samanta
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domenica 29 ottobre 2017
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i traumi dell'infanzia
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L'umo di neve è un film tratto dal romanzo di Jo Nesbo di produzione in prevalenza inglese con la regia dello svedese Tomas Alfredson (regista de La Talpa tratto del romanzo di Le Carré e con un bravo Gary Oldman che inerpreta Smiley) che in origine aveva come regista Martin Scorsese che poi ha rinunciato e si è ritagliato il posto di uno dei produttori.
La trama: il protagonista è Harry Hole (Michael Fassbender) un poliziotto alcolizzato con una vita personale travagliata ancora legato all'ex compagna Rachel (Charlotte Gainsbourg) che adesso ha sposato un medico e al figlio adolescente che Rachel ha avuto in un precedente matrimonio. Il film è ambientato a Oslo e città vicine (Bergen) e quando nevica ormai da molti anni ha operato e adesso opera di nuovo un serial Killer che mutila le vittime (taglia la testa) e lascia come traccia un pupazzo di neve con due rametti che rappresentano delle braccia aperte.
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L'umo di neve è un film tratto dal romanzo di Jo Nesbo di produzione in prevalenza inglese con la regia dello svedese Tomas Alfredson (regista de La Talpa tratto del romanzo di Le Carré e con un bravo Gary Oldman che inerpreta Smiley) che in origine aveva come regista Martin Scorsese che poi ha rinunciato e si è ritagliato il posto di uno dei produttori.
La trama: il protagonista è Harry Hole (Michael Fassbender) un poliziotto alcolizzato con una vita personale travagliata ancora legato all'ex compagna Rachel (Charlotte Gainsbourg) che adesso ha sposato un medico e al figlio adolescente che Rachel ha avuto in un precedente matrimonio. Il film è ambientato a Oslo e città vicine (Bergen) e quando nevica ormai da molti anni ha operato e adesso opera di nuovo un serial Killer che mutila le vittime (taglia la testa) e lascia come traccia un pupazzo di neve con due rametti che rappresentano delle braccia aperte. Harry che ha avuto un messaggio anonimo di avvertimento dall'assassino viene incaricato di svolgere indagini adiuvato da un gruppo di poliziotti tra cui Katryn Bratt (Rebecca Ferguson) coinvolta personalmente perché nasconde che suo padre fu una vittima del Killer. Attraverso varie vicissitudini si arriverà al finale che ovviamente prevede un colpevole imprevedibile e il vero colpevole (lo si era capito fin dal prologo iniziale) sarà l'infanzia tragica vissuta dal serial Killer.
Il film che vanta un cast di tutto riguardo in prevalenza inglese e americano tra cui tra cui spiccano J.K. Simmons e Toby Jones, ha una andatura incerta infatti parte con notevoli difficoltà e confusione come se il regista non sapesse quale strada percorrere per poi procedere con sufficiente disinvoltura, però è lento, si porebbero tagliare 10 miniti buoni, che per un Thriller è un difetto, anche se si riscatta con un finale avvincente e colpo di scena finale con la scoperta del vero colpevole.
La fotografia è buona e l'ambientazione, anche se triste (come d'altra parte lo è la vicenda narrata) è inconsueta: una Oslo coperta di neve. Per quanto riguarda gli interpreti Michael Fassbender non è certemente un mostro di espressività anche si in questo film si sforza di cambiare ogni tanto l'espressione, bravi gli altri interpreti tra cui spiccano Charlotte Gainsbourg e Rebecca Ferguson una giovane attrice svedese che interpreta con autorità la collega di Harry che farà una tragica fine.
