enricodanelli
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domenica 28 ottobre 2018
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sostituire un dio ad un altro
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Film piacevole con una grande attrice e alcuni significati importanti, ma piuttosto inflazionati e fors'anche scontati nel loro esito all'interno di questo film. Invece, se ci accorgiamo che l'intervallo divide esattamente il film in due, prendendo il giovane malato di leucemia come protagonista (e non il magistrato, cosa che invece sarebbe più istintiva), è più chiara e originale la scansione del film: prima e dopo la trasfusione la vita del ragazzo cambia. Prima ha un dio, quello della sua religione, poi ne ha un altro, il magistrato che l'ha salvato. Entrambi lo deludono amaramente: i precetti del primo lo avrebbero portato alla morte, la professionalità della seconda le impone di respingere le sue proposte di una intensa relazione (non del tuto filiale).
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Film piacevole con una grande attrice e alcuni significati importanti, ma piuttosto inflazionati e fors'anche scontati nel loro esito all'interno di questo film. Invece, se ci accorgiamo che l'intervallo divide esattamente il film in due, prendendo il giovane malato di leucemia come protagonista (e non il magistrato, cosa che invece sarebbe più istintiva), è più chiara e originale la scansione del film: prima e dopo la trasfusione la vita del ragazzo cambia. Prima ha un dio, quello della sua religione, poi ne ha un altro, il magistrato che l'ha salvato. Entrambi lo deludono amaramente: i precetti del primo lo avrebbero portato alla morte, la professionalità della seconda le impone di respingere le sue proposte di una intensa relazione (non del tuto filiale). Morale: meglio non dipendere dagli dei rigidi e insensibili che gli altri ci impongono o che noi stessi ci creiamo. Se il focus lo mettiamo invece sul magistrato, l'evolversi del film sembra piuttosto scontato (estrema professionalità d'obbligo) e banale (vita coniugale travagliata). Che altro ci direbbe il film se non quel memorabile sprazzo finale di intensa umanità durante la visita in ospedale del magistrato ? Raffinata la fotografia, a tratti scontata la sceneggiatura.
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angeloumana
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martedì 30 ottobre 2018
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anche i giudici hanno un'anima
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Il film ha fatto di Fiona Maye un personaggio vincente, giudice inglese sicura di sé, dedita pienamente al lavoro, irreprensibile, inflessibile: fosse stata una giudice italiana sarebbe stata sicuramente incorruttibile. Non si è accorta però che, complice anche la mancanza di figli, ha trascurato i rapporti affettuosi col marito; lui glielo fa notare, ricorda che l'ultimo loro amplesso risale a 11 mesi prima e che dopo 20 anni di matrimonio si sente come in una coppia composta da fratello e sorella. Questa spiegazione si sposa nel film con la dichiarata intenzione di lui di avere un'avventura con una donna più giovane; gli manca il sesso o le attenzioni femminili insomma (“a te non va' di farlo e ci devo rinunciare!”), ma è dubbio che l'andazzo del matrimonio gliele potrebbero ridare o almeno, se succede, succede solo nei film, e in questo film avviene.
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Il film ha fatto di Fiona Maye un personaggio vincente, giudice inglese sicura di sé, dedita pienamente al lavoro, irreprensibile, inflessibile: fosse stata una giudice italiana sarebbe stata sicuramente incorruttibile. Non si è accorta però che, complice anche la mancanza di figli, ha trascurato i rapporti affettuosi col marito; lui glielo fa notare, ricorda che l'ultimo loro amplesso risale a 11 mesi prima e che dopo 20 anni di matrimonio si sente come in una coppia composta da fratello e sorella. Questa spiegazione si sposa nel film con la dichiarata intenzione di lui di avere un'avventura con una donna più giovane; gli manca il sesso o le attenzioni femminili insomma (“a te non va' di farlo e ci devo rinunciare!”), ma è dubbio che l'andazzo del matrimonio gliele potrebbero ridare o almeno, se succede, succede solo nei film, e in questo film avviene. Incredibile poi che una crisi matrimoniale si possa risolvere con una semplice avventura extra-coniugale.
