terminator63
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sabato 23 gennaio 2021
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film appassionante...
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Quella che inizia come un'avventura da sogno si trasformerà presto in un incubo totale a causa di una fraudolenta guida.
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carloalberto
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venerdì 22 gennaio 2021
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scuola di sopravvivenza
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Da un film di avventura, ispirato alla storia di sopravvivenza di Yossi Ghinsberg, raccontata dal medesimo nel suo libro autobiografico Lost in the Jungle, e girato esclusivamente nella foresta amazzonica boliviana, non ci si può aspettare altro che un buon ritmo narrativo, paesaggi inconsueti e creature misteriose, quanto pericolose, che popolano la giungla, scorci di paradiso terrestre, miracolosamente ancora incontaminato, inquadrati dall’alto ad incorniciare suggestivamente il corso sinuoso del fiume Tuichi che si snoda come una grossa anaconda verde chiaro nel fitto della foresta amazzonica. Tutto questo nel film c’è.
Greg McLean, regista di horror di un certo successo, vi aggiunge la tensione drammatica che nasce dalla difficile relazione personale tra i quattro protagonisti, tre ragazzi in cerca di guai ed una guida esperta, di cui cammin facendo si scoprirà chi è veramente il buono e chi è il perfido.
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Da un film di avventura, ispirato alla storia di sopravvivenza di Yossi Ghinsberg, raccontata dal medesimo nel suo libro autobiografico Lost in the Jungle, e girato esclusivamente nella foresta amazzonica boliviana, non ci si può aspettare altro che un buon ritmo narrativo, paesaggi inconsueti e creature misteriose, quanto pericolose, che popolano la giungla, scorci di paradiso terrestre, miracolosamente ancora incontaminato, inquadrati dall’alto ad incorniciare suggestivamente il corso sinuoso del fiume Tuichi che si snoda come una grossa anaconda verde chiaro nel fitto della foresta amazzonica. Tutto questo nel film c’è.
Greg McLean, regista di horror di un certo successo, vi aggiunge la tensione drammatica che nasce dalla difficile relazione personale tra i quattro protagonisti, tre ragazzi in cerca di guai ed una guida esperta, di cui cammin facendo si scoprirà chi è veramente il buono e chi è il perfido. Ma bisognerà aspettare le didascalie che scorrono prima dei titoli di coda per avere un quadro completo della vicenda.
Daniel Radcliffe, abbandonati i panni del maghetto, ci mette, dal canto suo, una recitazione matura e convincente, che, senza mai strafare, rende bene l’idea di come ci si possa trasformare dopo tre settimane di permanenza nella foresta, senza viveri e senza attrezzatura, da soli, con la compagnia esclusiva di qualche spettro o l’apparizione di una ninfa del bosco autoctona, con le sembianze da india, ottenuta grazie alle scorpacciate di funghi allucinogeni, ingurgitati per non morire di fame, come del resto qualsiasi cosa di vivente o di energetico gli capitasse sotto mano.
Improvvidi i continui flashback che spezzano il ritmo, rompono l’atmosfera da incubo e diluiscono la suspense, per inutili reminescenze del vissuto del protagonista che lo riportano agli anni della sua giovinezza nell’ambito familiare in quel di Israele, che ovviamente con la foresta amazzonica ci sta come i cavoli a merenda, a meno che non si alluda ai tre anni di servizio militare obbligatorio che si è dovuto fare prima di intraprendere l’avventura sudamericana e senza dei quali, probabilmente, non sarebbe sopravvissuto nemmeno un giorno in quell’ambiente infernale e mortale che è diventata la giungla per l’uomo civilizzato.
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mrpandemonio
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mercoledì 20 gennaio 2021
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il vero incubo: sopravvivere
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Yossi, ex militare, insieme a due amici conosciuti da poco, vuole esplorare le foreste amazzoniche e con loro una guida che li porta in quel luogo.
Poco dopo, la trama prende una piega spettrale e nonostante non abbia tutto così gran senso, devo ammettere che è un bel film di sopravvivenza.