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jack38
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venerdì 13 ottobre 2017
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godibile ma con molti buchi
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Mi sento di essere abbastanza d'accordo con l'autore della recensione anche se non sarei del tutto negativo. La sensazione alla fine della visione è che possa andare bene per una puntata di una fiction poliziesca ma non tanto da farne un film. Innanzitutto il film tarda a carburare, dopo 20 minuti verrebbe voglia di uscire dalla sala perchè non è ben chiaro cosa accada. Poi prosegue in modo piatto senza acuti nè punti bassi. Ci sono elementi nel film apparentemente rilevanti ma che risultano superflui (i pupazzi di neve) mentre l'unica interpretazione un po' originale è quella della Ferguson, che appare insicura, timida e che si rivelerà troppo ingenua al limite dell'inverosimile. Così come inverosimile è la scena finale dove viene svelato il killer (ampiamente prevedibile per eliminazione dei pochi personaggi possibilmente colpevoli) che rasenta il ridicolo per motivi che solo chi vedrà il film può chiaramente "scoprire".
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Mi sento di essere abbastanza d'accordo con l'autore della recensione anche se non sarei del tutto negativo. La sensazione alla fine della visione è che possa andare bene per una puntata di una fiction poliziesca ma non tanto da farne un film. Innanzitutto il film tarda a carburare, dopo 20 minuti verrebbe voglia di uscire dalla sala perchè non è ben chiaro cosa accada. Poi prosegue in modo piatto senza acuti nè punti bassi. Ci sono elementi nel film apparentemente rilevanti ma che risultano superflui (i pupazzi di neve) mentre l'unica interpretazione un po' originale è quella della Ferguson, che appare insicura, timida e che si rivelerà troppo ingenua al limite dell'inverosimile. Così come inverosimile è la scena finale dove viene svelato il killer (ampiamente prevedibile per eliminazione dei pochi personaggi possibilmente colpevoli) che rasenta il ridicolo per motivi che solo chi vedrà il film può chiaramente "scoprire". In definitiva per me è un 6,5 senza infamia nè lode. Interessanti i (pochi) scorci di Oslo e i vaghi riferimenti ai "pochi omicidi" della città, timidi tentativi di pubblicizzazione di una città che meriterebbe un ruolo più centrale nelle riprese che non siano soltanto ponti e campi pieni di neve.
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roberteroica
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sabato 21 ottobre 2017
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non buttate neve sopra il sangue
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Prodotto da Martin Scorsese e diretto dal lanciatissimo Tomas Alfredson (che aveva adattato Le Carrè con La talpa) arriva nelle sale la trasposizione del best seller del norvegese Jo Nesbo, con protagonista Michael Fassbender. Oslo. Un serial killer, a seguito di una traumatica scena primaria vissuta nel periodo infantile, uccide una serie di donne facendole a pezzi e, visto che agisce in concomitanza con le nevicate, realizza in loco un minaccioso pupazzo di neve, con gli occhietti costituiti da chicchi di caffè (!). Sulle sue tracce un poliziotto alcolizzato, che vive separato dalla moglie e la figlia di un investigatore di Bergen, trovato cadavere a seguito di un suicidio diversi anni prima.
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Prodotto da Martin Scorsese e diretto dal lanciatissimo Tomas Alfredson (che aveva adattato Le Carrè con La talpa) arriva nelle sale la trasposizione del best seller del norvegese Jo Nesbo, con protagonista Michael Fassbender. Oslo. Un serial killer, a seguito di una traumatica scena primaria vissuta nel periodo infantile, uccide una serie di donne facendole a pezzi e, visto che agisce in concomitanza con le nevicate, realizza in loco un minaccioso pupazzo di neve, con gli occhietti costituiti da chicchi di caffè (!). Sulle sue tracce un poliziotto alcolizzato, che vive separato dalla moglie e la figlia di un investigatore di Bergen, trovato cadavere a seguito di un suicidio diversi anni prima. La soluzione è meno sorprendente di quanto non si creda. Le differenze tra libro e film sono tante e non sempre di poco conto (il prologo, il confronto finale con l’assassino, l’omicidio di Clohe Sevigny) e per certi versi sono decisioni produttive legate ad una oggettiva difficoltà di rendere appieno sullo schermo la complessità del testo di partenza (il sangue nella stalla è nel libro elemento di decrittazione del mistero, nel film non viene neppure affrontato) annullando in questo modo, ed è il difetto più vistoso, qualsiasi idea di suspense, presenta a piene mani invece in Nesbo. E se Fassbender dà l’impressione di perdere la bussola laddove manchi un progetto cinematografico forte (Shame, Bastardi senza gloria) a stupire in negativo è tutta la parte legata a Bergen, letteralmente stravolta e buttata via, nelle mani di un personaggio di incredibile rozzezza affidato ad un bolso Val Kilmer. In generale un ritmo lasco che sfilaccia la compattezza che ogni thriller dovrebbe possedere. Un film che si scioglie come neve al sole, come i pupazzi dopo ogni delitto. Come il ricordo di questa visione tra un paio di giorni.