La riconciliazione ha avuto il prezzo di una tragedia: è morto Adam, minorenne intelligente, seguace della religione di Geova, un po' per convinzione sua ma molto forse per l'educazione dei genitori. Quando la giudice deve decidere se imporre una trasfusione di sangue al ragazzo, preferisce recarsi a vederlo e interrogarlo in ospedale: le qualità di Fiona non possono non sortire il cambio di convinzione del ragazzo, proteggendolo dalla sua religione e da sé stesso. Qui viene “sistemato” il momento più toccante della sceneggiatura: la giudice, che suona il piano per passione, fa suonare al ragazzo la sua chitarra e canta con lui. Come dev'essere avvenuto in qualche caso nella narrativa o nella realtà, il mancato suicida si lega alla giudice, la segue, vuole comunicare con lei, le scrive, la insegue, le propone di girare il mondo insieme su una nave, coi genitori non aveva quel rapporto e non và più nella “sala del regno”. Lei sembra aver pensato a lui in qualche momento come al figlio che non ha mai avuto. Ma finisce sempre per allontanarlo, lo discosta, gli dice di vivere una vita ricca, di giovane e sciocco come tanti, forse perché lei non ha mai pensato ad avventure, è ligia al suo ruolo pubblico e ai suoi doveri sociali. Solo una volta la sentiamo dirsi felice di andare in una nuova città, Newcastle, l'unico posto dove si sentelibera e selvaggia (anche un'integerrima giudice necessiterebbe di una certa deregulation).
Per i testimoni di Geova le trasfusioni sono contro la legge di Dio, il sangue appartiene a lui, è un suo dono e nessuno può “sporcarlo” con altro sangue: il film accenna agli aspetti di questa religione, gli “anziani”, il “corpo direttivo” sono coloro che possono interpretare i voleri di Dio, le sacre scritture, e chi non segue il verbo è un “dissociato”, escluso dal regno. Questo in fondo accade in ogni religione: degli uomini interpretano ciò che Dio vuole e ne prescrivono i voleri ai fedeli... Ma per approfondimenti sui testimoni di Geova si consiglia un altro film, La ragazza del mondo.
I continui dinieghi della Maye faranno abbracciare ad Adam, in una sopravvenuta crisi leucemica, il volere di Dio, a riprova che gli affetti negati possono portare all'autodistruzione. E' un bella storia, accorata, toccante, ma è un romanzo: La ballata di Adam Henry, scritto da Ian McEwan nel 2014, e questa Fiona non è naturalmente da confondere con la nostra atleta Fiona May, pure di successo ma nel salto in lungo. Ottima Emma Thompson a prestare le sue fattezze, il portamento e il piglio al suo personaggio.
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domenica 28 ottobre 2018
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un bel ritratto di donna, ma non solo
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Children Act non è solo una cornice attorno alla bella prova d'attrice di Emma Thompson - questa forse poteva essere l'insidia alla base del film che invece si sviluppa insieme e non solo al servizio della sua protagonista, merito naturalmente del soggetto e dell'intervento diretto in sceneggiatura di Ian Mc Ewan - è invece un progetto che tocca temi importanti mentre non nega all'occhio il piacere di un'ambientazione curatissima e signorile che, anzichè fermarsi all'effetto decor, restituisce in modo efficace la descrizione di un ceto sociale ben definito.
E, a dispetto di un'epoca in cui dilaganti rivendicazioni sembrano sospingere obbligatoriamente i due sessi l'uno contro l'altro, in questo felice caso abbiamo invece l'attendibile ritratto di un giudice donna rispettato e appagato dal suo ruolo di vertice e di un matrimonio di lungo corso che, seppur solido, sperimenta le fisiologiche variazioni che il tempo porta con se', non necessariamente attribuendole in toto alla parte maschile, che anzi ha modo di dare prova di apertura e trasparenza.
