di più prezioso del previsto.
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Storia dello strano incontro tra un giovane di oggi... scuole non concluse, disoccupato, in crisi di valori ed in rotta con un padre di cui si rifiuta tutto, dal lavoro alla nuova donna che ha il torto di aver sostituito una madre troppo poco conosciuta, con un anziano dai modi signorili, un antico poeta che del suo passato, delle sue amicizie gloriose, del suo successo, ha conservato solo scintille di ricordi... Una compagna di classe novella Beatrice ed un tesoro nascosto tra i monti... Aiutato dalla sua candida smemoratezza, tollera gentilmente il giovinastro e la sua allegra combriccola che scambia per i soldati americani che lo salvarono bambino... Il tesoro sarà dissepolto, ma a sorpresa rappresenterà qualcosa di più prezioso del previsto... Solide radici per camminare a testa alta per le strade del mondo, riconciliati con i propri fantasmi e pronti ad entrare nel mondo degli adulti... Grazie alla mediazione di un "nonno" che ci ha insegnato ad amare...
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vincenzovalorani
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giovedì 1 giugno 2017
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l’arte del fare cinema
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Film che non sarei andato a vedere (ipotizzando fosse scontato, noioso), ma che a me è piaciuto moltissimo.
Leggero, con flash ironici ben cadenzati che non fanno sentire la lentezza delle sequenze allo spettatore, bravi attori, delicato, un filo rosso d’amore che aleggia in tutto il film.
Semplicità in controtendenza, se confrontiamo i valori descritti nel film con il mondo spesso vuoto di oggi (v. ad es. gli amici virtuali - fantomatici - di internet). Prima di internet, il vuoto dello spirito critico era costituito dalle ideologie di Destra e di Sinistra (trionfanti fino all'abbattimento del Muro di Berlino).
Una Commedia all’italiana girata con garbo, attenta al sociale, rivisitata in chiave psicologica.
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Film che non sarei andato a vedere (ipotizzando fosse scontato, noioso), ma che a me è piaciuto moltissimo.
Leggero, con flash ironici ben cadenzati che non fanno sentire la lentezza delle sequenze allo spettatore, bravi attori, delicato, un filo rosso d’amore che aleggia in tutto il film.
Semplicità in controtendenza, se confrontiamo i valori descritti nel film con il mondo spesso vuoto di oggi (v. ad es. gli amici virtuali - fantomatici - di internet). Prima di internet, il vuoto dello spirito critico era costituito dalle ideologie di Destra e di Sinistra (trionfanti fino all'abbattimento del Muro di Berlino).
Una Commedia all’italiana girata con garbo, attenta al sociale, rivisitata in chiave psicologica.
Era prevedibile che i ragazzi si comportassero da furfantelli, ma poiché questo timore è stato in molte occasioni disatteso, la trama pur lineare è ravvivata dal colore dell'imprevedibilità.
Forse un caso unico nella Storia del cinema, i graffiti “domestici” nello studio del poeta.
Vincenzo Valorani
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