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flyanto
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martedì 17 ottobre 2017
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pupazzi di neve annunciatori di morte
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Tratto dall' omonimo romanzo dello scrittore norvegese Joe Nesbo, "L'Uomo di Neve" è un thriller piuttosto crudo che racconta di un bravo poliziotto (Michael Fassbender), ex-alcolista, che deve investigare su alcuni casi irrisolti che riguardano la scomparsa ed il susseguente ritrovamento dei cadaveri di alcune donne fatte a pezzi. Il denominatore comune a questi atroci delitti è costituito dal fatto che l'assassino prima di compiere le sue stragi, prepara un pupazzo di neve come preannuncio. Il suddetto poliziotto, con anche l'aiuto di una giovane e valente poliziotta al suo fianco, riuscirà alla fine a scoprire terribili verità ed ovviamente anche il colpevole.
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Tratto dall' omonimo romanzo dello scrittore norvegese Joe Nesbo, "L'Uomo di Neve" è un thriller piuttosto crudo che racconta di un bravo poliziotto (Michael Fassbender), ex-alcolista, che deve investigare su alcuni casi irrisolti che riguardano la scomparsa ed il susseguente ritrovamento dei cadaveri di alcune donne fatte a pezzi. Il denominatore comune a questi atroci delitti è costituito dal fatto che l'assassino prima di compiere le sue stragi, prepara un pupazzo di neve come preannuncio. Il suddetto poliziotto, con anche l'aiuto di una giovane e valente poliziotta al suo fianco, riuscirà alla fine a scoprire terribili verità ed ovviamente anche il colpevole.
Un giallo di grande successo l'opera di Nesbo che viene ora proposta in versione cinematografica dal regista Tomas Alfredson in maniera piuttosto lineare, chiara (fin troppo presto infatti è già individuabile il colpevole) ed un poco cruenta ma fortunatamente non orrifica. Il successo della pellicola viene garantito sicuramente, oltre che dalla fama del libro che l' ha preceduta, dalla trama avvincente ed in particolar modo dalla presenza dell'attore Michael Fassbender, nel ruolo del valente poliziotto, che ben interpreta questo suo nuovo ruolo. Inoltre, la fotografia e le svariate scene dei paesaggi gelidi ed innevati risultano assai suggestive al fine dell'efficacia del film.
Insomma, contenente tutti gli ingredienti necessari ad un thriller, "L'Uomo di Neve" è del tutto consigliabile.
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loland10
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venerdì 27 ottobre 2017
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fredda suspense
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“L’uomo di neve” (The Snowman , 2017) è il quinto lungometraggio del regista svedese Tomas Alfredson.
In una Oslo che conosce bene il bianco candore di una neve quasi perenne si mescola il sangue di un assassino che uccide solo quando cade la pioggia infreddolita tra una notte vuota e un paesaggio pieno di buio. Ecco che la città e la sua provincia più o meno lontana si tinge di una riga rossa o forse di un tagliente filo di rasoio mentre attorno assiste muto il pupazzo con due piccoli 'ceppetti' conficcati.
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“L’uomo di neve” (The Snowman , 2017) è il quinto lungometraggio del regista svedese Tomas Alfredson.
In una Oslo che conosce bene il bianco candore di una neve quasi perenne si mescola il sangue di un assassino che uccide solo quando cade la pioggia infreddolita tra una notte vuota e un paesaggio pieno di buio. Ecco che la città e la sua provincia più o meno lontana si tinge di una riga rossa o forse di un tagliente filo di rasoio mentre attorno assiste muto il pupazzo con due piccoli 'ceppetti' conficcati. È l'uomo di neve che, spento e freddo, osserva il suo gioco mortale.