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Children Act non è solo una cornice attorno alla bella prova d'attrice di Emma Thompson - questa forse poteva essere l'insidia alla base del film che invece si sviluppa insieme e non solo al servizio della sua protagonista, merito naturalmente del soggetto e dell'intervento diretto in sceneggiatura di Ian Mc Ewan - è invece un progetto che tocca temi importanti mentre non nega all'occhio il piacere di un'ambientazione curatissima e signorile che, anzichè fermarsi all'effetto decor, restituisce in modo efficace la descrizione di un ceto sociale ben definito.
E, a dispetto di un'epoca in cui dilaganti rivendicazioni sembrano sospingere obbligatoriamente i due sessi l'uno contro l'altro, in questo felice caso abbiamo invece l'attendibile ritratto di un giudice donna rispettato e appagato dal suo ruolo di vertice e di un matrimonio di lungo corso che, seppur solido, sperimenta le fisiologiche variazioni che il tempo porta con se', non necessariamente attribuendole in toto alla parte maschile, che anzi ha modo di dare prova di apertura e trasparenza.
Se qualche dubbio può però insorgere lasciando la sensazione di un certo squilibrio, soprattutto considerate la sobrietà e la compattezza che caratterizzano la prima (e migliore) parte del film, ciò è in parte dovuto ad una certa ambiguità nella scrittura del personaggio di Adam (ragazzo malato ma anche inquieto e enigmatico, nel complesso personaggio un po' fuori fuoco) e in parte alla dinamica thriller che trascina la seconda parte facendola girare un po' a vuoto (il prolungarsi del rapporto tra giudice e ragazzo è piuttosto costruito) fino a un finale nel quale allusioni a maternità mancate, complessi edipici, scene di disperazione e infatuazioni metaforiche si addensano appesantendo oltremodo il lascito finale del film (spoiler: la scena del bacio rimane il punto in assoluto più fuori posto). D'altronde è caratteristica di Ian Mc Ewan romanziere quella di mantenere assoluto controllo della scrittura e della narrazione fino ad un certo punto per poi scatenare il dramma, peculiarità che evidentemente si riflette, seppur con maggior misura, anche in questa sua fatica di sceneggiatore, che infatti a mio modesto parere brilla maggiormente nell'apertura descrittiva e nel ritratto della protagonista che non nel congegno narrativo, a tratti un po' pretestuoso. Condivisibili tutti gli elogi ad Emma Thompson (sul cui intenso volto si nota però qualche impercettibile e comprensibile segno di fatica proprio nelle scene scritte con mano meno felice, mentre è semplicemente perfetta in tutte le altre), ma è anche un piacere vedere accanto a lei il grande Stanley Tucci, seppur troppo sacrificato, al quale si sarebbe potuto dedicare più spazio dando maggiore profondità alla dinamica di coppia anzichè andare a costruire una traccia psico-enigmatica non del tutto compiuta.
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carloalberto
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venerdì 25 dicembre 2020
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una grande emma thompson
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Una questione giuridica da legal thriller si trasforma in un caso di coscienza per il giudice donna,Emma Thompson, che deve decidere tra la tutela della libertà di culto e la salvezza di una vita umana. Ma il rovello si trasferisce immediatamente dalle aule giudiziarie alla vita privata del giudice ed al centro del dramma non c’è più il figlio minorenne di due testimoni di Geova, che rifiutano la trasfusione di sangue che potrebbe salvare la vita al loro ragazzo, bensì Emma Thompson,la donna in carriera che trascura il marito, con il capovolgimento della situazione stereotipata che di solito rappresenta l’esatto contrario, che folgorata sulla via di Damasco dall’amore, non si sa fino a che punto filiale, del giovinotto, nel frattempo divenuto maggiorenne, ritornerà sulla retta via ritrovando un maggiore equilibrio tra lavoro e famiglia.
