Film drammatico e strappalacrime di Destin Daniel Cretton tratto dalla autobiografia di Jeannette Walls e molto simile nella trama a Captain Fantastic del più quotato Matt Ross, con Viggo Mortensen, dell’anno precedente. Woody Harrelson, Naomi Watts, Brie Larson, sono protagonisti formidabili, soprattutto il primo, di una storia già vista, che ripropone il mito, soltanto americano, della vita sevaggia avventurosa e senza regole dei primi coloni che invasero il nuovo continente e che confondevano libertà con anarchismo, indipendenza dalle leggi statali, in una sorta di autarchia primordiale, con illegalità e violenza. Non poteva mancare lo psicologismo di maniera per giustificare gli abusi genitoriali, l’alcolismo e la scelta di vivere da barboni, nonostante una ricca eredità tenuta nascosta ai figli, con il vissuto traumatico del pater familias, si fa per dire, vittima da bambino di una madre indegna e perversa.
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Film drammatico e strappalacrime di Destin Daniel Cretton tratto dalla autobiografia di Jeannette Walls e molto simile nella trama a Captain Fantastic del più quotato Matt Ross, con Viggo Mortensen, dell’anno precedente. Woody Harrelson, Naomi Watts, Brie Larson, sono protagonisti formidabili, soprattutto il primo, di una storia già vista, che ripropone il mito, soltanto americano, della vita sevaggia avventurosa e senza regole dei primi coloni che invasero il nuovo continente e che confondevano libertà con anarchismo, indipendenza dalle leggi statali, in una sorta di autarchia primordiale, con illegalità e violenza. Non poteva mancare lo psicologismo di maniera per giustificare gli abusi genitoriali, l’alcolismo e la scelta di vivere da barboni, nonostante una ricca eredità tenuta nascosta ai figli, con il vissuto traumatico del pater familias, si fa per dire, vittima da bambino di una madre indegna e perversa. Se il film non cade nel patetico lo si deve soltanto alla professionalità del cast e all’istrionismo misurato dall’arte del grande Harrelson e alla straordinaria interpretazione della Watts. Come di solito accade in questo genere di film ispirati a storie vere, nelle sequenze finali scorrono le immagini di filmini girati in superotto della vera famiglia della Walls, il che non aggiunge nulla al valore della pellicola se non il fatto di soddisfare la curiosità morbosa del pubblico che automaticamente raffronta i personaggi fittizi a quelli reali traendone diletto. Il film finisce a tarallucci e vino, perché sebbene sia un drammatico è pur sempre un parto hollywoodiano ed il lieto fine, si sa, oltreoceano, non può mai mancare, sennò come si fa a vivere nella perenne illusione della realizzazione del sogno americano, di quel castello di vetro che il protagonista progetta per una vita senza mai costruirlo. Il messaggio subliminale è chiaro: se non è il padre sfortunato, segnato da un’infanzia infelice, sarà la figlia, diventata una scrittrice famosa grazie alla forza di volontà e alla perseveranza, a realizzare il suo sogno. L’importante è sognare..
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