Film strano nell'impostazione e nel seguire il corso delle uccisioni dove la neve e il suo candore fanno da contraltare ad alcol e sangue. Harry Hole (Michael Fassbender) è il detective che si occupa di investigare: personaggio sui generis, sbattuto, irrispettoso, ama il whisky, poco incline alla mediazione e con una famiglia divisa. Dimentica gli appuntamenti e anche la partita del figlio. Un poliziotto che vale poco. E’ lui che va sempre dietro a tutto e che riesce a seguire il gioco ‘macabro’ con un biglietto di avviso.
Un film altalenante e non propriamente teso negli schemi e nei dubbi narrativo per un thriller. Si inizia bene ( tra l'altro con volti non ravvicinati e poi di grida represse per un figlio che vede la morte di fronte), si percorre a zig zag il segnale dell'omicidio e poi il finale un po' decantato è quasi ovvio. Viene in mente un salvataggio della famiglia o di quello che resta in ‘Target’ (1985) di Arthur Penn con il duo Gene Hackman-Matt Dillon.
Uniforme e senza spasmi, una pellicola di genere medio dove il colpevole (o la...si potrebbe dire) è già in allarme nel nostro pensare già a metà storia. Immagini di troppo qualche dettaglio superfluo e il gioco è fatto.
Omaggiare il grande giallo o thriller in alcuni frangenti non è semplice se la sceneggiatura 'scivola' su alcune incongruenze narrative, tipo assecondare il prima e il dopo come se fossero invertiti o addirittura su due piani uniformi in ambienti diversi.
Mostrare la mano. Perché mai? Chi sa ...come vengono in mente certi frangenti facendo assecondare lo spettatore ad un percorso semplice e addomesticabile. Alcuni grandi (registi) si sono mostrati inavvertitamente senza dare segnali e nascondendo tutto. Il regista aveva assecondato tale regola (in modo efficace e preciso) ne "La talpa". (dal romanzo di John le Carré) dove il complicato e la sua linearità, il nascondimento e i volti davano il gusto di altro che immagini ma non vedi mai. Il cinema è anche questo. Mostrare il giusto e anche molto meno.
Odore di neve e puzza di morte. Il film riempie solo con lo sguardo del pupazzo di neve che incute timore oltre quello che si vede. Vale (quasi) il biglietto alcune inquadrature fermo-immagini con le bacchette di legno e con gli del 'mostro' ghiacciato che si nasconde dietro. E il dietro è già un film con l'assassino nei pressi ma invisibile. Quando il film entra in qualche immagine di troppo diventa banale nonostante lo scorrere che vuole tenerci in tensione.
Dietrofront per il cineasta svedese. E nonostante siamo in terra amica la pellicola non si dipana con vera suspense e soprattutto con angoscia. E il dietrofront del regista (di altro rango) Martin Scorsese ha già il sapore di una (mezza) sconfitta per il film prima dell'uscita nelle sale. Poco clamore, pochi consensi, poco sapore di attesa nonostante la presenza dell'attore Michael Fassbender e il libro dello scrittore nordico.
Ironia fredda e mascherata sotto il cruccio di un pupazzo che si materializza in ogni punto dove la vittima sacrificale aspetto il suo aguzzino.
Notte e giorno, buio e luce ma soprattutto ombre in un film che non trasuda ansia di risposta finale. Sembra già tutto detto (e scritto): comodità, convenzioni e stili che conosciamo. Non si ha main vero cambio di ritmo e di suspense che hai voglia di rivederlo. La famiglia disunita, il padre dormiente, la madre isterica, il figlio quasi incompreso e un amante-marito intelligente e angustiato. Un circolo vizioso da cui il resto attorno sembra inutile. E ogni viaggio ( treno ad esempio...) può essere fattibile e utile per una giusta medicina è un omicida che si tratteggia da solo. Sogni di un cadavere di mezzo inverno.