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Una questione giuridica da legal thriller si trasforma in un caso di coscienza per il giudice donna,Emma Thompson, che deve decidere tra la tutela della libertà di culto e la salvezza di una vita umana. Ma il rovello si trasferisce immediatamente dalle aule giudiziarie alla vita privata del giudice ed al centro del dramma non c’è più il figlio minorenne di due testimoni di Geova, che rifiutano la trasfusione di sangue che potrebbe salvare la vita al loro ragazzo, bensì Emma Thompson,la donna in carriera che trascura il marito, con il capovolgimento della situazione stereotipata che di solito rappresenta l’esatto contrario, che folgorata sulla via di Damasco dall’amore, non si sa fino a che punto filiale, del giovinotto, nel frattempo divenuto maggiorenne, ritornerà sulla retta via ritrovando un maggiore equilibrio tra lavoro e famiglia.
Se non fosse per Emma Thompson,che con una recitazione asciutta e lavorando per sottrazione rende in modo realistico, senza un’eccessiva caratterizzazione, il tormento interiore del suo personaggio, che poteva facilmente cadere nel melodrammatico, questo film di Sir Richard Eyre sarebbe da catalogare come un drammone strappalacrime, con una morale di stampo tradizionalista nascosta tra le righe, ossia che la donna è sempre donna e pur rivestendo cariche importanti nella società, un tempo esclusivo appannaggio degli uomini, non deve mai abbandonare del tutto il suo ruolo di angelo della casa, accanto al marito ed al focolare domestico.
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cardclau
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venerdì 26 ottobre 2018
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genitorialità e viceversa
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Siamo di fronte al film The Children Act – Il Verdetto, del regista Richard Eyre. La storia, per quanto drammatica, un ragazzo minorenne, Adam [Fionn Whitehead], figlio di testimoni di Geova, che rifiuterebbe una trasfusione di sangue che i medici propongono per cercare di risolvere la leucemia da cui è affetto, un caso non così imprevisto, ci presenta delle tematiche personali che vanno bene al di là delle apparenti dinamiche del caso. Il potente giudice Fiona Maye, vostro onore [una meravigliosa Emma Thompson] ha fatto diventare il lavoro la ragione della sua vita, sembra che su di esso abbia messo apparentemente tutto. Per carità è vero che deve affrontare in continuazione tematiche molto impegnative delle relazioni umane, a volte ricorda il re Salomone, deve combinare rapidamente il buon senso con la stretta aderenza alla legge (“la legge non può cambiare” cantava Fabrizio De André). Fiona Maye è felicemente sposata da una ventina d’anni, ma non ha avuto figli. Il suo compagno Jack [Stanley Tucci] le fa suo malgrado più da padre che da amante, anche se prova a farla reagire in questa dimensione: è sinceramente innamorato di sua moglie. Quanto è bravo il giudice Fiona Maye a districarsi nelle questioni più spinose e a snocciolare sentenze nei più diversi campi, tanto meno lo è quando deve entrare in contatto con se stessa ed esprimere lucidamente quello che gli affetti le dicono, che giacciono come addormentati. Il caso della trasfusione di sangue in Adam, poi deliberata in giudizio, esita in un volano che sveglia tutti, anche se in direzioni diverse, i genitori testimoni di Geova, Adam, e la stessa Fiona. Il film raggiunge a questo punto una intensità incredibile: Fiona Maye, che va a trovare Adam in ospedale, e canta, tra l’altro, una dolcissima melodia di Yates, si troverà di fronte al suo soppresso ma irresistibile desiderio di maternità, e nel contempo, ad essere un giudice imparziale e inossidabile, e a scoprire che di quel marito, tanto trascurato, ne ha bisogno, come l’aria che respira. Adam, da parte sua scopre il desiderio di essere figlio di un genitore perfetto quanto fantastico, quindi dapprima cerca disperatamente la relazione figlio-madre con Fiona. Poi non potendola ottenere, in una incapacità assoluta a fare un corretto esame di realtà, vivendola nel senso di abbandono, si lascia andare e morire, con l’idea di punire gli altri, la leucemia mostrando una recidiva.