Yossi lo interpreta un Daniel Radcliffe che sono contento che si allontani da Harry Potter. Il motivo è che il personaggio, realmente esistito, è assai particolare e vagamente malato.
All'inizio il film sembra molto stupido, ma quando il gruppo si trova nella foresta, da lì in poi è riuscito a sorprendermi perché, all'inizio, è una trama leggera tipica dell'avventura con culture antiche sullo sfondo.
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Yossi, ex militare, insieme a due amici conosciuti da poco, vuole esplorare le foreste amazzoniche e con loro una guida che li porta in quel luogo.
Poco dopo, la trama prende una piega spettrale e nonostante non abbia tutto così gran senso, devo ammettere che è un bel film di sopravvivenza.
Yossi lo interpreta un Daniel Radcliffe che sono contento che si allontani da Harry Potter. Il motivo è che il personaggio, realmente esistito, è assai particolare e vagamente malato.
All'inizio il film sembra molto stupido, ma quando il gruppo si trova nella foresta, da lì in poi è riuscito a sorprendermi perché, all'inizio, è una trama leggera tipica dell'avventura con culture antiche sullo sfondo. Poi la deviazione...
Il regista ha saputo tener in piedi una prima parte abbastanza simpatica e colorata andando a pescare il meglio dell'avventura. Inoltre essendo un regista di film avventura thriller, si vede che ci sa fare. L'avrei visto benissimo in uno dei film di Anaconda. Questo film è di serie A e non di serie B perché i personaggi hanno qualcosa di dire, la trama è scritta bene e ci sono tantissime emozioni dentro. L'interpretazione di Daniel stupisce maggiormente nella seconda parte assumendo una certa competenza di essere surreale, autoironico e dare il massimo verso il finale. Insomma, un'ottima performance.
Kevin, l'amico di Yossi, mi ricordava qualcuno poi andando a vedere ho capito che interpretò Matt in Chronicle e anche lui è stato bravo così come gli altri. Tutti con doppi sensi di interpretazione. Il regista è stato bravo a portare un film non violento, ma brutale e la cosa mi stupisce perché riuscirsi non è facile. Ho adorato le azioni compiute di Yossi perché il film regala l'avventura nella seconda parte. Infatti unire la sopravvivenza nella natura selvaggia con questo genere raccontato con grinta, non è da tutti. La seconda parte è talmente bella e coinvolgente che è un peccato non averla premiata perché merita tanto e anche di brutto. Swiss Army Man sarebbe la sua controparte comica avendo sempre Daniel come protagonista e per certi versi si assomiglia.
Sono contento che il ritmo viene scandito con una certa precisione.
Non manca niente a questo film eccetto per qualche cosa non spiegata e la prima parte risulta un po' lunghetta, ma non niente male perché alimenta l'amicizia dei tre facendoti affezionare. I dialoghi sono stati scritti bene, anche se non sono tanti. La questione più importante è dare emozioni con le immagini e qui ci riesce benissimo.
Il finale è magico quasi poetico. Mentre il mistero vero rimane rendendolo spettrale e quando te lo dicono rimani senza parole. Il Thriller si fa sentire ben da prima specie da quando ha le allucinazioni, ma qui mi sono venuti i brividi per la stranezza.
Concludo dicendo che è un film inaspettato e ricco. La seconda parte rimane un piccolo gioiellino del cinema.
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mirko tommasi
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mercoledì 9 dicembre 2020
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film decisamente mediocre
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Questo dramma di survivalismo fluviale fa acqua da tutte le parti. Il solo motivo per vederlo (semmai ce ne fosse uno) è la prestazione incredibilmente credibile di Radcliffe.
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ennio
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lunedì 7 ottobre 2019
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a tratti ricorda "into the wild"
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Buon film per gli appassionati delle avventure nella natura selvaggia, godibile specialmente perchè tratto da una storia vera (quanto romanzata non si sa). Ma del resto, se ci si perde nella giungla boliviana per tre settimane, non è così strano avere problemi con giaguari, serpenti, formiche scorpione e fanghi mobili. L'unica scena francamente fuori luogo è quella dell'indigena incontrata da Yossi: essa viene rappresentata nel film con tratti somatici palesemente caucasici e, questo è anche più ridicolo, si fa insegnare lei dallo sperduto turista come si fa a sopravvivere nella foresta (!).