Esempio di cinema su 'commissione' (o quasi) ...sembra di vedere qualcosa di incerto tra scrittura, recitazione e ambienti. I panorami appaiono piccoli tappabuchi per il montaggio di fronte ad una sceneggiatura forse troppo ritoccata o addirittura da rimescolare con dovizia di ingegno rispetto al testo dell'autore. Comunque si apprezza l'impegno ma un po' di delusione sovviene vedendo che i personaggi non si integrino perfettamente, qualche guizzo non dà la sensazione di un film riuscito. Un film imperfetto....si sarebbe detto in alcuni casi.
Vestito da un freddo innevato...la pellicola appare aspra e nessuna autoironia. Si pretende forse troppo...
E per chiare idee...il nastro che cuce la bocca e il taglia gola abdicano per un finalino di comodo ....e anche superfluo....
Michael Fassbender(Harry Hole) nello sguardo, nella postura e nei modi vale il biglietto.Ambienti e sagome umane sorvolano la misura del personaggio.
La regia di T. Alfredson, purtroppo, non segue il genere nel costrutto e quello che ne ‘La talpa’ era parso un gran salto nel dubbio qui la rivelazione si manifesta in un chiarore...di notte nordica.
Voto: 6/10 (**½)
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wolvie
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mercoledì 23 settembre 2020
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la neve si scioglie
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Basato sull' omonimo romanzo di Jo Nesbo con protagonista il "detective" Harry Hole, ispettore dedito all alcool, fortunato personaggio letterario, protagonista di una miriade di romanzi.
Girato in Norvegia con mille vicissitudini produttive (il primo regista doveva essere Martin Scorsese, rimasto nei crediti come produttore esecutivo) che hanno creato anche un montaggio affazzonato, che soprattutto nella seconda parte mostra il fiato corto di questa trasposizione.
Trama standard: assassino seriale sfida la polizia, ispettore atipico gli da la caccia.
Interessante rivedere un Val Kilmer fisicamente "frastornato", una sorta di Mickey Rourke di serie z.
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Basato sull' omonimo romanzo di Jo Nesbo con protagonista il "detective" Harry Hole, ispettore dedito all alcool, fortunato personaggio letterario, protagonista di una miriade di romanzi.
Girato in Norvegia con mille vicissitudini produttive (il primo regista doveva essere Martin Scorsese, rimasto nei crediti come produttore esecutivo) che hanno creato anche un montaggio affazzonato, che soprattutto nella seconda parte mostra il fiato corto di questa trasposizione.
Trama standard: assassino seriale sfida la polizia, ispettore atipico gli da la caccia.
Interessante rivedere un Val Kilmer fisicamente "frastornato", una sorta di Mickey Rourke di serie z.
Peccato, perché materiale per sfornare sequel c è n era ed è evidente che si volesse percorrere questa strada, tant' è che il finale guarda a "Il Leopardo", ma nulla evita il fallimento, così come il finale, sempre su di un lago ghiacciato (vedi anche "L' Ipnotista").
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udiego
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mercoledì 18 ottobre 2017
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pupazzi di neve
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L'uomo di neve si presenta come il più classico dei gialli, dove una vecchia gloria della polizia ormai in declino ed incapace di intrattenere relazioni umane stabili si metterà all'aiuto della nuva e carina stella emergente della polizia locale per risolvere una serie di efferati delitti a cui nessuno sembra venirne a capo. Sinceramente prima di approcciarmi all'opera il sapere che dietro alla macchina da presa ci sarebbe stato quel Tomas Alfredson che tanto bene aveva fatto con lavori come "La Talpa" o "Lasciami Entrare" aveva fatto accrescere in me un certo tipo di aspettative. Aspettative che non sono stato affatto ripagate, sotto nessun punto di vista.