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camillalavazza
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sabato 15 giugno 2019
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come un intrico di vene
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Le aule di tribunale sono state spesso utilizzate dalla letteratura e dal cinema quali luoghi in cui naturalmente emergono gli interrogativi fondamentali della vita e dove si scontrano opposte visioni sui reciproci rapporti tra diritto, etica e morale.
Ian McEwan, autore del romanzo e della sceneggiatura, ricorda come, durante una cena a casa di un amico giudice, gli fosse capitata in mano una raccolta di sentenze che trattavano casi di diritto di famiglia: “Lì, sulle mie ginocchia, una galleria di personaggi concepiti in modo realistico si agitava in avvincenti situazioni plausibili, sollevando complesse questioni etiche e morali”.
Durante il film ci vengono posti, senza alcuna pedanteria, una serie di interrogativi; si può dire che sia un film di domande che stimolano nello spettatore la ricerca di una modalità per giungere alla risposta, facendolo immedesimare nel lavoro del giudice che deve prendere una decisione analizzando tutte le informazioni a sua disposizione.
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Le aule di tribunale sono state spesso utilizzate dalla letteratura e dal cinema quali luoghi in cui naturalmente emergono gli interrogativi fondamentali della vita e dove si scontrano opposte visioni sui reciproci rapporti tra diritto, etica e morale.
Ian McEwan, autore del romanzo e della sceneggiatura, ricorda come, durante una cena a casa di un amico giudice, gli fosse capitata in mano una raccolta di sentenze che trattavano casi di diritto di famiglia: “Lì, sulle mie ginocchia, una galleria di personaggi concepiti in modo realistico si agitava in avvincenti situazioni plausibili, sollevando complesse questioni etiche e morali”.
Durante il film ci vengono posti, senza alcuna pedanteria, una serie di interrogativi; si può dire che sia un film di domande che stimolano nello spettatore la ricerca di una modalità per giungere alla risposta, facendolo immedesimare nel lavoro del giudice che deve prendere una decisione analizzando tutte le informazioni a sua disposizione.
Gli autori del film, si sono documentati accuratamente sull’ambientazione e sulle procedure legali ma hanno alleggerito le scene in aula, eliminando ogni tecnicismo, rendendo protagonista assoluta della scena la bravissima Emma Thompson, spesso inquadrata frontalmente, sola, seduta sul suo alto scanno, da cui sentenzia: “In questo tribunale si applica la legge, e non la morale”.
Questa donna forte ci viene inizialmente presentata di spalle, nel suo privato, in crisi con il marito (Stanley Tucci, straordinario nel lavorare di sfumature) che lei ha trascurato per il lavoro. Siamo portati immediatamente a farci delle domande: Chi dei due ha ragione? La materia delle decisioni del giudice sono la vita stessa, cosa importa se per esse trascura la propria?
Il regista sceglie di mostrarci letteralmente il “dietro le quinte” del tribunale: i vicoli accanto alle Royal Courts of Justice (le riprese son avvenute nel centro di Londra, alla Gray’s Inn, alla Lincoln’s Inn), le porte che da un anonimo corridoio s’aprono inaspettatamente sull’aula del processo, tutto un mondo ristretto i cui membri vivono una vita appartata ed esclusiva (fondamentale la figura del Cancelliere), in cui il mondo esterno può penetrare solo sotto forma di casi da discutere in tribunale.
Ed è in tal modo che la giudice Maye viene in contatto con il giovane Adam Henry, adolescente che per questioni religiose rifiuta la trasfusione che potrebbe salvargli la vita.