Piacevoli due ore di intrattenimento per chi vuole ritrovare un pò di angosce e paure primordiali stando al sicuro davanti allo schermo.
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Buon film per gli appassionati delle avventure nella natura selvaggia, godibile specialmente perchè tratto da una storia vera (quanto romanzata non si sa). Ma del resto, se ci si perde nella giungla boliviana per tre settimane, non è così strano avere problemi con giaguari, serpenti, formiche scorpione e fanghi mobili. L'unica scena francamente fuori luogo è quella dell'indigena incontrata da Yossi: essa viene rappresentata nel film con tratti somatici palesemente caucasici e, questo è anche più ridicolo, si fa insegnare lei dallo sperduto turista come si fa a sopravvivere nella foresta (!).
Piacevoli due ore di intrattenimento per chi vuole ritrovare un pò di angosce e paure primordiali stando al sicuro davanti allo schermo.
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elgatoloco
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venerdì 1 marzo 2019
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storia vera?
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Al cinema parlare di"realtà"è problematico, né la funzione del cinema è quella di"riprodurre il reale", semmai di"ricrearlo"ma in modo differente. Così la vicenda della r esilienza di Yossi Ghinsberg, risalente agli anni Ottanta(inizio), con due amici e una guida che inventa tribù sconosciute sembra essere ispirata dalle memorie del personaggio, ma certamente non vuole né può darne una rirproduzione cronachistica che, d'altronde, non avrebbe alcun senso...Così, il film di Greg Mc Lean"Jungle"credo sia da prendere di per sé, pur se con una precisa fonte d'ispirazione, ma non come qualcosa di descrittivo rispetto alla vicenda di Ghinsberg, ma piuttosto come una vicenda di resilienza, appunto, di vita difficile, alla ricerca continua, con tutti gli ostacoli superati e da superare, tra "realtà"e allucinazioni, provocate da morsi di animali veelenosi, ma anche dall'assunzione di pozioni dal contenuto ignoto e forse in parte non conoscibile, da altro ancora, ma soprattutto dalla malattia che una corsa sfrenata , una fatica fiisica insopportabile, legata certo anche alla malattira può indurre, anzi generalemnte induce.
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Al cinema parlare di"realtà"è problematico, né la funzione del cinema è quella di"riprodurre il reale", semmai di"ricrearlo"ma in modo differente. Così la vicenda della r esilienza di Yossi Ghinsberg, risalente agli anni Ottanta(inizio), con due amici e una guida che inventa tribù sconosciute sembra essere ispirata dalle memorie del personaggio, ma certamente non vuole né può darne una rirproduzione cronachistica che, d'altronde, non avrebbe alcun senso...Così, il film di Greg Mc Lean"Jungle"credo sia da prendere di per sé, pur se con una precisa fonte d'ispirazione, ma non come qualcosa di descrittivo rispetto alla vicenda di Ghinsberg, ma piuttosto come una vicenda di resilienza, appunto, di vita difficile, alla ricerca continua, con tutti gli ostacoli superati e da superare, tra "realtà"e allucinazioni, provocate da morsi di animali veelenosi, ma anche dall'assunzione di pozioni dal contenuto ignoto e forse in parte non conoscibile, da altro ancora, ma soprattutto dalla malattia che una corsa sfrenata , una fatica fiisica insopportabile, legata certo anche alla malattira può indurre, anzi generalemnte induce. In questo senso Mc lean riesce efficacemente a rappresentare"stati d'animo", condizioni psicofisiche, legate anche a una condizione complessiva particolarissima, ovviamente. Idem per gl interpreti, da Daniel Radcliffe agli altri, dove, trattandosi di attori e attrici meno noti/e(la produzione è australiana, quindi ancora complessivamente"minoritaria"riseptto a Hollywood)è più difficile riconoscerli/e e- a fortiori- distinguerli/e. El Gato
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