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L'uomo di neve si presenta come il più classico dei gialli, dove una vecchia gloria della polizia ormai in declino ed incapace di intrattenere relazioni umane stabili si metterà all'aiuto della nuva e carina stella emergente della polizia locale per risolvere una serie di efferati delitti a cui nessuno sembra venirne a capo. Sinceramente prima di approcciarmi all'opera il sapere che dietro alla macchina da presa ci sarebbe stato quel Tomas Alfredson che tanto bene aveva fatto con lavori come "La Talpa" o "Lasciami Entrare" aveva fatto accrescere in me un certo tipo di aspettative. Aspettative che non sono stato affatto ripagate, sotto nessun punto di vista. La storia scivola via in modo quasi impercettibile riempita di clichè e personaggi già visti e ritriti in questo genere di film. La sceneggiatura purtroppo non la sorregge, balbettante sin dalle prime battute fatica e seguire un certo filo logico senza mai regalare un pò di imprevedibilità alla vicenda, non riuscendo nemmeno ad imprimere quell'atmosfera tipica e caratteristica dei lavori di Alfredson. Purtroppo anche dal punto di vista cinematografico il lavoro non lo si può considerare soddisfacente, il montaggio è privo di ritmo ed alcune scene sono girate in modo molto approssimativo. L'impressione è che il film abbia tutte le potenzialità per dare qualcosa ma che la non giusta gestione di tutte le risorse abbia alla fine creato un'opera confusa, poco avvincente e di cui si poteva fare tranquillamente a meno. voto 2/5
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midnight
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domenica 22 ottobre 2017
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non ci siamo!
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Attratta come falena alla luce da questo thriller con il buon vecchio Fassbender e la regia di Tomas Alfredson (conosciuto nel genere con lo splendido: Lasciami Entrare) Facevo bene a tenermi i soldi ahaha. Scherzi a parte, questo thriller dal cast inspiegabilmente stellare, si fa guardare senza però lasciare niente allo spettatore. Niente in termini di suspance, divertimento, recitazione, ecc. solo bellissime ambientazioni. Siamo lontanissimi dai fasti di Lasciami Entrare dove sentimenti e poesia erano i protagonisti indiscussi. Dove la paura del diverso, il bullismo e le credenze popolari formavano una storia nuova e pian di significato. Qui invece manca quasi tutto e si da spazio ad una storia traballante, personaggi privi di spessore e introspezione.
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Attratta come falena alla luce da questo thriller con il buon vecchio Fassbender e la regia di Tomas Alfredson (conosciuto nel genere con lo splendido: Lasciami Entrare) Facevo bene a tenermi i soldi ahaha. Scherzi a parte, questo thriller dal cast inspiegabilmente stellare, si fa guardare senza però lasciare niente allo spettatore. Niente in termini di suspance, divertimento, recitazione, ecc. solo bellissime ambientazioni. Siamo lontanissimi dai fasti di Lasciami Entrare dove sentimenti e poesia erano i protagonisti indiscussi. Dove la paura del diverso, il bullismo e le credenze popolari formavano una storia nuova e pian di significato. Qui invece manca quasi tutto e si da spazio ad una storia traballante, personaggi privi di spessore e introspezione. Non avendo letto il libro non possiamo farne un confronto ma possiamo dirvi che questa pellicola è proprio un thrillerino da seconda serata TV. Tutto scorre liscio, anche troppo, e sopratutto tutto resta troppo in superficie. Il protagonista, tormentato dall'alcool e abbandonato da amici e famiglia, manca di introspezione e di contenuto così come anche gli altri personaggi. La noia non ti assale solo per la presenza di Fassbender e per l'Uomo Fantoccio ovvero Val Kilmer che ci delizia per tutta la durata con la sua faccia sguascia e gonfia a tal punto da farci (sperare)pensare che indossi una maschera ma NO quella è proprio la sua faccia attuale!
*Attenzione SPOILER* Ma la cosa che ha meno senso in tutto ciò è proprio il pupazzo di neve che si rivela essere solo il pretesto per attirare pubblico. Tolte un paio di sequenze macabre (le uniche scene decenti) in cui il killer tenta di trasformare le sue vittime in "pupazzi di neve" e qualche pupazzo lasciato qua e la, per il resto sembra che nessuno si accorga di nulla! Persino il killer stesso non ci da spiegazioni.. Boh.. Ma non è solo l'inutile pupazzo a non avere senso: ci sono le lettere che il killer invia a Fassbender e lui non ne fa parola con nessuno (ma perché?), la fissazione del killer per lui talmente forte da farlo diventare il compagno della sua ex e perdere tempo per mesi.. mah.. *fine Spoiler*
Insomma c'è poco altro da aggiungere: per me è un thriller tranquillo tranquillo da vedere solo se trovato per caso in TV e non avete nient'altro da fare. Peccato Tomas torna in te!