The children actè un film con più livelli di lettura: è un legal drama che stimola domande su argomenti complessi, chiarendo, senza imporlo, un punto di vista, procedendo senza cedimenti su un terreno scivoloso e, allo stesso tempo, che indaga le dinamiche dei rapporti tra uomo e donna quando, dopo molti anni di vita passata insieme, rimane l’affetto ma non la passione fisica, ed infine ci mostra come salvare la vita a qualcuno implichi, in un certo senso, essere responsabili del resto della sua esistenza per sempre, quasi che il salvatore diventi un secondo genitore per il salvato. “Si diventa per sempre responsabili di chi si addomestica.” scriveva Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo principe.
Emma Thompson è straordinaria nell’impersonare il giudice, donna di potere, sicura di sé, affascinante (finché non si tratta di inviare un messaggino sul cellulare al marito, allora no, è come tutte quante noi) che, pur celando, da buona inglese, i suoi sentimenti in pubblico, mostra la sua umanità attraverso la musica. Ecco, infine, ad un livello più profondo, come la scia di un profumo, che emergono altri livelli: la musica e la poesia come ancora di salvezza contro l’aridità dello spirito, l’entusiasmo un po’ esaltato della gioventù contro la tristezza apatica dell’abitudine, l’inutilità degli eroici sacrifici (la vita è più importante della dignità, e questa volta non è una domanda).
È tutto un gioco di sottili rimandi ed intrecci, non a caso il giudice Maye in una scena accompagna al piano un collega che canta The Conventry Carol, il cui testo si ispira all’episodio della strage degli innocenti, mentre lei stessa canta The Salley Gardens nell’arrangiamento di Benjamin Britten, il cui testo di Yeats parla di un amore perduto: Là lei mi pregava che prendessi la vita così come viene, / così come l’erba cresce sugli argini del fiume; / ero giovane e sciocco ed ora non ho che lacrime.
Ed infine, a partire da quella mescolanza del sangue capace di contaminare, di mutare, tanto temuta da Adam e dalla sua famiglia, The children act è una storia sulle trasformazioni che, una volta avvenute, rimangono per sempre, perché se si prova per una volta ad essere diversi, non si potrà mai più essere come prima.
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flyanto
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lunedì 22 ottobre 2018
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una donna ed il suo difficile compito
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna.
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna. Quando ciò le viene rivelato direttamente dal consorte stesso, la protagonista sta nel frattempo lavorando ad un caso delicato e, cioè, deve giudicare se dichiarare necessaria e, dunque, obbligatoria o meno la trasfusione di sangue che salverebbe la vita ad un ragazzo di diciassette anni affetto da leucemia che, invece, in nome della sua Fede, appartenendo ai Testimoni di Geova, la rifiuta totalmente. Il responso a sfavore della volontà del ragazzo, in quanto ancora minorenne e, pertanto, impossibilitato a decidere per sé legalmente parlando, conduce ad una serie di circostanze che fanno sì che il giovane, rimasto affascinato dalla personalità del suddetto giudice, cerchi di avvicinarcisi a tutti i costi, risultando anche un poco ossessivo. Il susseguirsi degli eventi conseguenti e la situazione personale della protagonista stessa porteranno la donna a far vacillare le proprie certezze ed a riflettere profondamente sull’ormai troppo cambiata condizione.
Un legal thriller che più propriamente è da definirsi come un film drammatico perché, infatti, al di là della questione legale rappresentata, in realtà la vicenda ruota tutta, ripeto, intorno alla figura femminile del giudice che rivede, in seguito agli eventi personali e professionali, totalmente la propria esistenza, influenzando profondamente la propria persona. Al di là di ciò il film, che vanta di una regia rigorosa, lineare e lucida, nonchè dell’ottima interpretazione sia di Emma Thompson che di Stanley Tucci, nella parte del marito, appare un po’ troppo lento. Insomma, la pellicola convince poco e da avvincente, come ben si presenta all’inizio, man mano che la vicenda si snoda, perde il mordente cadendo un poco nel tedio. Peccato!
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flyanto
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lunedì 22 ottobre 2018
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una donna ed il suo difficile compito
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna.
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna. Quando ciò le viene rivelato direttamente dal consorte stesso, la protagonista sta nel frattempo lavorando ad un caso delicato e, cioè, deve giudicare se dichiarare necessaria e, dunque, obbligatoria o meno la trasfusione di sangue che salverebbe la vita ad un ragazzo di diciassette anni affetto da leucemia che, invece, in nome della sua Fede, appartenendo ai Testimoni di Geova, la rifiuta totalmente. Il responso a sfavore della volontà del ragazzo, in quanto ancora minorenne e, pertanto, impossibilitato a decidere per sé legalmente parlando, conduce ad una serie di circostanze che fanno sì che il giovane, rimasto affascinato dalla personalità del suddetto giudice, cerchi di avvicinarcisi a tutti i costi, risultando anche un poco ossessivo. Il susseguirsi degli eventi conseguenti e la situazione personale della protagonista stessa porteranno la donna a far vacillare le proprie certezze ed a riflettere profondamente sull’ormai troppo cambiata condizione.
Un legal thriller che più propriamente è da definirsi come un film drammatico perché, infatti, al di là della questione legale rappresentata, in realtà la vicenda ruota tutta, ripeto, intorno alla figura femminile del giudice che rivede, in seguito agli eventi personali e professionali, totalmente la propria esistenza, influenzando profondamente la propria persona. Al di là di ciò il film, che vanta di una regia rigorosa, lineare e lucida, nonchè dell’ottima interpretazione sia di Emma Thompson che di Stanley Tucci, nella parte del marito, appare un po’ troppo lento. Insomma, la pellicola convince poco e da avvincente, come ben si presenta all’inizio, man mano che la vicenda si snoda, perde il mordente cadendo un poco nel tedio. Peccato!
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giuseppe
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domenica 2 dicembre 2018
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emma thompson da oscar..
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Vostro Onore Emma Thompson merita proprio l’Oscar come migliore attrice protagonista in questo bellissimo film sostenuto proprio dalla sua bravura e da quella del suo giovane coprotagonista Henry.
Lei è proprio autorevole, sicura di se e decisa nei giudizi, ponderati dopo attento studio dei casi. Nel caso di Henry, giovane appartenente ad una famiglia di testimoni di Geova che rifiuta le trasfusioni di sangue che potrebbero salvargli la vita, la sua coscienza risvegliata dall’incontro non convenzionale in ospedale con il ragazzo e la musica, le sue certezze traballano e si strappa la corazza dietro la quale Fiona-Emma si sente al sicuro.
Emerge così un’ insospettabile frattura nel muro innalzato da Fiona tra lei e la legge, di cui lei è gelosa custode.
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Vostro Onore Emma Thompson merita proprio l’Oscar come migliore attrice protagonista in questo bellissimo film sostenuto proprio dalla sua bravura e da quella del suo giovane coprotagonista Henry.
Lei è proprio autorevole, sicura di se e decisa nei giudizi, ponderati dopo attento studio dei casi. Nel caso di Henry, giovane appartenente ad una famiglia di testimoni di Geova che rifiuta le trasfusioni di sangue che potrebbero salvargli la vita, la sua coscienza risvegliata dall’incontro non convenzionale in ospedale con il ragazzo e la musica, le sue certezze traballano e si strappa la corazza dietro la quale Fiona-Emma si sente al sicuro.
Emerge così un’ insospettabile frattura nel muro innalzato da Fiona tra lei e la legge, di cui lei è gelosa custode.
Il culmine di questo dramma personale avviene durante il concerto di Natale quando, dopo avere intonato la ballata che aveva cantato insieme ad Henry, inaspettatamente abbandona la sala, per stargli vicino sul letto di morte.
Ma cosa c’era tra lei ed Henry? Quel bacio dato sulla porta prima del loro addio, dopo tante accuse di stalking, aveva qualche significato? Certamente si, perché disvelava la fragilità della donna in contrasto con la severità del Giudice.
Poche attrici sarebbero riuscite a renderlo così bene, per questo merita l’Oscar.
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