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carloalberto
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martedì 31 ottobre 2017
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l’uomo di neve si è sciolto
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Fotografia spettacolare, Oslo città incantata, ma poliziotti dalla vita privata stravolta che si redimono col lavoro affollano le trame di tanti noir. Atmosfere cupe, ponti sospesi su paesaggi bellissimi, ma lastre di ghiaccio che si rompono inghiottendo auto ne abbiamo già viste. Serial Killer così, dalla vita normale con un passato traumatico sono visti e rivisti. Non basta la bravura di Fassbender per risollevare un film destinato ad annoiare. Si aggiunga un montaggio strano che confonde e complica inutilmente la trama che non appassiona mai. Peccato, con quella location e quel cast si poteva fare molto di meglio, ma dopo un inizio promettente, l’uomo di neve si scioglie quasi subito nella prevedibilità soporifera di un serial televisivo senza mordente.
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Fotografia spettacolare, Oslo città incantata, ma poliziotti dalla vita privata stravolta che si redimono col lavoro affollano le trame di tanti noir. Atmosfere cupe, ponti sospesi su paesaggi bellissimi, ma lastre di ghiaccio che si rompono inghiottendo auto ne abbiamo già viste. Serial Killer così, dalla vita normale con un passato traumatico sono visti e rivisti. Non basta la bravura di Fassbender per risollevare un film destinato ad annoiare. Si aggiunga un montaggio strano che confonde e complica inutilmente la trama che non appassiona mai. Peccato, con quella location e quel cast si poteva fare molto di meglio, ma dopo un inizio promettente, l’uomo di neve si scioglie quasi subito nella prevedibilità soporifera di un serial televisivo senza mordente.
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filmilia
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lunedì 16 ottobre 2017
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negativi per forza
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Il film mi è piaciuto, ho apprezzamento in particolare la colonna sonora sulle meravigliose immagini dei paesaggi glaciali messi molto ben in evidenza dalla fotografia. Bravi gli attori,Michael Fassbender è un perfetto Harry Hole. Non rispetta al cento per cento la trama del libro,ma questo è abbastanza frequente e anche, in qualche modo, naturale poiché la trasposizione di un romanzo in una sceneggiatura deve necessariamente perdere qualcosa e modificare qualcosa, succede sempre, anche nei rari casi in cui i due lavori si equiparano per bellezza e intensità, vedi il caso de ‘Il segreto dei suoi occhi’ film di Juan José Campanelladel 2009 tratto dal romanzo di Eduardo Sacheri.
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Il film mi è piaciuto, ho apprezzamento in particolare la colonna sonora sulle meravigliose immagini dei paesaggi glaciali messi molto ben in evidenza dalla fotografia. Bravi gli attori,Michael Fassbender è un perfetto Harry Hole. Non rispetta al cento per cento la trama del libro,ma questo è abbastanza frequente e anche, in qualche modo, naturale poiché la trasposizione di un romanzo in una sceneggiatura deve necessariamente perdere qualcosa e modificare qualcosa, succede sempre, anche nei rari casi in cui i due lavori si equiparano per bellezza e intensità, vedi il caso de ‘Il segreto dei suoi occhi’ film di Juan José Campanelladel 2009 tratto dal romanzo di Eduardo Sacheri.
Mi stupisce la critica pubblicata da Emanuele Sacchi, non solo per il voto bassissimo, che francamente non condivido e tanto meno ne comprendo le argomentazioni , ma in modo particolare per il fatto che equivoca la parte iniziale della trama. La donna delle prime scene non è la matrigna ma la madre del ragazzo, l’uomo, che inizialmente il ragazzo chiama zio, è in realtà, come il ragazzo scopre accidentalmente, il vero padre che lui non conosceva. Su questo fatto si basa peraltro tutto il resto del film.
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